CAP.4
BELLA. Gabriel
Yared - The Unfeeling Kiss
Varco l’ingresso del Polar Rink, la pista di pattinaggio su
ghiaccio che oggi ha la sua serata inaugurale. Serata a cui Alice ci ha
letteralmente obbligato a partecipare.
Maestoso è dir poco.
Appiccicata al braccio di Edward, in posizione – colpo della
strega- , con le ginocchia che si incontrano, maledico Alice, ma
soprattutto me stessa per aver accettato questa proposta assurda.
Ma che mi era saltato in mente?! Pattinare sul ghiaccio! Io che non
riuscivo nemmeno a camminare su una superficie piana senza inciampare
ogni due metri!!! Ma Alice era stata così …
così inarrestabile! In un batter d’occhio eravamo
in auto alla volta di New York. Svignarmela … neanche a
parlarne. Le sue uniche parole erano state: «Ti divertirai da
morire.»
Arrancando sui pattini a lama singola penso che, realmente, se cado
muoio.
Sbircio Edward e, in questo momento, ne invidio la sicurezza, ma,
soprattutto, l’equilibrio. Come lui, anche Alice e Jasper
sono perfettamente a loro agio.
Vengo distratta dai miei pensieri disperati da una visione a dir poco
stupefacente: al centro della pista si erge un enorme orso polare
decorato con rami di pino e piccole lucine dorate. La pista appare
tutta blu elettrico e tutto intorno sembra di avere un cielo
trapuntato di stelle. E’ un gioco di luci disposte
sapientemente negli angoli più strategici.
Mio malgrado devo ammettere che l’effetto è
davvero strabiliante. Ci sono tantissime persone, ma sembra di essere
soli al centro dell’universo. Fa freddo. Comunque non come
dovrebbe per il periodo in cui siamo.
«Com’è che non sto per morire
assiderata?» chiedo ad Edward senza, però,
staccare gli occhi dai miei piedi.
«E’ ghiaccio sintetico amore, non
c’è sistema di raffreddamento.» mi
spiega lui gentile.
«Ma è ugualmente letale come quello naturale
…» borbotto io sfiorando la prima caduta proprio
mentre una bimbetta di sei o sette anni mi saetta vicino come un
fulmine.
Dolce bimbetta …
«Dai Bella, vieni!» Alice mi fa cenno con la mano
mentre volteggia leggiadra come una farfalla, a braccia aperte intorno
a Jasper che sembra quasi fermo sul posto. Ora che ci penso lo vedo un
po’ rigido …
La guardo terrorizzata. La ragazza mi vuole in ospedale con fratture
multiple …
«Amore, forse se ti rilassi, magari riesci a lasciarti un
po’ andare … vedi non è
difficile!» e detto ciò Edward fa una mezza
piroetta su se stesso mollando la mia mano per due secondi. Roteando le
braccia, come ad educazione fisica per il riscaldamento quando ero a
Forks, lo riacciuffo immediatamente e con uno sguardo omicida gli dico
minacciosa: «Non. Lasciarmi. Mai. Più.»
Scorgo sul suo viso l’accenno del suo sorriso sghembo.
No. Cavolo.
Comincio a fissargli insistentemente le labbra, piccola porzione del
mio paradiso personale.
E allora mi scordo dove sono, in quali precarie condizioni e alla
presenza di chi.
Un gemito esce involontariamente dalle mie labbra.
Il suo sorriso si allarga. Innocentemente mi chiede: «Che
c’è?!»
«Edward … se hai a cuore la nostra privacy
… ti proibisco di guardarmi e … e di sorridermi
… ancora così.» Gli dico deglutendo
come a liberare una gola già completamente asciutta.
Vedo accenderglisi negli occhi la stessa scintilla che anima i miei. So
che non gli può sfuggire nulla nei cambiamenti del mio
corpo, a cominciare dal battito del cuore che parte al galoppo per
finire all’aumento del sudore sui palmi delle mie mani.
