Amaryllis 3
Amaryllis
Capitolo
tre
La mattina seguente mi svegliai tardi, verso le undici e mezza. Mi
vestii in fretta e controllai il cellulare: nessuna chiamata persa.
Leah non aveva ancora telefonato, probabilmente il gruppo dormiva fino
a tardi la mattina. Registrai la cosa: potevo dormire fino all'ora di
pranzo, perché tanto non sarei potuta uscire. Scesi in
cucina per bere un bicchiere di latte, non mangiai niente
perché all'una avrei pranzato. Mi stravaccai sul divano e mi
rimisi a leggere il libro che avevo cominciato l'altra sera,
estraniandomi completamente. Mi ripresi soltanto quando sentii il mio
telefono squillare. Corsi a rispondere.
« Ciao Leah! » salutai.
« Ciao...come facevi a sapere che ero io?!? »
« L'ho immaginato, stavo aspettando una tua telefonata!
» risposi.
« Ah, ok...comunque ho sentito gli altri, tra poco io, Quil
ed Embry ti veniamo a prendere. Quei due ragazzi sembrano
particolarmente entusiasti della tua presenza. » notai un che
di ironico nella sua voce « Hai già mangiato?
»
« No, non ancora. Rebecca arriva all'una. Potreste venire a
prendermi dopo, verso le due? » replicai, Embry e Quil mi
stavano simpatici, ero contenta che si fossero offerti di venirmi a
prendere.
« Ok, va bene. Allora ci vediamo dopo. Ciao! »
« Ciao! » la conversazione si concluse.
All'una meno dieci, circa cinque minuti dopo la telefonata di Leah,
rientrò Rebecca. Preparammo il pranzo e mangiammo
velocemente. Sistemai la cucina, poi corsi in bagno a sciacquarmi la
faccia e a pettinarmi. Mi controllai nello specchio, tutto a posto. Con
calma scesi in salotto, si erano fatte le due meno cinque. Speravo che
Leah e gli altri fossero in orario, non vedevo l'ora di uscire.
Il campanello suonò. Mi precipitai ad aprire. Embry, le mani
in tasca, mi sorrideva solare.
« Ciao! » ricambiai il sorriso.
« Andiamo? » fece un cenno verso la macchina
accostata al vialetto. Quil mi salutò dall'interno del
veicolo. Alzai una mano in segno di saluto.
« Eccomi! » risposi a Embry, feci un passo indietro
e aggiunsi rivolgendomi a Rebecca « Io vado. Ciao! »
« Ora possiamo andare! » avere qualcosa da fare,
anzi, avere anche solo qualcuno con cui passare il tempo era molto
incoraggiante. Soprattutto dal momento che pensavo di dover passare un
estate in solitudine.
Salimmo in macchina.
« Ciao a tutti! » esclamai sedendomi accanto a
Embry sul sedile posteriore.
« Ciao! » mi salutarono Quil e Leah.
« Che si fa oggi? » m'informai.
« Volley a First Beach! » mi rispose Quil
entusiasta.
« Ah... » sorrisi a disagio, non mi piacevano per
niente gli sport che comprendevano una coordinazione di un qualche
tipo, nonostante la mia resistenza era aumentata grazie ai miei poteri
« ...vi spiace se io non gioco? Farò l'arbitro...
» proposi.
« Non giochi? Non ti piace? » Embry sembrava deluso.
« Ehm...scusate...ma sono veramente un'impedita quando si
tratta di sport che comprendono l'uso della palla... » lo
guardai dispiaciuta.
« Va beh, fa' niente, dai! » disse Quil dal sedile
davanti, poi si rivolse a Leah che guidava « Qualcun'altro
dovrà restare con lei, altrimenti siamo dispari. »
« Seth resterà con lei. Sarà contento,
gli piace fare amicizia con ragazzi più grandi. E magari
riuscirà a non farsi male. Tutte le volte che gioca con voi
torna con qualcosa di rotto. » gli rispose Leah, parlava del
fratello con tono possessivo, come quello di una madre.
« Ne parli come se fosse un bambino piccolo, guarda che Seth
ha sedici anni ed è lui che vuole giocare con noi.
» si giustificò Quil.
Eravamo già arrivati alla spiaggia. Lì c'erano
già quattro ragazzi, che a torso nudo stavano palleggiando
rincorrendosi. Li raggiungemmo a quello che era un campo da
baech-volley artigianale: due alberi legati in alto da una spessa corda
fungevano da rete e le magliette dei quattro delimitavano il campo nei
quattro angoli.
« Finalmente, ora si gioca sul serio! »
esclamò quello che doveva chiamarsi Paul.
