Allora
ragazze, prima di tutto, perdonatemi per l’enorme ritardo. Ho avuto settimane
pessime, ma soprattutto, problemi con la linea internet, il capitolo era
pronto, ma non potevo connettermi. Non mi dilungherò molto qui, preferisco
salutarvi al fondo. Non risponderò alle vostre recensioni, singolarmente, in quanto reputo più giusto, parlare a TUTTI. Ora vi lascio
alla lettura. Ci troviamo al fondo.
Capitolo 27My Destiny
Seduta sul letto della mia stanza, il giorno del mio
matrimonio. Era strano pensarlo.
Nell’ultima settimana, avevo represso vecchi ricordi,
cercando di schiacciarli in un anglo remoto della ma mente. Non era stato semplice
ma Alice e Rosalie, mi avevano semplificato il compito, impegnando ogni attimo
delle mie giornate.
Quando non ci pensavano loro. Edward e Agnes le sostituivano
alla perfezione.
Ma ora, era inevitabile pensarci. Avevo chiesto di restare
da sola, il bisogno di solitudine era tanto.
Di solito, non era una cosa che mi piaceva, ma dopo giorni,
mesi, di puro caos e frenesia, mi ci voleva. Mi alzai dal letto e, lentamente,
mi diressi verso l’immenso specchio della stanza. Osservai la delicatezza del
mio vestito, la morbidezza dei miei capelli, che ricadevano in perfetti boccoli
sulle mie spalle. Per fortuna, ero riuscita a convincere le mie sorelle a non
farmi indossare quell’odiosa coroncina. Sospirai, continuando a fissare la mia
immagine riflessa.
E così, era giunto il gran giorno. Era così che l’avevo
immaginato? Scossi la testa, non era né il momento, né il caso di farsi certe
domande.
All’improvviso, qualcuno bussò alla porta, facendomi
sobbalzare.
“Bella, posso entrare?”. Ero così assorta nei miei pensieri,
che non avevo sentito Jasper avvicinarsi alla stanza.
“Certo Jasper, vieni”. Risposi, senza voltarmi a guardarlo.
Entrò in camera, ma non disse nulla. Sentivo il suo sguardo
addosso, sapevo perché era qui, sicuramente, non gli era sfuggito il mio stato
d’animo.
“Bella…”, mi chiamò paziente.
Presi un bel respiro, e mi voltai per guardarlo negli occhi.
Il suo corpo, era avvolto da uno smoking blu, gli stava davvero molto bene. Era
serio, pensieroso.
“Bella, io non mi sono mai immischiato negli affari di
nessuno, e credimi, ci ho pensato parecchio prima di venire a parlarti… Ciò che
stai provando, è sbagliato. Voglio dire, è il giorno del tuo matrimonio, non
dovresti sentirti così”. Jasper cominciò a parlare. Sapevo che aveva ragione,
ma non ero in grado di reprimere i miei sentimenti.
“Mi dispiace Jasper, è una situazione strana… Non
fraintendermi però, sono felice di sposare Edward, ma per me è inevitabile
pensare a…”.
“Lo so Bella, lo sento. Ma quello che voglio dire e… Sei
sicura di star sposando Edward per puro amore?
Che tu non lo stia usando come…rimpiazzo?
Scusami se ti chiedo questo, ma è mio fratello e sono sicuro che ne soffrirebbe
moltissimo, se sapesse che l’hai sposato solo per… Sostituire Jacob”. Le parole
di Jasper mi ferirono profondamente. Era davvero questo che pensava di me? Ma
cosa ancora più importante… lo pensava anche Edward?
“Jasper… tu, voglio dire, voi… Credete davvero questo di
me?”, provai a chiedergli timorosa.
Mi fissò intensamente per qualche istante, prima di aprirsi
in un sorriso caldo e radioso.
“Bene… hai risposto alla mia domanda”. Disse, dirigendosi a
grandi passi verso la porta.
“Ehi! Non puoi andartene così!”, intervenni, bloccandolo per
un braccio. Lui si voltò e mi sorrise.
“Bella… E’ inutile che io ti dica cos’ho sentito provenire
da te… lo sai meglio di me. Cercavo una conferma, e me l’hai data”. Rispose
tranquillo.
“Jasper, io amo Edward
più della mia stessa vita. Ma ho amato anche Jacob. Nel mio cuore umano… è lui
il padrone ma, in questo… in questa mia vita, dove vampiri, licantropi e… voi,
esistete, è Edward… il proprietario di quel che resta della mia anima, del mio
cuore”. Dissi seria, fissando i miei occhi nei suoi.
