Questo capitolo è per
Cami.
Tesoro te lo regalo col
cuore, soprattutto il Pov di Bella: non è un caso se ti
sfuggiva il motivo del suo comportamento. Qui la risposta.
CAP.14
EDWARD - The day
after- Yiruma
Direi che sono sazio
…
Quanto tempo
è passato da che ho lasciato Bella nella sua aula?
Do una rapida sbirciata all’orologio …
… Trenta
minuti!
Mmm … troppo
presto. Almeno devo far trascorrere un’ora.
Penso distrattamente. Intanto, getto il corpo della mia prima preda
alla base di un albero.
Vabbè, magari
mi avvio piano piano, senza correre. Quanto ci impiego a tornare
camminando?
Mmmm … No,
no. Ci impiegherei troppo tempo.
La discussione con me stesso sta prendendo una brutta piega. Non
è mai un buon segno quando ci si fa delle domande e ci si
risponde da soli.
Affatto.
Opto per un’altra mezz’ora di caccia, e
per una corsa classica per il ritorno.
Mi accovaccio sulle gambe e mi concentro attentamente. Mi lascio
trasportare dall’istinto, abbandonando con piacere per un
breve lasso di tempo la razionalità che mi impongo
costantemente ogni singolo giorno della mia esistenza.
Sapere cosa è giusto fare, ma propendere per fare
tutt’altro è un boccone amaro, difficile da
digerire.
E per un vampiro è quasi del tutto impossibile farlo. La
nostra natura … prendiamo ciò che vogliamo,
sempre. Anzi, facciamo in modo che ci cada tra le braccia. Tutto
ciò che siamo è in funzione
dell’attrazione della preda, di qualunque specie essa sia.
Fisso negli occhi un intrepido cervo che non solo si è
spinto fin quaggiù, ma non sembra temermi affatto. Sente
nell’aria l’odore del sangue, ma non fugge.
E’ strano.
I cervi non sono predatori nel senso classico. Il loro istinto
più forte è quello di conservazione, quello di
sopravvivenza.
Questo animale mi osserva. Ha paura, lo vedo. Ha le orecchie che
vibrano leggermente nel tentativo vano di percepire un mio respiro, o
un battito fugace del mio cuore.
Gli occhi sono dilatati, sembrano volermi passare da parte a parte.
Vuole capire cosa sono.
Vuole capire se sono innocuo, se può fidarsi a stare
lì dov’è.
No, penso
con dolore. Non sono
innocuo. Non lo sono per nessuno.
Con un balzo lo afferro.
Inclino la testa di lato. Con un lieve movimento dei denti gli recido
la giugulare lasciando che la vita l’abbandoni lentamente
fluendo attraverso le mie labbra, scorrendo giù per la mia
gola.
Chiudo gli occhi. E vedo Bella nella mia mente.
Vedo lo stesso sguardo dolce, temerario e timido al contempo.
Sono preoccupato. Sento che c’è qualcosa che la
turba perché questo sguardo è ormai velato
perennemente da un’ombra di malinconia, di tristezza.
Ma ciò che realmente mi preoccupa è il
perché non vuole parlare con me. Ormai dalle menzogne siamo
passati ai silenzi.
Non so cosa mi faccia più male. Sapere che mi ha mentito o
non sapere proprio nulla.
Mi chiedo in cosa sto sbagliando. E’ chiaro che se mia moglie
non si confida con me c’è un problema. E, forse,
quel problema sono io, le mie reazioni.
Ripenso alla mia impulsività, alla lotta che ingaggio tutti
i giorni con me stesso per reprimerla.
Impedirmi di trattenere Bella sotto una campana di vetro è
la lotta più difficile da affrontare. Perché
siamo diversi. Perché lei è umana ed io no.
Perché lei ha tutto da perdere a stare con me, mentre io ho
solo da prendere.
Perché, in fondo, penso che non meriti la condanna di essere
al mio fianco, ma non posso fare a meno di volerlo, di desiderarlo con
tutto il mio essere.
E per lei è lo stesso.
Non riesce a fare a meno di me, contro ogni logica, contro ogni
naturale istinto di sopravvivenza.
La verità, la verità … Alice ha
ragione, come sempre.
