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Autore: Amalia89    05/11/2009    15 recensioni
Vi siete mai chieste, cosa sarebbe accaduto se Edward e Bella si fossero incontrati per la prima volta in un vicolo cieco? Se Jacob non si fosse mai intromesso nella loro storia, ma… Non vi svelo altro… Una storia originale, ricca di intrighi e misteri, piena di colpi di scena che saranno in grado di sorprendervi sempre...
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 27My Destiny

Allora ragazze, prima di tutto, perdonatemi per l’enorme ritardo. Ho avuto settimane pessime, ma soprattutto, problemi con la linea internet, il capitolo era pronto, ma non potevo connettermi. Non mi dilungherò molto qui, preferisco salutarvi al fondo. Non risponderò alle vostre recensioni, singolarmente, in quanto reputo più giusto, parlare a TUTTI. Ora vi lascio alla lettura. Ci troviamo al fondo.

 

 

 

 

Capitolo 27My Destiny

 

 

 

 

 

Seduta sul letto della mia stanza, il giorno del mio matrimonio. Era strano pensarlo.

Nell’ultima settimana, avevo represso vecchi ricordi, cercando di schiacciarli in un anglo remoto della ma mente. Non era stato semplice ma Alice e Rosalie, mi avevano semplificato il compito, impegnando ogni attimo delle mie giornate.

Quando non ci pensavano loro. Edward e Agnes le sostituivano alla perfezione.

Ma ora, era inevitabile pensarci. Avevo chiesto di restare da sola, il bisogno di solitudine era tanto.

Di solito, non era una cosa che mi piaceva, ma dopo giorni, mesi, di puro caos e frenesia, mi ci voleva. Mi alzai dal letto e, lentamente, mi diressi verso l’immenso specchio della stanza. Osservai la delicatezza del mio vestito, la morbidezza dei miei capelli, che ricadevano in perfetti boccoli sulle mie spalle. Per fortuna, ero riuscita a convincere le mie sorelle a non farmi indossare quell’odiosa coroncina. Sospirai, continuando a fissare la mia immagine riflessa.

E così, era giunto il gran giorno. Era così che l’avevo immaginato? Scossi la testa, non era né il momento, né il caso di farsi certe domande.

All’improvviso, qualcuno bussò alla porta, facendomi sobbalzare.

“Bella, posso entrare?”. Ero così assorta nei miei pensieri, che non avevo sentito Jasper avvicinarsi alla stanza.

“Certo Jasper, vieni”. Risposi, senza voltarmi a guardarlo.

Entrò in camera, ma non disse nulla. Sentivo il suo sguardo addosso, sapevo perché era qui, sicuramente, non gli era sfuggito il mio stato d’animo.

“Bella…”, mi chiamò paziente.

Presi un bel respiro, e mi voltai per guardarlo negli occhi. Il suo corpo, era avvolto da uno smoking blu, gli stava davvero molto bene. Era serio, pensieroso.

“Bella, io non mi sono mai immischiato negli affari di nessuno, e credimi, ci ho pensato parecchio prima di venire a parlarti… Ciò che stai provando, è sbagliato. Voglio dire, è il giorno del tuo matrimonio, non dovresti sentirti così”. Jasper cominciò a parlare. Sapevo che aveva ragione, ma non ero in grado di reprimere i miei sentimenti.

“Mi dispiace Jasper, è una situazione strana… Non fraintendermi però, sono felice di sposare Edward, ma per me è inevitabile pensare a…”.

“Lo so Bella, lo sento. Ma quello che voglio dire e… Sei sicura di star sposando Edward per puro amore? Che tu non lo stia usando come…rimpiazzo? Scusami se ti chiedo questo, ma è mio fratello e sono sicuro che ne soffrirebbe moltissimo, se sapesse che l’hai sposato solo per… Sostituire Jacob”. Le parole di Jasper mi ferirono profondamente. Era davvero questo che pensava di me? Ma cosa ancora più importante… lo pensava anche Edward?

“Jasper… tu, voglio dire, voi… Credete davvero questo di me?”, provai a chiedergli timorosa.

Mi fissò intensamente per qualche istante, prima di aprirsi in un sorriso caldo e radioso.

“Bene… hai risposto alla mia domanda”. Disse, dirigendosi a grandi passi verso la porta.

“Ehi! Non puoi andartene così!”, intervenni, bloccandolo per un braccio. Lui si voltò e mi sorrise.