Non mi rispose, fece solo un piccolo cenno con la testa, e si
accinse ad uscire. Stava per chiudere la porta, quando si fermò per riaprirla.
“A proposito Bella… stai d’incanto”, aggiunse, prima di
uscire definitivamente dalla stanza.
Sorrisi, lusingata da quel complimento. Tornai a fissare la
mia immagine nello specchio. Non avrei mai più avuto tentennamenti, era una
promessa che dovevo fare a me stessa.
Un altro rumore di passi, vampireschi e umani, attirò la mia
attenzione. Annusai l’aria, c’era qualcosa che non andava. Uno era Edward, ma…
l’umano chi era? Sicuramente non Agnes, avrei riconosciuto il suo odore tra
mille. Il mio futuro marito bussò alla porta.
“Amore, posso entrare?”, chiese titubante.
Aggrottai le sopracciglia, ero perplessa. Mi avvicinai per
farlo entrare, ma lui mi precedette. Entrò in stanza e si chiuse la porta alle
spalle, lasciando fuori l’estraneo. Cominciavo a preoccuparmi.
“Edward che…”. Provai a chiedere, ma lui, mi bloccò
posandomi un dito sulle labbra.
“Tesoro… immagino che tu abbia già avvertito, la presenza
umana che c’è in corridoio. Prima di… farti vedere chi è, ho una richiesta… Non
fare domande, non spaventarti, sii te stessa”. Disse, posandomi le mani sulle
spalle.
Spalancai gli occhi, mi chiedeva di non spaventarmi, ma con
il suo comportamento mi stava a dir poco terrorizzando. Non riuscii a dire
nulla, mi limitai ad asserire con il capo.
Lui sospirò e, a velocità umana, raggiunse ed aprì la porta.
“Vieni…”, disse.
Sentii un cuore entrare in fibrillazione, i battiti erano
così veloci, che a stento ne riuscivo a tenere il conto. Dei passi incerti, si
avvicinarono alla porta, io ero ferma, immobile. Potevo aver paura di un
semplice umano? Evidentemente sì.
Quando, finalmente, raggiunse la porta, i nostri sguardi
s’incrociarono. Non era possibile. Spalancai la bocca, le braccia, prima
strette in grembo, cedettero lungo i miei fianchi.
“T-Tu… Edward lui… t- tu hai… no…”. Non riuscivo a parlare,
era come se mi si fosse congelata la lingua in bocca.
“Bella…”.
“Papà…”, riuscii solo a rispondere al suo richiamo.
Ero come paralizzata, incapace di credere a quello che i
miei occhi mi mostravano.
“Bella… Sei proprio tu?”, chiese mio padre, muovendo un
passo verso di me.
“Papà…”.
“Oh bambina mia!”, urlò, correndomi in contro e
abbracciandomi stretta a se. Ricambiai quel gesto affettuoso, che tanto mi era
mancato. Non avevo paura di fargli del male, oramai ero abituata alla presenza
di Agnes e quindi di un umano. Cominciai a singhiozzare, volevo piangere,
proprio come mio padre, stava facendo in quel momento.
Desideravo con tutta me stessa, di poter fermare il tempo,
assaporando quegli attimi di pura e non forzata felicità. Ma sapevo che non era
possibile, io ero una vampira e… Oddio, ma Charlie sapeva cos’ero diventata?
Come l’aveva convinto Edward? Cosa gli aveva raccontato?
Mi staccai dall’abbraccio, per fissare mio padre negli
occhi. Charlie mi prese le mani, allargandomi le braccia, ed osservandomi
attentamente.
“Sei bellissima…”, disse in fine, soffocando un singhiozzo.
Non potei fare a meno di sorridere.
“Mi sei mancata così tanto Bella…”.
“Anche tu papà, non immagini quanto, ma…”.
“Perché non mi hai detto che eri viva, che stavi bene?
Perché non ti sei più fatta sentire?”. Charlie, aveva cominciato a riempirmi di
domande, era più che giustificato, ma io, non sapevo cosa rispondergli, ne ero
a conoscenza di quanto lui sapesse di me.
Mi voltai verso Edward, in cerca d’aiuto. Nei suoi occhi
vidi tanta felicità ed amore, era come se fosse rinato. Il viso illuminato da
una strana luce, le labbra increspate in quel dolce sorriso, che solo lui
sapeva fare.
“Sa tutto amore… Ne ho parlato con Carlisle e gli altri.
