“Un concerto!?” esclama Yuna.
In sala pilotaggio Rikku ha
appena esposto la sua idea e sembra garbare a tutti, fuorché alla diretta
interessata che fissa paonazza la cugina. E’ davvero una canzone quello che
serve per arrestare la furia dei membri delle Leghe?
“Ma certo!” irrompe Fratello con
movimenti degni di un contorsionista. “E’ un’idea ultra-sensazionale! Tutti
resteranno talmente colpiti dalla tua voce e dalla tua bellezza che non
penseranno ad altro! Figuriamoci se dopo la vista divina di Yuna soubrette
pensano ancora di guerreggiare!” L’eccitazione di Fratello mi fa vergognare per
lui...
“Non è per Yuna che smetteranno
le lotte, idiota! Si tratta di colpirli con le parole, l’arma migliore che
esiste al mondo!” Scuote la testa e con lei ondeggiano i capelli dorati. Poi si
rivolge a Yuna “Comunque è solo una proposta, Yunie, se non te la senti
penseremo a qualcos’altro”
“Ecco...io...”
“Hai tutto il tempo per
pensarci” dice Paine “Se è una scelta che ti mette in difficoltà, allora non
farlo. E comunque non è nemmeno detto che funzioni. Però sai...tentar non nuoce,
come si suol dire, e se l’impresa riesce grazie a te Spira otterrà un po’ di
pace, se pur temporanea.”
Segue qualche minuto di
silenzio. Tutto sommato, forse a me conviene che si faccia questo concerto. Sarà
una sorta di diversivo: mentre tutti saranno intenti a guardare Yuna cantare,
nessuno baderà a me e io potrò mandare avanti il mio piano tranquillamente. Mi
sembra una grande idea.
“Lo faccio” dice Yuna decisa.
Non potevo chiedere di meglio. Tutti fissano la ragazza con un misto di sorpresa
e contentezza anche se credo si aspettassero una risposta affermativa. Dopotutto
se si tratta di aiutare gli altri, quella ragazza non si tira mai indietro.
“SIIII! SARA’ UN EVENTO
ECCEZIONALE!!” Oh, si che lo sarà, Fratello.
“Grande, Yunie! Bene! Quando
cominciamo i preparativi?”
“Anche subito, direi” dice Paine
a Rikku –Ah! Ogni volta che pronuncio il suo nome mi viene la solita fitta al
petto, maledetto Gippal!- “Dobbiamo trovate Tobli. Lui ci aiuterà ad organizzare
il tutto.”
“Lo troverete al Fluvilunio.”
dice il piccolo Shinra. Fratello ritorna saltellando ai comandi dell’aeronave,
mentre Paine e Rikku incoraggiano l’ex invocatrice che sembra sempre meno decisa
ad esibirsi in pubblico.
Che atmosfera che c’è qui
dentro. Questo clima di famigliola felice mi nausea. Tutti stanno li a consumare
il loro poco tempo prezioso che gli rimane nei preparativi di un misero
concerto, come se fosse la cosa più eccitante al mondo. Ridete, scherzate,
collaborate più che potete adesso, perché forse è l’ultima volta che riuscirete
a farlo.
Resto in piedi in un angolo,
appoggiato con la schiena e un piede alla parete e le braccia portate alla nuca
quando lo sguardo mi cade sulla ragazza bionda intenta a parlare con Yuna. Mi
scopro fissarla dalla testa ai piedi, godendomi ogni parte di quel corpo così
bello, così perfetto, arrivando persino a desiderare accarezzare la sua pelle
morbida mentre la vedo sorridere così come sta facendo adesso. Sarebbe un vero
peccato che tale bellezza venis…
Volto improvvisamente la testa
alla mia destra, lontano dall’immagine di Rikku, tenendo gli occhi serrati.
Smettila, bastardo! Non
riuscirai ad impietosirmi, esci fuori dalla mia testa!
La MIA testa, vorrai dire.
