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Autore: endif    12/11/2009    12 recensioni
“«Edward…» non mi accorgo neppure di avere sussurrato il suo nome, ma forse l’ho fatto perché lo vedo girarsi verso di me come a rallentatore. Il tempo si cristallizza qui, in questa stanza, in questo momento, restando sospeso a mezz’aria.
Sgrano gli occhi a dismisura quando capisco chi è tra le sue braccia.
No. Non può essere.”
Piccolo spoiler per questa nuova fic, il seguito di My New Moon. Ci saranno tante sorprese, nuove situazioni da affrontare per i nostri protagonisti. Un E/B passionale e coinvolgente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Change' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Questo capitolo è per Cami.
Tesoro te lo regalo col cuore, soprattutto il Pov di Bella: non è un caso se ti sfuggiva il motivo del suo comportamento. Qui la risposta.

CAP.14

EDWARD - The day after- Yiruma


Direi che sono sazio …
Quanto tempo è passato da che ho lasciato Bella nella sua aula?
Do una rapida sbirciata all’orologio …
… Trenta minuti!
Mmm … troppo presto. Almeno devo far trascorrere un’ora.
Penso distrattamente. Intanto, getto il corpo della mia prima preda alla base di un albero.
Vabbè, magari mi avvio piano piano, senza correre. Quanto ci impiego a tornare camminando?
Mmmm … No, no. Ci impiegherei troppo tempo.
La discussione con me stesso sta prendendo una brutta piega. Non è mai un buon segno quando ci si fa delle domande e ci si risponde da soli.
Affatto.
Opto per un’altra mezz’ora di  caccia, e per una corsa classica per il ritorno.
Mi accovaccio sulle gambe e mi concentro attentamente. Mi lascio trasportare dall’istinto, abbandonando con piacere per un breve lasso di tempo la razionalità che mi impongo costantemente ogni singolo giorno della mia esistenza.
Sapere cosa è giusto fare, ma propendere per fare tutt’altro è un boccone amaro, difficile da digerire.
E per un vampiro è quasi del tutto impossibile farlo. La nostra natura … prendiamo ciò che vogliamo, sempre. Anzi, facciamo in modo che ci cada tra le braccia. Tutto ciò che siamo è in funzione dell’attrazione della preda, di qualunque specie essa sia.
Fisso negli occhi un intrepido cervo che non solo si è spinto fin quaggiù, ma non sembra temermi affatto. Sente nell’aria l’odore del sangue, ma non fugge. E’ strano.
I cervi non sono predatori nel senso classico. Il loro istinto più forte è quello di conservazione, quello di sopravvivenza.
Questo animale mi osserva. Ha paura, lo vedo. Ha le orecchie che vibrano leggermente nel tentativo vano di percepire un mio respiro, o un battito fugace del mio cuore.
Gli occhi sono dilatati, sembrano volermi passare da parte a parte.
Vuole capire cosa sono.
Vuole capire se sono innocuo, se può fidarsi a stare lì dov’è.
No, penso con dolore. Non sono innocuo. Non lo sono per nessuno.
Con un balzo lo afferro.
Inclino la testa di lato. Con un lieve movimento dei denti gli recido la giugulare lasciando che la vita l’abbandoni lentamente fluendo attraverso le mie labbra, scorrendo giù per la mia gola.
Chiudo gli occhi. E vedo Bella nella mia mente.
Vedo lo stesso sguardo dolce, temerario e timido al contempo.
Sono preoccupato. Sento che c’è qualcosa che la turba perché questo sguardo è ormai velato perennemente da un’ombra di malinconia, di tristezza.
Ma ciò che realmente mi preoccupa è il perché non vuole parlare con me. Ormai dalle menzogne siamo passati ai silenzi.
Non so cosa mi faccia più male. Sapere che mi ha mentito o non sapere proprio nulla.
Mi chiedo in cosa sto sbagliando. E’ chiaro che se mia moglie non si confida con me c’è un problema. E, forse, quel problema sono io, le mie reazioni.
Ripenso alla mia impulsività, alla lotta che ingaggio tutti i giorni con me stesso per reprimerla.
Impedirmi di trattenere Bella sotto una campana di vetro è la lotta più difficile da affrontare. Perché siamo diversi. Perché lei è umana ed io no.