Hanno tutti ammesso che fosse una buona idea, riavvicinarti a tuo padre…”, mi
spiegò tranquillo.
Charlie sapeva che ero una vampira? Fissai mio padre
incredula.
“Sì tesoro… Edward mi ha… raccontato tutto. Mi dispiace che
tu abbia dovuto affrontare tutto quel dolore e… Oh Bels, ma chi se ne frega!
Che tu abbia i piedi palmati o un occhio solo… che tu sia umana o una… vampira…
Resti sempre la mia bambina”. Disse in fine, tornando ad abbracciarmi.
Non sapevo davvero cosa dire, mi sentivo felice!
“TUUU! Cosa diavolo ci fai qui!? Esci subito da questa
stanza e vai all’altare! Non ti è permesso vedere la sposa prima del
matrimonio! FUORI!”. Alice entrò gridando come una pazza, cacciando Edward. Lui
rise, e tranquillo, uscì dalla porta.
“Oh salve Charlie”, lo salutò gentilmente mia sorella.
Mio padre era impallidito di fronte all’ingrasso di Alice,
ma se sarebbe rimasto con me, avrebbe dovuto abituarsi.
“Mamma!”, gridò mia figlia, entrando in stanza.
“Tesoro mio!”, risposi allargando le braccia per prenderla.
Ma Alice, la bloccò per un braccio.
“Niente da fare piccola. Rovineresti il vestito della mamma
e il tuo… Piuttosto, vai a prendere il cuscinetto con le fedi, e preparati ad
entrare”.
“Mamma?!?!”, sussurrò Charlie incredulo.
“Ehm… sì papà, Agnes è… tua nipote. Io e Edward l’abbiamo
adottata…”, cercai di spiegare più o meno a mio padre.
“Oh… tu quindi sei l’altro nonno?”, chiese Agnes curiosa.
Vidi Charlie concentrarsi sulla bambina, prima di spalancare
gli occhi e la bocca.
“Ma quella è la bambina scom…”.
“Ok ok, tutti fuori! C’è un matrimonio che deve iniziare!
Bella, Charlie, entrerete subito dopo di me e Agnes”, intervenne Alice,
bloccando mio padre.
Subito dopo si voltò, uscendo dalla stanza con mia figlia.
“Papà, ti spiegherò tutto appena possibile”, promisi. Lui
scosse la testa e sospirò.
“Non importa bambina mia. Vieni, e ora che il tuo vecchio ti
accompagni all’altare”, disse porgendomi il braccio.
Sorrisi, ed emozionata, poggiai la mia mano vicino alla sua.
La marcia nuziale cominciò a risuonare per tutta la casa, aspettammo che Agnes
ed Alice entrassero, per poi seguirle a ruota. Cominciai a percorrere il lungo
tappeto bianco. La sala, era piena di persone che non conoscevo, mi sentii un
po’ in soggezione. Spostai lo sguardo diritto davanti a me. Ed eccolo lì, il
mio amore, bello come il sole. Era fermo davanti all’altare, con un
meraviglioso sorriso stampato in volto, automaticamente, lo ricambiai. Tutta la
tensione ed il disagio accumulati, sparirono in un secondo.
Finalmente, lo raggiunsi. Mio padre, posò la mia mano su
quella di Edward e, rivolgendoci un ultimo sguardo, si andò a sedere in prima
fila, vicino ad Esme e Carlisle.
La cerimonia fu breve, ci scambiammo le nostre promesse
d’amore, in mezzo agli applausi e alle urla di gioia di tutti.
Il momento che avevo odiato, era stato quello delle
presentazioni. Edward e la nostra famiglia, mi avevano fatto conoscere quasi
tutti gli invitati. Potevo ricordare tutti i loro nomi solo grazie alla memoria
da vampira. La famiglia che conobbi con più interesse, fu quella di Denali.
Erano tre sorelle, Tania, Irina e Kate, assieme ad una
coppia, Elazar e Carmen. Erano stati tutti molti gentili e cordiali, anche se
Tania mi era sembrata un tantino gelosa.
“Bels? Non sono pratico di queste cose, ma credo… si ecco,
insomma… Forse un ballo con… me, potresti farlo…”. Charlie interruppe i miei
pensieri. Era strano che, proprio lui, mi chiedesse di ballare. Non gli era mai
piaciuto particolarmente.
“Certo papà”, risposi entusiasta.
Si vedeva chiaramente, quanto mio padre fosse in imbarazzo.