Non ci riesco. Non riesco a staccare gli occhi dalla sua bocca. Vedo
che si avvicina a me, al mio viso e non riesco a far nulla. Immobile,
aspetto che il cuore si fermi all’improvviso, ipnotizzata da
quei due petali tentatori e sapienti, memore delle sensazioni e del
piacere che so bene possono regalare. Invece di posarsi in un bacio
come mi aspetto, all’ultimo momento si spostano di lato al
mio viso e si avvicinano al mio orecchio. Mi colpisce come sempre
quell’odore caramellato e fresco che ho imparato a conoscere
bene.
Il suo odore. L’odore della sua pelle, del suo corpo.
«Sei tu che non devi guardarmi ancora così, Bella.
Vuoi forse … vuoi che ti prenda qui, davanti a
tutti?» alita roco sul mio orecchio.
Chiudo gli occhi ed inclino la testa verso il suo volto,
così vicino al mio. Sento le sue mani che si chiudono
intorno alla mia vita e mi sostengono, mentre contemporaneamente mi
avvicinano a lui.
Sposta un po’ il viso e scende con quelle labbra maledette
sul mio collo, facendosi strada da sotto la sciarpa. Sono fredde,
leggermente umide, dure e morbide nello stesso tempo. Sento la pelle
incendiarsi lì dove loro passano, ed un formicolio parte dal
mio basso ventre.
Ho voglia di lui.
Ma lui si stacca d’un tratto. Il respiro corto, gli occhi
onice, stacca le mani dal mio corpo con lentezza e le poggia sulle mie
braccia: «Tu mi fai impazzire …» la sua
voce è ancora roca, gli esce a fatica.
Io?! E lui?!!!!
I suoi occhi si abbassano attirati dalla porzione di collo che
è rimasta scoperta durante le nostre effusioni. Lo vedo
chiaramente deglutire.
Mi vuole, forse più di quanto io voglia lui.
Perché ad attrarlo, in questi frangenti soprattutto,
è anche il mio sangue. Ed io non chiedo altro di
accontentarlo, di condividere con lui la mia ultima esperienza da umana
…
«Sequestrata!!!» due braccia forti, mi circondano e
mi strattonano verso di loro. Mi riscuoto solo quando mi rendo conto di
non essere più vicino ad Edward che, con mio stupore, ha
mollato subito la presa portando poi le braccia lungo i fianchi. Voleva
lasciarmi andare.
«Ve la date una calmata voi due?!» Alice mi guarda
con un misto di fastidio e comprensione. «Vuoi che succeda
l’irreparabile????!» la sua voce è
seria, ma le sue labbra sono atteggiate in un sorriso.
«Hai … hai avuto una visione?» le chiedo
un po’ esitante.
«Ma che vai a pensare? Ancora credi che potrebbe morderti
sull’istinto? No, no. E’ stato Jasper. Ha detto che
eravate pronti ad inaugurare ANCHE la pista in un modo molto
interessante …!» Ora il suo tono è
sbarazzino. «Dimmi, dimmi in quale modo?!!!»mi
sussurra complice.
Arrossisco fin nei pattini. Non mi è mica sfuggito il suo
“anche”.
Allora a casa se ne sono accorti. Tutti.
Mi sento avvampare dalla vergogna e abbasso gli occhi sulla pista.
Ghiaccio sciogliti ed ingoiami …
Sento la sua risata cristallina: «E dai, Bella! Non avete
mica ucciso qualcuno! E’ che magari la passione vi coglie un
po’ alla sprovvista, non solo in camera da letto
…» continua quindi affondando il dito nella piaga.
«Shhh!! Abbassa la voce! Vi riesce così difficile
lasciarci un po’ di privacy, cercare di non
origliare?» le chiedo punta sul vivo bisbigliando per non
farmi sentire in giro.
«Vuoi scherzare? Fate tanto di quel baccano a casa che anche
se fossi umana riuscirei a sentirvi!!» dice inarcando le
sopracciglia stupita. «Fra poco farete concorrenza ad Emmet e
Rosalie ... e allora Esme pagherà anche a voi un bel tour
per l’Europa!» finisce sghignazzando in maniera
snervante.
«Smettila!» le dico fra i denti.
L’imbarazzo minaccia di farmi saltare i nervi. Valuto la
possibilità di afferrare una ciocchetta dei suoi capelli
spettinati e di tirargliela alla radice, ma la sua voce mi riporta alla
realtà: « Ah Bella! Sarebbe inutile, e non mi
faresti proprio nulla» detto ciò scatta indietro
lasciandomi sola e facendomi sbilanciare.
