Capitolo 9
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Mentre su Digiworld calavano le
prime tenebre…
- JUNPEI!! Restituiscimi la mela di carne!!
E’ mia!! L’ho raccolta io rischiando l’osso del collo!!
- Dai Tomoki hai tredici anni non sei più un bambinetto
piagnucolone! E poi ne
hai già mangiate tre!- asserì Junpei girando su se stesso per impedirgli di
portare via il frutto.
- E tu invece te ne sei trangugiate nove!!
Se ne mangerai un'altra ti verrà mal di pancia! Dammela dammela!- lo esortò il ragazzino cercando di
strappargli la mela dalle mani.
- Junpei se c’è un bambino tra voi due quello
sei proprio tu! Tomoki è più piccolo di te e ha bisogno di alimentarsi bene, e
poi l’ha raccolta lui, se hai ancora fame ritorna indietro e và
a coglierne altre- disse Izumi intromettendosi nella lite.
- Si però…ecco…adesso è buio…non è
prudente avventurarsi nella foresta…potrei incontrare quel Digimon che vuole
farmi le scarpe per la piccola questione di oggi…
- Ok… ho capito, tieni, se vuoi puoi mangiare la mia, sono
sazia e poi la sera non ho l’abitudine di rimpinzarmi fino allo scoppio.- La
ragazza consegnò nelle mani del compagno il tondo frutto, mentre Tomoki incalzò
afferrando il suo.
- Oh grazie Izumi-chan!- esclamò Junpei con occhi lucenti-
Tu sì che sei gentile e altruista!- dopodichè la divorò in un sol morso.
- Ma dico, con tante persone proprio in lui dovevamo
imbatterci?!- Takuya, rimasto a guardare la scena,
sbuffò mentre si apprestava a consumare la sua cena.
- Neemon sei sicuro che possiamo restare qui stanotte? Siamo
in sei e non vorremmo disturbare.
- No Kouichi figurati! La mia casa è abbastanza grande da
contenervi tutti! E poi mi fate compagnia!- disse la
piccola creaturina dai pantaloncini rossi.
TOC TOC
- Apro io!- dichiarò Izumi tirando a se il pomello della
porticina in legno.- Ah Bokomon! Hai bisogno di
qualcosa?
- Sono passato per vedere com’è la situazione…- il Digimon
fece cenno alla Digiprescelta di abbassarsi, dopodichè portò il capo accanto al
suo orecchio bisbigliando- Neemon è un pericolo ambulante, sarebbe in grado di
cacciarsi nei guai anche stando seduto su una sedia…mi raccomando fate
attenzione!- raccomandò lui ridendo.
Izumi lo seguì con un bel sorriso,
dopodichè spalancò tutta la porta facendo entrare il piccolo amico.
- Hey Bokomon!- esclamò Takuya non appena lo vide.
- Salve ragazzi! Mangiate pure tranquillamente non vorrei che vi strozzaste!
- Nessun problema, abbiamo già finito, o perlomeno quasi
tutti…- Takuya indirizzò un’occhiataccia verso Junpei, occupato a divorare
delle bacche ricoperte di zucchero.- Comunque…-
sospirò, poi riprese- Sei davvero sicuro di volerci accompagnare al castello di
Ophanimon?
- Ma certo! Sicurissimo! Non vi ho
mai lasciati soli e non intendo farlo nemmeno adesso,
è compito mio accompagnare i leggendari guerrieri nel loro viaggio!- asserì
Bokomon battendosi un colpo sulla pancia.
- Allora l’appuntamento è davanti alla locanda del villaggio
alle otto in punto!- dichiarò Takuya al piccolo Digimon.
- D’accordo! Non mi sembra vero che potremo restare ancora
una volta al fianco dei mistici leggendari guerrieri!
- Potremo restare? Sbaglio o hai detto così?- domandò Tomoki perplesso.
- Si, io e Neemon naturalmente!- dichiarò Bokomon fissando
il Digimon appisolatosi sulla sedia.
- Ti ricordo che questo non è un gioco. Le regole sono più dure rispetto a cinque anni fa.- La voce di Kouji tuonò
improvvisamente spezzando l’allegria del momento.
- Dai Kouji non fare il difficile, sono al sicuro con noi e
poi cinque anni fa andò tutto bene!
- Questa volta è diverso Takuya, non sappiamo a cosa andiamo
incontro, e soprattutto non conosciamo bene chi sia il
nostro nemico – Kouji si adagiò su una panca di legno, con aria pensierosa.
Takuya scattò in piedi avanzando verso l’amico.
- Nemmeno allora conoscevamo bene il nostro avversario, ci
siamo ritrovati in un mondo completamente diverso, eravamo spaesati
ma restando uniti fino alla fine tutto si è risolto per il meglio, e se
loro due hanno deciso di seguirci, non sarò io a impedirgli di farlo!
Kouji ascoltò attentamente per poi rispondere con tono
basso.
- Se sono convinti e sanno ciò che
fanno allora non posso obbligarli. Mi auguro che non ci rallentino- concluse
parlottando.
- E’ il suo modo per dire che
potete venire!- affermò Kouichi ai piccoli amici digitali- Infondo è
preoccupato per voi, ecco perché preferirebbe lasciarvi lontano da questa
faccenda.
- Kouji è sempre stato così dico bene?!-
Junpei gli solleticò il fianco sinistro, ma il moretto dai capelli lunghi si
alzò di balzo uscendo all’aperto.
- Ma che ho fatto?! Perché è andato fuori?!- disse il guerriero del tuono sentendosi a
disagio.
- Non farci caso, lui è fatto così,
siamo tutti un po’ scossi da quello che è successo, e Kouji ha bisogno di
starsene un po’ da solo- Kouichi si avvicinò alla finestrina scorgendo il
fratello con le spalle rivolte alla piccola abitazione.
Con il capo all’insù fissava lo scuro cielo di Digiworld
illuminato dalle sue tre lune.
La leggera brezza notturna gli ondeggiava i capelli,
raccolti in un sottile codino. L’alto collo rigido e dritto della giacchetta
nera, slacciata, dondolava anch’esso trasportato dall’aria. La mano nella tasca
dei jeans piuttosto stretti che gli evidenziavano le
sottili gambe assai lunghe, le scarpe da ginnastica, bianche, in tinta con la maglietta
smanicata al di sotto della giubba, portavano chiusura laterale tramite zip
colorata di blu. Agganciato al polso destro, un bracciale con
maglia a catena, grigio metallizzato, lo stesso che portava anche suo fratello
Kouichi. E in quella mano, stringeva tra le dita
il suo D-Scan dai toni freddi.
