Capitolo VI
Pensieri
e speranze
Sul balcone dell’hotel
in cui mi ero presentato per fare i provini si godeva di una bella
vista. Mi affacciai scrutando i tetti di Roma e ammirando da lontano la
cupola della Basilica di San Pietro. C’ero nato in quella città e c’ero
anche cresciuto. Ma non sentivo di farne parte. La guardavo come chi
guarda una cartolina. Mi sentivo di essere un po’ uno spirito libero,
senza radici, senza quasi identità. Fin da piccolo mia madre mi aveva
assillato su quanto fosse bella la Sicilia e mio padre su quanto fosse
bella la Lombardia. E io intanto sognavo l’America!
Immaginavo di abitare a New
York, o Los Angeles e di essere un attore richiesto da Hollywood.
Immaginavo che un giorno sarei salito sul palco per riscuotere il
Premio Oscar! Ma avevo già venticinque anni e mi sentivo
incredibilmente fuori età massima per cominciare la mia avventura da
attore: c’erano molti divi, stelle, stellette e stelline varie della tv
o del cinema che facevano impazzire tutto il pubblico ed erano
giovanissimi. Alcuni non raggiungevano nemmeno i diciotto anni. E io
cosa volevo combinare con l’età che mi ritrovavo?
Mi avrebbero preso al
provino? Cavolo, prima di entrare sentivo di poter spaccare il mondo.
Poi avevo visto Giulia e in un attimo ero entrato in confusione totale.
E poi che figura davanti a tutta la commissione! Forse Giulia aveva
capito che mi metteva a disagio e se n’era andata proprio per quello.
Forse era rimasta fin troppo stupita dalle parole che le avevo detto.
Non sapevo nemmeno io da dove mi erano uscite. Non sapevo se provassi
veramente quelle cose per lei o se le avevo inventate sul momento per
fare una bella figura al provino.
“Signor Foglia…” mentre
riflettevo sentii una voce chiamarmi. “…signor Foglia sono Carol
Fendini: la produttrice di questo film” si presentò la donna che avevo
di fronte. Ricordai di averla già vista durante il provino. “Lieto di
conoscerla!” risposi. “Io le devo dire che sono rimasta semplicemente
impressionata da Lei: è riuscito davvero a farmi emozionare, sia con la
prova di recitazione con Giulia che con i suoi monologhi” mi comunicò.
“Lei è fin troppo gentile!” cercai di fare l’umile. “Ma sono anche
sincera: quando una cosa non mi piace lo dico in faccia…questa volta
però non posso che complimentarmi!” rispose. Giulia mi aveva parlato
della Fendini: me l’aveva descritta come una mezza isterica! Ma con me
si stava dimostrando molto gentile. “Secondo Lei ho qualche speranza?”
chiesi. “E me lo domanda pure? Consideri già sua la parte!” mi rispose.
“Ora devo andare: mi attende un bel po’ di lavoro!” si congedò la
produttrice. Rimasi nuovamente solo su quel balcone. Ritornai dentro e
proprio in quel momento vidi Giulia. Le corsi incontro. “Giulia!” la
chiamai. Ma lei non mi sentì. Tentai di richiamarla quando mi squillò
il cellulare: era Gaspare. Lascia perdere e risposi.
“Gaspy
dimmi tutto!”
“Ehy
giovanotto! Com’è andata?”
“Ho
appena finito di parlare con la produttrice: ha detto che posso
considerare la parte già mia!”
“Evvai!
Ma io lo sapevo che gli avresti convinti tutti!”
“Beh
Gaspy, non è ancora detta l’ultima parola però…”
“Cavolo
non ti demoralizzare così! Vabbè ragazzo: io ti lascio!”
“Come
vuoi tu Gaspy! Ci sentiamo…”
“Contaci!”
Mi aveva fatto piacere
parlare con Gaspare, ma nel contempo ero un po’ stizzito perché avevo
perso di vista Giulia. Proprio in quel momento però, la rividi: parlava
con Livi e un’altra ragazza. Mi avvicinai. “Giulia! Ti ho chiamata
prima ma a quanto pare non mi hai visto!” le dissi. Lei mi guardò in
modo strano. “Scusami Andrea ma…devo andare ora…ci vediamo…ciao
ragazzi” disse e si allontanò nuovamente. Ma che aveva? “Buongiorno:
sono il signor Livi…Lei?” mi chiese l’altro protagonista del film. Ma
non li risposi e mi misi a seguire Giulia.