“Bella… E’ inutile che io ti dica cos’ho sentito provenire da te… lo sai meglio di me. Cercavo una conferma, e me l’hai data”. Rispose tranquillo.

“Jasper, io amo Edward più della mia stessa vita. Ma ho amato anche Jacob. Nel mio cuore umano… è lui il padrone ma, in questo… in questa mia vita, dove vampiri, licantropi e… voi, esistete, è Edward… il proprietario di quel che resta della mia anima, del mio cuore”. Dissi seria, fissando i miei occhi nei suoi.

Non mi rispose, fece solo un piccolo cenno con la testa, e si accinse ad uscire. Stava per chiudere la porta, quando si fermò per riaprirla.

“A proposito Bella… stai d’incanto”, aggiunse, prima di uscire definitivamente dalla stanza.

Sorrisi, lusingata da quel complimento. Tornai a fissare la mia immagine nello specchio. Non avrei mai più avuto tentennamenti, era una promessa che dovevo fare a me stessa.

Un altro rumore di passi, vampireschi e umani, attirò la mia attenzione. Annusai l’aria, c’era qualcosa che non andava. Uno era Edward, ma… l’umano chi era? Sicuramente non Agnes, avrei riconosciuto il suo odore tra mille. Il mio futuro marito bussò alla porta.

“Amore, posso entrare?”, chiese titubante.

Aggrottai le sopracciglia, ero perplessa. Mi avvicinai per farlo entrare, ma lui mi precedette. Entrò in stanza e si chiuse la porta alle spalle, lasciando fuori l’estraneo. Cominciavo a preoccuparmi.

“Edward che…”. Provai a chiedere, ma lui, mi bloccò posandomi un dito sulle labbra.

“Tesoro… immagino che tu abbia già avvertito, la presenza umana che c’è in corridoio. Prima di… farti vedere chi è, ho una richiesta… Non fare domande, non spaventarti, sii te stessa”. Disse, posandomi le mani sulle spalle.

Spalancai gli occhi, mi chiedeva di non spaventarmi, ma con il suo comportamento mi stava a dir poco terrorizzando. Non riuscii a dire nulla, mi limitai ad asserire con il capo.

Lui sospirò e, a velocità umana, raggiunse ed aprì la porta.

“Vieni…”, disse.

Sentii un cuore entrare in fibrillazione, i battiti erano così veloci, che a stento ne riuscivo a tenere il conto. Dei passi incerti, si avvicinarono alla porta, io ero ferma, immobile. Potevo aver paura di un semplice umano? Evidentemente sì.

Quando, finalmente, raggiunse la porta, i nostri sguardi s’incrociarono. Non era possibile. Spalancai la bocca, le braccia, prima strette in grembo, cedettero lungo i miei fianchi.

“T-Tu… Edward lui… t- tu hai… no…”. Non riuscivo a parlare, era come se mi si fosse congelata la lingua in bocca.

“Bella…”.

“Papà…”, riuscii solo a rispondere al suo richiamo.

Ero come paralizzata, incapace di credere a quello che i miei occhi mi mostravano.

“Bella… Sei proprio tu?”, chiese mio padre, muovendo un passo verso di me.

“Papà…”.

“Oh bambina mia!”, urlò, correndomi in contro e abbracciandomi stretta a se. Ricambiai quel gesto affettuoso, che tanto mi era mancato. Non avevo paura di fargli del male, oramai ero abituata alla presenza di Agnes e quindi di un umano. Cominciai a singhiozzare, volevo piangere, proprio come mio padre, stava facendo in quel momento.

Desideravo con tutta me stessa, di poter fermare il tempo, assaporando quegli attimi di pura e non forzata felicità. Ma sapevo che non era possibile, io ero una vampira e… Oddio, ma Charlie sapeva cos’ero diventata? Come l’aveva convinto Edward? Cosa gli aveva raccontato?

Mi staccai dall’abbraccio, per fissare mio padre negli occhi. Charlie mi prese le mani, allargandomi le braccia, ed osservandomi attentamente.

“Sei bellissima…”, disse in fine, soffocando un singhiozzo. Non potei fare a meno di sorridere.

“Mi sei mancata così tanto Bella…”.

“Anche tu papà, non immagini quanto, ma…”.

“Perché non mi hai detto che eri viva, che stavi bene? Perché non ti sei più fatta sentire?”. Charlie, aveva cominciato a riempirmi di domande, era più che giustificato, ma io, non sapevo cosa rispondergli, ne ero a conoscenza di quanto lui sapesse di me.