L’osservò a lungo. I suoi occhi scuri erano fissi su
quell’oggetto.
Un forte senso di inquietudine gli
opprimeva lo stomaco.
Che motivo aveva di provare tale
sensazione?
Adesso il Digivice era perfettamente funzionante, poteva
ricorrere, nel momento di pericolo, al Digispirit racchiuso al suo interno,
eppure… tutto ciò non gli dava sicurezza.
Non gli dava quella sicurezza che a fatica cercò di trovare distogliendo
l’attenzione.
Ma i dubbi e le perplessità, non
cessarono.
Perché si trovava a Digiworld?
Per quale motivo era stato richiamato?
Preso da mille domande, si dimenticò completamente del
sogno, che puntualmente, ogni notte lo perseguitava.
Rimase così per un bel po’, chiuso in quel mutismo che
spesso suo padre e gli altri amici gli rimproveravano.
In cinque anni non era cambiato, suo fratello continuava a
ripetergli che forse per lui era giunto il momento di trovarsi una ragazza, magari di uscire con
qualche compagna di classe, di sicuro non Kumiko però! Troppo frizzante per i
suoi gusti, ripeteva spesso al gemello.
Eletto il ragazzo più bello dell’istituto privato Fujishima da
quasi un centinaio di studentesse, il giovane Minamoto poteva vantare due fan club, e una folta schiera di siti internet creati da
alcune liceali, incallite per il proprio idolo.
Il fratello era piuttosto entusiasta della sua popolarità,
più di quanto non lo fosse il diretto interessato…!
Infatti, il più delle volte, era
costretto ad uscire da scuole attraverso la finestra del bagno, che dava sul
cortile esterno;
se c’era una cosa che non riusciva
a sopportare, erano i gridolini isterici delle studentesse che accalcavano
l’uscita nella speranza di chiedergli un’appunto.
Iscritto nella squadra maschile di pallavolo come ottimo
schiacciatore, la sua vera passione rimaneva quella per le chitarre elettriche.
Insieme ad altri tre compagni,
aveva formato un gruppo interamente composto da questi energici strumenti
musicali.
Ad ogni loro esibizione, assistevano immancabili, Kouichi
con gli altri membri d’avventura, che gridavano a squarciagola il nome
dell’amico. Ancora più forte, però, rimanevano i coretti delle innumerevoli
ragazze che urlavano non appena il moretto dai capelli lunghi appariva sul
piccolo palchetto.
Quando stava giù di morale,
afferrava la sua chitarra elettrica strimpellando ritmiche note che
troneggiavano nell’intera abitazione. Il più delle volte, suo
padre, il signor Kousei, tornato stanco dal lavoro, si riposava sul divanetto di pelle posto nel salone, ma a
causa del roboante stridio, era costretto a rifugiarsi nel garage della
villetta, dove si sdraiava sul vecchio sofà comprato tempo addietro e sostituito
dal nuovo.
Questa volta però, nemmeno il suo fedele strumento, sarebbe
riuscito a quietare quelle strane sensazioni.
Restò fuori fino a che, compiendo un mezzo giro, ritornò
indietro entrando nella piccola casa.
Junpei e Tomoki dormivano distesi su un tappeto, Izumi
adagiata su un piccolo lettino, Takuya rannicchiato su di una poltroncina poco
distante, mentre Kouichi riposava sul pavimento accanto alla finestra.
Si sdraiò a pochi metri dal fratello, girandosi su un lato.
Socchiuse gli occhi cercando di dormire, ma non ci riuscì.
- Non puoi dormire?- fece Kouichi accortosi di lui.
- A quanto pare nemmeno tu, dico
bene?- rispose Kouji prontamente.
- Beh… forse sarà il cambiamento d’aria, oppure il fatto di
trovarsi su un duro pavimento…
- Diciamo più la seconda- asserì il
guerriero della luce voltatosi verso il fratello.
- C’è qualcosa che ti preoccupa, giusto? Ti conosco bene
oramai…
Kouji rimase ammutolito, senza rispondere.
I suoi occhi non mentivano.
Dopotutto erano lo specchio dell’anima.
- Ho indovinato… – fece Kouichi
sospirando. Poi, si avvicinò di qualche centimetro in direzione del ragazzo- Senti Kouji, se continui così, non riuscirai a pensare ad
altro, in questo modo ti renderai nervoso e soprattutto, non potrai concentrarti
sul vero problema che dovremo affrontare.
- Tu lo conosci? Sai quale sia?
Bene… dimmelo, almeno riuscirò a dormire…- disse il
gemello dai lunghi capelli, con ironia.
- Mmh…allora prova con una tisana perché non sono in grado
di rispondere…
- Siete tutti allegri e gioiosi… invece di pensare a cose
serie… quei tre Digimon non mi piacciono per niente… loro sono
a conoscenza di qualcosa che a noi sfugge…e questo non mi aggrada molto…-
socchiuse lo sguardo per poi riprendere- E’ mai possibile che siamo a Digiworld
da un giorno e non sappiamo il perché? Secondo te
sembra normale tutto ciò? Io proprio non capisco… mi chiedo cos’è che mi
trattenga ancora qui…forse il fatto di non potermene tornare a casa?- disse con auto-ironia.
Kouichi ascoltò silenziosamente quelle
parole, poi con una smorfia scherzosa sul viso si lasciò scappare un
leggero risolino.
- Guarda che non ci trovo nulla di divertente…- dichiarò
prontamente Kouji alquanto infastidito.
- No scusa, è che proprio non sono riuscito a trattenermi!
Pensavo che il carattere delle persone purtroppo non si può
cambiare…chi nasce tondo non può morire quadro…è proprio vero questo detto!
- Che intendi dire adesso? Spiegati
meglio gradirei una delucidazione alquanto soddisfacente.- Kouji sbottò aggrottando le sopracciglia, possibile che anche
Kouichi la pensasse allo stesso modo dei suoi compagni?
- Agli ordini capitano! Intendevo dire
che il carattere di una persona non si cambia a proprio piacimento, puoi mutare
nell’aspetto, nella forma, ma l’indole rimane sempre la stessa a meno che non
sia tu a decidere di modificarla, ma per farlo, ci vuole tanta, tanta pazienza.
Ascoltami Kouji- il viso del combattente dell’oscurità diventò
improvvisamente serio- io sono inquieto quanto te, ma agitarsi non porta buoni
risultati…sbaglio o lo hai detto pochi giorni fa a Takuya? So a cosa potremmo
andare incontro, ma per il momento, almeno fino a che la situazione non sarà
più chiara, preferisco pensare ad altro, altrimenti rimarrò bloccato su un
ragionamento assurdo senza capo né coda, capisci cosa intendo dire?