Perché lei ha tutto da perdere a stare con me, mentre io ho solo da prendere.
Perché, in fondo, penso che non meriti la condanna di essere al mio fianco, ma non posso fare a meno di volerlo, di desiderarlo con tutto il mio essere.
E per lei è lo stesso.
Non riesce a fare a meno di me, contro ogni logica, contro ogni naturale istinto di sopravvivenza.
La verità, la verità … Alice ha ragione, come sempre.
In questo momento mi è più facile vedere le cose per quello che sono. Non devo misurarmi, non devo preoccuparmi di sbagliare, posso far emergere le miei emozioni più nascoste.
Ho paura di perderla.
Che questo semestre a Dartmouth le faccia desiderare la luce, la vita e non un’eternità di buio con me. Non desidero per lei la stessa mia esistenza, ma tuttavia la ricerco in ogni modo.
Perché la amo.
L’ho vincolata a me ed ora attendo che venga il giorno in cui sarà come me.
Lo attendo, ma lo temo anche.
Perché sarà quello il giorno che metterò fine alla sua vita per segnare l’inizio della nostra insieme come due esseri della stessa natura. Ed intimamente temo che la sua tristezza, le sue lacrime di questi giorni siano dovute al fatto che non si senta ancora pronta ad affrontare questo sacrificio per me.
Che, dolce e sensibile com’ è, non trovi il coraggio e la forza necessarie per dirmelo.
Maledizione, perché non posso leggerti nella mente, Bella? Penso strizzando gli occhi infastidito.
Mi accorgo di avere tra le mani ancora il corpo, ormai esanime, del cervo del cui sangue mi sono appena nutrito e getto via il cadavere lontano da me, con stizza, nervosismo.
Che essere spregevole che sono!
Guardo la mia Bella, la ammiro, la desidero.
Dico di amarla.
Eppure, vederla mentre vive una vita che prometteva di essere luminosa, piena di gioia e di soddisfazioni, mi fa male al cuore.
Perché è tutto ciò che io, come vampiro, non potrò mai darle.
E, nello stesso tempo, ne sono geloso. Sono geloso di questa parte di lei che è sua e di tutti gli altri, ma che non include me. Non lo potrà mai fare.
Io non potrò mai essere umano.
Non potrò mai passeggiare con lei alla luce del sole in mezzo alla gente.
Non potrò mai gustare con lei un piatto prelibato, un dolce.
Non potrò mai dormire al suo fianco, parlare nel sonno come fa lei, sognarla.
Non potrò mai piangere con lei per la gioia di stringere tra le braccia il figlio che non potremo mai concepire.
E dico di amarla.
Le toglierò tutto ciò e dico di amarla.
E ancora, la trattengo a me.
Oh Bella, perché ti sei innamorata di me? Penso afflitto mentre con un movimento rapido ed aggraziato mi rialzo.
Ho lottato - solo Dio sa quanto - per impedirlo, ma è successo.
Ormai … ormai non sarò più in grado di lasciarti andare. Non fino a quando vorrai restare al mio fianco.
Mi fermo un attimo.
Intorno a me solo il silenzio e i lievi rumori del bosco.
E se non volesse più stare al mio fianco? Se le mie non fossero solo paure, ma intuizioni?
E se un giorno, magari neanche troppo lontano, dovesse volere altro …
Finalmente, ci sei arrivato Edward! Falla finita e mordila, impediscile di lasciarti! La belva dentro di me proietta nella mia mente l’immagine di Bella priva di vita tra le mie braccia. I muscoli mi si irrigidiscono, le mie mani tremano impercettibilmente.
Scuoto il capo, non voglio, non posso pensarci.
Mi fa male anche solo immaginarlo.
Lei è l’unica mia ragione di vita, lei è la mia vita.
Mia, per sempre …
Quasi senza accorgermene mi ritrovo in posizione di attacco, ma è l’istinto a guidarmi. Non sto solo cacciando una preda.
Il respiro mi si affretta, ma lo blocco e prendo a seguire con movimenti sinuosi e silenziosi un lupo inconsapevole.
Non si è reso conto della mia presenza, che il suo tempo qui sta per finire.