In questo momento mi è più facile vedere le cose
per quello che sono. Non devo misurarmi, non devo preoccuparmi di
sbagliare, posso far emergere le miei emozioni più nascoste.
Ho paura di perderla.
Che questo semestre a Dartmouth le faccia desiderare la luce, la vita e
non un’eternità di buio con me. Non desidero per
lei la stessa mia esistenza, ma tuttavia la ricerco in ogni modo.
Perché la amo.
L’ho vincolata a me ed ora attendo che venga il giorno in cui
sarà come me.
Lo attendo, ma lo temo anche.
Perché sarà quello il giorno che
metterò fine alla sua vita per segnare l’inizio
della nostra insieme come due esseri della stessa natura. Ed
intimamente temo che la sua tristezza, le sue lacrime di questi giorni
siano dovute al fatto che non si senta ancora pronta ad affrontare
questo sacrificio per me.
Che, dolce e sensibile com’ è, non trovi il
coraggio e la forza necessarie per dirmelo.
Maledizione,
perché non posso leggerti nella mente, Bella?
Penso strizzando gli occhi infastidito.
Mi accorgo di avere tra le mani ancora il corpo, ormai esanime, del
cervo del cui sangue mi sono appena nutrito e getto via il cadavere
lontano da me, con stizza, nervosismo.
Che essere spregevole che sono!
Guardo la mia Bella, la ammiro, la desidero.
Dico di amarla.
Eppure, vederla mentre vive una vita che prometteva di essere luminosa,
piena di gioia e di soddisfazioni, mi fa male al cuore.
Perché è tutto ciò che io, come
vampiro, non potrò mai darle.
E, nello stesso tempo, ne sono geloso. Sono geloso di questa parte di
lei che è sua e di tutti gli altri, ma che non include me.
Non lo potrà mai fare.
Io non potrò mai essere umano.
Non potrò mai passeggiare con lei alla luce del sole in
mezzo alla gente.
Non potrò mai gustare con lei un piatto prelibato, un dolce.
Non potrò mai dormire al suo fianco, parlare nel sonno come
fa lei, sognarla.
Non potrò mai piangere con lei per la gioia di stringere tra
le braccia il figlio che non potremo mai concepire.
E dico di amarla.
Le toglierò tutto ciò e dico di amarla.
E ancora, la trattengo a me.
Oh Bella,
perché ti sei innamorata di me? Penso afflitto
mentre con un movimento rapido ed aggraziato mi rialzo.
Ho lottato - solo Dio sa quanto - per impedirlo, ma è
successo.
Ormai … ormai
non sarò più in grado di lasciarti andare. Non
fino a quando vorrai restare al mio fianco.
Mi fermo un attimo.
Intorno a me solo il silenzio e i lievi rumori del bosco.
E se non volesse più stare al mio fianco? Se le mie non
fossero solo paure, ma intuizioni?
E se un giorno, magari neanche troppo lontano, dovesse volere altro
…
Finalmente, ci sei
arrivato Edward! Falla finita e mordila, impediscile di lasciarti!
La belva dentro di me proietta nella mia mente l’immagine di
Bella priva di vita tra le mie braccia. I muscoli mi si irrigidiscono,
le mie mani tremano impercettibilmente.
Scuoto il capo, non voglio, non posso pensarci.
Mi fa male anche solo immaginarlo.
Lei è l’unica mia ragione di vita, lei
è la mia vita.
Mia, per sempre
…
Quasi senza accorgermene mi ritrovo in posizione di attacco, ma
è l’istinto a guidarmi. Non sto solo cacciando una
preda.
Il respiro mi si affretta, ma lo blocco e prendo a seguire con
movimenti sinuosi e silenziosi un lupo inconsapevole.
Non si è reso conto della mia presenza, che il suo tempo qui
sta per finire.
Quando lo ghermisco, il giovane lupo si dibatte furiosamente tra le mie
mani. Lo trattengo senza sforzo, lo osservo.
E’ facile non lasciarlo andar via. Mi basta così
poco. Mi basta solo volerlo.
E quando mi chino su di lui lo faccio senza delicatezza, ma con
violenza.
Assaporo il sangue caldo che mi scorre tra le labbra, fino a discendere
giù per la gola. Come un potente intruglio curativo acquieta
il mio animo turbato, e riesco a pensare nuovamente con
più lucidità.