E … paffete!! Mi ritrovo con il sedere per terra.
Lancio un’occhiata alla traditrice e cerco di ignorare le
risatine di due ragazze che mi passano accanto.
Cara Alice, questa me la paghi …
«La pianti, per favore Alice?» è Edward
che mi si avvicina con naturale eleganza volando sui suoi pattini.
Inchioda a pochi centimetri dalle mie gambe e mi tende una mano.
«Grazie» gli dico e, mentre allungo la mia mano
verso di lui, sento di nuovo delle risatine. Mi volto e le rivedo. Le
due ragazze stanno ancora ridendo come due ochette, facendo dei cenni
con le loro testoline impupazzate alla volta di Edward e me.
Che cappelli orribili. Giallo e verde. Fluorescenti.
«Lascia, ce la faccio.» gli dico infastidita,
ignorando la sua mano ed alzandomi in modo molto sgraziato. Riesco a
mettermi in piedi e a raggiungere il bordo della pista. Mi ci aggrappo
come un naufrago all’unico pezzo di legno che vede
galleggiare e decido che da dove mi trovo il panorama è
meraviglioso …
Resto così per una decina di minuti. Ogni tanto qualcuno mi
passa vicino, sfrecciando leggero. Alice e Jasper pattinano fianco a
fianco, e mi pare che sussurrino piano. Edward ha fatto un paio di giri
della pista e poi, si è fermato al lato opposto al mio.
Non mi molla con lo sguardo . Lo so che le mie reazioni lo feriscono.
Lo so che lui non c'entra nulla. Lo so che le turbe mentali sono solo
mie, ma è come se alcune volte non fossi io a decidere delle
mie azioni. Mi sento colta dal panico, dalla paura.
E allora … allontano tutti.
Già li allontano, prima che siano loro ad andarsene.
Non potrei sopportarlo. Il rifiuto, il senso di sopportazione, la
compassione. No, non a me, non un’altra volta. Avverto una
sensazione di oppressione al petto, gli occhi mi pizzicano.
Devo andarmene. Anche per un paio di minuti.
Lancio un’occhiata allo sportello che indica
l’uscita dalla pista. Ho bisogno di riprendere fiato, di
calmarmi. Non sto a pensarci più di tanto e mi avvio, bordo
bordo, all’uscita. Vedo di sfuggita Edward che si stacca
dalla sua posizione e fa per raggiungermi. Accelero quel tanto che
basta per evitare un’altra misera caduta, guadagno
l’uscita e mi libero subito dai pattini.
Febbrilmente mi guardo intorno. Ci saranno le toilette in una struttura
come questa …
Alzo gli occhi. L’insegna. Devo cercare l’insegna
con i due omini. La vedo ed esulto mentalmente. Devo sbrigarmi. Non
voglio che qualcuno si accorga della mia fuga, del mio stato. Non
voglio che lui mi veda così.
Mi servono solo un paio di minuti, giusto il tempo per ritornare
padrona di me stessa.
Spalanco la porta della toilette con forza. Una fila di lavandini sotto
ad un unico, lungo specchio rettangolare e nessuno
all’interno. Mi appoggio con le spalle alla porta che si
è chiusa dietro di me. Le voci, le risate, i visi delle
persone … tutto diviene ovattato, solo un brusio in
sottofondo.
Mi dirigo al lavabo più vicino. Apro il rubinetto. Alzo gli
occhi alla mia immagine riflessa. Poi, inaspettato, un deja-vu.
“E’
trascorso un mese da quando lui è andato via. Da quando mi
ha abbandonato.
Un mese che ho passato
quasi interamente a letto, raggomitolata in posizione fetale. La mia
mente è sprofondata in una specie di limbo, in una nebbia
perenne che mi avvolge fitta e mi estrania dal resto del mondo. Il
tempo trascorre lento. Non so l’ora, non so che giorno sia.
Le tende sempre chiuse, non so se sia giorno o notte. Passo da uno
stato di veglia ad uno di incoscienza senza averne la minima percezione.
