Titolo
Titolo:
Out of the Blue (Symphony of the Magician and the Swordsman)
Capitolo:
3 di (per ora) 17 - Secondo Movimento
Personaggi:
Kurogane, Fay (e sullo sfondo tutti gli altri)
Rating:
Verde
Genere:
Introspettivo
Note:
Shonen-ai
Disclaimer:
Tsubasa e i suoi personaggi appartengono alle CLAMP
Out of the Blue
Symphony of the Magician and the Swordsman
III.SECONDO MOVIMENTO - ALLEGRO
Dopo
quell’inutile paese immerso nella nebbia, la polpetta li aveva sballottati
ancora parecchio qua e là, attraverso una serie di mondi di cui Kurogane non
ricordava molto, forse complice anche il fatto che l’idiota non avesse fatto
niente di particolarmente idiota… - ehi, da quando in qua i suoi ricordi erano
legati al comportamento dello stupido mago?!
Alla fine
comunque erano approdati in una dimensione all’apparenza pacifica, in cui erano
stati accolti da una pattuglia di festanti ragazze pon-pon: decisamente un
mondo di gente fuori di testa…
Quelle gentili
signorine li avevano poi scortati al municipio della città, in cui avevano
scoperto di trovarsi in un paese chiamato Oto, dove chiunque poteva vivere come
più gli piaceva e a tutti era garantito il diritto ad un’abitazione e un lavoro.
Sembrava un bel
posto, non fosse stato che, appena preso possesso della loro casa, erano stati
attaccati da delle strane creature, il cui sterminio (avevano poi appreso il
giorno successivo, sempre al municipio) era uno dei mestieri meglio remunerati
del paese e quello che permetteva di raccogliere più informazioni - cosa che per
loro era vitale nella ricerca della piuma.
Logica
conseguenza era quindi stata che il ninja e Shaoran si dedicassero alla caccia
di questi oni, mentre Fay, aiutato dalla principessa e da Mokona, aveva deciso
di aprire un caffè. A Kurogane quella soluzione non dispiaceva affatto, perché
gli permetteva di fare ciò che più amava: combattere. E per giunta combattere
demoni, in una sorta di sterile vendetta contro i mostri che avevano sterminato
la sua famiglia. Oltretutto avrebbe anche avuto poche occasioni di avere a che
fare con l’idiota, il che non era mai un male.
Si erano quindi
registrati al municipio in quelle vesti - o meglio, il mago aveva registrato
tutti, visto che pareva saper utilizzare la scrittura del luogo. Peccato che, al
momento di fornire i loro nomi per completare le formalità per l’ingresso nel
paese, Fay (che in realtà non conosceva affatto l’alfabeto di Oto!) li avesse
registrati con dei nomi vergognosi: Gattone, Gattina, Cagnolino e… Cagnolone!
Quando era venuto a saperlo, il ninja stava davvero per compiere un omicidio!
Smaltita, non
senza difficoltà, la rabbia del moro per quella stramaledetta presa in giro
dell’idiota, la loro vita aveva cominciato ad incasellarsi in una certa routine,
fatta di giornate passate a distruggere demoni o ad insegnare a Shaoran a tirare
di spada, mentre il mago e la ragazzina servivano i clienti nel loro bar, il
“Cat’s Eye”.
Poi un giorno,
per ottenere notizie su un nuovo misterioso oni che poteva avere qualcosa a che
fare con la piuma, Kurogane era stato indirizzato verso un locale in cui avrebbe
potuto incontrare un informatore. Non essendo un posto per bambini, lo
spadaccino era stato costretto ad andarci in compagnia dello stupido mago
(chissà perché poi quei tre non l’avevano lasciato andare da solo).
Sulla strada
erano stati attaccati da un gruppo di oni, impazziti forse a causa di questa
nuova creatura di cui nessuno sapeva nulla. Il ninja era riuscito comunque a
liberarsene con una certa facilità, pur distruggendo la propria spada, però Fay
aveva di nuovo rischiato grosso - come a Koryo, contro quella strega. E, come a
Koryo, pareva non aver provato nessuna istintiva paura di fronte alla
prospettiva della morte (eppure quella paura tutti la provano, anche i
guerrieri più esperti). Durante il combattimento si era limitato a schivare
gli attacchi degli oni, ma senza metterci poi tutto quell’impegno, e alla fine
era stato colpito in pieno da uno di loro.