Lascio che l’immagine di Bella esanime abbandoni la mia mente
nello stesso momento in cui il corpo dell’animale scivola sul
manto erboso dalle mie dita contratte.
Edward stai delirando.
Tu e lei siete sposati, vorrà pur dire qualcosa? Tutti
questi dubbi e queste incertezze non fanno altro che peggiorare la
situazione.
La nostra
situazione.
Ci stiamo allontanando. Lo vedo chiaramente, è un dato di
fatto. Quando è cominciato? Perché?
E la sua tristezza … che dilania e tormenta e graffia il mio
cuore.
Incessantemente.
Senza requie.
Ogni volta che una lacrima solca il suo viso, sento tutta la
frustrazione e il peso dell’impotenza.
Stringo forte i pugni, sento quasi dolore.
Io penso che … non voglio. Voglio che Bella stia bene, stia
al sicuro.
Che sia felice, serena.
Che stia con me.
Io e lei.
Insieme.
Perché ci amiamo e l’uno senza l’altro
non siamo nulla.
Cosa devo fare? Cosa potrei fare?
Il telefono vibra nelle mie tasche.
Aggrotto le sopracciglia. E’ troppo presto …
E’ un messaggio. E’ di Bella.
-Finisco prima. Ci
vediamo alle dodici al parcheggio. Buona … passeggiata.-
Lancio uno sguardo all’orario in alto a destra del display
… le UNDICI E TRENTA?!!
Strabuzzo gli occhi.
Decisamente mi sono perso nelle mie elucubrazioni.
Scrollo il capo, mi raddrizzo e passo una mano rapidamente tra i
capelli.
Do una sbirciata veloce ai miei abiti. Senza nemmeno una piega
… perfetto.
Comincio, dunque, a correre ad un palmo da terra.
Nella mia testa ancora l’eco della mia ultima domanda
…
… Cosa devo
fare? Cosa potrei fare?
BELLA
Rieccoci alla nostra tavola rotonda.
Alla nostra riunione massonica.
Osservo i miei colleghi prendere posto. Helèna non si stacca
dal mio fianco. E’ elettrizzata, euforica.
Ognuno di noi prende i propri appunti, li sistema alla meglio,
organizza il filo del discorso.
Jensen ci osserva attento.
Io osservo attentamente i miei stivali.
Dal silenzio che cala nello studio capisco che tutti sono in attesa che
cominci a parlare.
«Bene» Jensen prende la parola «ci siamo
tutti»
Non mi sfugge il suo tono soddisfatto. Alzo gli occhi
impercettibilmente.
Sta guardando qualcosa sulla sua scrivania.
«Signori, purtroppo devo comunicavi una brutta
notizia.» piega alcuni fogli su loro stessi.
Sento che qualcuno dei presenti trattiene il fiato. Helèna
al mio fianco è una di quelli.
«”Il consiglio direttivo del Tuck’s Center for
Digital Strategies, preso nota dell’aumento
considerevole dei bilanci consuntivi del Centro, nello specifico
… bla bla bla … decreta una riduzione dei tempi
di presentazione dei lavori nell’ambito del Progetto Top Tech Toys 2002.”
» cita leggendo da uno dei fogli che ha davanti a
sé.
Silenzio.
Jensen posa i fogli sulla scrivania e ci guarda uno ad uno.
Francisco è il primo a riprendersi: «Ma cosa
c’entrano i bilanci consuntivi con i tempi di presentazione
dei nostri lavori? Ormai gli stanziamenti sono fatti, non possono
cambiare. Mese più, mese meno a loro non cambia nulla, ma
per noi è un casino»
Jensen non risponde, continua a guardarci: «Abbiamo un
mese.»
«Cosa?!» Helèna salta letteralmente dal
divanetto.
Ci giriamo a guardarla tutti.
«E’ un’ingiustizia! Così ci
boicottano!» dice quasi tra le lacrime.
Jensen si allunga con le braccia sulla scrivania:«No,
vorrebbero. Ma non ci riusciranno.»
Si passa tutte e due le mani tra i capelli, poi si massaggia gli
occhi:«Signori, devo chiedervi un grosso
sacrificio» dice, quindi «Metterò a
vostra disposizione ogni mia risorsa, ma ho bisogno di tutto il vostro
impegno e di tutto il vostro tempo. Chi non se la sente può
rinunciare in questo momento»
Silenzio.