Mi alzo solo per andare
al bagno. Faccio ciò che devo e mi ritrascino a letto.
Questa volta distrattamente lancio uno sguardo allo specchio. Ho il
viso stravolto, pallido, gli occhi ancora rossi e gonfi dalle lacrime
versate, cerchiati di lividi bluastri. Poso le dita tremanti su quei
segni sotto agli occhi, quelle ombre così simili alle sue
quando era assetato …
-…
Sarà come se non fossi mai esistito …- aveva
detto lui.
Quando una lacrima
attraversa il mo viso, mi accascio sulle ginocchia tremando come una
foglia.“
Un rumore mi riscuote. Sento delle voci farsi più
vicine. Sta arrivando qualcuno. Mi guardo intorno e rapida mi infilo
nel gabinetto alla mie spalle. Faccio scattare la serratura e mi
appiattisco al muro.
Sento il rumore della porta che si apre. Le voci si fanno
più distinte. Sono due persone, due ragazze.
«Che dici, magari se gli cado addosso fingendo di scivolare?!
Sono certa che mi abbia guardato prima» dice una.
«Non lo so … sembra così sulle sue.
Certo è che con il biondino non si può fare
nulla. Hai visto la piccoletta come gli sta attaccata
addosso?»dice l’altra.
«Già. Però … preferisco
quello rossiccio. Hai visto che fisico? Urla sesso da ogni poro. Mi
farei volentieri una sveltina con lui … e penso anche che ci
starebbe, con quella tipa scialba che si ritrova al
fianco!!!» dice la prima. Poi scoppiano a ridere
entrambe.
Ridacchiano come … come due ochette!
Trattengo il fiato quando riconosco in quelle voci le risatine delle
due tipe che sghignazzavano quando sono caduta.
Stanno parlando di noi, stanno parlando di Edward.
«No, ma dico io, come si fa ad accostare la lana con la
seta?» continua la prima con voce stridula.
«Cazzo Amy, se mi fai ridere ancora così non
riuscirò mai a mettermi il rossetto!!» dice la
seconda.
«Non ho mai visto una coppia più stonata. Sai a
chi assomigliano? A quei personaggi di quel cartone … come
si chiamano?» la voce stridula diventa graffiante.
« … la Bella e la Bestia?!» le viene in
aiuto l’altra.
«Sì sì! Solo che la Bestia è
lei ed il bello lui!!!!» e giù con altre risate.
Rumori di passi, la porta che si apre e poi si chiude.
Tendo l’orecchio.
Silenzio.
Sono sola. Sola.
Stavano parlando di me. Io sarei la lana, sarei la
… la bestia.
La cosa non mi tange, non mi sconvolge. Sono solo due stupide oche.
Solo due oche …
Riecco il respiro che si velocizza.
Calmati Bella. Calmati.
Decido di uscire da qui. E’ troppo stretto , è
troppo piccolo.
Gli occhi mi si appannano. Cazzo ci mancavano solo le lacrime.
Armeggio con la serratura, ma non riesco ad aprire la porta.
Calmati Bella. Calmati.
Sbatto il palmo sulla porta chiusa. «Apriti, maledizione.
APRITI!!»
Il palmo mi brucia, il respiro non si regolarizza, le lacrime scivolano
via copiose.
Un forte senso di nausea mi prende allo stomaco e mi circondo la vita
con le mie stesse braccia per darmi sollievo.
Ancora un deja-vu.
“Sono
in camera di Edward. Carisle deve venire su per la solita visita. Mi
vuole parlare, me l’ha detto Alice. Bussano alla porta. Deve
essere lui.
«Avanti.»
dico
Lui entra e si chiude la
porta alle spalle. E’ sorridente, sereno. Si siede su una
sedia che ha avvicinato al letto e comincia a parlare:
«Bella, tu hai subito un forte shock, e sei stata sottoposta
ad uno stress enorme per una persona della tua età. Potresti
risentire di alcuni fenomeni di origine ansiosa , attacchi di panico o
simili, e non voglio che ti spaventi se ciò accade. Per
questo voglio descriverteli e dirti cosa fare se dovessi trovarti in
una situazione del genere.”
Calmati Bella. Calmati.