Kouji ebbe un attimo di smarrimento, come poteva un ragazzo
calmo e risoluto come lui, comportarsi all’opposto? Era inconcepibile anche
solo pensarci!
A causa di questa storia incongruente, stava completamente
perdendo quel suo modo di affrontare le cose con incredibile fermezza. Si rese
conto di ciò, fissando suo fratello.
- Sai che ti dico? Che non mi serve
la tisana…hai ragione tu…-disse con cadenza di voce bassa. Poi si girò
dall’altro lato, addormentandosi.
Kouichi sorrise appena, si voltò con l’addome rivolto al
pavimento, e prese sonno.
Le tre lune del cielo di Digiworld cominciarono a calare,
lasciando spazio alla luce solare che annunciò il nuovo giorno.
***************
- Junpei!!! Sbrigati ad uscire dal
bagno! Mi scappa!!!- urlò Tomoki battendo pugni sulla
porta chiusa del bagno.
- Un attimo! Ho finito!- la soglia si
aprì, e il guerriero del tuono uscì fuori lasciando spazio al compagno- Vai
pure!- sbottò lui- Aaah…mai un momento di privacy…
Takuya e gli altri si trovavano già fuori, i quattro ragazzi
più il piccolo Neemon aspettavano i due davanti allo spiazzale
ricoperto di verde.
- Muovetevi ritardatari!- esclamò Takuya con un cenno della
mano, vedendoli giungere.
- Arriviamo! E’ stata colpa di Junpei che non si decideva ad
uscire dal bagno…
- E tu allora, ti è finito il Digivice nel water e hai perso
mezz’ora per recuperarlo!- replicò l’aitante giovine
spingendo il ragazzino.
- Io la vedo male…e voi?- chiese Takuya rivolgendosi agli
amici che assentirono con cenno deciso.
I sette s’incamminarono verso la taverna posta al centro del
villaggio.
Bokomon li attendeva a poca distanza dall’entrata, e non
appena li adocchiò in lontananza, alzò le braccine agitandole in segno di
saluto.
- Siete in ritardo ragazzi…vi stò aspettando da mezz’ora.
Tutto ok?- chiese la creatura digitale non appena si furono avvicinati.
- Colpa di Junpei che ha trascorso mezza
mattina chiuso in bagno!
- Ricominci Tomoki?! Se vuoi
saperlo ho avuto problemi con la lampo dei
pantaloni…mi si è incastrata nel tessuto e non voleva chiudersi…- Junpei sbuffò
guardandosi i larghi calzoni color caffé.
- Hai mai pensato seriamente che un po’ di dieta potrebbe risolverti alcuni problemi?- gli propose il
Digiprescelto dagli occhi verdi- Con tutto quello che ti sei mangiato ieri, mi
meraviglio che i vestiti ti entrino ancora…
- Ehm ragazzi prima che la tranquilla lite possa assumere
una piega diversa, è meglio sbrigarci che dite?- suggerì Izumi guardando gli
altri. Dopodichè, afferrò uno zaino contenente il necessario per il viaggio,
caricandolo sulle spalle.
- Dai qua, lo porto io.- Kouji strappò la pesante borsa
dalla schiena della compagna, e la collocò sulla sua- Coraggio andiamo, abbiamo
già perso abbastanza tempo.
Bokomon, dopo essersi infilato l’antico libro regalatogli da
suo nonno, nella panciera, afferrò Neemon rimasto impalato, e lo trascinò con
se.
La tappa da raggiungere era solo
una.
Il castello di Ophanimon.
Antica dimora situata in un prato immenso e pieno di fiori.
Tempo addietro, i sei leggendari guerrieri visitarono
l’imponente palazzo alla ricerca del suo Digicodice, ma i cavalieri reali,
comandati da Lucemon, riuscirono a strappare il prezioso numero di dati ed
assorbire quella zona prima di loro.
Tuttavia, dopo la sconfitta dell’angelo ribelle, i settori
assimilati dalla creatura malvagia, ritornarono al loro posto, così come la
dimora dell’angelica Ophanimon.
L’idea di ritornare in quel territorio, fu dettata da Kouji,
che una volta ritornato al villaggio dopo l’incontro
con le tre creature del male, propose l’iniziativa.
Il resto del gruppo approvò in pieno, ritenendo lei, l’unica
al quale rivolgersi per chiedere spiegazioni.
Tutto sommato, chi meglio
dell’arcana figura digitale che li chiamò a Digiworld per la prima volta,
poteva aiutarli nel capire l’enigma che gli si presentava davanti?
Per i sei ragazzi Ophanimon rappresentava una guida, pronta
ad aiutarli in qualsiasi situazione, così, si incamminarono
per raggiungere il suo palazzo.
-
Bene…tutto procede come copione…vedrai
che non ti deluderò padrone!
Ninzokumon, nascosto nei folti rami di un albero, osservò il
gruppetto di umani, con un salto, poi, sparì a
velocità fulminea dileguandosi nella foresta.
La strada da percorrere per giungere a destinazione non era
molta.
Midorioka village, situata su una collina, distava pochi
chilometri dalla residenza fatata, ubicata in una grande
vallata ai piedi della verde altura.
Bokomon, davanti al gruppo, guidava i ragazzi portandoli fuori dal sobborgo.
Si fermò di scatto voltandosi verso di loro.
- Bene Digiprescelti! Da qui in poi, procederemo a bordo del
trenino elettrico che collega la vallata alla città!
- Trenino elettrico?- Junpei fissò la piccola creatura, si
portò una mano al mento- Mah…il nome mi sa di giocattolo…
- Vengono chiamati così perché sono
più piccoli se paragonati ai Trailmon. Non preoccuparti, sono abbastanza grandi
da contenervi tutti!- Bokomon si incamminò presso un
piccolo botteghino. Una volta acquistati otto biglietti, li distribuì
uno per ciascuno ai suoi compagni.- Il tuo lo tengo io Neemon…non vorrei che lo
perdessi…- fece infilandosi i due talloncini nella pancierina.
Il trenino elettrico, arrivò subito dopo.
Un’unica carrozza in metallo colorato d’azzurro,
completamente aperta, la tettoia di stoffa verde con i lati ondeggianti che
ricoprivano il mezzo, serviva a riparare i passeggeri in caso di pioggia.
- Com’è carino! – esclamò Izumi osservandolo.
Una ventina di posti a sedere, la metà dei
quali occupati da alcuni mostri digitali.