Lascia che le sue parole ci siano ben chiare prima di
proseguire:«Lavorerò con ognuno di voi
singolarmente, ma ho bisogno che tutti vi teniate nei paraggi. Ho la
possibilità di usufruire di tre alloggi nel dormitorio del
campus. So che alcuni di voi risiedono all’esterno, e
chiaramente comprendo le difficoltà che le mie richieste vi
obbligherebbero ad affrontare. Si tratta di un mese, non un giorno di
più. Pensateci con calma.» fa una pausa e posa gli
occhi su di me per un lungo istante.
Reggo il suo sguardo e lui continua, fissandomi con
insistenza:«Consultatevi con i vostri familiari, non siate
impulsivi. Anche se sarebbe preferibile che non entraste troppo nel
dettaglio, spiegate le vostre motivazioni. Ci tengo particolarmente a
che questo gruppo rimanga intatto.»
Abbasso lo sguardo.
Si sta riferendo a me. Spera che continui a lavorare al mio progetto.
Tempo fa l’ha definito “innovativo”,
“geniale”.
Mi ha complimentata quando gli ho spiegato i concetti alla base della
mia idea.
Ha mostrato fiducia ed interesse nelle mie capacità. E mi
è parso sincero. Non sembra il tipo da perdersi in lusinghe
inutili …
«Tuttavia adesso non facciamoci prendere dallo sconforto e
continuiamo. Naturalmente, da che ho avuto questa “missiva
d’amore”, mi sono subito messo all’opera
e, con la collaborazione del Dipartimento di Ingegneria,
abbiamo selezionato due aziende che fanno al caso nostro. »
mentre parla comincia a passare un mucchietto di fogli
bianchi a Mia che si trova seduta più vicina alla scrivania
e le fa cenno di distribuirli.
Nelle mani mi arriva una lista con i nostri nomi e a fianco altrettanti
nomi di sconosciuti e relativi numeri di telefono.
Di fianco al mio c’è il nome di un certo Kyne
Joshua.
«Questi, signori miei, sono le persone che vi aiuteranno a
realizzare i vostri lavori. Ovviamente ripongo in loro la massima
fiducia, ma vi pregherei di tenere comunque gli occhi ben aperti e di
mantenermi sempre, in qualsiasi momento, informato dei vostri movimenti
e decisioni in merito al progetto.»
Continuiamo la riunione esponendo le difficoltà incontrate
ed appuntando le possibili soluzioni che Jensen ci fornisce
diligentemente, con pazienza. Mi rilasso sempre di più ogni
minuto che passa e, quasi mi dispiace quando, in fine mi accorgo che
gli altri si sono alzati. Mi alzo anch’io.
Mi volto per prendere il cappotto sullo schienale del divano e nel
farlo incrocio lo sguardo di Mia. E’ fisso su di me. Ed
è … cattivo.
Stringo le palpebre. Sinceramente ne ho le scatole piene di questa tipa.
Ma chi crede di essere?
Non c’è alcun legame che ci unisce, non
interagiamo mai … ma allora a cosa devo il suo disprezzo?
Stranamente, benché mi aspettassi un qualche tipo di
approccio da parte di Jensen, costui ci saluta tutti senza rivolgersi a
nessuno in particolare e ci congeda. Usciamo dallo studio in piccoli
gruppi.
Il nostro comprende oltre a me ed Helèna anche Francisco.
Lui parla fitto con Helèna. Discutono su chi tra loro due
è il più disponibile a lavorare anche di notte
pur di far andare in porto il proprio progetto per il Tuck.
Io mi perdo nei miei pensieri.
Credo che Edward non sarà entusiasta di questa cosa.
Affatto.
E, forse, in questo momento la mia salute è ancora troppo
cagionevole per richiedere un impegno di tal genere al mio organismo.
Lui si preoccuperebbe troppo e non avrebbe tutti i torti.
O almeno penso.
Chiaramente ormai sono diventata solo un peso per lui. Alla mia
già onnipresente goffaggine si è aggiunto adesso
anche uno stato di salute precario. Sono proprio al completo. Non
c’è che dire.
