Segreti complicati
6° capitolo: Rose
blu?
Ma
come aveva fatto a cacciarsi in quel pasticcio? Doveva farsi amica
Akane, non combatterla!
Sì,
forse aveva esagerato dicendo che il cibo che le aveva offerto,
cucinato da lei, faceva veramente schifo. Doveva dire che era orrendo,
sarebbe stata meno volgare.
E
adesso si trovava nella palestra, le lezioni erano finite, e in piedi
davanti a sé c’era Akane. Indossava una tuta
bianca, l’obi stretto in vita.
Non
pensava che un semplice commento sulla sua disastrosa cucina avrebbe
causato tutto questo. Happosai non
gli aveva detto nulla né sulle sue abilità
culinarie, né sul fatto che si
arrabbiava tantissimo se qualcuno osava dirle che non erano buoni i suoi manicaretti.
Ma non era colpa sua se aveva avuto i conati di vomito e stava
tossendo, gli occhi lacrimanti, le guance arrossate e lo sguardo di chi
è appena sfuggito alla morte per un soffio. No, non era
affatto colpa sua, ma dell’orribile cibo – se si
poteva chiamare tale – che le aveva propinato Akane.
Ma
questo, alla sua compagna, non importava.
Se
non ci fosse stata Aiko, che aveva fermato per tempo Akane, a quel
punto sarebbe già stato fatto a fettine, visto che non
poteva far del male alla figlia del suo obiettivo.
Però,
adesso che ci pensava… in realtà era stata Aiko
ad avere l’idea di far offrire ad Akane il cibo a lei
– nessuna voleva mangiarlo. Ed era sempre stata Aiko ad avere
l’idea di quell’incontro per fermare la disputa,
– visto che erano all’ultima ora la palestra era
vuota – mettendosi sulla traiettoria del pugno che Akane
aveva fermato appena in tempo per non colpire l’amica.
Sì,
perché, contro ogni logica, aveva scoperto che quelle due
erano amiche d’infanzia che si conoscevano fin dalle
elementari, e che erano capitate moltissime volte nella stessa classe.
-
Quella bambina viziata la pagherà cara appena
sarà finito tutto questo – si promise
Ranko; per un attimo ebbe un intento omicida verso Aiko, ma lo
trattenne con tutte le sue forze. Non poteva permettersi di fare
qualcosa che andasse contro qualcuno, in quel momento. Doveva
ingraziarsi Akane, e uccidere Aiko non era la cosa migliore che potesse
fare.
Respirò
a fondo e guardò davanti a sé. Akane aveva
già cominciato ad attaccare. Ranko alzò il
sopracciglio. Da quant’è che andava avanti
schivando i suoi colpi? Non lo sapeva... Non
si era nemmeno accorta che avevano cominciato il combattimento.
-
Combatti,
invece di schivare soltanto!
Quella
ragazza non aveva idea di ciò che aveva detto.
Però, in fondo, glielo aveva chiesto lei…
Ranko
si preparò a dare un leggero pugno ad Akane, lasciando per
un momento la difesa scoperta. Quella ragazzina avrebbe visto con chi
aveva a che fare… Strano, però; di solito dare un
pugno non ti fa sentire un bruciore all’altezza del collo. In
un attimo si ritrovò scaraventata a terra. Restò
per qualche momento immobile, sorpresa. Come aveva fatto quella ragazzina a
ridurlo così? Ci doveva esser un motivo logico! Non poteva
essere più forte di lui…
All’improvviso
gli arrivò l’illuminazione. Come aveva fatto a non
pensarci? Non aveva diciannove anni, non era un maschio. Non
era abituato a quel corpo.
Però
doveva ammettere che aveva sottovalutato un pochino Akane.
Ma pochissimo! I suoi colpi erano forti per essere una ragazza; doveva
avere anni di allenamenti alle spalle. E Aiko, sicuramente, lo
sapeva… Forse era solo curiosa di vedere chi fosse
più forte fra loro due, data la sua indole molto curiosa, e
lei era cascata nel tranello.
Ranko
si rialzò, poi scoppiò a ridere.
-
Ti avevo sottovalutata. Sei più forte di quel che credessi
– disse ad Akane.
-
Allora combatti!
-
Per te è solo un allenamento, vero?
-
Come…?
-
Non sei più tanto arrabbiata. Lo vedo dalla tua aura
– Ranko la guardò negli occhi, poi
scattò e le arrivò dietro le spalle.
-
Ma non sei in grado di sconfiggermi…
Akane
stava per caricare un altro pugno, stavolta Ranko era sicura di
schivarlo, quando si sentì una risata risuonare per la
palestra.
All’improvviso
il braccio di Ranko fu attorcigliato da un nastro, usato nella
ginnastica ritmica, che le impedì di sferrare il colpo;
Akane bloccò il pugno a mezz’aria.
