aaa 1
CIAO MIEI CARI,
SE VI STATE CHIEDENDO SE SONO IO.... SI SONO PROPRIO IO.
LO SO, HO APPENA CONCLUSO FATE OF LOVE, HO AMORE PLATONICO IN CORSO, E GIA' MI CIMENTO IN UN'ALTRA.
MA QUESTO CAPITOLO ERA PRONTO E
PURTROPPO HO DATO RETTA A LUISINA (ho sognato -.-) ED E' USCITA QUESTA
STORIA DIVERTENTE. IO VOLEVO FERMARE IL MIO CERVELLINO PAZZO MA NON SO
DOVE POSSO COMPRARE UN SEMAFORO PER LA MIA TESTA...
I PERSONAGGI SONO TUTTI UMANI.
SPERO SOLO CHE POSSIATE TROVARLA INTERESSANTE.
VOLEVO COMUNICARE INOLTRE CHE L'IMMAGINE BELLISSIMA DELLA STORIA L'HA
CREATA LA MIA CUCCIOLA SPECIALE LAU_TWILIGHT. GRAZIE TESORO, SENZA DI
TE NON SAPREI COSA FARE.
CAPITOLO 1
Pigiai il pulsante di richiamo per l’ascensore nell’atrio
condominiale. Finalmente rincasavo dopo un’intensa giornata lavorativa. Adoravo
ardentemente il mio lavoro di giornalista per uno dei più ricercati quotidiani
di tutto lo stato di Washington, il Daily Sun. Avevo lavorato duramente come
semplice stagista per i primi due anni. Ora, invece, ero una delle reporter più
citate e famose di tutta Seattle. Le porte dell’ascensore scivolarono
lateralmente. Vi entrai e premetti il numerino cinque per salire al quinto
piano. Con un sottile scampanellio le porte dell’ascensore si aprirono
nuovamente rivelando ai miei occhi un pianerottolo caratterizzato da muri
giallognoli. Avanzai fermandomi innanzi alla porta del mio appartamento.
Abbassai il capo cercando all’interno della mia borsa – molto simile a quella
di Mary Poppins- le chiavi di casa. Nel frattempo che la mia mano vagava
all’interno col tentativo di portare a termine quell’ardua impresa, sebbene
fosse un gesto quotidiana, il mio sguardo si posò sulla piantina posta accanto
alla porta di casa: un regalo di Renèe. Aveva le foglie gialle e secche. Da
quanto tempo non la innaffiavo? Scossi il capo sconsolata: non mi sapevo
prendere cura nemmeno di una semplice piantina. Ero priva di pollice verde. Finalmente
trovai le chiavi. Inserii la più grande nella serratura e dopo una lotta
all’ultimo scatto la porta si aprì.
Accesi la luce dall’interruttore e lanciai la borsa sul
divano. Avanzai verso il tavolo da pranzo poggiando su di esso la posta ma uno spicchio
rosa pallido catturò la mia attenzione. Spostai le altre lettere prendendo tra
le mani quella intenzionata. L’aprii estraendo un foglio color avorio. Era
ruvido al tatto; sembrava carta di riso. Lo schiusi.
Kate Denali - Garrent
Nomadi
Annunciano il
loro matrimonio
Che si terrà
il 17 Luglio, 2009
Alaska, Anchorage
Strabuzzai gli occhi quasi fuori dalle orbite. Sotto in
matita c’era una piccola, dannata nota che mi fece quasi uscire di senno.
Cuginetta cara, naturalmente tu
sarai una delle damigelle per cui, ci vediamo tra due giorni. Baci, le tue
adorate cugine.
Adorate… sì, così ‘adorate’ da rovinarmi ogni periodo estivo
per diciannove anni della mia vita.