E se … se accettassi di venire al dormitorio qui al campus
…
Se riuscissi a convincere Edward che sarà solo una
sistemazione temporanea, che stando al campus eviterei i continui
spostamenti in auto, e che ne trarrei beneficio?
Non
funzionerà,Bella. Ti si seccherà la gola a furia
di pregare e scongiurare, ma non accetterà mai.
Mi sussurra la mia vocina interna.
Però potrei provare.
Mi allontanerei da Rosalie, non sarei più costretta ad
evitarla come se fossi un’appestata come ho fatto in questi
giorni.
Libera.
Per un mese intero. Senza più l’ansia di poter
fare qualcosa che la turba, di poter innescare un’altra
reazione come quella di tre giorni fa.
Tre giorni fa …
Le parole sentite mi bruciano ancora, come se le avesse pronunciate
ieri.
Non mi vuole qui. L’ha detto così
chiaramente!
Ok, ti allontani da
Rose, ma con Edward come la metti? Come farai a stare lontana anche da
lui, che è la tua aria, la tua forza, la tua luce, il tuo
… mondo? La mia vocina interiore si
è fatta impertinente, canzonatoria.
“Indifferente … ben altri pensieri per
la testa …”
Quelle sono le parole che davvero mi hanno spezzato il cuore. Ed
è stato lui a pronunciarle.
Ho rivissuto la scena a ripetizione in questi giorni, riascoltato nella
mia mente le sue frasi centinaia di volte. Ho cercato di darmi una
spiegazione, di dare loro un significato diverso da quello che sono. Ho
lottato contro la mia labile memoria di umana cercando di ricordare di
aver ascoltato anche una sfumatura, una particolare inflessione della
voce che mi era inizialmente sfuggita. Qualcosa cui potersi aggrappare,
con le unghie e con i denti per giustificare ancora la mia presenza
accanto al mio angelo.
Ma in cuor mio so che non c’è nulla di reale, di
inoppugnabile che mi tenga legata a lui. Un matrimonio, certo. Ma cosa
è se non un vincolo formale quando uno dei due non sente
più la stessa urgenza dell’altro?
In questi tre giorni è lentamente emersa in me una certezza
sopita nei meandri del dolore e del tempo.
Non le ho mai dato voce, non l’ho mai ascoltata davvero.
L’ho ricacciata nel mio inconscio con prepotenza, ogni volta
che tentava di fare capolino nella mia consapevolezza.
Cosa ci ha unito da che eravamo lontani? Cosa ci ha spinto
l’uno nelle braccia dell’altro?
L’amore?
Amore … sì, per me c’è
sempre stato amore. Anche quando lui mi ha abbandonata. L’ho
continuato ad amare, l’avrei amato per sempre. Per amore ho
quasi rischiato di morire. Più di una volta.
E lui?
Mi ha amato un tempo, lo so, voglio crederlo. Ma poi … poi
cosa è successo? Adesso cosa succede?
E’ come se Edward avesse fame di me.
E una volta saziata la fame, rimane una specie di indigestione. Quel
senso di fastidio che ti spinge nell’esatto opposto rispetto
alla fonte di piacere.
Così solo posso spiegarmi la sua diserzione della nostra
camera da letto, il fatto che Alice mi accompagni al college e che lui
mi lasci sempre più spesso sola. Il fatto che ormai non gli
interessi più la mia trasformazione, ma che nella sua testa
ci siano “ben
altri pensieri”.
Pensieri che non sono io.
La fame è stata saziata.
Gli rimane il senso di responsabilità.
Mi fermo un attimo, appoggio la mano sullo schienale di una poltrona
nel corridoio, per sostenermi.
Ecco, l’ho detto.
Rimane con me per senso di responsabilità, perché
sente di dovermi qualcosa, di dovermi ripagare per ciò che
gli ho donato, per il mio amore.
E, poi, quel giorno l’ho pregato. Di fare l’amore
con me.
Come un cane che annaspa in un fiume cercando di raggiungere una riva
che non esiste, quella riva che ha nome Amare ed Essere Amato.*
Così, l’ho amato. Con disperazione, con dolore,
con affanno.
L’ho ammirato, adorato.
Ho cercato di imprimere a fuoco nella memoria il suo odore, il gelo
della sua pelle, la sensazione del tocco delle sue dita sul mio corpo.