Quando lo ghermisco, il giovane lupo si dibatte furiosamente tra le mie mani. Lo trattengo senza sforzo, lo osservo.
E’ facile non lasciarlo andar via. Mi basta così poco. Mi basta solo volerlo.
E quando mi chino su di lui lo faccio senza delicatezza, ma con violenza.
Assaporo il sangue caldo che mi scorre tra le labbra, fino a discendere giù per la gola. Come un potente intruglio curativo acquieta il mio animo turbato,  e riesco a pensare nuovamente con più lucidità.  
Lascio che l’immagine di Bella esanime abbandoni la mia mente nello stesso momento in cui il corpo dell’animale scivola sul manto erboso dalle mie dita contratte.
Edward stai delirando. Tu e lei siete sposati, vorrà pur dire qualcosa? Tutti questi dubbi e queste incertezze non fanno altro che peggiorare la situazione.
La nostra situazione.
Ci stiamo allontanando. Lo vedo chiaramente, è un dato di fatto. Quando è cominciato? Perché?
E la sua tristezza … che dilania e tormenta e graffia il mio cuore.
Incessantemente.
Senza requie.
Ogni volta che una lacrima solca il suo viso, sento tutta la frustrazione e il peso dell’impotenza.
Stringo forte i pugni, sento quasi dolore.
Io penso che … non voglio. Voglio che Bella stia bene, stia al sicuro.
Che sia felice, serena.
Che stia con me.
Io e lei.
Insieme.
Perché ci amiamo e l’uno senza l’altro non siamo nulla.
Cosa devo fare? Cosa potrei fare?
Il telefono vibra nelle mie tasche.
Aggrotto le sopracciglia. E’ troppo presto …
E’ un messaggio. E’ di Bella.
-Finisco prima. Ci vediamo alle dodici al parcheggio. Buona … passeggiata.-
Lancio uno sguardo all’orario in alto a destra del display … le UNDICI E TRENTA?!!
Strabuzzo gli occhi.
Decisamente mi sono perso nelle mie elucubrazioni.
Scrollo il capo, mi raddrizzo e passo una mano rapidamente tra i capelli.
Do una sbirciata veloce ai miei abiti. Senza nemmeno una piega … perfetto.
Comincio, dunque, a correre ad un palmo da terra.
Nella mia testa ancora l’eco della mia ultima domanda …
… Cosa devo fare? Cosa potrei fare?

BELLA
Rieccoci alla nostra tavola rotonda.
Alla nostra riunione massonica.
Osservo i miei colleghi prendere posto. Helèna non si stacca dal mio fianco. E’ elettrizzata, euforica.
Ognuno di noi prende i propri appunti, li sistema alla meglio, organizza il filo del discorso.
Jensen ci osserva attento.
Io osservo attentamente i miei stivali.
Dal silenzio che cala nello studio capisco che tutti sono in attesa che cominci a parlare.
«Bene» Jensen prende la parola «ci siamo tutti»
Non mi sfugge il suo tono soddisfatto. Alzo gli occhi impercettibilmente.
Sta guardando qualcosa sulla sua scrivania.
«Signori, purtroppo devo comunicavi una brutta notizia.» piega alcuni fogli su loro stessi.
Sento che qualcuno dei presenti trattiene il fiato. Helèna al mio fianco è una di quelli.
«”Il consiglio direttivo del Tuck’s Center for Digital Strategies, preso nota dell’aumento considerevole dei bilanci consuntivi del Centro, nello specifico … bla bla bla … decreta una riduzione dei tempi di presentazione dei lavori nell’ambito del Progetto Top Tech Toys 2002.” » cita leggendo da uno dei fogli che ha davanti a sé.
Silenzio.
Jensen posa i fogli sulla scrivania e ci guarda uno ad uno.
Francisco è il primo a riprendersi: «Ma cosa c’entrano i bilanci consuntivi con i tempi di presentazione dei nostri lavori? Ormai gli stanziamenti sono fatti, non possono cambiare. Mese più, mese meno a loro non cambia nulla, ma per noi è un casino»
Jensen non risponde, continua a guardarci: «Abbiamo un mese.»
«Cosa?!» Helèna salta letteralmente dal divanetto.
Ci giriamo a guardarla tutti.
«E’ un’ingiustizia! Così ci boicottano!» dice quasi tra le lacrime.