Mi voltai verso Edward, in cerca d’aiuto. Nei suoi occhi vidi tanta felicità ed amore, era come se fosse rinato. Il viso illuminato da una strana luce, le labbra increspate in quel dolce sorriso, che solo lui sapeva fare.

“Sa tutto amore… Ne ho parlato con Carlisle e gli altri. Hanno tutti ammesso che fosse una buona idea, riavvicinarti a tuo padre…”, mi spiegò tranquillo.

Charlie sapeva che ero una vampira? Fissai mio padre incredula.

“Sì tesoro… Edward mi ha… raccontato tutto. Mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutto quel dolore e… Oh Bels, ma chi se ne frega! Che tu abbia i piedi palmati o un occhio solo… che tu sia umana o una… vampira… Resti sempre la mia bambina”. Disse in fine, tornando ad abbracciarmi.

Non sapevo davvero cosa dire, mi sentivo felice!

“TUUU! Cosa diavolo ci fai qui!? Esci subito da questa stanza e vai all’altare! Non ti è permesso vedere la sposa prima del matrimonio! FUORI!”. Alice entrò gridando come una pazza, cacciando Edward. Lui rise, e tranquillo, uscì dalla porta.

“Oh salve Charlie”, lo salutò gentilmente mia sorella.

Mio padre era impallidito di fronte all’ingrasso di Alice, ma se sarebbe rimasto con me, avrebbe dovuto abituarsi.

“Mamma!”, gridò mia figlia, entrando in stanza.

“Tesoro mio!”, risposi allargando le braccia per prenderla. Ma Alice, la bloccò per un braccio.

“Niente da fare piccola. Rovineresti il vestito della mamma e il tuo… Piuttosto, vai a prendere il cuscinetto con le fedi, e preparati ad entrare”.

“Mamma?!?!”, sussurrò Charlie incredulo.

“Ehm… sì papà, Agnes è… tua nipote. Io e Edward l’abbiamo adottata…”, cercai di spiegare più o meno a mio padre.

“Oh… tu quindi sei l’altro nonno?”, chiese Agnes curiosa.

Vidi Charlie concentrarsi sulla bambina, prima di spalancare gli occhi e la bocca.

“Ma quella è la bambina scom…”.

“Ok ok, tutti fuori! C’è un matrimonio che deve iniziare! Bella, Charlie, entrerete subito dopo di me e Agnes”, intervenne Alice, bloccando mio padre.

Subito dopo si voltò, uscendo dalla stanza con mia figlia.

“Papà, ti spiegherò tutto appena possibile”, promisi. Lui scosse la testa e sospirò.

“Non importa bambina mia. Vieni, e ora che il tuo vecchio ti accompagni all’altare”, disse porgendomi il braccio.

Sorrisi, ed emozionata, poggiai la mia mano vicino alla sua. La marcia nuziale cominciò a risuonare per tutta la casa, aspettammo che Agnes ed Alice entrassero, per poi seguirle a ruota. Cominciai a percorrere il lungo tappeto bianco. La sala, era piena di persone che non conoscevo, mi sentii un po’ in soggezione. Spostai lo sguardo diritto davanti a me. Ed eccolo lì, il mio amore, bello come il sole. Era fermo davanti all’altare, con un meraviglioso sorriso stampato in volto, automaticamente, lo ricambiai. Tutta la tensione ed il disagio accumulati, sparirono in un secondo.

Finalmente, lo raggiunsi. Mio padre, posò la mia mano su quella di Edward e, rivolgendoci un ultimo sguardo, si andò a sedere in prima fila, vicino ad Esme e Carlisle.

La cerimonia fu breve, ci scambiammo le nostre promesse d’amore, in mezzo agli applausi e alle urla di gioia di tutti.

Il momento che avevo odiato, era stato quello delle presentazioni. Edward e la nostra famiglia, mi avevano fatto conoscere quasi tutti gli invitati. Potevo ricordare tutti i loro nomi solo grazie alla memoria da vampira. La famiglia che conobbi con più interesse, fu quella di Denali.

Erano tre sorelle, Tania, Irina e Kate, assieme ad una coppia, Elazar e Carmen. Erano stati tutti molti gentili e cordiali, anche se Tania mi era sembrata un tantino gelosa.

“Bels? Non sono pratico di queste cose, ma credo… si ecco, insomma… Forse un ballo con… me, potresti farlo…”. Charlie interruppe i miei pensieri. Era strano che, proprio lui, mi chiedesse di ballare. Non gli era mai piaciuto particolarmente.