Ho sfiorato il suo con venerazione, meravigliandomi una volta di
più della bellezza, della magnificenza, della assoluta
… perfezione esposta ai miei occhi increduli ed indegni.
Perché in fondo è come se dentro di me
l’avessi sempre saputo.
Prima o poi ci sarebbe stata un’ultima volta.
Fare l’amore con lui è stato come combattere
contro i Mulini a Vento, come cercare il sacro Graal …
L’angoscia più disperata, la ricerca
più ardua, il dolore più profondo: ed
è il tentativo di evitare che nella mia memoria rimanga solo
la cenere dei ricordi.
Sussulto come una ladra colta in flagrante quando mi sento sfiorare la
spalla con una mano.
E’ Helèna. Mi guarda preoccupata.
«Ehi Bella, è tutto a posto?».
Sbatto le palpebre e la vedo vicino al mio fianco, Francisco qualche
passo più oltre.
Un’ondata di nausea mi travolge, ma abbozzo un sorriso ed
annuisco con gli occhi, nemmeno con la testa.
Helèna aggrotta le sopracciglia e mi passa un braccio sotto
il gomito: «Vieni, parlando con Francisco mi è
venuta un’ottima idea»
La seguo, pensando distrattamente che devo avvertire Edward
dell’anticipo della fine della mia giornata universitaria e
che le ottime idee di Helèna, non so perché, mi
incutono sempre un certo timore …
NOTA
DELL’AUTRICE:
* Citazione
tratta da “Lettera a un bambino mai nato”
– Oriana Fallaci.
Se non l’avete
fatto ancora (!!!) LEGGETELO. Penso che sia uno dei libri
più struggenti che abbia mai letto in tutta la mia vita. E
ne ho letti tanti.
Perdonate la mia leggerezza, ho dato per scontato un po’ di
cose che per i “non addetti ai lavori” non sono
così ovvie. Allora Carlisle ha fatto tre prelievi a Bella e
non ha capito cosa abbia, perché sta facendo delle indagini
generiche. Se si vuole conoscere un’eventuale stato di
gravidanza è necessario effettuare altre indagini
più specifiche: un test sulle urine (i comuni test in
farmacia funzionano così) e per la sicurezza si effettua un
dosaggio nel sangue di un ormone che si chiama Beta-HCG.
I dosaggi ormonali di
questo tipo non sono un passaggio di routine, ma sono esami diretti.
Cioè non si indaga su questo tipo di ormone se non si
sospetta una gravidanza e direi che in casa Cullen nessuno si
aspetterebbe una cosa del genere considerando che credono che i vampiri
non possano procreare.
Quindi Carlisle non si
è rimbambito, ma non lo sfiora neppure (per ora) il pensiero
di una tale eventualità.
Un
po’ per tutti: la famosa discussione tra Alice e
Rose … io gli indizi li ho messi sparsi in giro (nel
capitolo stesso), ma voi dovete anche leggere un po’ tra le
righe. Edward non ne fa mai menzione (eccetto che nella prima frase del
suo Pov nel capitolo incriminato, il 12), ricordate che ha detto che la
cosa gli è del tutto indifferente e che ha altri pensieri
per la testa (per questo non ne trovate traccia nel suo Pov, non
è che sono smemorata!). Per Bella è diverso: in
lei c’è traccia dell’accaduto
perché lei ha tratto le sue deduzioni autonomamente ed il
suo cervellino sta lavorando, lavorando, lavorando … Per ora
posso dirvi solo questo. Spero che qualcosa vi sia più
chiaro …
Ragazze siete argute! E
siete più sadiche di me!!! Avete fatto bene i conti: uno
più uno = Bella si trasferisce da Helèna, ma
sulle modalità mi riservo la facoltà di stupirvi!