I Digiprescelti salirono uno per volta
dato lo spazio abbastanza ridotto dell’entrata.
- Prima le donne!- enunciò Takuya porgendo un braccio verso l’ imbocco.
- Grazie!- rispose la ragazza con un sorriso.
Prese posto nell’ultima parte della
carrozza, seguita dal ragazzo del fuoco.
- Ti dispiace se mi siedo anch’io qui?- chiese lui
gentilmente.
- No anzi, prego accomodati!- Izumi si spostò dando aggio
all’amico di sedersi.
- Ti ringrazio! In mezzo a quella matassa di Digimon dalla
folta pelliccia, scoppierei di caldo…! – il padrone del fuoco sventolò la mano
facendo scivolare verso il basso la cerniera della sua felpa rossa, fino ad
aprirla del tutto.
- Al centro c’è
troppa confusione, qui dietro invece tira questo fresco venticello!- la Digiprescelta del
vento chiuse gli occhi mentre una leggera brezza
avvolse quei due posti a sedere.
La gonnellina pieghettata dell’uniforme scolastica,
ondeggiava graziosamente, come stesse danzando.
Le divise femminili dell’istituto superiore Daijimoto,
rendevano particolarmente carine la maggior parte delle ragazze.
Soprattutto quelle con notevole altezza. E
la giovane Izumi, rientrava in quella categoria.
La gonna, interamente plissettata, le arrivava al di sopra delle ginocchia, la giacchetta, della stessa
tinta, blu tenue, evidenziava la sagoma longilinea della giovane; dai lati
delle maniche e del colletto, fuoriuscivano i lembi della camicetta, bianca,
portata al di sotto. Un nastrino rosa pallido, annodato al bavero, spiccava in
netto contrasto per la sua chiarezza.
Le calzature, di un blu più intenso rispetto alla tenuta, avevano
punta arrotondata e appena tre centimetri di tacco, per dare un’aria più
elegante al completo. La chiusura, tramite due sottili fibbiette incrociate sulla
pianta del piede, allacciavano la scarpa saldamente.
A coprire una parte delle lunghe gambe, soffici calzerotti
di una tinta più sbiadita, che le avvolgevano i polpacci, fermandosi al di sotto delle ginocchia.
Tra le centinaia di studentesse, Izumi, era una delle più
corteggiate.
La pelle bianca come quella di una bambola, i capelli chiari
che le sfioravano l’intera schiena, le fattezze tipicamente straniere,
rendevano la ragazza una delle più ammirate in tutto l’istituto.
Il viso di Takuya si colorò leggermente di un rosso pallido,
mentre il cuore diede un contraccolpo nel petto. Con la coda dell’occhio, le
rivolse lo sguardo squadrandola dall’alto verso il basso.
L’aria continuava a muoverle il vestito, i capelli,
anch’essi trasportati da quel magico soffio, legati indietro da alcuni ciuffi
tirati su ambedue i lati del capo. Il nastrino rosa che li teneva uniti,
richiamava lo stesso colore di quello annodato al bavero.
Era carina, ma senza esagerare, pensò
lui puntualizzando.
“E’ carina ma senza esagerare!”- si
ripeté nella mente.- “E’ carina! Punto e basta!”- ribatté contraendo la fronte.
Scosse fortemente la testa, battendosi una mano sul torace.
Mise un braccio alla spalliera della panca di ferro, e voltò lo sguardo
altrove.
Perché quei colpi improvvisi gli martellavano
incessantemente all’interno del corpo?
Come mai le sue guance si infiammavano
ogni qualvolta la bella ragazza estendeva le sue labbra in un dolce sorriso?
Izumi era solo un’amica.
Solo un’amica?
Per lei, forse, ma… per lui? Considerava davvero la ragazza
bionda come una semplice compagna d’avventura?
Allora perché, da due anni a questa parte, si era accorto di
volerle bene in modo diverso?
Perché ogni qualvolta un ragazzo le si
avvicinava chiedendo un appuntamento, le sue mani cominciavano a sudare,
e il cuore traballare, provando tanta angoscia? Ma non
appena la giovane rispondeva gentilmente di no con il capo, quei brutti attimi
si dissipavano, alleggerendogli l’anima come un incidente schivato, un pericolo
scampato.
La risposta poteva sembrare confusa, strana, offuscata, ma… seppure
la sua cocciutaggine unita a una forte dose di
orgoglio gli impedisse di ammetterlo, in cuor suo lui sapeva.
La ragazza dagli splendidi occhi verdi, aveva fatto colpo
proprio su di lui?
In poche ma concise parole, a lui piaceva Izumi?
Probabile che fosse così, ma lei,
sì, lei aveva già qualcuno al quale voler bene?
Takuya scosse il capo ancora una volta, che razza di
ragionamenti gli passavano per quella sua testa
matta?!
Perché, così all’improvviso, si
sentiva accaldato e soprattutto a disagio stando seduto a lato della giovane col
quale litigava perennemente almeno una volta a settimana?
Si destò di colpo, richiamato da un forte rumore che spezzò
quella difficile sensazione.
- Aspetta un attimo!- la voce del Digimon dal quale Bokomon
aveva comprato i tagliandi, risuonò imponente. Il robusto mostro uscì dal
chiosco avanzando verso il treno- Quel ragazzo grande e grosso occupa due posti, in conseguenza di ciò dovete pagarmi
doppio biglietto!
- Chi sarebbe grande grosso?! Ti
sei visto allo specchio?! Io sono la metà di quello
che sei tu!- Junpei, furente, lanciò un’occhiata verso la grande
creatura, alzandosi dal sedile.
- Non mi interessa, ho detto doppio
biglietto altrimenti sei pregato di scendere!
- Ma è ingiusto! Ci sono tanti
Digimon molto più grandi di lui che affollano il
trenino, e a quanto sembra, loro non hanno pagato doppiamente!- dichiarò Izumi
scorgendo le singole ricevute nelle mani delle creature.
- Loro possono salire, lui invece si deve astenere alle
regole che dico io!- replicò il Digimon increspando le folte sopracciglia.
- Mojyamon è meglio che ti spieghi con chi hai a che fare…
Se non l’hai capito ti faccio notare che questi umani sono sei dei dieci
leggendari guerrieri!- Alle parole di Bokomon, tutti i Digimon presenti nel
trenino elettrico si voltarono indietro sgranando gli occhi.
Perfino Mojyamon, proprietario del piccolo mezzo, spalancò
la bocca per lo stupore.
- Che-che avete da fissarci in quel modo?!-
domandò Tomoki con voce tremante.
- Forse era meglio non dire che
eravamo i leggendari guerrieri…- fece Kouichi bisbigliando al fratello.
