Eeeccoci
col nuovo capitolo.
Non avevo voglia di scriverlo o postarlo oggi, è troppo
presto, né m’andava d’inciampare
in un argomento banale e abusato come il rapporto fra gli orfani della
Wammy’s
House e l’immagine ideale di L.
Non m’importa – ho la scusa, dopotutto, sono malata
:D
Ringrazio le due [posso dire splendide?] donne che hanno recensito, Lady_Nene
(Mi
ricorderò di non rivelare il preSioso segreto <3) e Red S
i n n e r (Tu
non meriti risposte, sei solo... sei solo un uke inconsapevole!
Ammettilo che
sei uke, dai, ammettilo!) e chi ha aggiunto ai preferiti la raccolta.
Grazie,
grazie per il sostegno, grazie a tutti <3.
Voglio fare una cosa, un’azione stupida che non ha ragioni.
Posso dedicare questa shot a Giada,
ho
il permesso? All’angelo mio che si sottovaluta troppo e che
disegna... disegna
come Linda [!] ?
Buona lettura ^^.
Prompt: Estranei [025].
Pairing: Wammy’s House.
Citazione: Notredame de Paris.
Note: séptimo = settimo in spagnolo.
Paranoid
android,
«A
noi la giustizia ci passò vicino».
Abbandona il capo in avanti, il mento a sfiorare la clavicola sinistra.
I gomiti sono appoggiati sui fianchi, le mani stringono fra le cosce
per
mantenere il calore.
La Luna, poco più piccola di un penny, illumina in maniera a
dir poco spettrale
la piccola sala comune.
Il ragazzino resta al proprio posto, inginocchiato sotto il pianoforte
– ha sempre
trovato quella posizione significativa, gli permette di vedere da
un’angolazione
completamente differente lo svolgimento degli eventi, il sottile filo
del
destino che si dirama fra gl’infiniti avvenimenti unendoli in
una trama dalle
tinte sgargianti.
Appoggia le palme delle mani sul marmo freddo, si lascia poi scivolare
fuori
dal nascondiglio alla maniera di un serpente.
«Shwooo», sibila
divertito, cercando
di ripetere il suono prodotto dal rettile che sta imitando. «Shwooo, shwooo», si trascina con
i gomiti
sulla pavimentazione gelata, completamente assorbito dal misterioso
gioco.
E, shwooo, raggiunge la lavagna
posizionata durante il pomeriggio sulla parete a sinistra.
«Shwooo?»,
solleva la testa,
rotolando sul pavimento fino a guardare a testa in giù la
tabella ormai
conosciuta come la propria lingua madre.
«Séptimo».
Resta ad osservare il proprio nickname scritto
dalla mano sicura di
Roger con un pennarello nero sulla superficie bianca.
Sarebbe così facile cancellarlo
[ sarebbe
così facile cancellare sé stessi, dopo aver perso
il nome, la vita ]
e sostituire la propria posizione con quella di qualcun
altro.
Il settimo al mondo, il settimo paladino, il settimo adepto, il settimo
orfano.
Al primo posto Near, al secondo Mello – L che posizione
occupa?
Lo zero è il nulla, mentre L è molte cose.
L è giustizia, L è sogno e aspirazione
– L è un fantasma distante, L è un
riflesso mai visto a cui tutti cercano di assomigliare.
Allontana da sé quei pensieri, il numero sette.
Si è fatto tardi, se Roger lo dovesse beccare in
sala oltre le undici lo
metterebbe in punizione. E le undici, oh sì!, sono passate
da un pezzo.
Shwooo.
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