Prince Of Persia: The Journey Of
Light.
La tomba.
I cammelli procedevano a passo lento
in fila per due, in cima alla carovana stavano l'uomo vestito di
rosso e la guida, gli unici due a conoscere l'itinerario per la
tomba.
Anche se non c'era un filo di vento
faceva comunque freddo quella notte.
“I rifornimenti d'acqua
dovrebbero essere arrivati ormai, sono partiti con alcuni giorni
d'anticipo rispetto a noi” fece la guida accanto a lui.
“sarà meglio per loro”
disse miahr, l'uomo in rosso mentre prendeva un sorso dalla sua
borraccia.
Odiava i viaggi in carovana, non poter
mai portarsi tutto il materiale occorrente in un solo viaggio, dover
essere sempre riforniti di acqua durante il tragitto tramite i
messaggeri mandati alle oasi, ingrassare le bestie con mesi di
anticipo, queste e altre necessità rendevano il viaggio in
carovana assai problematico.
Fortunatamente questa volta aveva
trovato delle bestie già pronte al viaggio, i duemila cammelli
con cui miahr stava viaggiando erano destinati in principio a portare
rifornimenti alla città di Almohad, stretta da un assedio di
una città vicina, ma alla vigilia della partenza arrivò
in città la notizia che amohad era caduta quella notte, grazie
a delle spie infiltrate che avevano aperto i cancelli e ucciso le
sentinelle notturne.
Ora probabilmente i cittadini erano già
schiavi, o morti.
Miahr
aveva colto l'occasione e dopo un breve “colloquio” con
il proprietario aveva ottenuto il possesso della carovana a un
prezzo favorevole.
Ora quella carovana trasportava in
viaggio dei predatori verso una tomba che poteva benissimo essere
vuota.
“che spreco di risorse”
miahr non riusci a trattenere un commento.
“come ?”chiese la guida
“niente, lascia stare”
rispose brusco.
Miahr guardò il cielo, privo di
nuvole, come sempre del resto, si vedeva bene la costellazione di
“talämt”* che era di fondamentale importanza
per il loro itinerario.
Avevano deviato dopo aver passato
l'ultima oasi, quella di Cufra, e considerate le ore di cammino
trascorse ormai dovevano essere prossimi alla meta, il campo doveva
essere vicino.
Sul volto di miahr comparve un ghigno
beffardo al pensiero di quante oasi erano sotto il loro controllo e
cosa questo volesse dire.
Controllare un oasi poteva voler dire
controllare la vita o la morte di una o più città in
quanto è solo tramite esse che si possono stabilire le vie
commerciali nel deserto, e quindi i rifornimenti.
Ovviamente la locazione delle loro oasi
era segreta e la maggior parte di esse si trovavano quasi tutte nel
pieno del deserto, solo il Capo e le guide più anziane al
servizio della setta le conoscevano.
Il capo, spesso miahr si chiedeva come
avesse fatto una persona cosi a mettere insieme un organizzazione
come quella, certo era un ottimo combattente, ma spesso le sue
decisioni apparivano senza senso, e non solo a miahr.
Come questa di mandare immediatamente
un carico a depredare una tomba di cui non si sapeva nulla, poteva
benissimo mandare un piccolo gruppo in esplorazione, non un intera
carovana, se non avessero trovato niente sarebbe stata tutta fatica
sprecata.
Ma c'erano anche altri cosi anche più
strani, come quella volta in cui, di notte, aveva fatto dipingere un
mulo rosso a due teste sul pavimento della piazza di jahmat, senza
spiegare il perché di un gesto simile.
Se solo avesse potuto.....
“siamo arrivati” fece la
guida
miahr distolto dai suoi pensieri guardo
di fronte a se e tirò le briglie del cammello per farlo
fermare
“uomini siamo arrivati”
disse all'improvviso.
Davanti a loro, illuminata dalla luna e
dalle stelle, c'era una cava, un enorme buco nel terreno occupato
per la maggior parte dalle tende dell'accampamento.
Sulla destra, vi era lungo un sentiero
rialzato che proseguiva dentro una gola, al cui termine vi erano gli
ingressi alle caverne che portavano alla tomba, erano tre.
Miahr prese una torcia tra la roba
dietro di lui nel carro e la accese, le sentinelle ormai dovevano
averli visti.
