EPILOGO
Mairead
restò in infermeria per un'altra settimana intera. Edmund e
Laughlin andavano a trovarla tutti i giorni dopo le lezioni e a volte
anche durante la pausa pranzo. Le portavano gli appunti per
rimettersi in pari con lo studio e le tenevano compagnia
raccontandole gli aneddoti della giornata. Nonostante si trattasse di
un segreto, sembrava che tutta la scuola fosse venuta a conoscenza di
quello che era successo la fatidica sera in cui avevano rubato la
Lancia.
Uno
dei pomeriggi di ricovero, venne a trovarla l'intera squadra di
Quidditch, e Beatrix le raccontò dell'ultima partita contro i
Llapac. Mairead si sentiva tremendamente in colpa perché aveva
fatto perdere la squadra, ma perfino O'Shalley la rassicurò
dicendo che non la riteneva minimamente responsabile.
«Non
è una tua mancanza... eri distesa in un letto in fin di vita,
dopotutto» le disse il capitano, ma Mairead aveva come
l'impressione che fossero stati gli altri ragazzi della squadra a
convincerlo.
Anche
Peig e Ailis, le sue compagne di stanza, passarono a vedere come
stava e le dissero, con dei risolini divertiti, che Leonard Connery,
che era stato eletto il ragazzo più carino del castello, le
ricordò Ailis, era venuto a trovarla spesso anche quando era
ancora incosciente.
Poi
vennero anche gli altri Raloi del primo anno, Iulius, Bion e Anneus e
perfino Henry Alabacor e quel suo compagno un po' sballato che si
chiamava Dedalus Consolatus.
L'ultimo
periodo di scuola trascorse abbastanza velocemente. Maggio finalmente
aveva portato in Irlanda un sole caldo e belle giornate, cosicché
i ragazzi potevano trascorrere i pomeriggi in riva al lago.
Il
banchetto di fine anno arrivò in un baleno. Fu una serata
piacevole, in cui i Lepricani si erano dati un gran da fare per
preparare delle pietanze squisite.
Alla
fine della cena, il preside Captatio si alzò da tavola per
fare un breve discorso. «Cari studenti e cari insegnanti, anche
questa volta abbiamo trascorso un piacevole anno insieme. Spero che
tutti voi abbiate imparato qualcosa in più, qualcosa che
metterete al sicuro nella vostra valigia delle esperienze. Sappiate
che l'unica cosa che non può essere rubata è la
conoscenza ed è ciò che distingue un bravo mago da un
semplice fattucchiere. Non dovete temere di usare la vostra
intelligenza! Non abbiate paura di pensare con la vostra testa, anche
se andate contro corrente!»
A
quelle parole, uno scroscio di applausi riempì la Sala Mor.
«E
ora, senza ulteriori indugi, lasciate che consegni l'Arpa Celtica
alla casa dei Raloi!» continuò Captatio.
Delle
urla di giubilo partirono dalla tavolata alla sua sinistra, mentre il
dictator della casa si alzava a ritirare la piccola arpa
dorata e la levava al cielo. Il professor Ballerinus, come direttore
della casa vincitrice, batteva le mani con evidente orgoglio e
lanciava qualche sguardo ammiccante ad un'imbronciata professoressa
O'Connel.
Mairead
rivolse un sorriso smagliante a Laughlin, dall'altra parte della
sala, che le rispose con una smorfia di disappunto.
La
mattina dopo tutti gli studenti si prepararono a prendere il treno
per ritornare a casa. Mairead, Edmund e Laughlin riuscirono a
conquistarsi uno scompartimento vuoto tutto per loro.
«Mi
mancherà il Trinity» sussurrò Mairead, mentre
osservava dal finestrino la sagoma del castello che si allontanava.
Edmund non disse nulla: la prospettiva di ritornare all'orfanotrofio
per altri tre lunghissimi mesi l'aveva reso taciturno e scorbutico.
Passò buona parte del viaggio in silenzio a guardare il
paesaggio che scorreva fuori dal finestrino, mentre Mairead e
Laughlin giocavano una partita a Sparaschiocco. Quando ormai
mancavano pochi minuti all'arrivo, andò in bagno a togliersi
la divisa verde sgargiante della scuola per mettersi quella grigia e
consunta dell'orfanotrofio.
«Ehi,
Edmund! Potrai farci conoscere i tuoi genitori!» esclamò
Laughlin ad un tratto, mentre il treno rallentava sui binari.
Il
ragazzino si fissò le mani a disagio. Forse era arrivato il
tempo di dire ai suoi amici la verità. «Io... ecco, vivo
in un orfanotrofio. Sono stato abbandonato lì quando avevo
poche ore di vita e non so nemmeno chi siano i miei genitori»
disse in un sussurro, con le gote arrossate dalla vergogna.
«Oh,
mi dispiace, Ed. Io non volevo metterti a disagio» rispose
Laughlin con un mezzo sorriso.
