Yours
was the first face that I saw
Lily's
POV
Il tuo deve essere stato
per forza di cosa uno dei primi volti che ho visto, lo sai Ted?
Papà mi ha raccontato
che quando sono nata e James ed Al volevano conoscermi, mi ha messo
in braccio a te, che eri il più grande e anche quello che avrebbe
saputo evitare di farmi del male, al contrario di James, ancora
troppo piccolo.
Ogni tanto provo ad
immaginarmi la scena, sai Ted? Immagino mamma ancora nel letto, zio
Ron, zia Hermione ed i nonni ad invadere la camera e poi tu, undici
anni ed una zazzera colorata, che mi tieni in braccio, avvolta in una
copertina che magari, chi lo sa, ha cucito nonna Molly stessa. Se
chiudo gli occhi, riesco anche a vedere Al e James, accalcati attorno
alle tue ginocchia, entrambi già ciechi come due talpe... O aspetta,
forse, Al stava in braccio a papà, che vedo lì, ritto in piedi
dietro di te, pronto a controllare che non mi succeda niente.
Ma ero in buone mani, non
avrebbe potuto succedermi niente.
Credo che tu mi abbia
accompagnato anche nei primi passi o nelle prime parole, non è così,
Ted? Del resto, stavi sempre a casa nostra e credo che tu sia stato
testimone involontario degli avvenimenti più importanti dei miei
primi undici anni di vita. Non avrebbe potuto essere altrimenti.
Ti ricordo quando
litigavo con mio fratello e io e Jamie ci tiravamo i capelli
rotolandoci sul tappeto di casa, ti ricordo quando io e Hugo
consumammo tutti gli ingredienti del Kit del Piccolo Pozionista che
Al aveva voluto in regalo per Natale, che poi, non è mai stato bravo
nemmeno lui in Pozioni... Ha ragione papà, è una cosa genetica.
Ti ricordo ogni Natale ed
ogni compleanno. Ricordo la mia gioia quando mi offristi di portarmi
a fare un giro sulla tua scopa, la prima volta senza la sorveglianza
di mamma o papà.
Quanti anni avevo?
Cinque? Sei?
Non so, so solo che era
bello starsene lì, su quel manico di scopa nuovo e lucido, con te
che mi stringevi forte. Avevi paura che cadessi e noi eravamo molto
in alto.
Mi ricordo anche quando
venni a sapere da James che tu e Vic stavate insieme, vi aveva visti
sbaciucchiarvi alla stazione, come disse lui.
Io esclamai:” Che
bello, così saremo davvero una famiglia!” o qualcosa di simile, ma
tu eri già parte della famiglia e lo sai benissimo.
Papà era così fiero di
te, sapendo che il Profeta ti aveva assunto come collaboratore!
Volle portarci tutti quanti a cena fuori, ti ricordi?
Lui e la mamma erano così
felici, quasi fosse toccato a loro.
Comunque, ti ricordi che
il pomeriggio prima di quel Primo Settembre lo passammo insieme?
Stavo facendo i capricci perchè i miei fratelli sarebbero andati ad
Hogwarts ed io no e allora tu ti offristi di portarmi fuori per tutto
il giorno.
Siamo andati al cinema e
poi al parco ad affogare nello zucchero a velo, ne ho mangiato così
tanto quella volta che sono più di dieci anni che non ne assaggio un
pezzo, e io ti chiedevo perchè dovessi andare in giro con quei
tristi capelli castani, quando avresti potuto averli di qualsiasi
colore volessi.
Ti ricordo quando piansi
a dirotto, il giorno prima di andare ad Hogwarts. Era arrivato anche
per me il momento, ma non ero pronta. Non ero pronta a lasciare casa,
mamma, papà per ritrovarmi da sola lontano.
Tu eri lì e non dicesti
che Hogwarts non era così male o che mi sarei trovata bene o che
presto avrei fatto amicizia. No, non usasti nemmeno una di queste
frasi consolatorie e così banali.
Mi promisi che mi avresti
scritto ogni giorno, se fosse stato necessario, e dicesti anche che
mi saresti venuto a trovare, usando uno di quei vecchi passaggi
segreti indicati sulla Mappa di tuo padre.
Poi aggiungesti anche che
c'erano lì con me anche Al e James e che avevo il dovere di
ricorrere a loro, se qualsiasi cosa fosse andata male.
Sfortunatamente per tutti
quanti non ignorai questo tuo ultimo consiglio e così iniziarono le
discussioni, i litigi, le nottate di lacrime quando qualcosa non
andava, i buoni consigli di Al e le sfuriate che Jamie faceva per
ogni minima cosa.
Quel mostro chiamato
adolescenza si era impossessato di tutti e tre e gestirci a vicenda
non era per niente semplice. Qualche volta avrei davvero voluto
essere a casa e ricevere un consiglio dalla mamma, anziché da Rose o
da Lucy.
Credo che tutto questo
però sia servito ad unirci ancora di più, sai Ted?
Avremmo potuto capire di
non avere niente in comune, noi tre fratelli, e, invece,
inaspettatamente, James è diventato la mia roccia, il mio punto di
riferimento quando il mondo girava troppo forte. Albus, invece, con
la sua sicurezza, il suo modo di fare così.. deciso, deciso quando
le strade sembravano troppe e troppo tortuose era sempre la persona
giusta per parlare quando avevi solo bisogno di essere ascoltata.
Tu, in tutti questi anni,
non te ne sei mai andato.
Sei sempre rimasto lì,
saldo, solido, sicuro. A guardarmi, a guardarci da lontano. Ben
consapevole che, a quindici anni, si detesta il mondo.
