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Autore: Beatrix Bonnie    27/01/2010    11 recensioni
Edmund non è un ragazzino normale: vive in un orfanotrofio e non sa nemmeno chi siano i suoi genitori, ma quello che è più preoccupante è la sua capacità di muovere gli oggetti con il pensiero e di parlare con i serpenti. Ama la solitudine e non ha nessun amico, tanto che il suo unico passatempo è divorare libri per accrescere la propria conoscenza.
Ma quando si lascerà convincere a frequentare il "Trinity college per giovani maghi e streghe", una bizzarra scuola di magia dove imparerà a fare incantesimi e a preparare pozioni, Edmund sarà trascinato dai suoi nuovi amici verso folli avventure, riguardanti alghe carnivore e stanze stregate, che gli insegneranno il vero valore dell'amicizia e del coraggio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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EPILOGO






Mairead restò in infermeria per un'altra settimana intera. Edmund e Laughlin andavano a trovarla tutti i giorni dopo le lezioni e a volte anche durante la pausa pranzo. Le portavano gli appunti per rimettersi in pari con lo studio e le tenevano compagnia raccontandole gli aneddoti della giornata. Nonostante si trattasse di un segreto, sembrava che tutta la scuola fosse venuta a conoscenza di quello che era successo la fatidica sera in cui avevano rubato la Lancia.

Uno dei pomeriggi di ricovero, venne a trovarla l'intera squadra di Quidditch, e Beatrix le raccontò dell'ultima partita contro i Llapac. Mairead si sentiva tremendamente in colpa perché aveva fatto perdere la squadra, ma perfino O'Shalley la rassicurò dicendo che non la riteneva minimamente responsabile.

«Non è una tua mancanza... eri distesa in un letto in fin di vita, dopotutto» le disse il capitano, ma Mairead aveva come l'impressione che fossero stati gli altri ragazzi della squadra a convincerlo.

Anche Peig e Ailis, le sue compagne di stanza, passarono a vedere come stava e le dissero, con dei risolini divertiti, che Leonard Connery, che era stato eletto il ragazzo più carino del castello, le ricordò Ailis, era venuto a trovarla spesso anche quando era ancora incosciente.

Poi vennero anche gli altri Raloi del primo anno, Iulius, Bion e Anneus e perfino Henry Alabacor e quel suo compagno un po' sballato che si chiamava Dedalus Consolatus.

L'ultimo periodo di scuola trascorse abbastanza velocemente. Maggio finalmente aveva portato in Irlanda un sole caldo e belle giornate, cosicché i ragazzi potevano trascorrere i pomeriggi in riva al lago.

Il banchetto di fine anno arrivò in un baleno. Fu una serata piacevole, in cui i Lepricani si erano dati un gran da fare per preparare delle pietanze squisite.

Alla fine della cena, il preside Captatio si alzò da tavola per fare un breve discorso. «Cari studenti e cari insegnanti, anche questa volta abbiamo trascorso un piacevole anno insieme. Spero che tutti voi abbiate imparato qualcosa in più, qualcosa che metterete al sicuro nella vostra valigia delle esperienze. Sappiate che l'unica cosa che non può essere rubata è la conoscenza ed è ciò che distingue un bravo mago da un semplice fattucchiere. Non dovete temere di usare la vostra intelligenza! Non abbiate paura di pensare con la vostra testa, anche se andate contro corrente!»

A quelle parole, uno scroscio di applausi riempì la Sala Mor.

«E ora, senza ulteriori indugi, lasciate che consegni l'Arpa Celtica alla casa dei Raloi!» continuò Captatio.

Delle urla di giubilo partirono dalla tavolata alla sua sinistra, mentre il dictator della casa si alzava a ritirare la piccola arpa dorata e la levava al cielo. Il professor Ballerinus, come direttore della casa vincitrice, batteva le mani con evidente orgoglio e lanciava qualche sguardo ammiccante ad un'imbronciata professoressa O'Connel.

Mairead rivolse un sorriso smagliante a Laughlin, dall'altra parte della sala, che le rispose con una smorfia di disappunto.

La mattina dopo tutti gli studenti si prepararono a prendere il treno per ritornare a casa. Mairead, Edmund e Laughlin riuscirono a conquistarsi uno scompartimento vuoto tutto per loro.

«Mi mancherà il Trinity» sussurrò Mairead, mentre osservava dal finestrino la sagoma del castello che si allontanava. Edmund non disse nulla: la prospettiva di ritornare all'orfanotrofio per altri tre lunghissimi mesi l'aveva reso taciturno e scorbutico. Passò buona parte del viaggio in silenzio a guardare il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino, mentre Mairead e Laughlin giocavano una partita a Sparaschiocco. Quando ormai mancavano pochi minuti all'arrivo, andò in bagno a togliersi la divisa verde sgargiante della scuola per mettersi quella grigia e consunta dell'orfanotrofio.

«Ehi, Edmund! Potrai farci conoscere i tuoi genitori!» esclamò Laughlin ad un tratto, mentre il treno rallentava sui binari.