Kurogane odiava
ammetterlo, ma si era spaventato quando l’aveva visto con la coda dell’occhio
volare a terra e finire contro un muro. E il cuore gli batteva innaturalmente
forte quando si era parato tra il suo corpo esile riverso sulle macerie e gli
oni, eliminando il più vicino con un solo fendente e quindi uccidendo gli altri
con un unico devastante attacco. Poi per un attimo tutto era stato silenzio,
rotto infine solo dai pezzi della sua katana che cadevano tintinnando al suolo e
dal debole applauso del mago che, malconcio, gli sorrideva.
“Coma stai? Ti
fa male la gamba?” gli aveva subito domandato brusco lo spadaccino, notando la
caviglia piegata in maniera innaturale.
La risposta di
Fay aveva però spiazzato il ninja, facendogli tornare prepotente un sospetto sul
biondino che già aveva avuto a Koryo - cosa che l’aveva indispettito non poco.
“Beh, sembra che
io non sia morto…”
“Non è che non
sei morto, è che non sei riuscito a morire”
L’aveva
rimbeccato seccamente e, davanti allo stupore che aveva attraversato per un
attimo gli occhi blu del mago - forse in un’implicita ammissione di
colpevolezza, Kurogane si era sentito autorizzato a continuare: se voleva tirar
fuori la verità all’idiota non poteva sempre trattarlo con i guanti, o non
avrebbe ottenuto nulla. Aveva quindi premuto la custodia della spada sulla
caviglia ferita di Fay, ignorando la sua smorfia di dolore, e poi aveva
proseguito il proprio ragionamento, puntandogli il fodero alla gola.
“Se qualcuno
cerca di uccidermi, lo uccido. Se qualcuno cerca di far del male alle persone
che amo, lo uccido. Ormai ho perso il conto di quante persone ho ammazzato. Non
sono il tipo che usa belle parole, ma sappi che quelli che odio di più sono
coloro che buttano via le loro vite prima che sia svanita ogni speranza”
Come aveva
finito di parlare, il ninja aveva visto quell’insolita espressione sorpresa sul
volto pallido del mago sciogliersi in un sorriso, luminoso sì, ma per la prima
volta immensamente stanco.
“Ciò significa
che io sono il tipo di persona che odi di più”
Poche parole,
che però avevano per un attimo aperto come un varco nel mare delle sue iridi:
Fay voleva morire, perché ormai riteneva di non avere più nessuna speranza,
nessuna ragione per vivere. Intuire quella verità dai contorni oscuri,
sicuramente figlia del segreto che il biondino portava con sé, aveva lasciato lo
spadaccino senza parole. Poi l’arrivo della proprietaria del locale che stavano
cercando (a cui senza saperlo erano già arrivati prima di combattere con gli
oni), aveva spezzato quel momento che si stava facendo forse troppo teso.
Ma
evidentemente, per Kurogane quella era destinata ad essere la serata delle
confessioni.
All’interno del
bar si esibiva una cantante; gran voce, canzone forse un po’ troppo sdolcinata
che parlava di una donna in attesa di qualcuno che la portasse via. Il pezzo
aveva strappato al ninja un’osservazione caustica, buttata lì più per fare da
bastian contrario al mago, incantato ad ascoltare, che per altro.
“Se uno vuole
andare da qualche parte, che ci vada da solo. Non c’è bisogno di aspettare
nessuno”
La risposta di
Fay l’aveva di nuovo preso in contropiede, soprattutto per la malinconia di cui
era pervasa.
“Kuro-chan, solo
tu faresti così… Io la capisco, perché anch’io ho aspettato: ho aspettato per
tanto tempo qualcuno che stesse al mio fianco e mi portasse via”
Ancora una volta
lo spadaccino non aveva replicato, ma stavolta volontariamente: capiva ancora
troppo poco di quel che il mago celava dietro i suoi sorrisi. Quei sorrisi che,
probabilmente assieme a quel suo fastidiosissimo atteggiamento fin troppo
vivace, ogni giorno di più si stavano rivelando, se non assolutamente fasulli,
perlomeno un modo per scappare da qualcosa.