Non mi hai mai detto
“Fermati Lils, ti farai male!” e nemmeno “Lils, è ora che ti
dia una calmata con le tue mattane.”
Le stesse cose che
facevano infuriare James o storcere il naso ad Al non ti toccavano
minimamente. Chissà, forse i tuoi undici anni di più facevano sì
che sapessi che dovevo essere lasciata libera di sbagliare, libera di
picchiare la testa, libera di arrabbiarmi, libera di soffrire, libera
di piangere, libera di promettere che sarei stata più accorta, che
ci avrei pensato di più, libera di sbagliare un'altra volta.
Poi, però, ad un certo
punto te ne sei andato. Ti sei allontanato lievemente da me.
Proprio quando anche
James se n'era andato per inseguire i suoi sogni.
Proprio quando la mia
migliore amica aveva scelto di pugnalarmi alle spalle.
Proprio quando ho
iniziato a ripetere ossessivamente che le persone se ne vanno sempre.
L'avevo scritto su un
cartoncino e l'avevo appeso in camera mia, ti ricordi?
“Le persone se ne vanno
sempre.”
La classica frase da
adolescente arrabbiata forse, ma per me non era così.
Ti ricordi, Ted? Forse te
lo ricordi, anche se a me non sembra.
E' stato proprio quando
tutti i miei punti di riferimento hanno cominciato ad allontanarsi,
non per cattiveria, no, questo mai, ma semplicemente perchè tutti
quanti avevano la loro battaglia da combattere, la loro cima da
raggiungere, che mi sono accorta di essere innamorata di te.
Da piccola scherzavo,
scherzavamo sempre sul fatto che ci saremmo sposati, un giorno.
Hai iniziato tu a
dirmelo, ricordi? Avevo sì e no cinque anni e tu già sapevi che
avresti fatto il giornalista e io, senza nemmeno aver ben chiaro chi
o cosa fosse un giornalista, dicevo che lo avrei fatto anch'io.
Me lo promisi a metà tra
il serio e il faceto quando di anni ne avevo quindici ed ero
disperata per la fine della “relazione”, se così si può
chiamare, con Andrew McLaggen.
Dicesti che, se non
avessi trovato nessuno che mi sopportava, mi avresti sposato tu.
Andava già così male
con Vic, Teddy? Allora non la colsi, ma forse nei tuoi occhi c'era
già un'ombra. L'ombra della malinconia per una storia non ancora
finita ufficialmente, ma terminata per voi due, che vi sentivate
forse estranei senza sapere perchè o cosa fare.
Non mi accorsi di niente,
troppo impegnata com'ero a piangere addosso alle mie sfortune. Del
resto, ero la piccola di casa, occorreva che fossero gli altri ad
avere tempo per me. Non era così implicito che dovessi avere
anch'io, necessariamente, tempo da dedicare agli altri.
E poi... poi non lo so
come è andata, sai Ted?
So che abbiamo iniziato
ad avvicinarci, a parlare, ad orbitare l'uno nel mondo dell'altro.
Ed io ho scoperto un Ted
che non conoscevo.
Ho scoperto che non sei
invincibile, che non sempre hai tutte le risposte, che non devi
necessariamente salvarmi, perchè sto imparando a salvarmi da sola.
Ho scoperto che se sto
con te riesco a trovare il lato divertente in una giornata di
pioggia.
Ho scoperto che se ho un
problema questo non diventa più solo mio, ma anche tuo.
Ho scoperto che anche tu
hai bisogno di essere consolato, anche se come consoli tu non consola
nessuno.
Quando tutto è iniziato,
ricordo di averti parlato per ore dei timori che accompagnavano il
mio ingresso nel magico mondo delle stoffe di Madama McClan.
Tu sorridevi, annuivi,
avevi le parole giuste, come sempre.
Ma nei tuoi occhi c'era
un'ombra: forse l'avevo colta, forse sentivo che non eri proprio
dell'umore adatto per ascoltarmi, ma non ho voluto fermarmi.
Non ho voluto sapere di
te. Volevo che tu mi aiutassi.
L'hai fatto comunque.
Così, una volta a casa
mi sono sentita così tanto in colpa per non averti dato tempo, da
dover sfogare il mio nervosismo cucinando quintali di muffin ai
mirtilli che, dopo essersi salvati dallo stomaco di James, sono stati
prontamente recapitati a casa tua.
Portarteli è stata la
cosa migliore che io abbia mai fatto.
Ed ho scoperto che aveva
ragione papà, quando diceva che tu, proprio come tuo padre, avevi
sempre le parole giuste al momento giusto.
Ma tu non sei tuo padre,
per quanto tu gli possa somigliare.
E non sei nemmeno tua
madre, sebbene la tua goffaggine la ricordi.
Tu sei Ted. Il mio Ted.
Il mio supereroe personale.
L'uomo accanto a cui
voglio stare per il resto della mia vita.
Non so se lo sai, non so
se l'hai capito. So che sta succedendo qualcosa, tra noi, Ted.
Lo so e basta. Lo so
perchè sento che non ti da fastidio se mi accoccolo tra le tue
braccia mentre passeggiamo sulla riva del Tamigi.
Lo so perchè a volte
sentire che stringi la mia mano basta a darmi coraggio quando non ne
ho.
Lo so perchè ti sto
vedendo qui fuori, allampanato contro un lampione, mentre ti sistemi
il bavero del tuo Montgomery verdone.
Ieri come oggi, il tuo è
stato uno dei primi volti che ho visto.
Credit: i titoli della storia e dei capitoli sono tratti da una canzone dei Bright Eyes, "First Day of My Life" che può considerarsi una sorta di colonna sonora.
http://www.youtube.com/watch?v=zwFS69nA-1w
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