Anche
Edmund sorrise impacciato, alzando le spalle. «No, non fa
niente».
Quando
il treno si fermò alla stazione di Dublino, tutti gli studenti
presero i propri bauli e cominciarono a scendere sulla banchina.
Mairead, trascinando la valigia e la gabbia del suo furetto, corse in
contro a suo padre non appena lo vide sbracciarsi in mezzo alla folla
di genitori. Insieme alla famiglia Maleficium e a Edmund
attraversarono lo stanzino delle scope, per ritrovarsi nella stazione
Babbana.
Una
signora grassoccia con un grembiule bianco si guardava in giro con
aria spaesata. Edmund riconobbe la direttrice dell'orfanotrofio e si
avvicinò con aria mesta. Dietro di lei stava Shannon, il
ragazzino rosso che si divertiva sempre a prenderlo in giro. Aveva
stampato in faccia un ghigno beffardo.
«Che
ci fa lui qui?» domandò Edmund in tono scontroso,
accennando con il capo a Shannon.
«Mi
ha chiesto di potermi accompagnare per venire a prenderti»
rispose la direttrice, osservando allibita l'elegante signor
Maleficium, alle spalle di Edmund, vestito in frac e tuba.
«Ma
allora è vero che vai ad una scuola per pazzi!»
sghignazzò Shannon, indicando con il capo Mairead e Laughlin.
«Quelli sono i tuoi amici?»
Edmund
si voltò con un sorriso.
Mairead
gli gettò le braccia al collo con slancio. «Buon estate,
Edmund. Scrivimi tante lettere, mi raccomando!» gli disse nel
sciogliersi dall'abbraccio.
«Certo»
rispose il ragazzo sorridendo.
«Ed,
papà ha detto che puoi venire a stare da noi una settimana
quest'estate» esclamò Laughlin con euforia.
«Grazie,
sarebbe fantastico».
«Ti
scrivo per farti sapere quando» rispose Laughlin, con una
strizzata d'occhio.
«A
presto allora» sussurrò Edmund. Rimase immobile a
guardare i suoi amici che si allontanavano con le loro famiglie,
provando una fitta di nostalgia. Non li avrebbe rivisti per chissà
quanto tempo.
«Allora,
Burke, andiamo?» lo richiamò la direttrice.
«Su,
dai, sfigatello, andiamo!» rincarò la dose Shannon.
Edmund
si mise le mani in tasca e ne tirò fuori la figurina di mago
Merlino, che sorrideva gioviale dentro la sua cornice. La rimise
nella tasca, poi stinse le dita intorno alla sua bacchetta magica.
Sorrise
soddisfatto. Sì, ora era pronto ad andare.
Eccomi
qui, giunta alla fine delle avventure del mitico trio irlandese! Un
po' mi spiace, ma è stata una bella esperienza! Un
ringraziamento a tutti coloro che hanno letto il mio racconto, in
particolare a quigon89, Sydelle e darllenwr che hanno pazientemente
commentato i capitoli e mi hanno incentivato ad andare avanti!
Grazie
mille!
@quigon89:
grazie, sono contenta che ti abbia stupito la storia di Cumhacht. Si
scoprirà sempre di più sulla sorella, abbandonata per
una donna inglese! Per quanto riguarda la Lancia, semplicemente Ed
non ha avuto il tempo di sperimentarne la forza perché non ha
compiuto magie con quella, anzi l'ha subito passata a Mairead.
Comunque credo che se avesse avuto occasione di usarla, non si
sarebbe fatto trascinare così facilmente dal suo potere perché
è un po' più saggio di Mairead! Grazie del tuo
sostegno! A presto!
@Sydelle:
grazie mille dei complimenti! Mi fai arrossire! Sono contenta che ti
sia piaciuta la mia storia. Alla prossima!
@darllenwr:
figurati, è sempre bello leggere commenti davvero interessati
come i tuoi, che stimolano a migliorarsi sempre di più. Sono
contenta che tu abbia perseverato nella tua opera di commento ai miei
capitoli, è stato davvero interessante leggerli tutti. Vedo
che anche tu sei un appassionato della tradizione celtica e spero che
tu abbia apprezzato la mia rilettura “potteriana” del
mondo gaelico. Per quel che riguarda il passato di Burke, ho
assolutamente intenzione di inserirlo nei prossimi racconti, ma a
tempo debito! Vi terrò sulle spine ancora per un po'! Anche
perché proprio da questo dipenderanno molti degli sviluppi
futuri, soprattutto dell'ultimo racconto. Comunque grazie mille di
avermi sostenuto con i tuoi commenti! A presto!
Beatrix
EDIT:
finalmente è terminata l'opera di sistemazione dei dialoghi
per questo racconto... ora mi aspettano gli altri! Aahahahaaaaah!
*fugge disperata*
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