Qui l’intruso sei tu, Shuyin. E poi io non stavo facendo niente, volevo solo
vedere lei, al resto hai pensato tu.
La rabbia ritorna a ribollirmi
dentro. Con Gippal che di tanto in tanto si risveglia nella mia mente, le cose
diventano più difficili di quanto pensassi. Devo liberarmi in fretta di Rikku,
senza dover aspettare di raggiungere Vegnagun.
Ah! Che dolore alla testa!
Credo che io sia più forte
del previsto, eh?
Premendomi le tempie raggiungo
la porta della sala pilotaggio, incazzato nero. Avevo sottovalutato il fattore
Gippal.
“Maledizione!” impreco dando un
calcio allo stipite. Improvvisamente sento silenzio alle mie spalle ma, con gli
occhi di tutti puntati addosso, esco lo stesso dalla sala senza voltarmi.
Raggiungo una cabina qualsiasi e mi chiudo la porta alle spalle, sbattendola
violentemente.
Sono davvero furioso. Ma stai
certo che non sarà un ammasso di pensieri senza forma a fermarmi. Mi hai
sentito? Tu non sei niente, NIENTE!
Scaglio un altro calcio potente
al comodino accanto al letto, tanto da farne fuoriuscire i cassetti e il loro
contenuto. E proprio da uno di questi rotola sul pavimento fino a fermarsi
proprio ai miei piedi una piccola palla luminosa. La curiosità comincia a
sostituirsi all’ira, così prendo la sfera fra le mani e la osservo attentamente
all’interno. Tra il ronzio dell’interferenza che disturba l’audio, riesco a
distinguere alcune parole dette da una persona difficilmente riconoscibile
all’interno di quel piccolo spazio rotondo. Il video all’interno della sfera
mostra un ambiente cupo e inquietante che ha un non so che di familiare.
“Non ho fatto nulla di male!
Volevo solo salvare l’invocatrice!” grida il ragazzo dalla sfera .
Improvvisamente mi si crea un
groppo alla gola. Quelle parole, quella voce...quella persona...
SONO IO.
Di fronte a questa realtà, di
fronte alla consapevolezza che questa gente possiede qualcosa di mio conservato
per più di mille anni, che questa gente mi conosce, mi cerca, mi vuole
probabilmente rispedire nell’Oltremondo e farmi tacere per sempre, il mio corpo
ha un fremito e io muoio dall’improvvisa voglia di sterminare, fare a pezzi
questi uomini schifosi che mille anni fa mi hanno privato della persona più
importante della mia vita uccidendola davanti ai miei occhi. Che nessuno su
questo misero pianeta si permetta di vivere felice. Nessuno.
La porta della cabina cigola
dietro di me e Yuna fa il suo ingresso nella stanza. Io mi volto verso di lei
con aria cupa.
“Che fai nella mia cabina?”
chiede lei, mantenendo sempre quel suo caratteristico tono gentile. Poi posa lo
sguardo sulla sfera che tengo in mano e sospirando chiude la porta. “Non
dovresti frugare tra i miei cassetti, sai?”
Io non le rispondo. Lei continua
a vagare con lo sguardo fra la sfera nelle mie mani e i cassetti del comodino
rovesciati sul pavimento. Poi si accomoda sul suo letto seduta accanto a me.
“Cosa c’è che non va?” chiede
pacata. Io continuo a non risponderle. Sento solamente una strana sensazione nel
mio corpo, nuova, non più distruttiva: adesso mi lascio trasportare dal sollievo
che provoca in me questa ragazza, dalla pace che mi porta dentro. Come è
possibile che due sentimenti opposti possano susseguirsi uno dopo l’altro
nell’arco di un minuto? Perché mi succede questo, perché non riesco più a
controllare quello che provo?
“Prima sei uscito dalla sala
pilotaggio in modo un po’…uhm…violento. Cosa ti turba?”