Jensen si allunga con le braccia sulla scrivania:«No, vorrebbero. Ma non ci riusciranno.»
Si passa tutte e due le mani tra i capelli, poi si massaggia gli occhi:«Signori, devo chiedervi un grosso sacrificio» dice, quindi «Metterò a vostra disposizione ogni mia risorsa, ma ho bisogno di tutto il vostro impegno e di tutto il vostro tempo. Chi non se la sente può rinunciare in questo momento»
Silenzio.
Lascia che le sue parole ci siano ben chiare prima di proseguire:«Lavorerò con ognuno di voi singolarmente, ma ho bisogno che tutti vi teniate nei paraggi. Ho la possibilità di usufruire di tre alloggi nel dormitorio del campus. So che alcuni di voi risiedono all’esterno, e chiaramente comprendo le difficoltà che le mie richieste vi obbligherebbero ad affrontare. Si tratta di un mese, non un giorno di più. Pensateci con calma.» fa una pausa e posa gli occhi su di me per un lungo istante.
Reggo il suo sguardo e lui continua, fissandomi con insistenza:«Consultatevi con i vostri familiari, non siate impulsivi. Anche se sarebbe preferibile che non entraste troppo nel dettaglio, spiegate le vostre motivazioni. Ci tengo particolarmente a che questo gruppo rimanga intatto.»
Abbasso lo sguardo.
Si sta riferendo a me. Spera che continui a lavorare al mio progetto. Tempo fa l’ha definito “innovativo”, “geniale”.
Mi ha complimentata quando gli ho spiegato i concetti alla base della mia idea.
Ha mostrato fiducia ed interesse nelle mie capacità. E mi è parso sincero. Non sembra il tipo da perdersi in lusinghe inutili …
«Tuttavia adesso non facciamoci prendere dallo sconforto e continuiamo. Naturalmente, da che ho avuto questa “missiva d’amore”, mi sono subito messo all’opera e, con la collaborazione del Dipartimento di Ingegneria,  abbiamo selezionato due aziende che fanno al caso nostro. » mentre parla comincia a passare un  mucchietto di fogli bianchi a Mia che si trova seduta più vicina alla scrivania e le fa cenno di distribuirli.
Nelle mani mi arriva una lista con i nostri nomi e a fianco altrettanti nomi di sconosciuti e relativi numeri di telefono.
Di fianco al mio c’è il nome di un certo Kyne Joshua.
«Questi, signori miei, sono le persone che vi aiuteranno a realizzare i vostri lavori. Ovviamente ripongo in loro la massima fiducia, ma vi pregherei di tenere comunque gli occhi ben aperti e di mantenermi sempre, in qualsiasi momento, informato dei vostri movimenti e decisioni in merito al progetto.»

Continuiamo la riunione esponendo le difficoltà incontrate ed appuntando le possibili soluzioni che Jensen ci fornisce diligentemente, con pazienza. Mi rilasso sempre di più ogni minuto che passa e, quasi mi dispiace quando, in fine mi accorgo che gli altri si sono alzati. Mi alzo anch’io.
Mi volto per prendere il cappotto sullo schienale del divano e nel farlo incrocio lo sguardo di Mia. E’ fisso su di me. Ed è … cattivo.
Stringo le palpebre. Sinceramente ne ho le scatole piene di questa tipa.
Ma chi crede di essere?
Non c’è alcun legame che ci unisce, non interagiamo mai … ma allora a cosa devo il suo disprezzo?
Stranamente, benché mi aspettassi un qualche tipo di approccio da parte di Jensen, costui ci saluta tutti senza rivolgersi a nessuno in particolare e ci congeda. Usciamo dallo studio in piccoli gruppi.
Il nostro comprende oltre a me ed Helèna anche Francisco.
Lui parla fitto con Helèna. Discutono su chi tra loro due è il più disponibile a lavorare anche di notte pur di far andare in porto il proprio progetto per il Tuck.
Io mi perdo nei miei pensieri.
Credo che Edward non sarà entusiasta di questa cosa.
Affatto.
E, forse, in questo momento la mia salute è ancora troppo cagionevole per richiedere un impegno di tal genere al mio organismo. Lui si preoccuperebbe troppo e non avrebbe tutti i torti.