Alcuni mostri parlottarono tra loro, altri
analizzarono gli umani con un certo timore.
Mojyamon si fece avanti con gambe tremolanti.
Alzò le mani di scatto.
I ragazzi sobbalzarono, Takuya afferrò
il suo D-Scan pronto ad entrare in azione in caso di bisogno.
Il grosso mostro peloso, si chinò a terra in segno di adorazione.
- Che cosa… ?!- il guerriero del
fuoco tirò su il sopracciglio sinistro, confuso.
- Mi prostro ai vostri piedi potenti guerrieri! Perdonate la
mia insolenza, non credevo che foste i mistici
combattenti leggendari!
- Troppo comodo! Prima insulti e dopo ti basta sapere chi
siamo per pentirtene!?- Junpei chiuse gli occhi
girando il capo verso destra in segno di disprezzo.
- Si avete pienamente ragione, vi faccio
le mie più profonde scuse! Ho sbagliato ma non
uccidetemi vi supplico!
- Non abbiamo mai fatto del male a nessuno, a meno che non meritasse una simile cosa. Alzati da terra
non c’è bisogno di questa pagliacciata inutile- rispose
Kouji seccato.
- Oh grazie grazie! Per scusarmi,
vi porterò
personalmente a destinazione!- il Digimon si alzò schizzando verso il trenino
elettrico, con impeto sbrigativo, fece scendere le altre creature digitali che
affollavano la macchina.
- Ehi ma che razza di modi! Io ho pagato
il biglietto!- gridò uno di loro sventolando il pezzo di carta.
- Anch’io!- ribatté un altro
sbattendo i piedi a terra.
- Sarete rimborsati branco di taccagni! Tornate un’altra
volta adesso ho cose più importanti da fare! Quando mi
ricapita un’altra occasione così?!- disse con occhi
brillanti.
- Mi scusi signorina…lei è la
guerriera del vento giusto?
Un piccolo Digicucciolo, staccatosi dal gruppo, si affiancò
alla carrozza, tirando la gonnellina di Izumi con il
becco.
- E tu chi sei piccolino?- chiese
la ragazza carezzando il capo della piccola creaturina dal piumaggio rosa.
- Sono una Digicucciola e mi chiamo Poromon signorina! La
mia mamma mi ha raccontato dei guerrieri che cinque anni fa salvarono il mio
mondo, ho visto anche delle foto e sognavo tanto di poterla incontrare!- la
piccola saltò sulle ginocchia di Izumi strofinandole
il becco sulla pancia in segno di affetto.
- Mi fai il solletico! Ah ah sei proprio graziosa lo sai!?
- Lo dice davvero?- i grandi occhi azzurri come il cielo,
s’illuminarono, il piumaggio così soffice, solleticava le gambe della ragazza
che strinse a se la piccola creatura.
- E questo chi è? Com’è morbido!- esclamò Takuya toccandolo con un dito.
- Me lo fa un autografo?- domandò Poromon con voce
speranzosa. Tirò fuori dalle piume foglio e penna,
porgendoli alla giovane.
- Caspita! In sedici anni della mia vita è la prima volta
che mi viene fatta una simile richiesta… beh, quand’è
così, sarò felice di accontentarti
piccola Poromon!- sorrise la ragazza. Una volta terminato
di scrivere, avvolse il pezzo di carta attorno alla biro, riconsegnandola alla
sua proprietaria.
- A quanto pare è una tua
ammiratrice eh Izumi?!- fece Takuya ridendo.
- E’ normale! – rispose la piccola
Poromon- Qui a Digiworld siete i nostri idoli! Anche
se non ero ancora nata, desideravo tanto conoscere i leggendari guerrieri che
lottarono per la pace del mio mondo! Lei deve essere il
padrone del fuoco!- disse rivolgendo lo sguardo al ragazzo.
- Si, indovinato! Accidenti certo che sei
molto preparata!- rispose Takuya solleticandole la pancia.
- Poromon! Poromon piccola mia! Eccoti ti ho trovato! Mi hai fatto stare in pensiero, ti avevo detto di non
allontanarti!- un Digimon dal viso alquanto preoccupato, corse nella loro
direzione.
- Mamma mamma! Guarda ti presento i guerrieri del fuoco e
del vento!- annunciò la piccola saltando nelle sue
braccia.
- Oh sommi guerrieri! Perdonatela vi prego,
è un po’ irrequieta, scusate se vi ha dato fastidio!
- Non si preoccupi non ha dato
nessun disturbo, sua figlia è molto graziosa e anche ben educata!
- La mia amica ha perfettamente ragione, non la sgridi,
infondo voleva solo un autografo!- ribadì Takuya.
Intanto, Mojyamon, continuava a discutere
con alcuni dei Digimon rimasti, che sentendosi truffati, starnazzavano a
gran voce.
- Perfetto… se continua così, arriveremo domani…- sbottò
Kouji accavallando le gambe.
- Mojyamon noi dovremmo partire! Perciò
vedi di sbrigarti…!- sollecitò Junpei anche lui seccato.
- Sissignore! Agli ordini!! Presto sgombrate sgombrate!- il mostro dal bianco pelo allontanò i
ribelli, saltando al posto di guida del suo trenino elettrico.- Si parte!-
gridò lui accendendo il motore.
Poromon balzò di scatto nelle braccia di Takuya,
avvicinandosi al suo orecchio.
- Se fossi in te non me la farei
proprio scappare! Sareste una splendida coppia!- sussurrò
la creaturina. In seguito, volò nuovamente tra le braccia della mamma, facendo
l’occhiolino al giovane Digiprescelto.
Il viso di Takuya si accese di rosso,
Izumi si sporse dal veicolo agitando la mano per salutare la tenera
amica.
Il motore partì, le ruote del trenino
cominciarono a girare.
E il viaggio cominciò.
Junpei e Tomoki seduti nei primi posti, Bokomon e Neemon
dietro di loro, mentre Kouichi e Kouji a poca distanza.
- Che ti ha detto?- chiese Izumi
incuriosita.
- Ah no…niente di importante…mi ha
riferito che lei farà il tifo per noi…- rispose grattandosi la guancia- Chi
dice che i piccoli sono ingenui, sbaglia di grosso…- parlottò lui a bassa voce.
- Hai detto qualcosa Takuya?
- Ah-eh no Izumi! Niente niente!
- Izumi-chan!! Tutto apposto là dietro?!-
Junpei si voltò indietro osservando i due con aria triste. Lei annuì con un
gesto della mano, sorridendo. - Non è giusto, volevo sedermi lì!! Me tapino!!- disse con le
lacrime agli occhi.