“Certo papà”, risposi entusiasta.

Si vedeva chiaramente, quanto mio padre fosse in imbarazzo. Si guardava continuamente attorno, e le sue guance erano rosse per la vergogna.

“Oh dai papà… Non sei mica così male”, dissi sorridendogli.

“Fai presto a parlare tu… Qui siete tutti così… perfetti”. Mi rispose a bassissima voce. Sorrisi.

“Sono contenta di averti qui papà… E grazie per…”.

“Isabella… Ti voglio bene, e sei mia figlia. Sto cercando di far passare il tempo in modo normale. Come se tutto ciò fosse… naturale. Come se nulla fosse mai accaduto. Forse sono pazzo, ma questo, secondo me, è il modo migliore per accettare il tutto e andare avanti…”. Disse Charlie, interrompendomi. Le sue parole mi stupirono, ma, pensandoci bene, aveva ragione lui.

“Posso rapire la sposa per qualche minuto?”. Edward, interrupe il nostro ballo.

“Certo, certo”, rispose mio padre, facendosi da parte.

“Nonno!”. Agnes arrivò urlando e attaccandosi al braccio di Charlie.

“Sì piccola?”.

“Giochi con me a scacchi?”.

“Scacchi?!”. Chiese mio padre stupito.

“Sì! Papà e zia Alice me l’hanno insegnato! E non farti ingannare dai miei soli sei anni e mezzo! Sono brava! Vero papà?”. Come sempre, Agnes era peggio di un fiume in piena. Mio padre si sarebbe presto accorto di con chi aveva a che fare.

“Sì tesoro… E’ vero”, le rispose Edward, accarezzandola. Mia figlia si girò soddisfatta verso il nonno e, afferrandolo per la mano, lo trascinò via con sé. Rivolsi un ultimo sorriso a mio padre, prima che la folla lo inghiottisse.

“Vieni con me. Ho un regalo per te…”, mi sussurrò Edward all’orecchio.

“Ancora?”, chiesi stupita. Avermi fatto accompagnare all’altare da mio padre, averlo fatto rientrare nella mia vita, per me era stato il regalo più grande che avesse potuto mai farmi.

Sorrise e, senza dire una parola, corse via. Subito lo affiancai, ma non era facile correre con tutto il vestito da sposa.

“Dove stiamo andando?”, chiesi curiosa.

“Seguimi e lo vedrai”. Mi rispose accelerando.

Anch’io, velocizzai il passo, per portarmi accanto a lui. Una volta abituatami, non era poi così d’intralcio il vestito. Corremmo per cinque minuti. Nessuno dei due parlò. Ci limitavamo a fissarci, di tanto in tanto. La nostra meta finale, con mia grande sorpresa, fu la spiaggia. Edward mi bloccò pochi metri prima della sabbia.

“Ora chiudi gli occhi… E non sbirciare”. Disse, avvicinandosi a me e coprendomi la vista.

“Ok, ma fai presto…”. Risposi impaziente di sapere cosa mi stava nascondendo.

Tenendomi le mani sugli occhi, mi diresse a nord della spiaggia, facendomi nuovamente entrare nel bosco.

“Ecco, ora stai ferma qui, e non guardare fino a quando non te lo dico io”. Disse all’improvviso, allontanandosi da me. Sorrisi, ma non dissi nulla.

Un secondo dopo… “Apri gli occhi amore…”.

Lentamente, feci come mi aveva detto. Osservai il paesaggio attorno, eravamo al limite del bosco, di fronte al mare. All’inizio non vidi nulla di particolare, fino a quando, non spostai lo sguardo alla mia desta. In mezzo ad un arco di rami, ricoperti da delicate foglioline, c’era un enorme altalena. Le corde che la reggevano erano legate agli alberi e ricoperte di fiorellini rosa.

Mi avvicinai, senza dire una parola, troppo sorpresa per riuscire a parlare. Allungai una mano, per sfiorare con le dita, il delicato seggiolino di legno. Sopra ad esso, c’era incisa una piccola frase:

You are my destiny…”.

Sentii gli occhi pungermi.

“Ti piace?”, mi chiese mio marito, ansioso di conoscere i miei pensieri.

“Edward è… meravigliosa. Non ho parole… Grazie”, sussurrai emozionata. Lui mi sorrise e, battendo una mano sul seggiolino, m’indicò di sedermi. Mi accomodai sull’altalena, poggiando le mani sulle corde.