O almeno penso.
Chiaramente ormai sono diventata solo un peso per lui. Alla mia già onnipresente goffaggine si è aggiunto adesso anche uno stato di salute precario. Sono proprio al completo. Non c’è che dire.
E se … se accettassi di venire al dormitorio qui al campus …
Se riuscissi a convincere Edward che sarà solo una sistemazione temporanea, che stando al campus eviterei i continui spostamenti in auto, e che ne trarrei beneficio?
Non funzionerà,Bella. Ti si seccherà la gola a furia di pregare e scongiurare, ma non accetterà mai. Mi sussurra la mia vocina interna.
Però potrei provare.
Mi allontanerei da Rosalie, non sarei più costretta ad evitarla come se fossi un’appestata come ho fatto in questi giorni.
Libera.
Per un mese intero. Senza più l’ansia di poter fare qualcosa che la turba, di poter innescare un’altra reazione come quella di tre giorni fa.
Tre giorni fa …
Le parole sentite mi bruciano ancora, come se le avesse pronunciate ieri.
Non mi vuole qui.  L’ha detto così chiaramente!
Ok, ti allontani da Rose, ma con Edward come la metti? Come farai a stare lontana anche da lui, che è la tua aria, la tua forza, la tua luce, il tuo … mondo? La mia vocina interiore si è fatta impertinente, canzonatoria.
 “Indifferente … ben altri pensieri per la testa …”
Quelle sono le parole che davvero mi hanno spezzato il cuore. Ed è stato lui a pronunciarle.
Ho rivissuto la scena a ripetizione in questi giorni, riascoltato nella mia mente le sue frasi centinaia di volte. Ho cercato di darmi una spiegazione, di dare loro un significato diverso da quello che sono. Ho lottato contro la mia labile memoria di umana cercando di ricordare di aver ascoltato anche una sfumatura, una particolare inflessione della voce che mi era inizialmente sfuggita. Qualcosa cui potersi aggrappare, con le unghie e con i denti per giustificare ancora la mia presenza accanto al mio angelo.
Ma in cuor mio so che non c’è nulla di reale, di inoppugnabile che mi tenga legata a lui. Un matrimonio, certo. Ma cosa è se non un vincolo formale quando uno dei due non sente più la stessa urgenza dell’altro?
In questi tre giorni è lentamente emersa in me una certezza sopita nei meandri del dolore e del tempo.
Non le ho mai dato voce, non l’ho mai ascoltata davvero. L’ho ricacciata nel mio inconscio con prepotenza, ogni volta che tentava di fare capolino nella mia consapevolezza.
Cosa ci ha unito da che eravamo lontani? Cosa ci ha spinto l’uno nelle braccia dell’altro?
L’amore?
Amore … sì, per me c’è sempre stato amore. Anche quando lui mi ha abbandonata. L’ho continuato ad amare, l’avrei amato per sempre. Per amore ho quasi rischiato di morire. Più di una volta.
E lui?
Mi ha amato un tempo, lo so, voglio crederlo. Ma poi … poi cosa è successo? Adesso cosa succede?
E’ come se Edward avesse fame di me.
E una volta saziata la fame, rimane una specie di indigestione. Quel senso di fastidio che ti spinge nell’esatto opposto rispetto alla fonte di piacere.
Così solo posso spiegarmi la sua diserzione della nostra camera da letto, il fatto che Alice mi accompagni al college e che lui mi lasci sempre più spesso sola. Il fatto che ormai non gli interessi più la mia trasformazione, ma che nella sua testa ci siano “ben altri pensieri”.
Pensieri che non sono io.
La fame è stata saziata.
Gli rimane il senso di responsabilità.
Mi fermo un attimo, appoggio la mano sullo schienale di una poltrona nel corridoio, per sostenermi.
Ecco, l’ho detto.
Rimane con me per senso di responsabilità, perché sente di dovermi qualcosa, di dovermi ripagare per ciò che gli ho donato, per il mio amore.
E, poi, quel giorno l’ho pregato. Di fare l’amore con me.
Come un cane che annaspa in un fiume cercando di raggiungere una riva che non esiste, quella riva che ha nome Amare ed Essere Amato.*
Così, l’ho amato. Con disperazione, con dolore, con affanno.