Si sprigionò una fiamma dal
colore di un verde acceso, dopo averla tesa verso l'alto la fece
ruotare prima a destra e poi a sinistra, descrivendo in aria un
semicerchio.
Dal campo, in lontananza, pochi secondi
dopo si accese una luce blu e anch'essa descrisse un semicerchio, ma
rivolto verso il basso.
“scendete di sotto e piantate le
tende, domani inizierete a lavorare”
miahr vide un sentiero sulla sinistra,
una discesa che portava direttamente al campo, lo intraprese, e cosi
gli altri dietro di lui.
Alla sua sinistra la guida sembrava
preoccupata, stringeva forte un pendente con raffigurata una
mezzaluna con una stella davanti.
“Che hai” fece miahr.
“una sciagura potrebbe abbattersi
su di noi signore”
“ ma che stai dicendo?”
domandò subito.
“ guardi signore, la
costellazione talämt*,la
stella più in alto e quella più in basso brillano
maggiormente, sono gli occhi del maligno che sta per abbattersi su di
noi”.
Miahr alzò
gli occhi al cielo scettico, effettivamente le due stelle brillavano
maggiormente.
“non stare a
piagnucolare, sono solo superstizioni, le stelle servono come
riferimento punto e basta” disse e continuò a marciare.
Alcune ore più tardi, la maggior
parte dei predoni stava dormendo nelle loro tende, eccetto le
sentinelle che montavano la guardia scandite da turni rigorosi.
Davanti all'ingresso delle caverne
stavano due uomini, seduti vicino a un fuoco, per ingannare il sonno
stavano scommettendo, tirando un dado a sei facce per terra.
Erano vestiti pesantemente, con abiti
rossi e blu che li coprivano del tutto, lasciando lo spazio solo per
vedere con gli occhi.
Avrebbero dovuto impugnare delle lance,
ma queste erano posate a terra accanto a loro.
Sopra i vestiti indossavano delle
uniformi nere a maniche lunghe, portavano ancora le spade sul fianco
sinistro, legate alla cintura, mentre sul destro si poteva scorgere
una serie di pugnali da lancio.
“ah ah ah, la fortuna è
con me stasera” disse uno tutto contento, mentre raccoglieva i
dadi e la sua ultima vincita.
L'altro invece era tutt'altro che
allegro “che Allah ti fulmini, è il terzo giro che
vinci, non puoi avere tutta questa fortuna”.
“a quanto pare si invece”
lo prese in giro.
“magari stai barando”
sussurro l'altro con occhi sbarrati.
“con i tuoi dadi?”.
“tira” concluse l'altro.
Prima di tirare, gli passo una fiasca,
“ tieni, addolcirà il sapore della sconfitta”.
L'altro, dopo essersi scoperto il viso,
aprì la fiasca e la portò alla bocca, dopo appena
qualche sorso la allontanò violentemente, tossendo con forza.
“ah forse non te l'ho detto, è
una bevanda piuttosto forte”
“....coff.... ,accidenti a te,
stai cercando di avvelenarmi? Cos'è questo? Raki**? ”
chiese mentre si riprendeva.
“ no arak*** non diluito,
piuttosto forte eh”
“anche troppo, ora riprendiamo la
partita”
e continuarono con un altra serie di
tiri, quando sentirono un rumore sopra di loro.
Si voltarono di scatto, uno mettendo
mano all'elsa della spada, l'altro raccogliendo una lancia vicina.
Rimasero fermi alcuni istanti in
silenzio cercando qualsiasi movimento o suono, ma non successe
niente.
“sarà stata una pietra”
“ si hai ragione” e si
rimisero a sedere.
Dopo alcuni minuti uno dei due si alzo
“ torno subito, vado a prendere un altro po' di arak,ti lascio
l'altra bottiglia, bevila se te la senti” e si incammino verso
il campo
“ si , come no...” ironizzo
il compare rimasto seduto.
Portò il bordo della fiaschetta
al naso per sentirne l'odore, ma lo allontano quasi subito.
“ no, non fa per me”.
Più tardi l'altra guardia stava
tornando, con in mano un altra fiasca, più grossa della prima
arrivato al posto di guardia, però
trovò il suo compare a terra svenuto, la fiaschetta che gli
aveva lasciato era per terra accanto a lui, aperta e vuota.