Forse stavo sognando; questo doveva essere senza ombra di
dubbio uno dei miei peggiori incubi. Chiusi gli occhi auspicando con tutta me
stessa che nel riaprirli dopo avrei trovato tra le mie mani una bolletta. Avrei
accettato gioiosamente anche la più salata con un importo composto da ben tre
cifre. Ero disperata. Totalmente disperata. Schiusi lievemente un occhi
riducendolo ad una piccola fessura. Abbassai timorosa il capo in direzione
della lettera e…
“Diamine!” Imprecai ad alta voce. Cosa avevo fatto di tanto
sbagliato nella mia vita per ricevere una cosa simile?! C’era una solo cosa da
fare. Avevo bisogno di una consulenza professionale.
Afferrai le chiavi dal tavolino costeggiante il corridoio
principale ed uscii repentinamente di casa chiudendomi la porta alle spalle. Guardai
la spia luminosa dell’ascensore: era fermo al pianerottolo. Non potevo aspettare
così tanto tempo. Scesi velocemente le varie rampe di scale evitando per
miracolo dei ruzzoloni. Arrivai trafelata e ansante al secondo piano. Respiravo
con fatica. Mi ritrovai innanzi ad un porta in legno massello. Su di essa vi
era una targa con su scritto ‘Cullen’. Mi attaccai impetuosa al campanello.
Poco dopo la porta si spalancò.
“Che diamine-“ Edward si bloccò sgranando gli occhi notando
il mio affanno. Perché questo ragazzo diveniva ogni giorno sempre più… più… più
di tutto?! Ogni volta che intaccavo nei suoi occhi verde smeraldo il mio cuore
perdeva un battito e in quel momento, totalmente boccheggiante, non era affatto
una gran cosa. “T-tua sorella?” Balbettai con l’effimero fiato restatomi nei
polmoni. Indicò con un cipiglio dubbioso in viso la cucina. Ringraziai col capo
precipitandomi nella stanza indicatami. Alice, la mia migliore amica formato
folletto, era impegnata in una comunicazione telefonica e, dal tono mieloso
adottato, dall’altro capo doveva esserci senza ombra di dubbio il suo fidanzato
Jasper. Si accorse della mia presenza e con una mano mi liquidò indicandomi una
sedia. Mi accomodai gettando, probabilmente con troppo vigore, la lettera sul
ripiano della cucina. Stesi le braccia sul tavolo e vi nascosi il viso. Perché
capitavano tutte a me?!
“Si, amore… stasera ci vediamo.” Pigolò Alice dolcemente.
Improvvisamente cacciò un urlo disumano. Sobbalzai scattando su il capo
spaventava. Ma era forse impazzita?!
No, fortunatamente no. Il suo gesto era stato assolutamente
legittimo. Tra le mani aveva l’invito di nozze. Al sol pensiero venni
interamente percorsa da brividi di disgusto. Ci mancava solo la nausea.
“Jazz, ti richiamo tra poco. Ho un piccolo problema con
Bella.” Disse Alice chiudendo direttamente la conversazione, probabilmente
senza ascoltare la risposta del povero fidanzato.
L’espressione del suo viso era di mero sbigottimento eco
della mia. “Kate e Garrent?” chiese storcendo il naso disgustata.
“Alice…” piagnucolai disperata.
Lei continuò a leggere l’invito e rigirarsi la lettera tra
le mani. “Cribbio! Sei una delle damigelle!” Gettai mollemente il capo sul
tavolo battendoci con la fronte. Avrei preferito andare mille volte al
patibolo.
“Bella.” Quel suo tono fu alquanto preoccupante. “Hai letto
il retro della lettera? Cosa hanno scritto nella parte indirizzata al nome del
destinatario?” Sbuffai sonoramente. “Il primo dispetto di una lunga serie
scrivendo il mio nome per intero aggiungendo inoltre anche il secondo, giusto?”
Alice scosse il capo. “Isabella Marie Swan e…” tirò un
grosso respiro, …‘fidanzato’”
“Merda!” Esclamai scattando in piedi.
“Chi è questo fantomatico fidanzato del quale la tua
migliore amica non è a conoscenza?”