L’ho ammirato, adorato.
Ho cercato di imprimere a fuoco nella memoria il suo odore, il gelo della sua pelle, la sensazione del tocco delle sue dita sul mio corpo.
Ho sfiorato il suo con venerazione, meravigliandomi una volta di più della bellezza, della magnificenza, della assoluta … perfezione esposta ai miei occhi increduli ed indegni.
Perché in fondo è come se dentro di me l’avessi sempre saputo.
Prima o poi ci sarebbe stata un’ultima volta.
Fare l’amore con lui è stato come combattere contro i Mulini a Vento, come cercare il sacro Graal …
L’angoscia più disperata, la ricerca più ardua, il dolore più profondo: ed è il tentativo di evitare che nella mia memoria rimanga solo la cenere dei ricordi.
Sussulto come una ladra colta in flagrante quando mi sento sfiorare la spalla con una mano.
E’ Helèna. Mi guarda preoccupata.
«Ehi Bella, è tutto a posto?».
Sbatto le palpebre e la vedo vicino al mio fianco, Francisco qualche passo più oltre.
Un’ondata di nausea mi travolge, ma abbozzo un sorriso ed annuisco con gli occhi, nemmeno con la testa.
Helèna aggrotta le sopracciglia e mi passa un braccio sotto il gomito: «Vieni, parlando con Francisco mi è venuta un’ottima idea»
La seguo, pensando distrattamente che devo avvertire Edward dell’anticipo della fine della mia giornata universitaria e che le ottime idee di Helèna, non so perché, mi incutono sempre un certo timore …

NOTA DELL’AUTRICE:
* Citazione tratta da “Lettera a un bambino mai nato” – Oriana Fallaci.
Se non l’avete fatto ancora (!!!) LEGGETELO. Penso che sia uno dei libri più struggenti che abbia mai letto in tutta la mia vita. E ne ho letti tanti.

Perdonate la mia leggerezza, ho dato per scontato un po’ di cose che per i “non addetti ai lavori” non sono così ovvie. Allora Carlisle ha fatto tre prelievi a Bella e non ha capito cosa abbia, perché sta facendo delle indagini generiche. Se si vuole conoscere un’eventuale stato di gravidanza è necessario effettuare altre indagini più specifiche: un test sulle urine (i comuni test in farmacia funzionano così) e per la sicurezza si effettua un dosaggio nel sangue di un ormone che si chiama Beta-HCG.

I dosaggi ormonali di questo tipo non sono un passaggio di routine, ma sono esami diretti. Cioè non si indaga su questo tipo di ormone se non si sospetta una gravidanza e direi che in casa Cullen nessuno si aspetterebbe una cosa del genere considerando che credono che i vampiri non possano procreare.
Quindi Carlisle non si è rimbambito, ma non lo sfiora neppure (per ora) il pensiero di una tale eventualità.
Un po’ per tutti: la famosa discussione tra Alice e Rose … io gli indizi li ho messi sparsi in giro (nel capitolo stesso), ma voi dovete anche leggere un po’ tra le righe. Edward non ne fa mai menzione (eccetto che nella prima frase del suo Pov nel capitolo incriminato, il 12), ricordate che ha detto che la cosa gli è del tutto indifferente e che ha altri pensieri per la testa (per questo non ne trovate traccia nel suo Pov, non è che sono smemorata!). Per Bella è diverso: in lei c’è traccia dell’accaduto perché lei ha tratto le sue deduzioni autonomamente ed il suo cervellino sta lavorando, lavorando, lavorando … Per ora posso dirvi solo questo. Spero che qualcosa vi sia più chiaro …
Ragazze siete argute! E siete più sadiche di me!!! Avete fatto bene i conti: uno più uno = Bella si trasferisce da Helèna, ma sulle modalità mi riservo la facoltà di stupirvi!