« Sì, ma c'è un cambio di programma.
» li informò Leah « Sarà un
tre contro tre: io, Quil e Embry contro Paul, Jared e Jacob. Seth tu
resti con Amaryllis a fare l'arbitro. »
« Ehi! Perché proprio io?!? »
protestò Seth.
« Perché sei il più piccolo!
» Quil lo prese in giro.
« Amaryllis non gioca, qualcuno deve stare con lei. Non mi
avevi detto che volevi fare amicizia? » spiegò
Leah, dopo aver fulminato Quil con lo sguardo.
Un po' imbronciato e imbarazzato, Seth mi raggiunse a bordo campo e si
sedette su una roccia.
« Scusa, è colpa mia...non sono assolutamente
capace di giocare... » mi sentivo un po' in colpa.
« No, no! Non preoccuparti! » mi sorrise, poi
aggiunse rivolto agli altri « Per la palla, cominciate!
» lanciò la palla in mezzo al campo.
Dopo qualche passagio rapido la squadra di Jacob, Paul e Embry fece
punto. Ora iniziava la partita vera e propria.
« Siete molto affiatati, sembrate tutti fratelli. »
commentai.
« Beh, ci conosciamo tutti da quando siamo nati,
praticamente. » replicò Seth.
« E tua sorella è l'unica ragazza... »
aggiunsi.
« Già... »
« Ma non ci sono altre ragazze della sua età qui
alla riserva? » chiesi, non riuscivo a capire
perché stava con quel gruppo di soli maschi, sono
più divertenti ma non mi sembrava che con lei fossero
così socievoli.
« Sì, sì! Ci sono. » rispose
in fretta.
« E allora perché sta con voi? Senza offesa...ma
non mi sembra sempre così contenta quando ci siete tutti...e
gli altri non è che la trattino proprio da grande amica...
» mi dispiaceva un sacco per lei, anche se non conoscevo il
motivo di tutti quei comportamenti.
« Beh... » Seth guardò a terra a
disagio, poi volse lo sguardo verso Leah « lei è
una ragazza... »
« Anche io lo sono! » lo interruppi.
«Sì, ma è diverso! Lei è
molto chiusa e cinica, parla sempre in modo sarcastico e non sempre
gentile, anzi quasi mai e non sappiamo come prenderla... »
« Ora ci sono io e non è più sola!
» gli sorrisi, Seth era un ragazzo così dolce: il
tono che aveva usato per parlare della sorella esprimeva tutta la sua
preoccupazione e il suo affetto fraterno. Leah e Seth erano molto
più legati di quanto davano a vedere. Non ero ancora
riuscita a capire perché rimanesse in quel gruppo se
soffriva così tanto, ma magari il suo rapporto con Seth in
qualche modo c'entrava.
Nel frattempo la partita continuava. Nessuna squadra riusciva a
prendere un netto vantaggio sull'altra. Fare da arbitro era un ruolo
mica tanto semplice, fortunatamente c'era Seth a darmi una mano: non
avevo mai assistito ad una partita di beach volley così
rapida e violenta. Ogni movimento era velocissimo e preciso, ogni colpo
sembrava scagliato con la massima potenza, anche se i sei giocatori non
davano segni di stanchezza. Anche Leah sembrava divertirsi e dava del
filo da torcere a Jacob e la sua squadra. Tutti i ragazzi, Seth
compreso, erano molto orgogliosi e permalosi e si scaldavano in fretta.
Giocarono tre partite: la prima e l'ultima vinte dalla squadra composta
da Jacob, Jared e Paul, la seconda da Leah, Quil ed Embry. Tutti e tre
i match vinti con un vantaggio minimo.
Ormai era sera, il sole stava cominciando a tramontare e la temperatura
ad abbassarsi. I ragazzi smontarono la loro rete improvvisata e
raccolsero le magliette.
« Che fame, ragazzi! » esclamò Paul.
« Cosa ne dite di una bella grigliata? » propose
Jared.
« Io ci sto! » si affrettò a dire Quil.
« Anch'io! » si aggiunsero anche Jacob, Embry e
Seth.
Io ero un po' indecisa: mi sarebbe piaciuto rimanere, ma non volevo
essere un peso e, inoltre, temevo che Rebecca avesse già
preparato la cena.
« Tu che fai? » mi chiese Leah.
« Non lo so...vai anche tu? »
« Penso proprio di sì. Se non vuoi dillo e ti
portiamo a casa... » replicò scontrosa, non le era
andato giù che avevano perso la partita.
