Naruto mi sta
scortando chissà dove, sono più che curiosa, impaziente di conoscere la meta e
di poter finalmente uscire dal candido mondo che mi circonda. Camminiamo a
passo lento, lui è attento a guidarmi e a non farmi inciampare in eventuali
ostacoli a me nascosti.
Dopo aver passato
la notte nella dependance Hyuga, verso le dieci di stamattina si è presentato
davanti alla porta, i capelli arruffati, mossi dalla brezza gelida delle
mattine di febbraio. Era vestito semplicemente, un jeans nero, attillato, che
metteva in risalto i muscoli, e una camicia bianca di lino, aperta fino a metà,
che lasciava scoperto buona parte del petto scultoreo e bronzeo, insensibile al
freddo. Era appoggiato alla porta con fare spavaldo, una mano sullo stipite e
l’altra in tasca. La brezza gli gonfiava leggermente la camicia, tanto da farlo
apparire ai miei occhi un angelo del paradiso, e allo stesso tempo un diavolo
tentatore. Perché sapevo che qualunque cosa lui avrebbe detto o fatto, io avrei
accettato incondizionatamente e mi sarei lasciata trasportare dal mio peggior
incubo.
All’inizio della
mia storia, se così si può chiamare, con Kiba credevo di averlo scacciato
completamente dalla mia mente, credevo che non sarebbe più tornato e la
tentazione non si sarebbe più presentata. Ma ieri sera ha mandato all’aria
tutti i miei piani, piombando in quella stanza all’improvviso, ha fatto
crollare quello che io credevo un solido muro di illusione, l’illusione che io
e Kiba avremmo potuto vivere una storia d’amore. Ma già ancora prima di vederlo
apparire, appena ho sentito sbattere la porta, ho sperato che dopotutto lui
fosse tornato e quando ho sentito la sua voce, ho sentito quel muro infrangersi
in tanti pezzi dentro di me. Perché avevo l’assoluta certezza, che il mio cuore era ancora
incondizionatamente suo, solo che avevo celato la realtà anche a me stessa.
Sapevo che con Kiba non avrebbe funzionato, perché il mio amore per LUI è più
forte di qualunque altra cosa, ma ho voluto illudermi, che ce l’avrei fatta,
avevo bisogno di credere che sarei riuscita a costruirmi un futuro senza LUI.
Ma come sempre i miei sforzi si sono rivelati inutili, senza senso. Come sempre
lui è tornato prepotentemente nel mio cuore, stregandomi con il suo fascino.
Mentre camminiamo
senza sosta, mi ritorna in mente quell’immagine, lui sulla porta di casa mia.
Solo ora, con l’immagine impressa davanti agli occhi riesco a compararla con
quella che avevo di lui, quando ancora bambino schiamazzava per il villaggio.
Quello che mi si è presentato davanti non è più il Naruto di una volta. È più
alto, di almeno trenta centimetri, il fisico si è smagrito, perdendo quella
costituzione tipica dei bambini, un po’ paffuta, per raggiungere la perfezione,
attraverso la camicia, i muscoli perfettamente scolpiti, non un etto di ciccia
in più. Anche il viso si è smagrito, facendosi più affusolato, i lineamenti
sono diventati un po’ più marcati, ma ancora dolci. I capelli gli sono
cresciuti un po’ tanto da ricoprigli qualche centimetro di collo, prima
scoperto, gli ricadono morbidi sulla fronte, in ciocche dorate. Gli occhi sono
rimasti immutati, azzurro cielo, con qualche venatura blu notte. La voce da
stridula che era, è diventata profonda e suadente, a tratti morbida a tratti
più ruvida. Posso solo notare che il bambino che mi piaceva tanto non c’è più,
al suo posto c’è una ragazzo, non ancora uomo, ma non più bambino. C’è solo LUI
di cui sono innamorata pazza.
Dopo
un’interminabile camminata impiegata a rimuginare, sento che mi ferma
dolcemente, e sempre con estrema calma e dolcezza mi toglie la benda. Per farlo
si avvicina ad una distanza mai osata prima d’ora, è talmente vicino che posso
sentire il suo profumo, sa di brezza marina. Mi inebria e per un secondo temo
di svenire, ma mi costringo a rimanere cosciente in quello che potrebbe essere
il momento più bello della mia vita.
Lui mi fa voltare
dolcemente e finalmente capisco ed apprezzo il motivo di quella lunga
camminata: mi ha portata sul monte degli Hokage e siamo sulla terrazza più
bella, quella da cui si gode della vista più spettacolare del Villaggio della
Foglia.