“lo sapevo che non avrebbe
rett.....”
una presenza alle spalle.
un braccio intorno al collo.
Una pressione fortissima contro la gola
quasi da temere che la testa stesse per staccarsi.
In pochi secondi era tutto finito
la guardia appena tornata era a terra
priva di sensi, la seconda fiaschetta era rotolata per terra, come la
prima.
La persona che aveva stordito le due
guardie, la prese e la rovesciò sulla faccia dell'uomo appena
svenuto.
“ ecco, cosi non ci saranno
problemi quando li troveranno qui”
Il Principe correva rapidamente nella
caverna con una torcia in mano, presa alle due guardie all'inizio
della gola“ bene ora che ho superato le guardie voglio
arraffare quanta più roba possibile prima che arrivi il resto
di quella gentaglia”
i lavori di scavo erano stati portati
parecchio avanti, ormai dovevano essere vicini all'ingresso.
Avevano piazzato delle torce da
accendere lungo le pareti mentre al centro stavano alcuni carrelli,
probabilmente servivano a portare i pezzi di roccia scavata.
“non avrei mai pensato che della
gente come quella potesse darsi cosi tanto da fare per me”
pensò mentre proseguiva, “forse allora dovrei lasciare
loro qualcosina...........uhm no, basta il pensiero”.
Arrivo a un punto in cui la linea di
carrelli e le pareti della caverna si interrompevano, era davanti a
una parete fatta di pietre ammassate una sull'altra.
Iniziò a spostarle, servendosi a
volte degli attrezzi che erano stati lasciati li dai predatori di
tombe.
Dopo qualche ora riusci a creare un
passaggio abbastanza grande per passarci attraverso. Si mise a
carponi e vi si infilo.
Sbucò in un corridoio, il
pavimento era fatto di mattonelle quadrate gialle, come le pareti,
che però invece di essere parallele, convergevano verso
l'alto, come a formare un triangolo.
“bene ora devo solo trovare le
camere funebri”
Inizio a esplorare la tomba tenendo
alta la torcia e stando bene attento a non mettere mai il piede al
centro di una mattonella, questa disattenzione gli era stata più
volte fonte di guai.
Mentre si muoveva cercava di capire a
quale popolo potesse appartenere la tomba, sperava fosse egiziana ma
dopo i primi minuti gli era parso abbastanza evidente che non era
cosi.
Le decorazioni e lo stile di
costruzione erano troppo diversi.
Ormai aveva imparato a distinguere
abbastanza bene le varie tombe, a seconda di com'erano costruite e
strutturate.
Le sue preferite erano appunto quelle
egizie, non certo per il trattamento verso il defunto, ma perché
erano quelle in cui aveva trovato i bottini più consistenti.
“ ehh loro si che sanno come
riverire un morto” ammise.
Gli tornò in mente quella volta
in cui era stato inseguito solo per avere preso una piccola coppa
sigillata da una tomba egizia, che però invece di gioielli o
oggetti preziosi, conteneva solo le viscere essiccate di un faraone
di qualche secolo prima.
Quella era stata proprio una fregatura,
girò a destra seguendo il corridoio e si trovò di
fronte a una porta, provò a spingerla premendo in avanti sulla
maniglia e questa si apri senza problemi, rivelando un ampio salone
al cui centro c'era un enorme scrigno aperto pieni di gioielli.
Non entrò immediatamente.
“nessun meccanismo particolare
per arrivarci, un tesoro in bella vista e anche la porta aperta? ,
fantastico!, ora devo solo capire dov'è la fregatura ”.
Primo: la porta.
La osservo bene; era di legno
,abbastanza marcio per non essere sfondato con una o più
spallate e apparentemente non c'era nessun filo nascosto o meccanismo
che potesse aver fatto scattare qualcosa.
Secondo: il pavimento.
Le mattonelle erano le stesse del
corridoio; non sembravano pericolose, ma le avrebbe attraversate come
aveva fatto in precedenza, per sicurezza.
Terzo: le pareti.
Erano spoglie, assolutamente prive di
decorazioni o ornamenti vari, osservò meglio per controllare
se ci fossero fori pronti a sparare delle frecce, ma anche di quelli
nemmeno l'ombra.
Possibile che fosse tutto libero?
Iniziò ad avanzare lentamente verso lo scrigno.