- Perché io non ti basto JP-chan?!?-
con voce canzonatoria Tomoki sbatté ripetutamente le palpebre, contraendo le
labbra preparandole al bacio.
- Aaah stammi lontano!! Non ho
questo tipo di tendenze!!
- Ma che fanno quei due?!- Kouichi
li guardò alquanto sorpreso, poi, abbozzò un piccolo riso.
- Bokomon quanto dista il castello di Ophanimon
da Midorioka village?- Kouji richiamò l’attenzione del mostriciattolo digitale,
seduto davanti a lui.
- Mmh…dunque…circa quaranta minuti se
andiamo con la strada normale. Ma dato che prenderemo
una scorciatoia, allora direi una decina…!
- Una scorciatoia con la “s” maiuscola…- affermò il ragazzo
della luce, sorpreso.
- Giudicalo con i tuoi occhi! Guarda!- Bokomon indicò con il
dito un grande burrone, giungere in lontananza.
- Co-sa?! Non avrà mica intenzione di scendere lì con questo
giocattolo?!
- Tranquillo Kouji, è stata già collaudata una volta questa
strada, le rotaie in quel punto sono ad alto livello
magnetico per consentire al treno di scendere anche verticalmente! Allacciate le cinture Digiprescelti!- urlò il Digimon
abbottonandosi la fibbia in vita.
I due gemelli avvolsero la cinta attorniando l’addome.
- Ma… perché dobbiamo allacciare le
cinture?- chiese Izumi guardando gli altri. Impegnata ad ammirare il panorama,
non prestò attenzione a ciò che i suoi compagni facevano nei posti anteriori,
così poi, rimase un attimo interdetta.
Takuya da parte sua, era troppo occupato a
non arrossire, per concedere attenzione alle chiacchiere di Bokomon, e quindi,
sollevò le spalle in segno di confusione.
- Non so…probabilmente la strada è un
tantino sconnessa…facciamo come ha detto…- il ragazzo dai capelli castani
si agganciò la fibbia, seguito dalla compagna che fece altrettanto.
- Come si abbottona?- Neemon, non riuscendo a chiudere il
moschettone, rimase attorcigliato nella stringa di tessuto nero.
- Stupidmon! Che hai combinato?
Aah…si può essere così pasticcioni?!- Bokomon slegò
l’amico, sigillandolo saldamente al sedile.- Non muoverti!- gli ordinò ad alta
voce.
- Junpei trattieni ancora un pochino la pancia! Dai ci sono
quasi…- Tomoki tirò la striscia estendendola al
massimo della sua lunghezza, con un grande sforzo riuscì ad unificare entrambi
i lembi, chiudendoli.
- Aucc!- Junpei emise un sibilo strozzato, e con le lacrime
agli occhi riuscì a malapena a deglutire- Mi sento scoppiare…!
- Dai resisti, e cerca di non muoverti troppo, non vorrei che si sganciasse di nuovo…dopo tanta fatica che ho
fatto…- fece Tomoki strofinandosi la fronte.
- Tenetevi forte leggendari guerrieri! Tra pochi secondi si balla!- urlò Mojyamon accelerando.
- Si balla? Non sapevo ci fossero discoteche a Digiworld…
dove si tro…
Prima che Takuya potesse concludere
la frase, la visione dell’enorme precipizio gli strozzò le parole in gola.
- AAAH!!! Fermo!! Fermooo!!- schiamazzò cercando di richiamare la sua attenzione.
- Finiremo di sotto!!- gridò Izumi
tenendosi stretta alla sbarra di ferro.
- Voglio scendereee!!! Sono troppo
giovane per morireee!!- gli strilli di Junpei riecheggiarono nell’enorme
vallata, mentre la carrozza si apprestava ad imboccare la ripida discesa.
- E’ tutto apposto! Calmatevi! Questo è il
percorso più rapido per raggiungere il bassopiano- affermò Mojyamon
prendendo l'avvio.
Il trenino si lanciò a gran velocità nella
gola, lo stridio delle rotaie risuonò fortemente facendo eco.
Tomoki e Junpei si abbracciarono fortemente, spolmonandosi a
gran voce; Neemon si attacco alla pancierina di Bokomon, con occhi divenuti
ipertiroidei. Kouji strinse le dita alla spalliera del sedile cercando di non
cascare sul davanti.
Kouichi Takuya e Izumi rimasero avvinghiati ai pilastri di
ferro che sorreggevano la cappotta.
Il mezzo schizzò a gran velocità, e in cinque minuti arrivò
a destinazione atterrando orizzontalmente con una brusca frenata.
La cintura di Junpei si slacciò di scatto, e il ragazzo
sbatté sulla folta pelliccia del grosso Digimon.
Neemon finì riverso sul povero Bokomon, che soffocò per il
colpo, mentre Izumi sbatté violentemente sulla spalliera del sedile anteriore.
- Sono ancora vivo?! Sono ancora
vivo!!- esclamò Junpei stritolando Mojyamon per la
felicità.
- Izumi tutto ok?- disse prontamente Takuya aiutando l’amica
ad alzarsi.
- Poteva andare meglio…ahi…- si massaggiò la spalla un po’
intorpidita, afferrando la mano di Takuya.
- Mi auguro di non doverla fare più
questa strada, per poco non ci rimettevo le penne!- sbottò Tomoki con una mano
in petto. Il cuore gli tamburellava a ritmo incessante.
- Scusate per la fermata un po’ brusca…ma…
l’impianto frenante ha bisogno di una controllatina…eheh- disse Mojyamon
strofinando la mano dietro la testa.
- Coosa?! Intendi dire che non
funziona?!- schiamazzò Bokomon afferrandogli un ciuffo di pelo.
Il grosso mostro annuì sfoderando un sorriso a trentadue
denti.
Ci fai affrontare una discesa così ripida con i freni in
avaria?!- urlò di nuovo Bokomon incurvando la fronte-
Se fosse successo qualcosa ai leggendari guerrieri?! Ci hai pensato?!
- Non era mia intenzione, chiedo scusa, infinitamente scusa,
ma dopotutto vi
ho portati a destinazione sani e salvi! Guardate!- il massiccio Digimon indicò
con il dito una grande struttura dalle forme sinuose e stilizzate.
- Eccolo! – esclamò Bokomon agitando il braccio in avanti.
I sei si voltarono nella direzione segnalata, spalancando
gli occhi.
Il castello di Ophanimon.
Si elevava dal suolo per circa trenta metri di altezza.