Si guardava continuamente attorno, e le sue guance erano rosse per la vergogna.
“Oh dai papà… Non sei mica così male”, dissi sorridendogli.
“Fai presto a parlare tu… Qui siete tutti così… perfetti”.
Mi rispose a bassissima voce. Sorrisi.
“Sono contenta di averti qui papà… E grazie per…”.
“Isabella… Ti voglio bene, e sei mia figlia. Sto cercando di
far passare il tempo in modo normale. Come se tutto ciò fosse… naturale. Come
se nulla fosse mai accaduto. Forse sono pazzo, ma questo, secondo me, è il modo
migliore per accettare il tutto e andare avanti…”. Disse Charlie,
interrompendomi. Le sue parole mi stupirono, ma, pensandoci bene, aveva ragione
lui.
“Posso rapire la sposa per qualche minuto?”. Edward,
interrupe il nostro ballo.
“Certo, certo”, rispose mio padre, facendosi da parte.
“Nonno!”. Agnes arrivò urlando e attaccandosi al braccio di
Charlie.
“Sì piccola?”.
“Giochi con me a scacchi?”.
“Scacchi?!”. Chiese mio padre stupito.
“Sì! Papà e zia Alice me l’hanno insegnato! E non farti
ingannare dai miei soli sei anni e mezzo! Sono brava! Vero papà?”. Come sempre,
Agnes era peggio di un fiume in piena. Mio padre si sarebbe presto accorto di
con chi aveva a che fare.
“Sì tesoro… E’ vero”, le rispose Edward, accarezzandola. Mia
figlia si girò soddisfatta verso il nonno e, afferrandolo per la mano, lo
trascinò via con sé. Rivolsi un ultimo sorriso a mio padre, prima che la folla
lo inghiottisse.
“Vieni con me. Ho un regalo per te…”, mi sussurrò Edward
all’orecchio.
“Ancora?”, chiesi stupita. Avermi fatto accompagnare
all’altare da mio padre, averlo fatto rientrare nella mia vita, per me era
stato il regalo più grande che avesse potuto mai farmi.
Sorrise e, senza dire una parola, corse via. Subito lo
affiancai, ma non era facile correre con tutto il vestito da sposa.
“Dove stiamo andando?”, chiesi curiosa.
“Seguimi e lo vedrai”. Mi rispose accelerando.
Anch’io, velocizzai il passo, per portarmi accanto a lui.
Una volta abituatami, non era poi così d’intralcio il vestito. Corremmo per cinque
minuti. Nessuno dei due parlò. Ci limitavamo a fissarci, di tanto in tanto. La
nostra meta finale, con mia grande sorpresa, fu la spiaggia. Edward mi bloccò
pochi metri prima della sabbia.
“Ora chiudi gli occhi… E non sbirciare”. Disse, avvicinandosi
a me e coprendomi la vista.
“Ok, ma fai presto…”. Risposi impaziente di sapere cosa mi
stava nascondendo.
Tenendomi le mani sugli occhi, mi diresse a nord della
spiaggia, facendomi nuovamente entrare nel bosco.
“Ecco, ora stai ferma qui, e non guardare fino a quando non
te lo dico io”. Disse all’improvviso, allontanandosi da me. Sorrisi, ma non
dissi nulla.
Un secondo dopo… “Apri gli occhi amore…”.
Lentamente, feci come mi aveva detto. Osservai il paesaggio
attorno, eravamo al limite del bosco, di fronte al mare. All’inizio non vidi
nulla di particolare, fino a quando, non spostai lo sguardo alla mia desta. In
mezzo ad un arco di rami, ricoperti da delicate foglioline, c’era un enorme
altalena. Le corde che la reggevano erano legate agli alberi e ricoperte di
fiorellini rosa.
Mi avvicinai, senza dire una parola, troppo sorpresa per
riuscire a parlare. Allungai una mano, per sfiorare con le dita, il delicato
seggiolino di legno. Sopra ad esso, c’era incisa una piccola frase:
“You
are my destiny…”.
Sentii gli occhi pungermi.
“Ti piace?”, mi chiese mio marito, ansioso di conoscere i
miei pensieri.
“Edward è… meravigliosa. Non ho parole… Grazie”, sussurrai
emozionata. Lui mi sorrise e, battendo una mano sul seggiolino, m’indicò di
sedermi. Mi accomodai sull’altalena, poggiando le mani sulle corde.