Fuggire prima che…
Andrea, ancora lui! Ma
cosa voleva più da me? Non potevo nemmeno parlare con Matteo e Sabina
che subito si era avvicinato lui! Cercai di evitarlo, di fuggire prima
che…
“Giulia ma che ti prende?”
la sua voce risuonò nel corridoio che portava alla mia stanza. “Perché
mi hai seguito?” gli domandai un po’ contrariata. “Perché non riesco
proprio a capirti: l’altra sera stava andando tutto magnificamente
quando tu mi chiedi di tornare subito all’hotel…in auto non dici
nemmeno una cavolo di parola e te ne vai senza molti cerimoniali…poi
oggi ti incontro al provino e te ne vai con una scusa…poco fa ti chiamo
e fai finta di non sentirmi! Mi avvicino mentre parli con altri due
colleghi e di nuovo cerchi di evitarmi! Si può sapere che ti ho fatto?”
mi chiese seriamente preoccupato. “Andrea io non so quali intenzioni
hai con me…però sappi che io i tipi fidanzati nemmeno li guardo”
risposi. Lo vidi rilassarsi e accennare un sorriso. “Si tratta solo di
questo?” chiese. “Non è una cosa importante per te?” domandai. Ma come:
non gliene fregava niente provarci con me mentre era fidanzato? Che
idiota!
“Giulia, io non sono un
uomo infedele: quando amo una persona non la tradirei mai perché mi
basta lei per stare bene…” mi disse. “E…tu…tu ami la tua ragazza?”
domandai. Ma che domande gli stavo a fare?
“In questo periodo ho un
po’ le idee confuse” mi rispose. Era confuso…a causa mia? “Cosa ha
significato per te l’altra sera? Ho bisogno di saperlo Andrea” chiesi.
“E’ stata una bella uscita fra amici…” rispose. Quindi lui mi
considerava solo un’amica. Ma se pochi minuti prima al provino si era
letteralmente dichiarato?
“E per te? Cosa ha
significato?” mi chiese. Non potei far altro che adeguarmi alla sua
risposta. “Anche per me: un’uscita fra semplici amici” risposi ma il
mio tono di voce era tutt’altro che sincero. Ma volli fargli io una
domanda. “E il provino? Era finzione quello che mi hai detto?” chiesi.
Rimase paralizzato a guardarmi. Sentivo i suoi occhi addosso e mi parve
anche di ascoltare il battito accelerato del suo cuore. O forse era il
mio? “Forse avrò la parte…” cambiò discorso. Preferii non infierire.
“Davvero? Sarei contenta per te1” risposi. “Eh già…” cominciò a
guardarsi intorno imbarazzato. Avrei voluto parlare ma era come se la
mia lingua si fosse impietrita. Rimanemmo in silenzio per un bel po’.
Lui, con le mani in tasca, scrutava il corridoio. Io, con il viso
abbassato guardavo il pavimento. “Forse è meglio che vada ora…” parlò
lui d’un tratto rompendo il silenzio. “Forse è meglio di sì” risposi.
Aprii la porta della mia camera quando…
“Giulia…” mi chiamò. Mi
voltai e ci scambiammo un lungo sguardo. “…no niente…” si corresse e
andò via.
Aveva cambiato discorso
alla mia domanda. Ma proprio con quell’atteggiamento avevo avuto la
risposta: quelle cose che mi aveva detto al provino non erano poi così
inventate.
Un nuovo
incontro
Carol Fendini era una
fra i migliori produttori nazionali e internazionali. Mi aveva chiesto
un appuntamento invitandomi all’hotel in cui alloggiavano il cast e la
troupe del film che stava producendo. Chissà cosa voleva da me?
Mentre mi facevo mille
domande, mi scontrai letteralmente contro qualcuno. Alzai gli occhi e
vidi un ragazzo di fronte a me. “Mi scusi, non l’avevo proprio vista!