cloe cullen:
Non sia mai detto che faccia impazzire una delle mie più
accanite lettrici! Cara, il prossimo capitolo non arriverà
tra molto tempo. Baci
tsukinoshippo:
Mia cara, spero di aver reso bene le idee di entrambi in questo
capitolo. L’ho riscritto due volte … Per quanto
riguarda le teorie tue e di Francy mi avete commosso davvero. Voi, che
chissà quante belle cose avete da dirvi, che parlate della
mia storia!!! Il senso non è da dove sono nate, ma che
SONO nate!!! In effetti vorrei potervi rispondere, ma
… so che non me ne vorrete se non lo faccio. La mia storia
è già nella mia testa, ma scrivendola man mano
cambiano delle cose … non posso pronunciarmi!!! Baci
arual93:Cara
Laura, sono contenta davvero che un mio capitolo possa contribuire in
qualche modo a migliorare il tuo umore, se potessi posterei ogni giorno
… Jensen è un personaggio molto complesso:
è una persona che ne ha viste di cotte e di crude, un uomo
deciso, sensibile, che vede oltre le apparenze, che non si lascia
intimorire, né scoraggiare … Penso proprio che
farà altri danni! Baci
__cory__:
Sette vampiri intelligentissimi che si perdono in una tazzina di acqua
… Bhè il controllo, la sorveglianza …
le cose potrebbero non rimanere tali!! Baci
Michelegiolo:
Quella con atteggiamento snob … hai davvero lo sguardo lungo
mia cara!!! Brava, potresti anche aver ragione ... Baci
ginny89potter:
GRAZIE. In effetti hai fatto centro con quasi ogni tuo pensiero
… Per la matematica … meriti un bel dieci
perché invece penso che i conti li sai fare davvero bene! Ti
scusi, poi , per una cosa che mi fa gongolare da morire: le recensioni
come la tua sono la mia passione!!!! NON TI PERMETTO DI ESSERE
PIU’ BREVE. OK?!! Spero che questo nuovo capitolo ti sia
piaciuto. In quello scorso si respirava angoscia, qui è
sbandierata ai quattro venti! Spero di non essere stata TROPPO
angosciosa!!! O forse, sì?!!! Bacioni
keska:
Perfetto, mi hai lasciata senza parole … E, poi, io sarei
quella che fa arte … tu che mi commuovi con una semplice
recensione e non con un papiro di venti pagine, no eh?!! Questa storia
sta cambiando pian piano che andiamo avanti, l’ho detto anche
a Cami, e per le teorie non posso dir nulla … ma sono felice
che tra di voi ci sia anche un po’ di me … Grazie
davvero. Baci piccola :))))
rodney :
Carissima, tu non mi annoi affatto con i tuoi commenti!!! So che ci
tieni alla storia e mi piace un sacco che ne parliamo con questi scambi
di battute … per il tuo inglese, non preoccuparti: il mio fa
più pena del tuo ti assicuro. In genere controllo i testi su
questo sito: http://www.testimania.com/. Molte canzoni che scelgo non
hanno la traduzione in italiano, ma un semplice traduttore
può darti il senso generale, la visione d’insieme
… Per il capitolo scorso in cui c’era
Bird’s song il riferimento sta alla fine del ricordo di
Edward con Carlisle! Baci
aki93: Grazie
cara. Nelle note generali ho dato la spiegazione alla tua domanda.
Bacioni
SweetCherry:
Merci,mon cheri … spero di aver chiarito qualche tuo dubbio
con le note per tutti. Tranquilla, la svista è stata mia,
non tua!!! Baci
sassy86:purtroppo
non riesco a riassumere una risposta alla tua domanda in poche righe.
Ti rimando alla risposta ad una recensione nel cap. 13, quella di tsukinoshippo.
Spero così di riuscire a chiarirti qualche dubbio. Baci.
Piccola Ketty:
Alloooora: ho letto la tua recensione e questa la mia faccia
ù.ù
Poi ho letto la mia
risposta nel capitolo scorso *_*
Allora ho riletto la tua
recensione e ho capito tutto :)))))))
Tu mi ricordi in maniera
incredibile la signorina sbadatella (lo vedevi no Candy-Candy?!!!!) e
ti giuro che mi fai stampare sul viso un sorriso che parte da un
orecchio e arriva all’altro: sei quasi più
distratta di me.
E infatti non poteva
essere che avevo trovato una sola ragazza in efp che non avesse visto
Twilight, perché la mia frase non era “Mi
interessano le tue storie” (anche se andrò a
leggermele, prometto), bensì :”MI INTERESSANO LE
TUE TEORIE …” Ahahhah!!!
Ti bacio fortissimo, KISS
Per tutti i lettori: GRAZIE, il solo capitolo scorso ha
ricevuto OTTOCENTO VISITE in un giorno e mezzo!
Baci M.Luisa
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