“Reggiti!”. Ebbi solo il tempo di sentire, prima che Edward
mi desse una forte spinta, facendo ondulare l’altalena. Fu una sensazione
fantastica, sentire il vento sfiorarmi il viso, accarezzarmi i capelli. Mi
sembrava di volare, ed io, mi sentivo felice. Senza motivo, cominciai a ridere,
inebriata da quella situazione magica.
Dopo pochi minuti, poggiai i piedi a terra, fermando quel
dolce dondolio.
“Vieni”, dissi ad Edward, facendogli spazio accanto a me. Si
sedette e, lenti, cominciammo a dondolarci, tenendo i piedi a terra. Poggiai la
testa sulla sua spalla.
“Ti ho già detto che sei splendida?”, mi chiese, lasciando
una scia di baci lungo il mio viso.
“Almeno un centinaio di volte”, risposi sorridendo.
“Mmm… Solo cento? Allora mi vedo costretto a ripetertelo
signora Cullen... Sei splendida”.
Alzai la testa dalla sua spalla, per fissarlo negli occhi.
“Edward, grazie per i meravigliosi regali. Per mio padre,
per l’altalena. Grazie, perché mi hai reso la donna più felice del mondo e…
Perdonami, per tutto il male che ti ho fatto. Credimi, non potrei mai essere
più felice di così… Ti amo”. Le parole mi uscirono spontanee, senza nemmeno
pensarci, pure, provenienti dal mio cuore. Lui, si alzò, facendo spostare anche
me.
“Questa frase…”, disse, passando le dita sull’incisione del
seggiolino. “L’ho incisa, affinché avesse un significato ben preciso. Prima di
conoscerti, non credevo nel destino, pensavo che fossimo noi, con le nostre
decisioni, ad influenzare la nostra vita. Ed in parte, è vero. Ma se non
fossero accaduti una serie d’eventi, spiacevoli e non, noi non ci saremmo mai
conosciuti. Tu sei il mio destino, perché, su quel misero pezzo di carta, che
solo Dio può leggere, c’è sempre e solo stato il tuo nome, il tuo volto. Tu eri
e sei, lo scopo della mia vita… Ti amo Isabella… Ti amo con tutto me stesso”.
Furono parole forti, profonde. Parole che mi colpirono e lasciarono senza
risposta. L’unica cosa che potei fare, fu baciarlo, trasmettendogli così tutto
il mio amore, la mia passione. Subito dopo, ci voltammo verso la spiaggia, ad
osservare il tramonto. Il cielo era rosato, con qualche sfumatura azzurrina, il
sole proiettava i suoi raggi sul mare. Un solo fascio di luce attirò la mia
attenzione. Era l’unico separato dagli altri, proiettava il suo riflesso, più
lontano. Una leggerà e piacevole brezza si alzò, e fu in quel momento che
accadde…
Il volto di Jacob apparve all’interno del raggio solitario,
più splendente e sorridente che mai.
Veglierò per sempre su
di voi… Addio.
Sorrisi. Non mi sentivo triste, né affranta. Mi aveva appena
salutato, per l’ultima volta. Finalmente aveva compiuto la sua missione. Ora,
era libero di andare in qualunque posto le fosse stato predestinato. Aveva
ottenuto ciò che voleva, vedermi di nuovo felice e serena. Sì, perché ora, ne
ero certa, Edward era tutto quello che desideravo, lui era… Il mio destino…
Colui con il quale, avrei diviso il resto della mia eternità.
“Addio…”. Sussurrai. Ponendo così fine, a quella lunga e
tormentata vita, fatta di insicurezze e indecisioni. La parola fine, non mi
faceva più paura, per me, non significava più la sconfitta o la perdita… Perché
il finale, era solo un nuovo inizio.
The End…
Eccoci
giunti alla fine anche di questa storia. Come già sapete, non è stato facile
finirla, ma cmq ce l’ho fatta, e questo, solo grazie a
voi. Mi avete supportata, commentata e soprattutto,
avete pazientato, senza mai lamentarvi. Un Grazie infinito a TUTTI voi. A chi
mi scriveva, a chi semplicemente mi leggeva senza commentare.
Un
MEGA grazie, alla mia patatina fritta, che mi ha consigliata,
ed ha ascoltato le mie lamentele. Un grazie speciale
anche a Lisa, che ha betato ogni mio capitolo. Semplicemente,
un GRAZIE generale e detto con il cuore a tutte coloro
che hanno amato e apprezzato questa mia storia. Con la speranza di risentirci
presto, vi mando un grosso grosso
bacio e abbraccio.
Amalia.