“Ripetiti
delle frasi che ti tranquillizzino. Prova a controllare il
respiro.”
Apro e chiudo la bocca. Annaspo, ma l’aria non mi basta e non
riesco a trattenerla nei polmoni.
“Bella ricorda
che ogni attacco di panico insorge improvvisamente, senza preavviso, ma
non dura più di dieci minuti. Ogni crisi avrà un
suo picco, ma poi finirà, così come è
cominciata. Devi solo mantenere la calma.”
Quattro, cinque … Quanti minuti sono passati? Quanti??!!
La vista mi si offusca, nelle orecchie un ronzio fastidioso. Non mi
accorgo di aver cominciato a graffiare la porta con le unghie
…
D’un tratto, freddo.
Due braccia mi avvolgono e mi sostengono.
Sento il muro dietro la schiena, una mano alla vita, un’altra
giusto sotto lo sterno.
«Respira, Bella. Forza, respira. Respira con me.»
Edward. E’ la sua voce al mio orecchio, ma non vedo il suo
volto.
Non vedo nulla.
«Sono qui. Sono vicino a te. Non ti lascio amore. Non ti
lascio. Respira. Ti prego, Bella … respira» la sua
mano aiuta il movimento, facendo piano pressione e poi rilasciando
proprio sullo stomaco.
Apro e richiudo la bocca, ma non esce suono.
Mi sembra di soffocare, ho il TERRORE di soffocare. Spalanco gli occhi,
l’unico mezzo che ho per chiedere aiuto e scuoto la testa
spaventata.
«JASPER!! Prova a calmarla, da sola non ci riesce!»
la voce di Edward è concitata.
Sento una strana apatia diffondersi piano, le braccia ricadono lungo i
fianchi, le palpebre sembrano troppo pesanti da tenere aperte. Riesco a
vedere i suoi occhi dorati e spaventati. Poi la testa, pesante come un
macigno, ricade all’indietro e sento il mio corpo divenire
leggero leggero. Braccia forti scivolano sotto la mia schiena e sotto
le ginocchia mentre mi sento sollevare da terra.
E’ solo un attimo prima di abbandonarmi
all’incoscienza.
EDWARD
«Jasper, maledizione muoviti!» la sua guida non mi
è mai sembrata più lenta di così.
Silenzio.
«Edward …» la voce di Jasper
è suadente, carezzevole «… guarda che
è solo addormentata, non moribonda.»
Già, dorme. Ma perchè?
Perché Jasper ha dovuto usare il suo potere per calmarla.
Ne ha usato pochissimo, lo so. Eppure quel poco basterà a
farla risvegliare domani mattina. Con i vampiri è
più difficile ottenere lo stesso effetto.
Sorrido amaramente.
Lo so che sta cercando di influenzare il mio umore. Lo so che non
apprezza che mi rivolga ad Alice come ho fatto prima.
“Perché
non hai visto niente eh? Non sei tu la veggente di casa?” le
avevo gridato contro mentre portavo mia moglie in braccio nel
parcheggio, diretto alla nostra auto.
Alice non aveva tradito
alcuna emozione, ma mi aveva guardato fisso. Mi aveva guardato e basta.
Non un pensiero, non una parola.”
Bella tra le mie braccia sembra morta. La sua pelle è
diafana, di un pallore innaturale, il respiro è quasi
assente. E’ distesa sul sedile posteriore della Mercedes con
il capo poggiato sulle mie ginocchia. Le accarezzo i capelli con
delicatezza. Non voglio turbare il suo riposo, anche se dovuto
all’ipnosi forzata.
«Sarò più tranquillo quando Carlisle la
visiterà.» Mormoro più a me stesso che
ai miei fratelli.
Lo stress di Bella è davvero arrivato alle stelle. E non
posso ignorare che vivere in mezzo a dei vampiri non abbia contribuito
notevolmente ad accrescerlo. Lei è umana. Ha bisogno dei
suoi simili, dei loro ritmi, anche se noi facciamo di tutto per non
farla sentire a disagio. Ma … Bella è sensibile,
timida, attenta ai particolari. Riconosce quando in un nostro
atteggiamento c’è il tentativo di apparire
più “umani”.
