pensieri in libertà vr2
-Ciao Tony... E' da molto che non venivo a trovarti, lo so. Sai appena
ci eravamo conosciuti credevo che tu fossi uno strafottente, uno che
correva dietro ad ogni gonnella che gli passasse davanti e che cambiava
ragazza ogni settimana, un Casanova, latin lover patentato e anche un
idiota, uno stupido che non faceva altro che citare film che nessuno
aveva mai visto, ma che tu sapevi a memoria, e fare battute idiote per
poi essere preso a scapellotti dal "grande capo". Ma poi ho capito che
quella era solo una maschera che utilizzavi per non soffrire ma che si
è incrinata e poi definitivamente spezzata dopo Jeanne. Era quello il
Tony che volevo conoscere, che volevo aiutare e capire, ma tu mi
allontanasti. Quando poi ci siamo rincontrati dopo che il team tu
sciolto ho visto i tuoi occhi brillare, credevo che quell'anno sarebbe
stato quello giusto, ma ci fu la storia con Michael e quando lo tu lo
uccisi dovetti rimanere al Mossad, con mio padre, non perchè non mi
fidassi di te, ma perchè dovevo essere certa di potermi fidare di lui,
lui che mi mandò a morire in Somalia. Quando ormai avevo perso le
speranze di essere tratta in salvo eccoti, eccovi; ti sei fatto
catturare insieme a McGee perchè mi credevate morta, per vendicarmi.
Poi hai rischiato la tua stessa vita per salvarmi e mi hai detto quelle
parole :"Non posso vivere senza di te". Da li è cambiato tutto. Voi
siete diventati definitivamente la mia famiglia, mi avete riportato a
casa, la mia nuova casa, Washington DC. Avevamo ripreso il nostro
rapporto, anzi, l'avevamo migliorato. Quella volta, in bagno, credo di
averti stupito, eravamo vicini, troppo vicini. Solo un centimetro più a
sinistra e le nostre labbra si sarebbero incontrate. Le mie con le tue,
quelle splendide e perfette labbra. Ma in quel momento era meglio un
casto bacio di ringraziamento sulla guancia. Poco tempo dopo fu la tua
volta di stupirmi.
Era un venerdì sera, stavamo tornando a casa dopo una giornata tranquilla,
tu eri sparito per un pezzo nell'ufficio del direttore quel giorno.
Eravamo in ascensore, noi due da soli, come molte altre volte, ma
quella sera fu totalmente diversa. Bloccasti l'ascensore e mi dissi di
amarmi, così, all'improvviso; da molto volevo sentire quelle parole
uscire dalla tua bocca, rivolte a me, ma , in quel momento, tremavo di
paura, non volevo rovinare tutto. Tu notasti questo mio stato d'animo e
ti avvicinasti, mi abbracciasti sussurrandomi dolcemente all'orecchio
più e più volte quelle due parole, "Ti amo"; per me erano una dolce
melodia che mi cullava; mi sentivo protetta, al sicuro, tra le tue
braccia, potevo finalmente lasciarmi andare senza avere paura, "Ti
amo", te lo dissi anche io, credevo che non ci sarei riuscita, ma
quelle poche parole dal significato immenso uscirono spontaneamente
dalla mia bocca, come se te l'avessi sempre detto, con la stessa
naturalezza di un "Ciao", era la verità, l'unica verità, per questo fu
così semplice. Sorridemmo entrambi, tu con uno dei tuoi soliti sorrisi
smaglianti alla DiNozzo, prima di scambiarci un tenero bacio, un bacio
che aspettavamo entrambi da molto tempo. Dopo il bacio continuammo a
fissarci negli occhi, solo una tua parola ruppe il silenzio quasi
incantato che si era creato:" Sposami"". Una semplice parola, la cui
risposta, ancora più semplice, una sillaba, avrebbe cambiato la nostra
vita per sempre, in negativo o positivo che fosse.
"Sposami. Stanotte" ripetesti. Non volevi più perdere tempo, non volevi
rischiare che qualcuno o qualcosa ci allontanasse nuovamente. Per un
attimo mi parve di riacquistare la mia razionalità, era assurdo,non
poteva essere vero, non potevamo sposarci così, in quattr'e
quattr'otto. Misi da parte la mia razionalità e per una volta seguii il
mio cuore, "Si", vidi i tuoi meravigliosi occhi verdi brillare di luce
propria. Sbloccasti l'ascensore e mi trascinasti nel parcheggio, fino
alla mia macchina. Prima di lasciarmi mi dissi di andare a casa mia e
preparare una valigia con il necessario per un week-end e mi diedi un
bacio.
Dieci minuti dopo eri già sotto casa mia con la tua valigia e i
biglietti per Las Vegas che avevi precedentemente comprato. Quella
notte feci una pazzia, una delle poche della mia vita, ti sposai.
Quello fu il nostro week-end. Sapevo che niente sarebbe stato più come
prima.
Il lunedì mattina trascorse relativamente tranquillo, per quanto possa
essere tranquilla una giornata nella quale comunichi a Abby di
esserti sposata senza dirle niente. Verso le sei di sera iniziasti ad
agitarti. Finito il turno in ufficio mi dissi di aspettarti a casa tua,
dandomi le chiavi, e un'altra volta pronunciasti quelle splendide
parole "Ti amo" "I love You" "Te quiero" "Je t'aime" "Aku cinta kamu".
Mi addormentai sul tuo divano, l'odore del tuo dopo barba mi dava
l'impressione di averti accanto. Alle 3 di notte squillò il mio
cellulare svegliandomi. Eri morto. Sapevi di dover affrontare una
missione top secret ad alto rischio e non volevi avere rimpianti.
Chissà se mi vedesse qualcuno cosa penserebbe. Ormai sono ore qui a
fissare la tua tomba, immobile, con la notra bambina in braccio. Già,
la nostra bambina, Larah. E' così piccola. Non la finirai mai di fare
danni. Certamente questo è il "danno" migliore che abbia mai combinato.
Forse è meglio che vada, il freddo inizia a sentirsi benchè sia l'ora
più calda della giornata e siamo entrambe coperte bene. Ha iniziato
anche a nevicare. Ora dobbiamo proprio andare. Buon Natale amore mio.-.
PS "aku cinta kamu" significa "ti amo" in indonesiano
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