Il ragazzino si fissò le mani a disagio. Forse era arrivato il tempo di dire ai suoi amici la verità. «Io... ecco, vivo in un orfanotrofio. Sono stato abbandonato lì quando avevo poche ore di vita e non so nemmeno chi siano i miei genitori» disse in un sussurro, con le gote arrossate dalla vergogna.

«Oh, mi dispiace, Ed. Io non volevo metterti a disagio» rispose Laughlin con un mezzo sorriso.

Anche Edmund sorrise impacciato, alzando le spalle. «No, non fa niente».

Quando il treno si fermò alla stazione di Dublino, tutti gli studenti presero i propri bauli e cominciarono a scendere sulla banchina. Mairead, trascinando la valigia e la gabbia del suo furetto, corse in contro a suo padre non appena lo vide sbracciarsi in mezzo alla folla di genitori. Insieme alla famiglia Maleficium e a Edmund attraversarono lo stanzino delle scope, per ritrovarsi nella stazione Babbana.

Una signora grassoccia con un grembiule bianco si guardava in giro con aria spaesata. Edmund riconobbe la direttrice dell'orfanotrofio e si avvicinò con aria mesta. Dietro di lei stava Shannon, il ragazzino rosso che si divertiva sempre a prenderlo in giro. Aveva stampato in faccia un ghigno beffardo.

«Che ci fa lui qui?» domandò Edmund in tono scontroso, accennando con il capo a Shannon.

«Mi ha chiesto di potermi accompagnare per venire a prenderti» rispose la direttrice, osservando allibita l'elegante signor Maleficium, alle spalle di Edmund, vestito in frac e tuba.

«Ma allora è vero che vai ad una scuola per pazzi!» sghignazzò Shannon, indicando con il capo Mairead e Laughlin. «Quelli sono i tuoi amici

Edmund si voltò con un sorriso.

Mairead gli gettò le braccia al collo con slancio. «Buon estate, Edmund. Scrivimi tante lettere, mi raccomando!» gli disse nel sciogliersi dall'abbraccio.

«Certo» rispose il ragazzo sorridendo.

«Ed, papà ha detto che puoi venire a stare da noi una settimana quest'estate» esclamò Laughlin con euforia.

«Grazie, sarebbe fantastico».

«Ti scrivo per farti sapere quando» rispose Laughlin, con una strizzata d'occhio.

«A presto allora» sussurrò Edmund. Rimase immobile a guardare i suoi amici che si allontanavano con le loro famiglie, provando una fitta di nostalgia. Non li avrebbe rivisti per chissà quanto tempo.

«Allora, Burke, andiamo?» lo richiamò la direttrice.

«Su, dai, sfigatello, andiamo!» rincarò la dose Shannon.

Edmund si mise le mani in tasca e ne tirò fuori la figurina di mago Merlino, che sorrideva gioviale dentro la sua cornice. La rimise nella tasca, poi stinse le dita intorno alla sua bacchetta magica.

Sorrise soddisfatto. Sì, ora era pronto ad andare.




Eccomi qui, giunta alla fine delle avventure del mitico trio irlandese! Un po' mi spiace, ma è stata una bella esperienza! Un ringraziamento a tutti coloro che hanno letto il mio racconto, in particolare a quigon89, Sydelle e darllenwr che hanno pazientemente commentato i capitoli e mi hanno incentivato ad andare avanti!

Grazie mille!

@quigon89: grazie, sono contenta che ti abbia stupito la storia di Cumhacht. Si scoprirà sempre di più sulla sorella, abbandonata per una donna inglese! Per quanto riguarda la Lancia, semplicemente Ed non ha avuto il tempo di sperimentarne la forza perché non ha compiuto magie con quella, anzi l'ha subito passata a Mairead. Comunque credo che se avesse avuto occasione di usarla, non si sarebbe fatto trascinare così facilmente dal suo potere perché è un po' più saggio di Mairead! Grazie del tuo sostegno! A presto!

@Sydelle: grazie mille dei complimenti! Mi fai arrossire! Sono contenta che ti sia piaciuta la mia storia. Alla prossima!

@darllenwr: figurati, è sempre bello leggere commenti davvero interessati come i tuoi, che stimolano a migliorarsi sempre di più. Sono contenta che tu abbia perseverato nella tua opera di commento ai miei capitoli, è stato davvero interessante leggerli tutti. Vedo che anche tu sei un appassionato della tradizione celtica e spero che tu abbia apprezzato la mia rilettura “potteriana” del mondo gaelico. Per quel che riguarda il passato di Burke, ho assolutamente intenzione di inserirlo nei prossimi racconti, ma a tempo debito! Vi terrò sulle spine ancora per un po'! Anche perché proprio da questo dipenderanno molti degli sviluppi futuri, soprattutto dell'ultimo racconto. Comunque grazie mille di avermi sostenuto con i tuoi commenti! A presto!

Beatrix




EDIT: finalmente è terminata l'opera di sistemazione dei dialoghi per questo racconto... ora mi aspettano gli altri! Aahahahaaaaah! *fugge disperata*

   
 
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