Lo so che Alice ha ragione quando dice che sono troppo apprensivo, che
le sono troppo addosso, che non la faccio respirare. Ma è
più forte di me, un istinto difficile da domare. Anche se ci
sto provando. Ma se l’avessi seguita subito prima, come
volevo fare, tutto questo non sarebbe successo. E, invece, Alice si era
messa in mezzo, fisicamente prima e con i suoi pensieri poi, dicendomi
di lasciare Bella sola per pochi minuti, che lei aveva bisogno soltanto
di andare in bagno. E mi aveva mostrato la visione che aveva avuto a
proposito: Bella che entrava alla toilette.
Ma, dopo tre minuti esatti, ho visto Jasper prendersi la
testa fra le mani come colto da un dolore lancinante e ho lasciato che
lo stesso dolore penetrasse nel mio cervello.
E l’ho sentita.
Disperata, terrorizzata. Il senso di soffocamento, di angoscia, di
dolore ancora mi aleggia nella mente. Li ho sentiti tutti insieme,
tutti in una volta. Sono scattato come una saetta, incurante delle
conseguenze, scardinando la porta della toilette in cui era rimasta
chiusa. Era lì, accasciata sulle ginocchia.
Tremava.
Come una foglia in mezzo ad una bufera.
E annaspava in cerca d’aria, come se avesse avuto una corda
immaginaria a stringerle il collo.
Smettila di torturarti
così, Edward. Non potevi prevederlo o evitarlo. Lo sapevi
che la sua ripresa sarebbe stata lenta, che proprio quando tutto sembra
calmo devi aspettarti delle ricadute … Jasper
guarda fisso davanti a sé, mentre continua a guidare
indolente con una mano sola.
Lo so. Il trauma emotivo di Bella non sarebbe stato facile da superare.
Carlisle mi aveva avvisato prima ancora che ci sposassimo. Ma avevo
creduto che fossimo sulla buona strada. Le sue parole mi ritornano alla
mente.
“L’avevo
raggiunto nel suo studio dopo che in salotto ci eravamo scambiati una
breve occhiata e lui, tramite i suoi pensieri, mi aveva detto di
volermi parlare. Avevo posato un bacio sulla fronte al mio amore
beatamente addormentata sul divano e l’avevo seguito dopo
qualche secondo.
-Vorrei parlarti di
Bella …- aveva pensato mio padre. Non mi era sfuggito il
fatto che avesse preferito non parlare a voce alta. Desiderava che
avessi un po’ di privacy.
«Ti
ascolto» avevo risposto acuendo tutti i sensi.
-La sua ripresa
è stata eccezionale, fisicamente non
c’è più nulla di preoccupante
…- aveva iniziato lui.
«Ma?»
l’avevo quindi interrotto io.
Mi aveva guardato fisso
negli occhi e aveva continuato in tono professionale:
- Edward, lei
è molto fragile dal punto di vista emotivo. La certezza di
averti perso per sempre, le esperienze negative vissute in seguito a
ciò, hanno minato la sua fiducia in se stessa e le hanno
lasciato un senso di dipendenza da te che potrebbe rivelarsi alla lunga
controproducente. Potrebbe risentire di un forte stress
post-traumatico, di situazioni di tipo ansiogeno e di disturbo di
panico. Esce da un lungo periodo di depressione reattiva, che come ben
sai può portare a delle ricadute improvvise, apparentemente
senza ragione.- Mio padre pensava tutto ciò con
molta delicatezza, ma non poteva sfuggirmi la reale gravità
di quanto mi stava informando.
«Cosa mi
consigli di fare?» il suo parere per me era molto
più che una semplice opinione professionale. Gli stavo
chiedendo un consiglio da figlio.
Aveva esitato un attimo,
poi, sempre con la mente mi aveva detto: - Normalmente consiglierei un
periodo di psicoterapia, ma in tal caso sarebbe inutile, dato che Bella
non potrebbe essere sincera. In alcuni casi sono necessarie delle
terapie farmacologiche, alcune sono molto debilitanti. Deve
riacquistare fiducia in se stessa, nelle sue capacità.