“Reggiti!”. Ebbi solo il tempo di sentire, prima che Edward mi desse una forte spinta, facendo ondulare l’altalena. Fu una sensazione fantastica, sentire il vento sfiorarmi il viso, accarezzarmi i capelli. Mi sembrava di volare, ed io, mi sentivo felice. Senza motivo, cominciai a ridere, inebriata da quella situazione magica.

Dopo pochi minuti, poggiai i piedi a terra, fermando quel dolce dondolio.

“Vieni”, dissi ad Edward, facendogli spazio accanto a me. Si sedette e, lenti, cominciammo a dondolarci, tenendo i piedi a terra. Poggiai la testa sulla sua spalla.

“Ti ho già detto che sei splendida?”, mi chiese, lasciando una scia di baci lungo il mio viso.

“Almeno un centinaio di volte”, risposi sorridendo.

“Mmm… Solo cento? Allora mi vedo costretto a ripetertelo signora Cullen... Sei splendida”.

Alzai la testa dalla sua spalla, per fissarlo negli occhi.

“Edward, grazie per i meravigliosi regali. Per mio padre, per l’altalena. Grazie, perché mi hai reso la donna più felice del mondo e… Perdonami, per tutto il male che ti ho fatto. Credimi, non potrei mai essere più felice di così… Ti amo”. Le parole mi uscirono spontanee, senza nemmeno pensarci, pure, provenienti dal mio cuore. Lui, si alzò, facendo spostare anche me.

“Questa frase…”, disse, passando le dita sull’incisione del seggiolino. “L’ho incisa, affinché avesse un significato ben preciso. Prima di conoscerti, non credevo nel destino, pensavo che fossimo noi, con le nostre decisioni, ad influenzare la nostra vita. Ed in parte, è vero. Ma se non fossero accaduti una serie d’eventi, spiacevoli e non, noi non ci saremmo mai conosciuti. Tu sei il mio destino, perché, su quel misero pezzo di carta, che solo Dio può leggere, c’è sempre e solo stato il tuo nome, il tuo volto. Tu eri e sei, lo scopo della mia vita… Ti amo Isabella… Ti amo con tutto me stesso”. Furono parole forti, profonde. Parole che mi colpirono e lasciarono senza risposta. L’unica cosa che potei fare, fu baciarlo, trasmettendogli così tutto il mio amore, la mia passione. Subito dopo, ci voltammo verso la spiaggia, ad osservare il tramonto. Il cielo era rosato, con qualche sfumatura azzurrina, il sole proiettava i suoi raggi sul mare. Un solo fascio di luce attirò la mia attenzione. Era l’unico separato dagli altri, proiettava il suo riflesso, più lontano. Una leggerà e piacevole brezza si alzò, e fu in quel momento che accadde…

Il volto di Jacob apparve all’interno del raggio solitario, più splendente e sorridente che mai.

Veglierò per sempre su di voi… Addio.

Sorrisi. Non mi sentivo triste, né affranta. Mi aveva appena salutato, per l’ultima volta. Finalmente aveva compiuto la sua missione. Ora, era libero di andare in qualunque posto le fosse stato predestinato. Aveva ottenuto ciò che voleva, vedermi di nuovo felice e serena. Sì, perché ora, ne ero certa, Edward era tutto quello che desideravo, lui era… Il mio destino… Colui con il quale, avrei diviso il resto della mia eternità.

“Addio…”. Sussurrai. Ponendo così fine, a quella lunga e tormentata vita, fatta di insicurezze e indecisioni. La parola fine, non mi faceva più paura, per me, non significava più la sconfitta o la perdita… Perché il finale, era solo un nuovo inizio.

 

 

The End…

 

 

 

 

Eccoci giunti alla fine anche di questa storia. Come già sapete, non è stato facile finirla, ma cmq ce l’ho fatta, e questo, solo grazie a voi. Mi avete supportata, commentata e soprattutto, avete pazientato, senza mai lamentarvi. Un Grazie infinito a TUTTI voi. A chi mi scriveva, a chi semplicemente mi leggeva senza commentare.

Un MEGA grazie, alla mia patatina fritta, che mi ha consigliata, ed ha ascoltato le mie lamentele. Un grazie speciale anche a Lisa, che ha betato ogni mio capitolo. Semplicemente, un GRAZIE generale e detto con il cuore a tutte coloro che hanno amato e apprezzato questa mia storia. Con la speranza di risentirci presto, vi mando un grosso grosso bacio e abbraccio.

Amalia.

 

  
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