« No, no! Io voglio venire, se non disturbo...è
solo che magari Rebecca ha già preparato la cena e non
voglio fargliela buttare. » spiegai in fretta.
« Beh, chiama e scoprilo. » ribatté
Embry.
Telefonai immediatamente. Per fortuna Rebecca non aveva ancora
preparato niente, la informai perciò dei miei programmi e mi
unii alla compagnia che a passo svelto si dirigeva verso le abitazioni
della riserva. Ognuno raggiunse casa propria per farsi una doccia e
cambiarsi. L'appuntamento era per venti minuti più tardi con
carne e bibite. Io seguii Seth e Leah.
« Vado prima io a farmi la doccia! »
affermò il ragazzo una volta entrati e senza aspettare
risposta si fiondò in bagno.
« E' sempre così? » scherzai.
« Anche peggio! » replicò Leah.
Entrammo in camera sua. Era piuttosto spoglia: scrivania e armadio da
una parte, letto dall'altra. Alle pareti erano appesi
"scaccia-pensieri" e altri ciondoli indiani; sopra al letto uno strano
quadro abbastanza inquietante rappresentava un lupo grigio, che, in
mezzo ad una foresta buia, come un'immobile gardia, controllava
ciò che accadeva nella stanza. Metteva un po' di soggezione.
« Dov'è che andiamo a fare la grigliata?
» chiesi curiosando ancora nella stanza.
« Nel bosco, c'è una radura poco lontano in cui
andiamo sempre. » rispose.
Quelle foreste mi mettevano un po' paura. Non mi ero assolutamente
scordata il mio incontro con quella specie di lupo gigante. Era una
cosa assurda: io, Amaryllis, Custode dell'Elemento Terra, avevo paura
di un animale?!? Eppure quello non era un lupo normale, non ero
riuscita a percepirlo. Era come se non esistesse.
« Cosa ti metti? » aprii il suo armadio.
« Va bene qualsiasi cosa. » replicò.
« Posso darti una mano a scegliere? »
« Fa' come vuoi... » concluse con un'alzata di
spalle.
Senza farmelo dire due volte inizia a rovistare tra i suoi vestiti. In
quell'armadio abbondavano magliette e pantaloni della tuta, ma jeans e
felpe scarseggiavano. Scelsi la maglietta più carina,
azzurra con un disegno tribale a lato, e l'unico paio di jeans scuri
decenti. Appoggiai tutto sul letto.
« Che ne dici? » glieli mostrai « Non
sono riuscita a trovare una felpa da abbinarci...quelle che ci sono nel
tuo armadio mi sembrano tutte un po' troppo piccole! »
« mmm...sì, va bene...comunque non metto la felpa,
sto bene così. » rispose raccogliendo i vestiti.
« Niente felpa?!? Io sinceramente ho un po' freddo...
» esclamai stupita, anche se era estate la temperatura non
era così alta, dopotutto eravamo nello Stato di Washington,
al confine con il Canada.
« Io sono molto calorosa, ma se vuoi puoi prendere qualcosa
di mio. » replicò.
« Ok, grazie mille! » scelsi una felpa nera con il
cappuccio e me la infilai.
Leah andò a farsi la doccia e tornò dieci minuti
dopo già vestita e pronta per uscire. Seth fuori casa ci
aspettava con il cibo in una mano e le bottiglie d'acqua nell'altra.
Teneva il tutto sollevato come se richiedesse il minimo sforzo e Leah
non sembrò assolutamente impressionata dalla cosa.
« Ciao Seth! » salutai « Vuoi una mano a
portare qualcosa? » proposi, le bottiglie no, ma almeno la
carne potevo tenerla io.
« No, grazie. Ce la faccio! » ribatté ed
io non insistetti.
Ci stavamo dirigendo verso il bosco, ormai il sole era quasi
completamente tramontato.
« Guarda come è vestita tua sorella! »
esclamai allora entusiasta.
Lui si voltò a guardare Leah.
« Wow! » mormorò stupito « Non
l'ho mai vista vestita così! »
« Li ho scelti io, i vestiti! » spiegai orgogliosa.
« L'avevo immaginato! Mia sorella è nota per il
suo cattivo gusto nel vestire. » commentò Seth.
« Che cattivo! » lo colpii su un braccio e mi
sembrò di colpire una roccia incandescente « Non
è vero che non ha buon gusto, solo Leah non è una
persona che tiene a questo genere di cose! »
« Ok,ok. Come vuoi tu...ma non picchiarmi più o ti
farai male, capito? » mi minacciò scherzoso.
« Come ti permetti?!? » dissi fingendomi offesa,
raggiunsi Leah e mi aggrappai al suo braccio, anche lei aveva la pelle
bollente « Leah, tuo fratello mi minaccia... »
piagnucolai.
