Resta e combatti, io combatterò insieme a te. di 883 (/viewuser.php?uid=57929)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
_6
Non
riesco a staccarmi da te, o meglio non voglio, lasciatemi qua per
sempre, così, fermi in questo momento.
-Grazie..- riesco a sussurrare una volta che ci stacchiamo.
-Guarda che non era mica per te la canzone.-
Rimango un attimo ammutolita, o per meglio dire ci rimango proprio
male, la mia bocca deve aver abbassato gli angoli all'ingiù.
Eppure mi pareva fosse per me, mi sento confusa.
Nicolas mi guarda e scoppia a ridere.
Il mio cuore fa una capriola, stava scherzando.
Mi bacia di nuovo, stavolta con più passione.
-Andiamo fuori un attimo?- mi dice e mi prende per mano. Andiamo nel
giardino del locale e ci sediamo su una panchina. Mi siedo sulle sue
gambe.
-Devo dirti alcune cose.- mi dice.
-Si anch'io.-
-Da quando sono arrivato qua ho continuato a chiedermi come ho fatto a
stare per due anni senza di te, ma sopprattutto ho capito che stavi
diventando importante per me e che lo sei da due anni, semplicemente
avevo bisogno di rendermene conto. Ieri sera una volta tornato a casa
mi sono seduto in terrazza a guardare il cielo e ho scritto quella
canzone, lo penso veramente quello che ho scritto, l'ho scritto solo
per te.- sorrido per tutto il tempo rincuorata da queste sue parole,
che mi stanno veramente scaldando il cuore.
-Nicolas, io invece ti devo dire grazie, non so se ricordi come mi hai
trovata una volta arrivata qua, mi ero chiusa in me stessa, non vedevo
una via d'uscita, tu mi hai fatto ritornare il sorriso e penso sia
perchè anche tu stai diventando veramente importante per me.
Ti
voglio bene, Nicolas.-
-Anch'io Anto, moltissimo.-
Ci diamo un altro bacio lunghissimo, ma bello come gli altri.
-Ascolta io adesso dovrei andare a casa, che domani ho il mio primo
giorno di lavoro, dobbiamo fare gli scatti per una
pubblicità,
speriamo vada bene.- mi dice un pò preoccupato.
-Tieni.- mi tolgo dal collo la collana con la A di Antonella in oro
bianco che mi ero comprata ancora cinque anni fa, in un centro
commerciale con mia madre e gliela metto al collo.
-Ti porterà fortuna.- sorride e mi prende per mano.
-Grazie.-
Ci avviamo verso la macchina entrambi col sorriso stampato sulle labbra
e una strana voglia di stare insieme.
La mattina dopo arrivo a scuola un pò in ritardo, mi sono
svegliata giusta, ma me la sono presa con comodo, mi sembra di stare
sulla nuvole, non ho neanche fatto colazione.
-Ehi Antonella.- Patty mi saluta e mi viene incontro, mi sembra strano
essere tornata sua amica, ma è una stranezza bella.
-Ciao Patty. Dove stai andando?- le domando.
-A fare colazione in bar, vieni?-
-Oh perfect, non sono riuscita a farla a casa.-
Andiamo al bar della scuola, dove troviamo altri nostri compagni e dove
Carmen è impegnata a servire.
-Ciao ragazze, mi fa strano vedervi di nuovo insieme, ma sono
contenta!- dice con il sorriso sul volto, prima di andarsene per
portarci due tazze di cioccolata calda con due brioche.
-Allora, ti vedo contenta oggi.- mi dice Patty.
-Siii, ieri io e Nicolas abbiamo deciso di frequentarci, è
bellissimo, era da tanto che non provavo questo per un ragazzo.-
Patty mi prende le mani.
-Sono proprio contenta per voi.-
Carmen ci porta la colazione e iniziamo a mangiare.
-Mi è venuta un'idea fantastica, perchè non vieni
a
dormire da me stanotte? I miei genitori devono uscire, quindi saremo a
casa da sole fino a tardi.-
Cavolo, proprio stasera devo andarmi a licenziare in quel posto
orribile, e stavolta devo farlo, bè però non
dovrei
metterci molto, tanto devo solo dire che me ne vado.
-Va bene, ti dispiace se arrivo verso le dieci? Devo fare una cosa
prima.-
- No no perfetto.- mi dice Patty.
Finalmente suona la campanella, l'ultima ora era di storia, quest'anno
abbiamo gli esami, fortuna che è solo il primo quadrimestre,
è inizio novembre circa.
