Sarah
Caro
David,
come
vanno le cose a Londra? Spero bene.
Da
quando mi sono trasferita a Leicester sento tanto la tua mancanza…
Sai
che vorrei tanto rivederti? Perché non vieni a trovarmi qualche volta? So che
il viaggio è lungo, ma insieme alla lettera ti ho allegato tutte le fermate dei
treni che potresti effettuare per poter farmi visita.
Sempre
se tu voglia…
Potremmo
incontrarci a metà strada, che ne dici?
Aspetto
una tua risposta.
Sarah.
Non
so quante volte rilessi quella lettera quel giorno.
Quante
volte la chiusi e l’aprii, la carta si indebolì e si stropicciò.
Sarah
voleva rivedermi ed io non stavo più nella pelle perché quell’idea era
assolutamente geniale.
Risposi
alla lettera dicendole che ero d’accordo: anche io volevo rivederla.
Decidemmo
di incontrarci alla stazione di Rushden alle diciotto; non avendo ancora la
patente, l’unico modo che avevamo di incontrarci era il treno.
Volevo
vederla per confessarle i miei sentimenti.
Quel
pomeriggio del sedici aprile, presi il treno alla stazione di Londra e alle
diciotto e qualche minuto mi trovai a Rushden: non c’erano molte persone nella
sala d’attesa e così mi guardai intorno per cercare Sarah, una ragazza dall’aria
vagamente familiare e che aveva qualche fattezza della sua infanzia.
Di
lei ricordavo i suoi lunghi capelli color caramello e gli occhi verdi come lo
smeraldo, le guance così morbide che amavo tirargli e le labbra rosa come i
petali di ciliegio.
Non
vedendo nessuna ragazza che le somigliasse, mi sedetti su di una panchina ed
aspettai.
Il
tempo passava. Passava lentamente, pesandomi. Sarah non arrivava.
Erano
ormai le diciannove quando vidi correre all’interno della stazione una
bellissima ragazza dai lunghi capelli color caramello che le arrivavano ai
fianchi; indossava un abito bianco, lungo fino al ginocchio ornato di
fiorellini rossi e una maglietta aperta di cotone azzurro.
Quando
entrò nella sala si guardò intorno e quando i nostri occhi si incontrarono,
sorrise e mi corse in contro.
Mi
alzai e quando lo feci, lei mi si lanciò letteralmente addosso, cingendomi il
collo con le sue esili braccia.
«David…» mormorò spostandosi e in quell’istante la potei
ammirare.
Era
bellissima.
I
suoi capelli sembravano di seta, i suoi occhi due gemme preziose e la sua pelle
pallida sembrava liscia come il marmo.
«Sarah…» Mormorai di rimando e lei sorrise: le sue guance si
colorarono di rosso e non potei fare a meno di bisbigliare «Sei bellissima»
Erano
passati due anni dall’ultima volta che l’avevo vista e non mi aspettavo di
avere quello splendore davanti. Non mi aspettavo una donna, ma una bambina con
le ginocchia perennemente sbucciate.
Passammo
la giornata insieme, visitando Rushden e i suoi viali alberati vi erano
parecchi ciliegi in fiore e vedere Sarah che camminava sotto le chiome rosa la
faceva sembrare una fatina della primavera.
Ci
fermammo sotto un albero dal quale cadevano tanti petali rosa che sembravano
fiocchi di neve e ci sedemmo ad una panchina; passammo il tempo a parlare degli
ultimi due anni ed infine giunse il momento di silenzio, nel quale né io né lei
sapevamo cosa dire.
Poi,
come preso da un moto di coraggio, le accarezzai il viso e avvicinai lentamente
le mie labbra alle sue.
Quando
le nostre labbra si toccarono non avevo più niente nella testa, c’erano solo
quelle labbra morbide e rosa come i petali che ci cadevano in testa.
Il
tempo in sua compagnia passò velocemente e giunse l’ora di tornare a Londra.
Salutai
Sarah con un ultimo bacio e le promisi che sarei tornato a trovarla, ma solo
quando mi ritrovai in completa solitudine nel treno i pensieri negativi
affollarono la mia mente: non le avevo detto che mi sarei trasferito nel
Southampton.
Dopo
quel giorno, persi i contatti con Sarah.
Gli
anni passarono velocemente e mi ritrovai laureato, con un lavoro ed una casa di
mia proprietà.
Ma
ero solo.
Non
ero riuscito a portare avanti nessuna relazione; io amavo Sarah e nessun’altra
sarebbe stata in grado di sostituirla.
Avevo
cercato di riprendere i contatti con lei, ma venni a sapere che si era
trasferita e nessuno sapeva dirmi dove.
Sarah
non sarebbe mai stata mia moglie come avevo sempre desiderato.
L’avevo
persa per sempre.
Custodisco
ancora le sue lettere e le rileggo ogni sera per addormentarmi e sognare il suo
abbraccio a Rushden, le sue labbra morbide sotto il ciliegio.
Cammino
per le strade del mio paesino. E’ aprile e gli alberi di ciliegio sono in
fiore.
Mi
ricordano in modo distinto Sarah…
L’avevo
sempre paragonata alla primavera.
Mi
avvicino ad un passaggio al livello: la sbarra di protezione è calata.
Sento
il rumore del treno sulle rotaie e prima che passi alzo lo sguardo: dei capelli
color caramello ondeggiano al vento, la gonna di un vestito bianco a fiori
rossi svolazza nella stessa direzione dei capelli.
Sento
un tuffo al cuore.
Il
treno passa impedendomi di vedere.
«Sarah»
mormoro al vento, mentre i petali di ciliegio iniziano a cadere come soffici
fiocchi di neve.
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Shot ispirata dall’OAV “5
centimetri al secondo” –guardatelo perché è stupendo-.
Diciamo
che in questa shot ho inserito qualche particolare personale… spero che sia di gradimento.