Sottili torri dai tetti appuntiti, si innalzavano
alte nel cielo. Un luccichio di tinte pastello colorava le coperture del
palazzo, facendolo brillare riflettuto dai raggi solari.
- Wow! Che spettacolo di colori!-
affermò Izumi con il riflesso dei fiori negli occhi.
- Dall’ultima volta è diventato ancora più bello questo posto!- fece Tomoki avanzando lentamente.
- Coraggio non perdiamo tempo in
chiacchiere, andiamo!- Kouji s’incamminò per primo, seguito dagli altri
che prima salutarono Mojyamon ringraziandolo per la disponibilità offertagli,
dopodichè rincorsero l’amico.
Tagliarono per il prato, immenso e
verde.
Il profumo dei fiori attorniava quella vasta zona, i morbidi
petali, lisci come la seta, svolazzavano sorretti dal dolce venticello che
riempiva quel luogo.
- Kouji tutto ok? Ti vedo pensieroso-
disse Takuya affiancandosi all’amico.
Il giovane non rispose.
- Ok, scusa, dovevo immaginare che non volevi
parlare, ti capisco, tranquillo.- lo rassicurò Takuya camminando.
- Forse devo smetterla di preoccuparmi…proprio come ha detto
Kouchi…ma non ci riesco, fin da quando sono arrivato a
Digiworld, ho avuto da subito uno strano senso di oppressione…- rispose Kouji marciando
con le mani in tasca.
Takuya si accostò a lui, poggiandogli una mano sul dorso.
- Quando la situazione non risulta
chiara, è normale che l’agitazione prenda il sopravvento, vedrai che non appena
parleremo con Ophanimon, il peso che ti opprime si farà senz’altro più leggero!
Dai sorridi!- con fare gioioso, gli solleticò la
pancia fino a farlo ridere. Kouji si portò le braccia all’addome cercando di
proteggersi.
- Ok ok basta basta eh eh! Smettila eheh!- ribatté il ragazzo ridendo a gran voce con
gambe tremanti.
- Funziona sempre!- affermò il padrone del fuoco lasciando
la “preda”.
- Ehi ma che gli prende a quei due? – interpellò Junpei al
giovane Tomoki che per tutta risposta incrociò le braccia.
- Boh… Non chiederlo a me…
- Arsa Arsa! Digiworld in questo
periodo è molto più caldo rispetto al nostro mondo- proferì
Izumi sbottonando la giacca. La sfilò dalle spalle adagiandola su un braccio.
L’attenzione dei ragazzi venne
meno, catturata dalla compagna, tutti si distrassero guardandola.
La bianca camicetta, di tessuto fresco, le assottigliava la
vita, evidenziandole i tratti del corpo.
Il colletto, dondolava mosso dalla leggera brezza che
sollevava di poco la gonnellina.
Takuya, involontariamente e quasi per riflesso, s’infiammo
di botto.
- Izumi-chan se vuoi porto io la tua giacca!- propose Junpei
affiancandosi a lei.
La schiena del guerriero di fuoco diventò più rigida, mentre
fissava i due con nervosismo.
Sbuffò torturando i laccetti posti all’estremità superiore
della felpa.
Voltò il capo concentrandosi sul tragitto, ma una mano lo
fece sobbalzare.
- A quanto pare anche tu sei pensieroso… non è forse così?
- Aah Kouji!!! Che spavento…!! Ho
il cuore a mille!!- fece Takuya con la mano in petto.
- Non hai risposto alla mia domanda, ho
indovinato?- insisté l’amico.
Takuya non replicò.
- Ho fatto centro eh?- Kouji batté un colpo sulla spalla del
compagno, che mugugnò per la botta.
- Adesso capisco perché ti hanno preso come schiacciatore nella
squadra di pallavolo Fujishima…- Takuya si massaggiò il braccio indolenzito,
cercando di smuoverlo- E comunque, non hai fatto
centro, sono solo un po’ stanco…tutto qui- concluse indirizzando ancora una
volta, involontariamente, gli occhi su Izumi.
Kouji seguì il suo sguardo, abbozzando un mezzo sorriso.
- Il cuore ha delle ragioni che la ragione
non conosce.
- Eeh?! Da quando in qua sei diventato filosofo?! – domandò Takuya ritornando con gli occhi sul
ragazzo.
- Pascal
Blaise. E’ lui l’autore di questo pensiero - rispose
il moretto dai capelli lunghi.
- E chi è? Mai sentito nominare…-
si portò l’indice sulla fronte, cercando di ricordare, ma l’unica cosa che
riuscì a ricavare fu il nome di una marca di cibo per cani.
- Se tu studiassi a scuola, magari… Blaise
Pascal, filosofo, matematico e scienziato francese. All’età di sedici
anni scrisse il Saggio sulle sezioni coniche, in cui formulò uno dei
fondamentali teoremi di geometria proiettiva noto come
il "teorema di Pascal"; a diciotto anni costruì la prima macchina
calcolatrice e nel 1648 dimostrò sperimentalmente che
- OK OK!! Non c’è bisogno di
continuare…!!! Adesso sì ricordo tutto ah ah che
stupido che sono eh eh eeh!! – annunciò il padrone del fuoco fermando al volo e
mentendo spudoratamente. Ma d'altronde, i teoremi e le
formule di geometria non erano il suo punto forte, soprattutto sulle pagelle.
Alcune volte, costretto dalla madre, era obbligato a prendere lezioni da
Junpei, considerato il numero uno dell’istituto, capace di calcolare
mentalmente qualsiasi cosa, senza contare l’inglese che studiava con Izumi… ma lì, paragonato al primo caso, non era poi tanto
maluccio…! Escludendo ovviamente, le innumerevoli tiratine d’orecchio da parte
della ragazza, ogni qualvolta non prestava attenzione.
Di sicuro non voleva prendere ripetizioni anche da Kouji,
pensò rabbrividendo, sarebbe stato troppo!
Sospirò, cercando di riflettere, e un quesito gli sfiorò la
mente.
- Senti Kouji, secondo te Blues Pampers,
per aver detto una simile frase, aveva problemi con qualche ragazza?
- Guarda che non è una marca di pannolini per bambini… comunque questo non lo so, il nostro professore di geometria
è un tipo riservato che non ama spettegolare su una persona vissuta nel 1600…-
fece Kouji scherzando.
I due si guardarono reciprocamente, scoppiando a ridere in
pochi istanti.
- Comunque, se hai bisogno di una
mano, sappi che sono qua. A volte chi ascolta conosce davvero, molto più di chi
parla.