Sì, decisamente
Fay D. Fluorite era uno splendido trompe l’œil, accuratamente predisposto
per ingannare le apparenze e, con la sua esuberanza, distrarre l’attenzione di
tutti dalla verità.
Ora che Kurogane
l’aveva capito, riuscire ad arrivare oltre la sua facciata tutta sorrisi, fino a
toccare il cuore di quella creatura così sfuggente, era diventato il suo
obbiettivo primario perché lui odiava le illusioni e le finzioni di qualunque
tipo.
A rendere il
tutto più irritante c’era anche il fatto che nei giorni a seguire il mago aveva
ripreso a comportarsi esattamente nel solito modo assurdo, come se nulla fosse
mai accaduto tra loro: continuava con le sue patetiche imitazioni di fischio,
con i nomignoli irriverenti e i modi scanzonati, si attaccava ai suoi abiti e si
strusciava neanche fosse un gatto e gli propinava in continuazione schifezze
troppo dolci.
Eppure lo
spadaccino sentiva che qualcosa era cambiato, benché non sapesse determinare con
precisione cosa fosse.
C’era un’altra
cosa che il ninja non sapeva e che probabilmente l’avrebbe parecchio sorpreso:
lui non era l’unico ad essersi accorto della profondità cupa nascosta negli
occhi blu di Fay. E ad essersene accorto era stato proprio il componente più
insospettabile del gruppo, la piccola Mokona, che non aveva esitato a parlare
direttamente con il mago, spiazzandolo non poco.
“Quando eravamo
nel mondo con quel grande lago, hai detto a Shaoran di sorridere ed essere
felice. Per Fay è lo stesso: nessuno lo odierà se sorride”
“Io sono sempre
felice!” Una risposta banale, scontata, data solo per cercare di deviare da sé
un’attenzione che si stava avventurando in territori delicati. Ma la creaturina
magica, esattamente come il ninja, non era per niente ingenua.
“Ma quando Fay
sorride, Fay pensa ad altro”
Anche davanti a
lei il mago sorridente e triste aveva dovuto arrendersi. Davanti a lei però non
aveva ammesso nulla di più - già si era concesso di abbassare per un attimo la
maschera con lo spadaccino e non doveva ripetere quell’errore.
“Mokona, sei
davvero intelligente”
“Io so che tutti
siamo soli. Ma so anche che stando insieme in questo viaggio alla fine ci
sentiremo meno soli. Mokona la pensa così!”
“Sarebbe bello…”
La voce di Fay
era carica di rimpianto e i suoi occhi, per un attimo così trasparenti sul
dolore che celavano, guardavano senza vedere, mentre la piccola manju tentava un
impossibile abbraccio consolatorio.
Durò solo un
istante.
Prima che la
campanella sulla porta del caffè avesse smesso di tintinnare per annunciare
l’arrivo di un cliente, il biondino aveva già cancellato quel breve momento di
malinconia in uno dei suoi soliti sorrisi luminosi. La persona sulla soglia,
però, non era affatto un visitatore qualsiasi e il mago non aveva tardato a
rendersene conto. Come si era reso subito conto che, viste le intenzioni ostili
di quell’uomo - quel Seishiro, era abbastanza scontato che per lui non ci
sarebbe stato scampo. Certo, se avesse usato la magia sarebbe stata un’altra
storia… ma non poteva farlo: aveva promesso.
La fine era
arrivata in fretta, Fay però poteva dire di essersi battuto con onore, di aver
cercato fino all'ultimo di proteggere i suoi compagni: che strano gli faceva
anche solo pensarlo! Eppure gli era stato così naturale...
Chissà se
Kurogane questo l'avrebbe apprezzato almeno un po'...
Chissà se
l’avrebbe odiato forse un po’ di meno sapendo che, mentre perdeva conoscenza
dopo l’ultimo, fatale attacco del suo avversario, il mago per la prima volta
aveva avuto paura, per la prima volta aveva desiderato di non morire…
Chissà cosa
avrebbe detto, se avrebbe capito che un po’ era anche merito delle sue parole e
di quei suoi occhi color del fuoco, che parevano voler attrarre a sé e
sciogliere il ghiaccio in quelli di Fay.