Seth scoppiò a ridere ed io con lui. Cercai di coinvolgere
Leah nella nostra conversazione, operazione non facile: era veramente
poco loquace, parlava solo quando necessario.
Arrivammo alla radura in fretta. Altri ragazzi erano già
lì e avevano acceso un fuoco al centro dello spiazzo, in
modo che fosse il più lontano possibile dagli alberi. Seth
poggiò le bottiglie dove erano state accatastate anche le
altre, consegnò la carne a sua sorella e si unì
ai ragazzi che curavano il fuoco. Quil ed Embry, non appena ci
notarono, ci vennero incontro, seguiti da Jacob, che stava parlando con
loro.
« Ciao Amy! » salutò Quil, seguito da
Embry e Jacob.
« Ciao ragazzi! » risposi.
« Venite! » ci invitò a seguirlo fino ad
una pietra poco distante « Appoggiate pure tutto qui,
c'è anche la nostra roba. »
« Leah! » Jacob la fissò come se fosse
la prima volta che la guardava « Su chi devi far colpo
stasera?!? »
La ragazza lo fulminò con lo sguardo. Io e gli altri non
potemmo fare a meno di ridere.
« E' colpa sua! » disse indicando me.
« Lo ammetto...non sta benissimo?!? » scoppiarono
di nuovo tutti a ridere ad un altra occhiataccia di Leah.
Erano tutti in maglietta, nonostante io con la felpa addosso sentissi
freddo. Forse erano abituati...Mi strinsi nelle braccia.
« Hai freddo? » Embry aveva notato il mio movimento.
« Vieni, ti scaldo io! » si propose Quil speranzoso.
« Trattatela bene! » Leah si allontanò
dubbiosa tra le nostre risate.
« Non ti preoccupare, è in ottime mani!
» replicò Quil.
Sorrisi, erano tutti gentili e simpatici con me, non avevo di che
preoccuparmi. Ci sedemmo sulla pietra, io in mezzo tra Quil ed Embry,
come la sera prima.
« Mi spiace Jacob... » mi scusai, era rimasto in
piedi perché sulla pietra non c'era più spazio.
« Ladra di amici! » fingendosi offeso «
Voi, come avete potuto tradirmi così?!? »
« No, scusami! » Embry si alzò di scatto
e lo abbracciò « Ti prometto che non
succederà mai più...è-è
stata lei! Io amo solo te, te lo giuro! » scherzò.
« Che belle queste scene d'amore! »
sospirò Quil e io ridacchiai.
« Non so se potrò perdonarti... » la
scenetta tra Embry e Jacob continuava.
« Ti prego... » lo supplicò.
Jacob fece finta di pensarci. « ...mmm...ok! »
Io e Quil non riuscivamo a smettere di ridere.
« Jacob, vuoi sederti? » proposi non appena mi fui
ripresa.
« No, va beh...fa' niente! »
« Dài, siediti! Io sto in braccio! »
insistetti e mi alzai in piedi.
Embry e Jacob si sedettero. Il secondo mi invitò con un
cenno e mi prese in braccio. Quil protestò.
« La vuoi? » scherzò Jacob. Lo guardai
storto.
« Un po' per ciascuno, ok? » tranquillizzai l'altro
ragazzo.
« Va bene... »
« Comunque...tu mi hai ancora chiesto scusa per essermi
venuto addosso ieri! » mi voltai a guardare Jacob in faccia.
« Ma che scusa?!? Se sei venuta tu addosso a me! »
ribatté.
« Cosa?!? No, no! Eri tu quello in moto! » replicai.
« A proposito di moto...sai Jake che anche Amy guida una
moto? » s'intromise Embry, per evitare che la discussione
degenerasse.
« Sul serio? » Jacob mi guardò stupito.
« No, per finta...secondo te? » lo presi in giro
« Ho una Ducati Monster. »
« Wow! Ce l'hai qui? » gli si accesero gli occhi.
« No, come avrei potuto portarmela? Sono senza mezzi.
» spiegai stupita che non ci avesse pensato lui «
Io sono senza patente e Rebecca e John dispongono solo di biciclette...
»
« Peccato...mi sarebbe piaciuto provarla! »
commentò deluso il ragazzo.
« Mi spiace... » strinsi le spalle, non potevo
farci niente.
« Hai ancora freddo? » chiese Quil gentile.
« No. » non ci avevo fatto più caso, ma
non sentivo minimanente freddo « Jacob mi scalda alla
perfezione! »
« Che dichiarazione! » esclamò Embry.