- Acc! Ci risiamo?! Sono già
abbastanza fuso… Basta che non mi parli di geometria e teoremi, e puoi dire
tutto ciò che vuoi!- concluse sbottando, poi riprese - Comunque…
grazie Kouji!
Il Digiprescelto della luce alzò le spalle
senza batter ciglio, dopodichè, estrasse dalla tasca un pezzo quadrato di
stoffa, avvoltolandolo in testa.
- Ma questa qui la conosco! L’hai
conservata?! Pazzesco!- esclamò Takuya sorpreso nel
vedere la bandana dalle striature marroni che cinque
anni fa accompagnò il moretto col codino nel suo viaggio a Digiworld.
- Kouji Minamoto è tornato!- esclamò Tomoki nel vedere
l’amico con la sua vecchia e cara bandana.
Izumi, avvicinandosi a lui, gli sistemò il pezzo di tessuto,
raddrizzandolo.
- Adesso sì che va meglio!- asserì la
ragazza sorridendo.
- Wow che coppia!- dichiarò Kouichi guardando i due.
- Sembrate marito e moglie! –
asserì Tomoki divertito.
Il giovane Minamoto arrossì di colpo in viso, cercando di
contenersi.
La dolce Orimoto abbassò lo sguardo, portandosi una ciocca
di capelli dietro l’orecchio.
Il cuore di Takuya ebbe un sussulto.
Perché? S’interrogò nella mente. Preferì
non rispondere.
Dopotutto lei era libera di fare qualsiasi cosa.
Non era di certo la sua ragazza!
Continuò a camminare mordicchiando nervosamente il laccetto
destro che ciondolava dall’estremità maggiore della felpa.
Junpei, offertosi di portare la borsa per fare bella figura
su Izumi, non si era accorto di nulla.
Il guerriero della luce e la combattente del vento si
staccarono automaticamente, proseguendo il tragitto l’uno a poca distanza
dall’altra. Gli occhi fissi al
pavimento, con le guance ancora accaldate. Cercarono di non
incrociare gli sguardi, ma, senza volerlo, i due quasi inconsciamente,
sovrapposero gli occhi.
Fu un attimo.
Pochi istanti e le gote ripresero ad avvampare.
Takuya, lasciato il cordoncino, si gingillava furiosamente
con la chiusura lampo della giacchetta.
Prima su, poi giù. Su giù, su giù, fino a
quando non rimase impigliata nel tessuto. Diede un colpetto,
strattonandola, e riprese a muoversi.
Su e giù… Su e giù… nervosamente fino a
che, Bokomon, lo scosse dall'inerzia con la sua voce squillante.
- Eccoci arrivati!- pronunciò arrestandosi.
I ragazzi fecero altrettanto, trovandosi d’innanzi
all’enorme portone di legno.
Finalmente avrebbero trovato risposta alle
loro domande, pensarono speranzosi. Ma nello
stesso tempo, un po’ intimoriti.
- Bene… e adesso… bussiamo! – Kouji, avvicinandosi all’anello di ferro
fissato al portone, protese un braccio in avanti sfiorando con le dita il
pesante cerchio di metallo.
Si fermò un attimo rivolgendo lo sguardo ai suoi compagni, e
prima che potesse ghermirlo nella sua mano, l’imponente porta antica, si
spalancò permettendo ai ragazzi di accedere al grande
palazzo.
- A quanto pare siamo attesi. - pronunciò
il moretto osservando la grande sala aldilà della
soglia.
Ebbe
un sussulto, cercando di non badare ai battiti velocissimi del suo cuore, si
apprestò a muovere il primo passo.
- Vi stavo
aspettando ragazzi. Benvenuti!
Una voce familiare risuonò nell’aria, i sei girarono
freneticamente il capo, dopodichè si fecero avanti, entrando.
Il portone si richiuse alle loro spalle, e, dall’alto, nel
piano rialzato circondato da un’infinità di libri, apparve con armatura
scintillante e lunga chioma bionda, una delle tre creature angeliche custodi
dei cieli di Digiworld : Ophanimon.
________________________________________________
Messaggi da parte dell’autrice: E’ la prima volta che lascio una lunga nota a fine paragrafo…
forse perché ho realmente qualcosa da dirvi? Se avete
voglia leggetela pure, altrimenti non fa nulla, potete anche saltarla, non ci
sono problemi! ^___^
Questo qui è il nono capitolo.
Scrivendo non mi sono accorta della sua
lunghezza, chiedo scusa se possa risultare noioso da
leggere, però è da un po’ di tempo che mi escono così… volevo dividerlo in due,
ma non sono riuscita a trovare un punto adatto per farlo… anche se a dirla
tutta, questa è solo una futile scusa… il problema vero è che non ho avuto coraggio
di staccarli… mi dava una strana impressione, non saprei descriverla, forse
perché inizialmente è stato concepito così…
Comunque, volevo dire giusto un paio di cose.
Francesca Akira, nella sua recensione, mi ha ricordato una cosa piuttosto
importante.
L’ Icedevimon che avete letto (stavo sul punto di scrivere “che avete visto”, ma ho ritrattato… effettivamente non è tanto normale
O__o””) nell’ottavo capitolo, non è lo stesso apparso nell’episodio 36,
ma bensì, un altro della sua specie (direi più cattivo e perfido se paragonato al
suo simile), l’equivalente discorso vale anche per la mia piccina, Ladydevimon ! :) (
in questo caso mi riferisco alle prime due serie)
Dovete sapere che stravedo per questo Digimon…
proprio come Fairymon
Kyuubimon e Lillymon !
Da tempo volevo creare una fanfiction che offrisse
maggiormente importanza a questo personaggio, infatti nella mia storia cercherò di
farle assumerle un ruolo diverso da quello affidatole nella serie, piuttosto
fondamentale soprattutto nei confronti di Kouji… ma non posso rivelarvi altro, altrimenti finireste col capire
molte cose.
Poi, arrivando al perno della nota, ci tenevo
a ringraziare tutte le persone che stanno leggendo
questa fic.
Lo so, sembra banale
come frase, vero? Ma, se pur sforzando i mie pochi residui
cerebrali, le uniche cose che mi vengono fuori, sono frasi simili a
questa, solo con sinonimi diversi…
Inizialmente credevo non piacesse a nessuno,
però le vostre recensioni mi hanno praticamente
colpita, forse perché sono un tipo di ragazza che tende a sottovalutarsi troppo
(troppo spesso), e soprattutto (me lo ripeto sempre) vuole e pretende oltremisura, più di quello che in
realtà sia capace di fare.
Per me è un vero onore conoscere persone come
voi, belle e cristalline.
Ciò mi fa sperare che il mondo non è andato completamente perso.
Botan