-Bè non si saluta più?- mi volto. Dietro di me
c'è Nicolas che mi guarda sorridendo.
-Ciao, non ti avevo visto.- lo abbraccio di slancio.
-Sono in pausa pranzo, poi devo tornare al lavoro.-
-Vieni a mangiare a casa mia no? Tanto Fabio va a mangiare con i
ragazzi del gruppo che poi fanno le prove.-
-Perfetto.-
Salgo in macchina e andiamo a casa mia.
-Allora, stasera ti va di uscire?- mi domanda Nicolas.
-Devo andare a dormire da Patty, mi dispiace, usciamo domani casomai,
ok?-
-Va bene piccola, tranquilla.-
Entriamo e ci facciamo una piadina, il frigo è
mezzo vuoto, Fabio doveva fare la spesa, ma deve essersi dimenticato.
Parliamo del più e del meno e come al solito con lui sto
benissimo.
A un certo punto guarda l'ora, sono le due del pomeriggio.
-Devo andare.- mi dice tristemente.
-Uffa, dai, non puoi stare un altro pò qua con me?- gli
domando.
-Vorrei.- dice dandomi un bacio.
-Però, ti ho portato una cosa.-
-Cosa?- domando incuriosita.
Dalla tasca dei pantaloni tira fuori un braccialetto d'argento,
sottile, con inciso Nicolas nella parte interna.
-Non è giusto che tu non abbia niente di mio.- mi dice
sorridendo.
-Grazie.- Me lo mette al polso e poi mi bacia, come solo lui sa fare,
come solo lui riesce a farmi perdere.
Sono le nove di sera.
Indosso il cappotto, finalmente è l'ultima volta che
andrò in quel postaccio.
Il cellulare suona, un nuovo messaggio, lo apro "Divertiti stasera, ti
penserò. Nicolas". Sorrido. Ecco la carica giusta, ora devo
andare là, mostrarmi divina e sfacciata come al solito e
dirgli
che non mi vedranno mai più.
Arrivo, cammino lungo il corridoio blu, nel retroscena, che
dà
su molte porte, su molti camerini diversi, su molte persone, su molte
vite, su molte storie diverse. Mi fa schifo camminare su questo
pavimento, sapere in che posto sono, ora che sto con Nicolas, non
voglio
più farmi del male, voglio solo stare bene insieme a lui.
Finalmente arrivo davanti a una porta con una targhetta dorata, con su
scritto "direzione".
Busso e dopo avere sentito una voce che mi invitava ad entrare, apro la
porta.
-Divina, spero tu sia qui per spiegare l'assenza ingiustificata di
ieri.-
Mi dice con un sorriso orrendo il mio capo, un uomo sulla quarantina, i
capeli bianchi tirati all'indietro, vestito di tutto punto, deve
guadagnare parecchio. Questa è la seconda volta che entro in
questo ufficio. La scrivania è al centro, con due sedie per
i
visitatori, alle pareti vi stanno quadri di artisti famosi, ai lati
della porta due body guard, vestiti di tutto punto e che indossano gli
occhiali da sole. Non appena entrano sento lo scatto di una serratura,
mi volto, hanno chiuso la porta a chiave. Non mi devo lasciare
intimorire.
-Certo, ho deciso di andarmene, non voglio più lavorare
qua.- dico guardandolo con superiorità.
Scoppia a ridere, e dpo un pò mi riguarda serio.
-Spero tu stia scherzando.-
-Mai stata più seria in vita mia.-
Fa un segno a uno dei due body guard, che non riesco ad interpretare,
fino a quando non sento un dolore pazzesco alla guancia. La sberla mi
fa traballare, perdo l'equilibrio e cado a terra. Il labbro inizia a
sanguinarmi.
-Non voglio più sentire parlare di questo argomento, vatti a
vestire e torna al lavoro.-
Mi rialzo, non capisco il gesto.
-Forse non ci siamo capiti, ho detto che io me ne vado, non
metterò mai più piede qua, e ora corro dalla
polizia a
raccontare tutto.-
Scatto verso la porta, dimenticandomi che è chiusa a chiave.
I
due body guard mi sono subito addosso,uno mi immobilizza le mani dietro
la schiena e mi stringe i polsi fino a farmi malissimo. Con le lacrime
agli occhi dal male mi rivolgo al capo.
-Mi vuole tenere qua in eterno?- domando.