Inoltre deve riuscire ad elaborare l’esperienza della perdita
e del ritrovamento. E’ come se si fosse incantata a quel
giorno di Settembre in cui sei andato via, Edward. Deve riuscire a
superarlo, deve riuscire a perdonarsi. E lo devi fare anche tu.
–“
I suoi pensieri mi avevano colpito più di quanto non avessi
ammesso io stesso, ma non avevo tenuto in debito conto la portata delle
sue parole fino a stasera, fino a quando Bella non è
letteralmente crollata tra le mie braccia.
Sospiro affranto.
La preoccupazione per Bella è tale da aver offuscato la mia
obiettività. La colpa dell’accaduto non
è di Alice ed io sono stato ingiusto nei suoi confronti. Lei
e Jasper non si sono mai risparmiati per noi, per Bella. Ed
è ad Alice che devo i piccoli, impercettibili passi avanti
che mia moglie ha fatto negli ultimi tempi. E’
l’unica che mi affronta direttamente, che mi mette dinnanzi
ai miei errori senza timore. Sta aiutando Bella, ma anche me.
All’inizio non mi staccavo mai da lei, nemmeno per nutrirmi.
Alice mi ha obbligato a farlo.
Lei ha insistito che Bella frequentasse da sola un corso universitario.
E devo ammettere che da un po’ vedo negli occhi di mia moglie
una luce nuova, combattiva, determinata. Il college le piace.
Lancio un’occhiata alla zazzera nera che intravedo nel sedile
anteriore.
«Alice, scusami» le dico ancora turbato.
Non dirlo nemmeno
Edward. Io … è stato troppo improvviso, non sono
riuscita a prevederlo, mi dispiace. I pensieri di Alice
sono addolorati.
«Non fa nulla, davvero.» Cerco di rincuorarla,
anche se vorrei avere davvero la sicurezza che provo a dimostrarle.
Jasper è l’unico che in questo momento sa
realmente come mi sento. Sposto il mio sguardo su di lui. E’
immobile, come prima. Dal suo viso non traspare alcuna emozione. Dai
suoi pensieri, silenzio.
Mi conosce, sa che in questo momento non apprezzerei alcuna parola di
conforto o di compassione.
Arriviamo a casa.
Esme e Carlisle ci seguono in silenzio, mentre entriamo ed io salgo in
camera nostra per deporre delicatamente Bella sul nostro letto. Mio
padre le si avvicina e le sfiora la fronte ed il polso con una carezza
lieve.
Jasper? Mi
chiede indicando mia moglie con un cenno del capo.
Annuisco impercettibilmente.
Cosa è
successo? Mi domanda pacatamente, quasi con rassegnazione.
«Ha avuto un attacco di panico» rispondo senza
alcuna inflessione nella voce.
Edward, forse,
sarà necessario ricorrere ai farmaci. Per dei risultati,
però, potrebbero volerci dei mesi …
Pensa lui dispiaciuto.
Incasso il colpo. Bella ha bisogno d’aiuto. Un aiuto che io
non riesco a darle.
Poi, rapida, una visione di Alice. La guardo negli occhi vacui,
sentendo i miei divenire come i suoi. E’ confusa, delle
immagini si susseguono velocissime.
Bella, piange silenziosamente. Soffre mentre io la guardo da lontano.
Poi, sangue. Tanto sangue. Bella priva di sensi in mezzo a quel sangue.
Una stanza d’ospedale.
L’urlo di mia sorella mi risveglia, mentre la fisso
sconcertato.
L’ultima visione che ha avuto è quella della mia
morte.
NOTA
DELL’AUTRICE: Perdonatemi per il ritardino-ino-ino. Il cappy,
però, è bello lungo, e bello cioppo cioppo. Si
chiariscono alcune dinamiche che saranno importanti per i capitoli a
venire. Curiosi eh!!! Posso solo dirvi che nulla è scritto a
caso …!
Il link musicale
è grazioso, credo di aver consumato il film a forza di
rivederlo …non vi pare?
Mumble mumble che
dirvi …
Ah si, grazie per
commenti, mi galvanizzano!!! Grazie a chi legge questo delirio, spero
di riuscire a descrivervi le cose senza confonderle troppo o
ingarbugliarle. Fatemi sapere!!!!!
Bye
M.Luisa
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