Scoppiammo a ridere.
« Mi posso appoggiare? » chiesi a Jake, mi sentivo
un po' scomoda in quella posizione.
« Sì, fai pure... » posai la testa sulla
sua spalla, presi il suo braccio e me lo feci passare attorno
« Jacob, scotti! » aveva la pelle bollente.
Sospirò.
« Tutto normale, io ho sempre la pelle molto calda...
» spiegò imbarazzato.
In quel momento mi vennero in mente Leah e Seth, anche loro avevano la
pelle caldissima. Sfiorai la guancia di Jacob. Cavoli, ustiona!
Toccai anche Embry e Quil.
« Anche voi siete caldissimi! » li accusai.
« Sì, tutti qui. E'...una cosa genetica...
» replicò Quil con uno strano tono di voce, quasi
interrogativo.
« Già, è vero! » aggiunse
Embry.
Li fissai perplessa. C'eravamo tutti azzittiti.
« Ragazzi, se volete mangiare venite qui! »
urlò allora Jared.
« Arriviamo! » gridò Embry in risposta.
Raccogliemmo le nostre cose e raggiungemmo gli altri intorno al
falò. Ormai era buio e la luce delle fiamme era l'unica cosa
che illuminava la radura. Seduti intorno al fuoco mangiavamo e
scherzavamo. I ragazzi mangiavano veramente un sacco.
Finito il cibo io, Quil, Embry, Jacob e Seth tornammo a sederci sulla
pietra. Seth rimase in piedi, Quil mi prese in braccio. Il mio sguardo
fu attratto dalla foresta buia. Un brivido mi corse lungo la schiena.
« In questi boschi che animali vivono? » osai
chiedere, magari sarei riuscita a sapere qulacosa sul lupo gigante.
« In che senso? » Jacob mi guardò
perplesso.
« Tipo orsi? Cervi? » spiegai.
« Gli orsi sono più a nord, ma sono pochi, cervi
ce ne sono di più e anche da questo lato del bosco.
» rispose Jake.
« E...lupi? » aggiunsi.
Si scambiarono uno sguardo veloce, ma non abbastanza perché
non lo potessi vedere.
« Non...credo... » Jacob sembrò
titubante.
Lo fissai cercando di decifrare la sua espressione, sapeva
più di quanto mi aveva detto. Capii, però, che in
quel momento non sarei riuscita a ottenere altre informazioni.
Mi stropicciai gli occhi, cominciavo a sentirmi un po' stanca.
« Hai sonno? » chiese Quil.
« Un po'... » la tensione si stava allentando.
« Ti riportiamo a casa, ok? » Embry mi guardava
comprensivo, come se fossi la sua sorellina di cinque anni o qualcosa
del genere. Arrossii, era normale sentirsi un po' stanchi alle undici e
passa di sera, no?!?
«Va beh, fa niente! Non sono così stanca!
» mi affrettai a rispondere.
« Anche noi siamo stanchi, anche se non lo diamo a vedere!
» Quil sorrise, come se avesse intuito i miei pensieri
« Avremo tutto il tempo di stare insieme questi giorni!
» mi lanciò uno sguardo complice e
scoppiò a ridere alla mia faccia perplessa, segiuto dal
resto del gruppo.
« Ti veniamo a prendere anche domani, ok? » Seth
era in piedi di fronte a noi, aveva un sorriso accecante, che metteva
subito allegria. Non potei non ricambiare.
« Grazie. »
« Dai, andiamo! » Quil mi spinse dolcemente
giù dalle sue gambe.
« Ti portiamo noi. » Embry si alzò e
fece un cenno verso le case « Jacob, vieni con noi?
»
Jacob lo guardò come se non avesse capito la domanda.
« Jacob? Vieni? » Quil lo fissava interrogativo.
« Ah, sì... » sembrava completamente
distratto, stava pensando ad altro.
« Vengo anch'io! » aggiunse Seth preoccupato di
restare tagliato fuori.
« Allora, forza! » Embry aveva praticamente
raggiunto le case.
Arrivò alla macchina per primo, salì e ci venne
incontro. Ci sedemmo tutti in macchina, io davanti con Embry, gli altri
dietro. Mi sentivo stanca, ma anche contenta. Mi ero divertita un sacco
quel pomeriggio e sapere che il giorno dopo avrei rivisto quei ragazzi
mi faceva sentire in pace ed entusiasta allo stesso tempo. In breve
fummo davanti alla casa di Rebecca e John.
« Ciao ragazzi! Ci vediamo domani! » scesi dalla
macchina.
Mi salutarono e aspettarono che fossi entrata prima di partire.
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