Eh...Cosa mi turba? Ormai non lo
so nemmeno io. Vabe, ovviamente la presenza di Gippal nella mia testa occupa il
primo posto in classifica. Poi c’è Rikku, quella dannata, che aiuta Gippal a
riprendersi possesso della sua mente. E adesso ti aggiungi tu, che mi fai questo
strano effetto non appena ti sto vicino. Poi c’è anche il fatto che devo trovare
il modo di farmi condurre da Vegnagun e attuare la mia vendetta contro il genere
umano, ma con tutte queste cose che ho per la testa adesso, non riesco a
controllarmi. Questa situazione mi sta travolgendo, maledetto Gippal.
“Niente” le rispondo alla fine.
Mi volto a guardarla e per la prima volta incrocio il suo sguardo così vicino.
Mi paralizzo.
Quello sguardo, quell’espressione.
“Lenne...”sussurro.
Lei distoglie subito gli occhi
dai miei, come se fosse andata troppo oltre. Guarda ora la sfera che tengo
ancora in mano.
“Sì, si chiamava proprio così l’invocatrice
di cui parla il ragazzo nella sfera. Quella sfera è la prima che mi mostrò Rikku
il giorno che decisi di diventare cacciasfere. Mi ero illusa che quel ragazzo
potesse essere lui. D’altronde gli somiglia così tanto...” gli occhi
ancora fissi sulla sfera le diventano presto lucidi.
“Di chi parli?” Chiedo io. Lei
sospira profondamente.
“Di un sogno svanito.” Si alza e
fa per prendere la sfera, ma il contatto delle sue mani con le mie ci fa
sobbalzare all’improvviso. Istintivamente ritraiamo le nostre mani, mentre la
sfera cade per terra e rotola fino all’altro lato della stanza. Yuna evita
volutamente il mio sguardo e, rossa in volto, esce velocemente dalla cabina. Io,
con ancora la pelle d’oca, rimango immobile mentre ripenso a quella ragazza che
per un momento avevo chiamato Lenne.
Com’è possibile che una
stupidissima ragazza come tutte mi abbia ricordato Lenne? Com’è possibile che io
abbia scambiato per un attimo una qualsiasi con la persona che è stata la mia
ragione di vita mille anni fa e per la quale ancora adesso vivo qui su Spira?
Non me lo perdonerò mai. Non devo mai più avere questi attimi di debolezza, che
idiota che sono stato.
Sei umano.
Non azzardarti nemmeno a pensare
di paragonarmi a esseri spregevoli come voi. Io non sono più umano.
Stai tentando di uccidere
tanta gente innocente. Chi è più spregevole fra me e te?
Voi umani siete tutti uguali e
tutti ugualmente colpevoli. Non esistono innocenti.
L’unico colpevole qui sei tu.
Ti macchierai del sangue di milioni di persone, di donne, di bambini. Ti credi
di essere la giustizia, ma in realtà sei solo un assassino.
Io sono la voce di tutte quelle
anime che non trovano pace nemmeno nell’Oltremondo.
Pensi che la tua Lenne
vorrebbe che ti trasformassi in un mostro proprio come quelli che vi hanno tolto
la vita?
“NON OSARE NOMINARLA! Tu non sai
proprio niente, di noi, NON SAI NIENTE!!” Al suo nome, non capisco più niente.
Preso dalla furia, scaravento tutto per aria, il comodino, la sedia accanto alla
scrivania, e tutte le cose appoggiate sulla scrivania stessa. Tutta la cabina a
soqquadro, mentre mi perdo in un urlo pieno di rabbia e tormento. Fortuna che mi
sono spostato nella mia cabina, o Yuna me ne avrebbe dette quattro. Rimango
così, ansimante in ginocchio dopo aver semidistrutto tutto.
Lenne…cosa abbiamo fatto di male
per meritarci questo?
Mi butto sul letto, forse
l’unica cosa rimasta intatta, esausto.
-------Angolo Autrice------
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