-Oh no, voglio solo ricordarti una cosina, forse non hai notato, ma nel
contratto che tu hai firmato, in cui vi è scritto che lavori
da
cameriera, c'è una piccola riga, in basso a sinistra, dove
si
dice chiaramente che chi firma questo contratto si impegna a lavorare
in questo posto di lavoro per cinque anni, pena una piccola penale. Il
contratto è in regola, tu hai firmato, ora o lavori o io ti
faccio causa, e allora chi me lo paga il milione di risarcimento?
Paparino che è in prigione?- domanda con tono canzonatorio.
-Come fa a sapere di mio padre?- domando con un filo di voce, ditemi
che sto vivendo un incubo.
-Io so tutto di te, Antonella Lamas Bernardi, ho conoscenze in tutto
il mondo, ho spie, ho contatti. Non provare neanche a scappare, sarebbe
inutile, ah e ho sentito anche che l'unico familiare che ti
è
rimasto è tuo fratello più grande, Fabio giusto?
Lavora
da poco in un locale del centro, bè sarebbe meglio per la
sua
salute che ti presentassi al lavoro, tutte le sere a partire da oggi in
poi. Oh sono già le undici, va bene dai, per stasera puoi
andare, lo spettacolo sarà già iniziato. A
domani,
puntuale mi raccomando.-
Mi strattono via dalla presa del body guard e finalmente mi lasciano
andare. Me ne vado a testa alta, il mio orgoglio non mi permette di
piangere o abbassare lo sguardo, una volta uscita dal locale
però, scoppio a piangere. Tutte le speranze di essere felice
che
avevo sono crollate. Inizio a camminare verso casa di Patty, sono in
ritardo. Cammino velocemente, stasera mi fa paura camminare da sola,
forse perchè mi ero abituata ad avere qualcuno al mio
fianco. I
polsi mi fanno male, mi si sono formati gli ematomi e il labbro
è un pò gonfio, ma di sicuro fanno meno male del
mio
cuore spezzato. Come farò con Nicolas adesso?
Sarà come
tradirlo ogni sera, non posso dirglielo. Non voglio più
tornare
in quello schifo.
Arrivo davanti casa di Patty. Con qualcuno devo sfogarmi.
Suono il campanello.
Patty arriva ad aprirmi.
-Antonella, sei in ritardo.- mi accoglie sorridendo, ma poi il sorriso
le muore sulle labbra quando mi vede sconvolta come sono.
-Cos'è successo Anto?-
Mi slancio ad abbracciarla, ho bisogno di sentire qualcuno che mi
voglia bene.
-I tuoi sono a casa?- domando.
-No no, sono via. Entra.- entro nella nuova casa dei genitori di Patty.
Ci sediamo in divano e inizio a raccontargli tutto, tutta la
verità, alla fine della storia Patty è in
lacrime, arrivo
a raccontare anche di questa sera.
-Anto, ma è terribile, non puoi fare questo.-
-Ho scelta Patty? Io non ci voglio più andare.-
-E con Nicolas come farai?-
-Nicolas non lo deve sapere non vorrebbe più stare con me,
mi
inventerò che lavoro in un pub o da qualche parte, nessuno
deve
venirlo a sapere chiaro?- mi raccomando.
-Si vieni qua.- mi abbraccia di nuovo.
Mi scappa un piccolo gemito di dolore quando mi abbraccia.
-Non è che avresti del ghiaccio?- le domando.
-Oddio scusa, non me ne ero accorta, Antonella, non puoi più
tornare in quel posto orrendo, ti prometto che troveremo una soluzione
per non farti più andare là.-
La guardo e sorrido. Sono proprio contenta di avere fatto pace con lei.
Mi mette una garza sui polsi con della pomata e tengo per circa cinque
minuti il ghiaccio sul labbro, è già un
pò meno
gonfio.
-Forza, ora è meglio se andiamo a dormire, così
non pensi a queste brutte cose.-
-Vorrei tanto potermi svegliare domani e vedere che era tutto un
incubo.- dico con tono triste.
Andiamo in camera di Patty, mi metto nel materasso che aveva preparato
per me. Patty prende sonno subito, io non ce la faccio e per non stare
a pensare a quello che mi sta succedendo tiro fuori l'i-pod. Lo accendo.
Ti fermo alle luci al
tramonto e ti guardo negli occhi
E
ti vedo morire
Ti
fermo all’inferno e mi perdo perché
Non
ti lasci salvare da me
Nego
i ricordi peggiori
Richiamo
i migliori pensieri
Vorrei
ricordassi tra i drammi più brutti
Che
il sole esiste per tutti
Esiste
per tutti
Esiste
per tutti
Si
caro Tiziano, il sole esiste per tutti, peccato che il mio dramma
più brutto accade di notte.
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=440611 |