Ho una tale confusione in testa…” si giustificò il ragazzo. “No, non si
preoccupi: nemmeno io l’avevo vista!” lo scusai. “Ehy ma…Lei non è
forse Roberto Mottini? Lo scrittore?” mi domandò il ragazzo. Faceva
sempre un certo effetto venire riconosciuti da persone mai viste prima.
“Emh…sì sono io!” risposi. “Wow! Ho letto tutti i suoi libri! Me lo fa
un autografo?” domandò il ragazzo. “Come no!” presi il foglio e la
penna che mi aveva dato. “Allora…com’è che ti chiami?” chiesi.
“Andrea!” rispose lui. “Bene…”
“Ad
Andrea, con simpatia e con la speranza che la prossima volta si ricordi
di alzare lo sguardo,
Roberto Mottini”
Lo vidi sorridere mentre leggeva l’autografo. Proprio in quel momento
arrivò la Fendini. “Oh, signor Mottini! Vedo che ha già fatto
conoscenza con Andrea!” disse. Il ragazzo si intimidì. “Eh già, ci
siamo incontrati, o meglio scontrati poco fa!” risposi. “Beh, io allora
vado…” disse il ragazzo. “No Andrea, ma dove vai? Ho chiesto un
appuntamento al signor Mottini ed ho bisogno anche di te!” lo trattene
la Fendini. “Davvero?” chiese lui. “E certo che sì! Ma venite tutti e
due con me al bar dell’hotel: mentre ci prendiamo qualcosa discutiamo
meglio!” spiegò la Fendini.
Eravamo seduti ad un
tavolino con davanti le nostre tazze di caffè. “Signor Mottini, quello
che Le chiedo è semplicemente di scrivere una sceneggiatura!” iniziò la
Fendini. “Sceneggiatura?! Veramente io non sono molto pratico con
queste cose!” risposi. “Ma mi faccia il piacere: non è forse dal suo
ultimo libro Lo scotch che è stata tratta la sceneggiatura per il film
omonimo?” chiese. Annuii. “E il film, così come il libro, non hanno
forse avuto un successo planetario?” continuò. “Lei mi lusinga troppo!”
risposi. “Ma certo che no Mottini! Se Lei non fosse uno fra i più
grandi scrittori del momento stia certo che non sarebbe a parlare qui
con me!” replicò la produttrice. “Senta, io la ringrazio di tutto
ma…passiamo subito al dunque!” accelerai i tempi. “Ha ragione Lei:
bisogna essere pratici e non perdersi in chiacchiere! E io sarò breve e
pratica! Glielo ripeto: voglio da Lei una sceneggiatura per un film che
produrrò io! Lei non ha limiti né imposizioni…l’unica cosa che le
chiedo è di creare come protagonista un personaggio maschile perché
sarà proprio Andrea ad interpretarlo!” esclamò. Vidi il ragazzo
rimanere scioccato. “Dice sul serio?” chiese alla Fendini. “Io scherzo
raramente!” rispose la produttrice. “Senta, la sua proposta è davvero
molto allettante ma proprio non posso accettarla: in questo periodo
sono impegnato con un altro lavoro, un lavoro per aiutare un amico in
difficoltà ed intendo dedicarmi solo a quello” risposi. “Non sono una
che insiste molto: con me le persone o accettano immediatamente o
pazienza! Vorrà dire che si troveranno pentite dopo! Ma un altro
tentativo con Lei devo proprio farlo: accetti!” disse la Fendini con un
tono fra il supplichevole e l’imperativo. Scossi la testa. Non avrei
mai potuto venir meno alla parola data a Cesare.
“Per ora, e solo per ora
non insisto! Ma questo non esclude che fra qualche giorno io non ci
possa riprovare!” affermò la Fendini con aria decisa. “E io non potrò
far altro che rifiutare gentilmente!” risposi alzandomi dal tavolo ed
uscendo i soldi per pagare. “Non si scomodi signor Mottini: ci ho già
pensato io!” mi bloccò la Fendini. “Ma come? Non posso accettarlo: da
buon galantuomo sono io che dovrei pagare!” risposi. “Stia tranquillo
che mi ripagherà in un altro modo” replicò lei. “Se intende
accattivarsi le mie simpatie per farmi accettare la sua proposta si
sbaglia: mi spiace ma davvero non posso!” la avvertii. “Vedremo…”
disse. Me ne andai leggendo sul volto di Andrea delusione.
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