 

cloe cullen: Non sia mai detto che faccia impazzire una delle mie più accanite lettrici! Cara, il prossimo capitolo non arriverà tra molto tempo. Baci
tsukinoshippo: Mia cara, spero di aver reso bene le idee di entrambi in questo capitolo. L’ho riscritto due volte … Per quanto riguarda le teorie tue e di Francy mi avete commosso davvero. Voi, che chissà quante belle cose avete da dirvi, che parlate della mia storia!!! Il senso non è da dove sono nate, ma che SONO  nate!!! In effetti vorrei potervi rispondere, ma … so che non me ne vorrete se non lo faccio. La mia storia è già nella mia testa, ma scrivendola man mano cambiano delle cose … non posso pronunciarmi!!! Baci
arual93:Cara Laura, sono contenta davvero che un mio capitolo possa contribuire in qualche modo a migliorare il tuo umore, se potessi posterei ogni giorno … Jensen è un personaggio molto complesso: è una persona che ne ha viste di cotte e di crude, un uomo deciso, sensibile, che vede oltre le apparenze, che non si lascia intimorire, né scoraggiare … Penso proprio che farà altri danni! Baci
__cory__: Sette vampiri intelligentissimi che si perdono in una tazzina di acqua … Bhè il controllo, la sorveglianza … le cose potrebbero non rimanere tali!! Baci
Michelegiolo: Quella con atteggiamento snob … hai davvero lo sguardo lungo mia cara!!! Brava, potresti anche aver ragione ... Baci
ginny89potter: GRAZIE. In effetti hai fatto centro con quasi ogni tuo pensiero … Per la matematica … meriti un bel dieci perché invece penso che i conti li sai fare davvero bene! Ti scusi, poi , per una cosa che mi fa gongolare da morire: le recensioni come la tua sono la mia passione!!!! NON TI PERMETTO DI ESSERE PIU’ BREVE. OK?!! Spero che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto. In quello scorso si respirava angoscia, qui è sbandierata ai quattro venti! Spero di non essere stata TROPPO angosciosa!!! O forse, sì?!!! Bacioni
keska: Perfetto, mi hai lasciata senza parole … E, poi, io sarei quella che fa arte … tu che mi commuovi con una semplice recensione e non con un papiro di venti pagine, no eh?!! Questa storia sta cambiando pian piano che andiamo avanti, l’ho detto anche a Cami, e per le teorie non posso dir nulla … ma sono felice che tra di voi ci sia anche un po’ di me … Grazie davvero. Baci piccola :))))
rodney : Carissima, tu non mi annoi affatto con i tuoi commenti!!! So che ci tieni alla storia e mi piace un sacco che ne parliamo con questi scambi di battute … per il tuo inglese, non preoccuparti: il mio fa più pena del tuo ti assicuro. In genere controllo i testi su questo sito: http://www.testimania.com/. Molte canzoni che scelgo non hanno la traduzione in italiano, ma un semplice traduttore può darti il senso generale, la visione d’insieme … Per il capitolo scorso in cui c’era Bird’s song il riferimento sta alla fine del ricordo di Edward con Carlisle! Baci
aki93: Grazie cara. Nelle note generali ho dato la spiegazione alla tua domanda. Bacioni
SweetCherry: Merci,mon cheri … spero di aver chiarito qualche tuo dubbio con le note per tutti. Tranquilla, la svista è stata mia, non tua!!! Baci
sassy86:purtroppo non riesco a riassumere una risposta alla tua domanda in poche righe. Ti rimando alla risposta ad una recensione nel cap. 13, quella di tsukinoshippo. Spero così di riuscire a chiarirti qualche dubbio. Baci.
Piccola Ketty: Alloooora: ho letto la tua recensione e questa la mia faccia ù.ù
Poi ho letto la mia risposta nel capitolo scorso *_*
Allora ho riletto la tua recensione e ho capito tutto :)))))))
Tu mi ricordi in maniera incredibile la signorina sbadatella (lo vedevi no Candy-Candy?!!!!) e ti giuro che mi fai stampare sul viso un sorriso che parte da un orecchio e arriva all’altro: sei quasi più distratta di me.
E infatti non poteva essere che avevo trovato una sola ragazza in efp che non avesse visto Twilight, perché la mia frase non era “Mi interessano le tue storie” (anche se andrò a leggermele, prometto), bensì :”MI INTERESSANO LE TUE TEORIE …” Ahahhah!!!
Ti bacio fortissimo, KISS

Per tutti i lettori: GRAZIE, il solo capitolo scorso ha ricevuto OTTOCENTO VISITE in un giorno e mezzo!
Baci M.Luisa





   
 
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