“L’avevo inventato.” Sbuffai facendo roteare gli occhi verso
l’alto. “Ero andata a trovare Renèe e misteriosamente c’erano anche loro. Mi
avevano insultato tante di quelle volte affibbiandomi il nomignolo di ‘zitella
acida’ che per disperazione ho mentito dichiarando di avere un compagno.”
Alice si passò una mano tra i capelli. “Sai cosa vuol dire
questo?”
“Che darai la triste notizia della mia morte prematura?”
Dalle labbra della mia amica sfuggì una risata amara. “Che
hai l’obbligo di andare con il tuo ‘fidanzato’”
Aggrottai la fronte. “Alice, vorrei ricordarti che questo
fidanzato non esiste.”
Lei di rimando sbuffò come se fosse lei quella in difficoltà, e non la sottoscritta. “Bella, hai una
vaga idea di cosa possa accadere se non ti presenti a quel matrimonio con un
ragazzo?”
In quel preciso istante ebbi un’irrefrenabile voglia di urlare.
“E cosa dovrei fare, eh?” Replicai infervorata. “Dovrei pubblicare un annuncio
sul Daily Sun, AAA CERCASI FIDANZATO MOMENTANEO?”
“Perché, ci sono anche questi annunci su quel quotidiano?”
La voce inaspettata di Edward mi fece sobbalzare; il cuore parve
schizzare fuori dal petto. Alzò un sopracciglio. “Sono così brutto da
spaventarti?”
Edward Cullen: bello, affascinante, estroverso e… ahimè,
maledettamente strafottente. Dal nostro primo incontro aveva sempre avuto
questo atteggiamento nei miei confronti: affabile e strafottente all’ennesima
potenza. Spesso, anzi molto spesso, ci stuzzicavamo.
“Bella, l’idea non è male.” Rispose Alice con un ghigno
divertito.
“Sono disperata.” Biascicai poggiando la fronte allo stipite
della porte. “Pagherei perfino mille dollari per trovare una soluzione.” E
purtroppo questa non c’era. Dovevo andare a quel dannato matrimonio e subire le
ingiurie delle mie cugine.
“Ho un idea.” Esclamò guardando prima me, poi il fratello.
Cosa diamine aveva in mente? Allungò le braccia con i palmi della mani all’insù
facendole oscillare dall’alto verso il basso per tutta la lunghezza del corpo
scultoreo di Edward, come se stesse mostrando ad alcuni acquirenti la bellezza di
un prodotto in vendita.
Oh, no. No, e ancora no.
Portai un dito all’altezza della tempia. “Ti sei lambiccata
il cervello?” Scossi il capo risoluta. “No, assolutamente no.”
“Potrei capire anch’io se non vi dispiace?” Disse Edward
ignaro della mente subdola della sorella.
Mimai in direzione di Alice una chiusura lampo sulle labbra;
una lampante minaccia della quale se ne infischiò deliberatamente. “Abbiamo
trovato il fidanzato momentaneo.”
“Congratulazioni.” Disse Edward. “E chi sarebbe il
fortunato?” continuò con una punta di ironia.
Alice ignorando i miei gesti omicidi mimati, come lo
sgozzamento o lo strangolamento a mani nude continuò imperterrita a parlare.
“Tu.”
Un monosillabo che fece quasi tremare il pavimento sotto i
miei piedi. Aspettai invano che si aprisse mostrandomi un fossa nella quale
avrei potuto nascondermi per il resto dei miei giorni.
“Cosa?” Esclamò Edward stralunato. A quanto pareva, non ero
l’unica a vedere il lato negativo in quella scelta.
“Suvvia, Edward. Tu sei perfetto per questo ruolo.” Disse
con ovvietà. “Bella è l’unica soluzione. Preferisti qualcun altro? Jacob, per
esempio?”