Mi volto a
guardarlo negli occhi, anche i suoi si fissano nei miei e d’improvviso sento
una scarica di adrenalina percorrermi la schiena. I suoi occhi sono sempre più
intensi, azzurri come il cielo a mezzogiorno in questa splendida mattinata
innaturale per la metà febbraio. Inavvertitamente guardo l’orologio e mi
accorgo che in realtà è mezzogiorno passato. Quanto tempo ci abbiamo messo a
salire fin lì? Quando torno a fissare gli occhi nei suoi e a ricreare quel
momento magico vengo interrotta da un suono alquanto strano e bizzarro. Lo
guardo con curiosità, lui imbarazzato si passa una mano dietro la testa e
l’altra sullo stomaco, ricordandomi tanto quel bambino sempre affamato che si
nutriva solo di ramen. Capisco che il suono proveniva dal suo stomaco. Poverino
starà morendo di fame!
Sempre imbarazzato
estrae da dietro la schiena un cestino da picnic.
- Ti va di
mangiare qualcosa?- mi chiede gentilmente. Io annuisco. Estrae dal cestino ogni
sorta di cibo: ramen, palline di riso, sushi, dolci di ogni genere.
- Dove ti sei
procurato tutto questo cibo? Non avrai mica attinto alle scorte segrete di
Choji?- sorride alla mia battuta. Finalmente mi sento più tranquilla in sua
presenza, ma il rossore sulle mie guance non accenna a diminuire tanto meno il
mio cuore a rallentare i battiti.
- No, diciamo che
il proprietario della locanda del ramen, ricordandosi del suo più grande
cliente mi ha offerto un pranzetto con i fiocchi. Mi è venuta l’idea del picnic
e così ho impacchettato tutto e ti ho portata quassù.-
- Quando ci
saresti andato alla locanda del ramen visto che sei tornato ieri sera?-
- Stamattina
presto- strabuzzo gli occhi a quell’affermazione
- Non ci credo. Tu
che ti alzi presto? Neanche il tuo amato ramen c’è mai riuscito. Come mai
adesso sei diventato mattiniero?-
- Diciamo che
durante l’allenamento mi svegliavo all’alba e poi volevo farti una sorpresa-
butta lì come niente fosse, ignaro di aver scatenato in me una vera e propria
tempesta. Non posso fare a meno di arrossire violentemente e di abbassare lo
sguardo sul cibo.
- Allora
cominciamo?- chiedo nel vano tentativo di cambiare discorso e di portarlo
lontano dal settore pericolo.
- Ok- e comincia a
divorare tutto ciò che gli capita sotto mano. Mi sembra di tornare indietro di
quasi tre anni quando lui si ingozzava all’Ichirachu. Sorrido istintivamente,
lui si ferma di botto e mi fissa come incantato, forse starà pensando che sono
un po’ strana, invece…
- Lo sai che sei
carina quando sorridi?- mi dice candidamente come se non avesse appena cercato
di farmi venire un infarto. Spalanco gli occhi e lo fisso, stranamente sostengo
il suo sguardo.
- Non che quando
non sorridi non sei carina, anzi. Mi ha sempre incuriosito il tuo atteggiamento
misterioso e riservato. Me ne sono andato che eri una bambina, così come lo ero
io. Ora sei una ragazza bellissima! Ieri sera quasi non ti riconoscevo per
quanto eri bella, e poi quel vestitino di donava proprio!- ha un sorriso
talmente radioso da accecarmi, che va da un orecchio all’altro. Senti,
sottospecie di dio greco venuto in terra, tu non puoi farmi questo! Non puoi
attentare alla mia vita in questo modo! Stai cercando forse di sbarazzarti di
me?
Per qualche strana
ragione il suo sguardo è come una calamita per il mio e sono costretta ad
alzarlo e a fissare i miei occhi candidi nei suoi così intensi. Un altro
brivido. La gola mi si fa secca, sento il viso avvampare e diventare di fuoco.
Provo una strana sensazione di calore in tutto il corpo. Sento l’elettricità
dei nostri sguardi incatenati diffondersi tutt’intorno a noi. E all’improvviso
mi viene una voglia matta di buttarmi tra le sue braccia e fare ciò che non ho
mai avuto il coraggio di fare: dichiarargli il mio amore. Ma il mio corpo,
fortunatamente, è troppo scosso da quest’improvviso fiume di sensazioni che mi
hanno inondato tutte insieme. Distolgo lo sguardo e mi guardo intorno, il
panorama è mozzafiato. Capisco perché anni addietro lui veniva sempre qui.
