Era un venerdì sera, stavamo tornando a casa dopo una giornata tranquilla, tu eri sparito per un pezzo nell'ufficio del direttore quel giorno. Eravamo in ascensore, noi due da soli, come molte altre volte, ma quella sera fu totalmente diversa. Bloccasti l'ascensore e mi dissi di amarmi, così, all'improvviso; da molto volevo sentire quelle parole uscire dalla tua bocca, rivolte a me, ma , in quel momento, tremavo di paura, non volevo rovinare tutto. Tu notasti questo mio stato d'animo e ti avvicinasti, mi abbracciasti sussurrandomi dolcemente all'orecchio più e più volte quelle due parole, "Ti amo"; per me erano una dolce melodia che mi cullava; mi sentivo protetta, al sicuro, tra le tue braccia, potevo finalmente lasciarmi andare senza avere paura, "Ti amo", te lo dissi anche io, credevo che non ci sarei riuscita, ma quelle poche parole dal significato immenso uscirono spontaneamente dalla mia bocca, come se te l'avessi sempre detto, con la stessa naturalezza di un "Ciao", era la verità, l'unica verità, per questo fu così semplice. Sorridemmo entrambi, tu con uno dei tuoi soliti sorrisi smaglianti alla DiNozzo, prima di scambiarci un tenero bacio, un bacio che aspettavamo entrambi da molto tempo. Dopo il bacio continuammo a fissarci negli occhi, solo una tua parola ruppe il silenzio quasi incantato che si era creato:" Sposami"". Una semplice parola, la cui risposta, ancora più semplice, una sillaba, avrebbe cambiato la nostra vita per sempre, in negativo o positivo che fosse.
"Sposami. Stanotte" ripetesti. Non volevi più perdere tempo, non volevi rischiare che qualcuno o qualcosa ci allontanasse nuovamente. Per un attimo mi parve di riacquistare la mia razionalità, era assurdo,non poteva essere vero, non potevamo sposarci così, in quattr'e quattr'otto. Misi da parte la mia razionalità e per una volta seguii il mio cuore, "Si", vidi i tuoi meravigliosi occhi verdi brillare di luce propria. Sbloccasti l'ascensore e mi trascinasti nel parcheggio, fino alla mia macchina. Prima di lasciarmi mi dissi di andare a casa mia e preparare una valigia con il necessario per un week-end e mi diedi un bacio.
Dieci minuti dopo eri già sotto casa mia con la tua valigia e i biglietti per Las Vegas che avevi precedentemente comprato. Quella notte feci una pazzia, una delle poche della mia vita, ti sposai. Quello fu il nostro week-end. Sapevo che niente sarebbe stato più come prima.
Il lunedì mattina trascorse relativamente tranquillo, per quanto possa essere tranquilla una giornata nella quale comunichi a Abby di esserti sposata senza dirle niente. Verso le sei di sera iniziasti ad agitarti. Finito il turno in ufficio mi dissi di aspettarti a casa tua, dandomi le chiavi, e un'altra volta pronunciasti quelle splendide parole "Ti amo" "I love You" "Te quiero" "Je t'aime" "Aku cinta kamu".
Mi addormentai sul tuo divano, l'odore del tuo dopo barba mi dava l'impressione di averti accanto. Alle 3 di notte squillò il mio cellulare svegliandomi. Eri morto. Sapevi di dover affrontare una missione top secret ad alto rischio e non volevi avere rimpianti.
Chissà se mi vedesse qualcuno cosa penserebbe. Ormai sono ore qui a fissare la tua tomba, immobile, con la notra bambina in braccio. Già, la nostra bambina, Larah. E' così piccola. Non la finirai mai di fare danni. Certamente questo è il "danno" migliore che abbia mai combinato. Forse è meglio che vada, il freddo inizia a sentirsi benchè sia l'ora più calda della giornata e siamo entrambe coperte bene. Ha iniziato anche a nevicare. Ora dobbiamo proprio andare. Buon Natale amore mio.-.
PS "aku cinta kamu" significa "ti amo" in indonesiano