“ forse c'è qualche
allarme a pressione, se lo scrigno si svuota troppo scatta la
trappola”.
I suoi pensieri vennero interrotti
perché arrivato a pochi metri dallo scrigno il suo piede
attraverso il pavimento, tirandosi dietro anche il resto del corpo
ovviamente.
Si ritrovo a ruzzolare giù in
una voragine, appena apparsa al posto del pavimento.
“una magia?? accidenti è
una persecuzione! ”.
Le pareti rocciose scorrevano sulla sua
pelle graffiandola come fossero artigli.
Cercò di controllare la caduta
con la sua agilità e dopo alcune spinte riuscì a
riassestarsi continuando a scivolare in profondità lungo le
rocce.
La torcia, stretta ancora nella mano
libera illuminava la discesa che aveva iniziato a curvare formando
quasi una spirale.
“spero davvero che questa discesa
non finisca in un...” non ebbe il tempo di pensarlo che un
abisso vuoto comparve davanti ai suoi occhi.
Immediatamente usò la mano con
il guanto per aggrapparsi alla roccia, ma ormai aveva preso troppa
velocità e riuscì solo a rallentare.
Istante dopo istante tentava di
aggrapparsi a qualcosa mentre il bordo si faceva sempre più
vicino.
La roccia finì e si ritrovo a
cadere nel vuoto senza possibilità di scampo
mentre precipitava verso il basso gli
passò davanti tutta la sua vita, i primi borseggi, i viaggi in
terre lontane, le donne che aveva avuto ( su questo indugio qualche
istante in più).
Quando all'improvviso la caduta si
fermò, senti il braccio con la torcia in mano teso verso
l'alto verso un enorme luce.
D'istinto chiuse gli occhi lasciando
che le forze della natura facessero il loro lavoro.
La presa al braccio si sciolse e iniziò
di nuovo a cadere.
“Verso gli inferi dunque?”
si disse.
Stavolta la caduta finì quasi
immediatamente.
Si guardo intorno, il paesaggio
sembrava identico a prima
“uh? Tutto qui? Sinceramente me
l'immaginavo diverso l'aldilà” disse, mentre la luce
tornava ad avvicinarsi dall'alto.
Stavolta però diminui di
intensità man mano che si avvicinava a lui, lasciando vedere
una giovane donna dai capelli mori al suo centro.
“se non ci fossi io ci saresti
già da un bel pezzo nell'aldilà” disse una voce
femminile molto familiare.
Talämt*:
I tuareg
hanno una profonda conoscenza delle stelle, che costituiscono uno
strumento indispensabile per orizzontarsi nel deserto. Anch'essi,
come molti popoli del mondo, hanno individuato nella volta del cielo
delle costellazioni in cui vedono personaggi e animali
collegati ad una serie di miti.
Orsa
Maggiore = talämt (la cammella),
che comprende almeno 9 stelle:
Raki**:
Il termine raki cambia
significato a seconda del posto in cui usa. Infatti per i greci
è una grappa bianca, per i turchi
è un’acquavite
aromatizzata con anice,
simile all'ouzo
greco, e considerato una bevanda nazionale.
Il Raki si ottiene dalla distillazione
di vino fermentato o prugne, dal grano o patate, o dai datteri. Il
prodotto viene poi aromatizzato con anice. Si presenta come un
liquido incolore con una gradazione
alcolica minima del 28%.
Arak***:
L'Arak o anche araq (in
arabo: عرق)
è una bevanda alcolica tradizionale prodotta e apprezzata
nella Mezzaluna
fertile. Tradizionale in Libano
e in Siria ha visto
il concentrarsi della produzione in Libano, dove è presente
un'importante comunità cristiana, mentre, a causa del divieto
islamico di bere alcolici, sta scomparendo dagli altri paesi del
Medio oriente
con il declino delle comunità non musulmane prima fiorenti
Lo si ottiene a partire da succo d'uva distillato come acquavite
al quale si aggiungono grani d'anice. Viene invecchiato in giare
d'argilla. Il risultato è una bevanda all'anice simile
all'ouzo, al raki
o al pastis.
L'arak puro è prodotto con una gradazione tra 50° e 70°
gradi alcolici, ma viene bevuto allungato con acqua o con ghiaccio da
3 a 5 volte.
mi raccomando commentate in tanti!! ^^
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