A quel nome rabbrividii. Jacob, o Jake come diavolo voleva
essere chiamato, era l’amico insistente, fastidioso, logorroico, di Edward che,
ogniqualvolta lo incontrassi, tentava inutilmente in tutti i modi di spuntarmi
una serata insieme. La mia metodica risposta? Neanche morta!
“Alice ribadisco fermamente che è una pessima idea. Edward tutto
potrebbe sembrare tranne il mio fidanzato.” Dichiarai risoluta. Che assurda
situazione!
Il fratello, punto in viso dalla schiettezza delle mie
parole incrociò le braccia al petto osservandomi con un cipiglio contrariato.
“Cosa vorresti insinuare con questo?”
Il punto debole degli uomini: l’orgoglio. Rilasciai una
leggera risatina divertita. “Edward, date le tue esperienze, non credo che tu
possa essere definito un perfetto fidanzato” Mimai delle virgolette per
sottolineare l’ultima parola.
Alice batté le mani felice come una pasqua. “Hai visto?
Bisticciate già come una coppia di perfetti neosposini.”
Alzai di scatto una mano mostrandole il palmo. “Ehi, non
esageriamo!”
“Se la tua è una sfida…” Edward fece una pausa. “l’accetto
volentieri.”
Cosa?! Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Edward che
acconsentiva? Doveva assolutamente esserci un inghippo.
“E chi mi assicura che non mi pianti in asso davanti a tutti?”
“Mille dollari.” Rispose Alice con nonchalance. “In cambio
della prestazione gli darai mille dollari, altrimenti caccerà lui la somma come
pena.”
“Lui non accetterebbe mai.” Dichiarai con uno sbuffo stringendomi
nelle spalle. Volsi il capo nella direzione di Edward. Sul suo viso c’era un
sorriso di autentica sfida. Tese la mano verso di me. “Mille dollari.” Dichiarò
risoluto con quel sorriso sghembo da mozzafiato. Lo guardai per un attimo
interminabile. Era la mia unica soluzione? Sì, purtroppo sì.
Strinsi la mia mano nella sua come a sancire un patto.
“Mille dollari.” Ripetei.
Ridacchiò. “Sarà divertente”
Sarà un disastro.
Replicai mentalmente.
“In che data verranno celebrate le nozze?” Chiese alla
sorella.
“Il diciassette luglio.”
“Perfetto.” Mi lasciò la mano incedendo verso l’uscita della
cucina. “In quel giorno sarò il prefetto fidanzato.”
Pensava davvero che fosse così semplice? Risi amaramente.
“No, amore” il mio tono si incrinò a
quel mieloso appellativo. “Noi partiamo tra due giorni. Sono una delle
damigelle ed è mio dovere trascorrere del tempo con l’adorata sposa.” Il sarcasmo era palpabile.
Edward si bloccò sull’uscio della porta. Incedette nella mia
direzione, mi afferrò un braccio e tastò le vene. “Hmm. La vena ironica pulsa
più delle altre.”
Mi liberai dalla sua presa. “Medico da strapazzo!”
Puntò i suoi occhi nei miei. “Quindi per poco più di una
settimana dobbiamo comportarci come una coppietta felice?” E figuriamoci che
ero io quella con la vena sarcastica pulsante!
“Esatto. Credi ancora che sarà divertente?”
Edward ridacchiò beffardo. “Oh si, ancor di più.”
Avevo finalmente trovato la soluzione al mio problema o ne
avevo inconsciamente creato un altro?
COM'E' STATO??
RAGAZZE/I ADESSO ENTRATE IN GIOCO VOI.
HO BISOGNO DI QUANTI PIù
NOMIGNILI POSSIBILI TRA FIDANZATI, SOPRATTUTTO QUELLI FASTIDIOSI,
ODIOSI... LI INSERIRò NEI VARI CAPITOLI. BUON DIVERTIMENTO.
GRAZIE ANCORA PER ESSERE ARRIVATI FIN QUI E PER AVER LETTO UN'ALTRA DELLE MIE PAZZIE.
|