Ma era inutile
chiedersi queste cose, perché lo spadaccino non avrebbe mai saputo nulla di quel
combattimento, delle parole che si erano detti con Seishiro, né dei sorrisi
palesemente falsi che si erano scambiati (e che tanto l’avrebbero fatto
arrabbiare). Non avrebbe mai saputo nulla perché per il mago il viaggio si
sarebbe concluso lì, nel suo delizioso caffè di Oto… e no, non era contento che
finisse così: perché ora aveva qualcosa da perdere, qualcuno da lasciare…
Quando Kurogane
era rientrato al Cat’s Eye, l’aveva trovato completamente sottosopra; solo il
divano su cui dormiva la principessa sembrava essere stato risparmiato e dello
stupido mago non c’era più traccia.
Vedendo quella
devastazione e ascoltando il racconto incerto della palla di pelo, lo spadaccino
aveva sentito nascere dentro di sé una rabbia feroce, che era riuscito a
dominare a stento: perché erano state la sua casa e la sua «famiglia» (per
quanto assurda essa fosse) ad essere ferite e deturpate. E lui non era certo il
tipo da lasciar correre impunemente un affronto simile - non avrebbe permesso a
nessuno di toccare ciò che gli era ormai divenuto caro (sebbene ancora si
ostinasse a non riconoscerlo).
Per questo aveva
apprezzato l’atteggiamento del ragazzino, che aveva voluto farsi carico di
combattere contro l’uomo che aveva provocato quel disastro, benché egli fosse il
suo vecchio maestro.
Per questo, dopo
che il bastardo aveva eliminato anche Shaoran ed era toccato a lui affrontarlo,
non si era risparmiato nel duello, nonostante la maledizione di Tomoyo-hime che
gli impediva di uccidere chiunque se non voleva veder diminuire la sua forza.
E quando alla
fine aveva rivisto il mago e il ragazzo vivi e incolumi, il sollievo era stato
inspiegabilmente più forte del disappunto per un combattimento adrenalinico
interrotto sul più bello dalla dannata Strega. Perché se c’era una cosa di cui
Kurogane non si era ancora pienamente reso conto, era lo spazio sempre più
grande che i suoi compagni di viaggio si stavano ritagliando nel suo animo
scontroso.
E non l’avrebbe
detto mai a nessuno, ma ormai aveva deciso di partecipare attivamente a quel
viaggio; perché voleva veder sorridere la principessa, voleva rendere forte il
ragazzino… e voleva scoprire il segreto di quello stupido mago e dargli una
ragione per vivere.
Terzo capitolo e
secondo movimento della sinfonia, dedicato agli intensissimi capitoli di Outo/Edonis.
Personalmente quella è una delle parti che più mi piacciono del manga,
soprattutto perché, rileggendola a posteriori, ti rendi conto che già lì Fay ha
praticamente confessato ogni cosa a Kuro-pon… solo che lui non ha modo di
capirlo! Ma quanto sono bastarde le CLAMP?!
A parte questo,
chiedo scusa per il ritardo nella pubblicazione e colgo l’occasione per
ringraziare naco-chan e xallychanx per le recensioni.
Tutte le battute
riportate tra virgolette sono mie traduzioni di dialoghi del manga, se volete i
riferimenti precisi chiedete pure.
PREVIEW
Capitolo IV: Terzo Movimento - Lento
Bloccato da un
muro di silenzi e falsi sorrisi, il ninja non aveva modo di capire cosa passasse
in quei momenti nella testa dell’idiota, ma col tempo un’idea gli si era
affacciata sempre più spesso alla mente.
Perché non erano
certo un caso quegli sguardi che, seppur per un istante, si perdevano nel
passato, rubandogli tutto il colore dal viso, ogni volta che il mago udiva
pronunciare «Ashura-ou».
Dopo sei mesi
passati in quel mondo, ad osservarlo di sottecchi giorno dopo giorno, Kurogane
era ormai certo di avere ragione, ma il suo orgoglio (o forse non era solo
quello?) esigeva che fosse l’idiota biondo ad ammettere che le cose stavano
così.
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