Sembra di poter dominare il villaggio.
Continuiamo a mangiare
in un silenzio innaturale che nessuno dei due ha il coraggio di rompere. Una
volta finito di mangiare rimettiamo a posto ciò che resta. Poso nel cestino le
ultime cose senza prestare attenzione hai suoi movimenti. Me lo ritrovo davanti
all’improvviso. Le nostre mani si sfiorano. Una scarica elettrica mi percorre
tutto li corpo. Il punto dove la mia pelle ha lievemente sfiorato la sua arde e
brucia. Di nuovo quell’assurdo desiderio. Credo che se solo ci provassi
stramazzerei a terra svenuta. Lui si scosta, finisce di sistemare e ritorna di
fronte a me. Io non mi sono mossa di un solo millimetro. Si avvicina finché tra
noi non ci sono poco più di dieci centimetri e mi porta un ciocca ribelle
dietro l’orecchio, soffermandosi per quella che a me sembra un’eternità sulla
mia guancia. Restiamo così per non so quanto tempo, so solo che quando lui
toglie la mano e si avvicina al parapetto della terrazza, affacciandosi, il mio
cuore mi gridava di avvicinarmi a lui e di scivolare sotto il suo braccio. Ma
il mio corpo era immobile, i piedi di piombo, le braccia paralizzate e un
sorriso ebete stampato in faccia.
Il sole comincia a
tramontare e il cielo a tingersi di arancio. Adoro il tramonto, è il momento
della giornata che preferisco, quando giorno e notte si rincorrono, quando
quella che sembra una fine in realtà è un nuovo inizio, la fine del giorno e
l’inizio della notte. Se non ci fosse uno probabilmente non ci sarebbe neanche
l’altra, perché un’eternità non può essere fatta solo di luce o solo di
oscurità. La giusta via di mezzo. Mi piace paragonare il sole e la luna a due
amanti che si rincorrono senza mai poter incontrarsi tranne per quei pochi
minuti all’alba o al tramonto. In effetti più che a due amanti in generale, mi
piace paragonare il sole e la luna a me e a Naruto: lui il sole, io la luna,
legati per sempre ma l’uno irraggiungibile all’altra e viceversa.
Immersa nei miei
pensieri mi affaccio dal parapetto, godendomi a pieno quello spettacolo
meraviglioso.
- Non è
meraviglioso?- do voce ai miei pensieri ma più che a lui parlo a me stessa, a
come sarebbe magico questo momento se solo lui…
- Piace tanto
anche a me, il tramonto!-
- È come sei il
sole e la luna, il giorno e la notte, si rincorressero!-
- Già- si
avvicina. È alle mie spalle. Sento il suo respiro caldo sul collo. Altro
brivido. Lui mi cinge le spalle con un braccio. Sento le gambe farsi molli, ma
resisto. Oggi la mia soglia di resistenza si è notevolmente alzata!
Mi volta verso di
lui. Pochi centimetri tra di noi. Il mio respiro freddo si mischia al suo caldo
creando piccole nuvolette di vapore. Alzo gli occhi e li punto nei suoi. È più
alto di me di una spanna o due. I capelli d’oro risplendono di riflessi nuovi
alla luce del tramonto. Gli occhi dolcissimi, fissi nei miei. Restiamo immobili
l’uno di fronte all’altra per diversi minuti, finché lui decide che la distanza
che ci separa è troppa. Così mi avvicina a lui, finché i nostri corpi quasi si
sfiorano.
- Se devo essere
sincero, non è il tramonto ad essere meraviglioso, sei tu!- arrossisco, la luce
arancione del tramonto illumina il mio viso, rendendo quasi invisibile il mio
rossore. – Devo dirti una cosa- deglutisco – in questi due anni di lontananza
il villaggio mi è mancato, mi sono mancati in miei compagni di squadra, e mi
sei mancata tu. – spalanco gli occhi, sbalordita – È difficile spiegare quello
che ho provato durante il viaggio, è altrettanto difficile spiegare quello che
ho provato quando ho visto te e Kiba appartati in atteggiamenti non
propriamente casti, ed è difficile spiegare quello che provo ora. So solo che
in questi due anni ti ho pensato più intensamente di quanto mi sono concentrato
sugli allenamenti, so solo che ho dovuto combattere contro i miei istinti più
selvaggi per non ammazzare Kiba nello stesso istante in cui ho messo piede in
quella stanza, e so solo che il solo a metterti le mani addosso, se me lo
permetterai, sarò io!- sono senza parole sbalordita da quella confessione
improvvisa e inaspettata. Devo dire che ho provato più sensazioni in questi
ultimi due giorni che in quindici anni di vita.
avvicina la sua
bocca al mio orecchio, provocandomi un altro brivido.
- Ti amo- sussurra
lentamente. La voce morbida e soave. Ci metto molto più di qualche secondo a
connettere e a riorganizzare quella frase. Ha appena detto che mi ama o è uno
scherzo del vento?
Vedendo che non
reagisco lo ripete:
- Ti amo- questa
volta sono sicura di aver sentito bene e…
Oddio non posso
credere alle mie orecchie ha detto le due parole che da molti anni a questa
parte volevo sentirgli pronunciare, ha appena pronunciato le parole da me tanto
desiderate. Se è un sogno, vi prego non svegliatemi!
Ancora in
catalessi e sotto effetto di chissà quale droga rispondo:
- Anch’io- ho la
certezza di essere sveglia al 40 % e di essere riuscita a dichiarargli il mio
amore senza svenire.
Prende il mio viso
tra le mani e lo accarezza dolcemente. Una scarica di adrenalina allo stato più
puro mi attraversa le vene, il sangue scorre frenetico ad una temperatura di
circa 1000 °C.
Chiudo gli occhi per un istante. Sospiro. Li riapro e incontro i suoi. So cosa
fare e spero fortemente che il cuore e il sistema nervoso non mi faccia brutti
scherzi. Mi avvicino impercettibilmente fino ad arrivare a pochi centimetri
dalla sua bocca. La accarezzo dolcemente con la punta delle dita. Il contrasto
tra le mie dita fredde e le sue labbra calde è causa di un altro brivido. Non
ho la più pallida idea da dove venga tutto questo coraggio, ma lentamente passo
ad accarezzare la sua guancia.
Lui si avvicina a
me, inclina dolcemente la testa e posa le sue labbra sulle mie. Porto le mani
dietro il suo collo e gli accarezzo i capelli lentamente. Lui intanto mi
mordicchia il labbro inferiore, per poi tornare a posare le labbra sulle mie.
Le dischiudo appena lasciando giocare le nostre lingue in un turbine di sensazioni
nuove e meravigliose.
Mi stacco appena
da lui. Non posso ancora credere di aver ricevuto il mio tanto sospirato primo
bacio.
Mi scuso con i
lettori per l’immensa attesa ma tra gli esami di terza media, delle vacanze più
che movimentate e l’inizio del liceo, non ho proprio avuto tempo per scrivere
il finale di questa storia. Come avrete capito questo è l’ultimo capitolo e di conseguenza,
cari lettori, potete tirare un sospiro di sollievo per questa alquanto assurda storia
e per i miei altrettanto assurdi sproloqui a fine capitolo.
Hinata ha
finalmente coronato il suo sogno e ha finalmente baciato Naruto.
Ringrazio
profondamente tutti i lettori, coloro che hanno inserito questa fic tra i
preferiti e soprattutto quelli che hanno avuto il buon cuore di commentare
questo obbrobrio.
Yum: mi dispiace
per il trio della sabbia ma non sapevo proprio come inserirlo. Mi fa piacere
che concordi con me sul fondoschiena di Neji e anche che questa storia ti
piaccia. Mi raccomando commenta quest’ultimo capitolo.
elysa_chan: alla
fine ho aggiornato. Per quanto riguarda Kiba e Hanabi ho improvvisato. Sapevo
fin dall’inizio che Hinata sarebbe finita con Naruto, Kiba è stato solo un
“incidente di percorso” e per non farlo rimanere con il cuore spezzato gli ho
trovato una sistemazione, alquanto strana ma è una sistemazione. Ma prima o poi
una fic su KibaHina la faccio, tutta dedicata a loro. Spero che tu trovi il
tempo per recensire sia questa che l’altra fic.
Lilla95: a Kiba ho
trovato un sistemazione spero non mi odi x questo, ma Hinata io la vedo molto
meglio con Naruto. Spero tu abbia gradito la storia e che recensisca anche
l’ultimo capitolo.
hinata hyuga 1995:
sono estremamente felice di sapere che questa fic ti piaccia e spero che
apprezzi il finale anche se non è un granché. Continua a recensire
lety96: spero che
quest’ultimo capitolo ti sia piaciuto, con questo ho dato sfogo a quasi tutta
la mia immaginazione. Commenta mi raccomando
come ho già detto
ringrazio di cuore tutti
Alla prossima fan
fiction spero!
Genio95