Una
miriade di petali di rosa nera caddero dall’alto colorando di
scuro l’intera palestra.
-
Ohohoh. Come avete osato non invitare la rosa nera a questa riprovevole
sfida?
Una
ragazza alta, vestita solo con una tuta da ginnastica ritmica, fece in
suo ingresso nella palestra da una finestra. Aveva una rosa nera in
mezzo ai denti e capelli corvini legati a una coda messa di lato.
-
Chi sarebbe quella? – chiese Ranko, fissando attonita Akane.
-
Kodachi, la rosa nera – rispose Akane, fissando scocciata la
nuova arrivata, ma nei suoi occhi Ranko vide anche un pizzico di
rancore. La sua aura negativa sembrava non essere più
diretta verso di sé, e questo non poteva che essere una cosa
buona.
Ranko
aspettò qualche secondo, mentre Kodachi continuava a ridere
come una pazza, poi perse la pazienza.
-
Questo non mi dice granché!
-
È una svitata che si crede la regina del mondo e crea sempre
un sacco di guai, ma si riesce a battere.
-
Tu la batti?
-
Sì!
-
Ok…
Non
era sicura di ciò che aveva detto Akane, ma
lasciò perdere e fissò Kodachi. Più la
guardava, più si convinceva che quella non ci stava con la
testa. I motivi? Prima di tutto rideva da sola, stava facendo un
monologo lunghissimo sull’incapacità di Aiko di
capire chi fossero le persone che valevano davvero, anche se nella
palestra c’era solo la sua classe, e quel body la faceva
sembrare una pazza scappata da un manicomio.
Tutte
si stancarono presto della sua parlantina e la palestra si
spopolò velocemente.
-
Sì, fuggite! Abbiate paura della rosa nera!
-
Non hanno paura, si sono annoiate – disse Ranko,
giocherellando con il nastro che era ancora legato al suo braccio.
-
Come osi dire una simile sciocchezza?
Non
rispose. Tirò semplicemente il nastro, facendo cadere
Kodachi sul pavimento della palestra. Per sfortuna
non si fece male.
-
Come hai osato farmi una cosa simile, ragazzina?
-
Mi annoiavo…
Ranko
sbadigliò, mentre la rosa nera si alzava, facendo volare
nella palestra altri petali neri.
-
Kodachi, lascia stare Ranko. Veditela con me! –
esclamò Akane, mettendosi in posizione d’attacco.
-
Credi davvero che una come me possa mettersi al pari di una plebea come
te? Ohohoh, devi essere proprio fuori!
-
Lei
è
fuori...
- mormorò Aiko; era rimasta indietro per vedere come si
evolveva la situazione, ma forse sarebbe stato meglio andarsene.
-
Hai detto qualcosa? – chiese Kodachi, guardandola.
-
No, nulla…
-
Kodachi, non barare!
La
rosa nera aveva approfittato della confusione per tirare fuori, non si
sa bene da dove, e lanciare contro Akane una palla con una lama
affilata di ferro.
-
Questo non è barare…
Appena
lo disse, la lama si ritirò.
Ranko
osservò la scena con un vago senso di vendetta personale,
anche se non aveva molto senso. Però, dopo un po’,
la risata di quella ragazza le fece desiderare che non fosse mai
entrata.
Decise
che ormai si era divertita abbastanza e che poteva anche fare qualcosa
per Akane. Quindi, con uno scatto improvviso, afferrò la
rosa nera per la vita e la buttò verso la finestra.
-
Mi sono divertita abbastanza a vedervi combattere… - disse
quando vide lo sguardo interrogativo di Akane.
-
Divertita? Ti sembra che io mi stavo divertendo?
-
No, ma io sì. Però, ammettilo, alla fine ti ho
aiutata.
Sorrise.
Era un sorriso beffardo, da presa in giro, e questo ad Akane non
piaceva.
-
Non hai fatto proprio nulla! Sei intervenuta troppo tardi mentre stavo
per sopraffarla, e…
-
Non ho alcun obbligo verso nessuno – la interruppe, il viso
dipinto dal gelo. Subito dopo si diede della stupida, quel gelo faceva
scappare le persone.
-
Ma… Quella Kodachi non sembra simpatica, anzi, è
una pazza, quindi ti aiuterò quando ti servirà.
Ranko
incrociò le mani dietro la testa. Si era lasciata troppo
andare, aveva mostrato un viso gelido all’obiettivo. Questo
non andava bene… Happosai non
ne sarebbe stato felice, nemmeno un po’.
-
Ranko, senti…
-
Ranko, sei stata magnifica! – urlò Aiko,
interrompendo Akane. – Sconfiggere in quel modo
Kodachi… Akane le mette sempre i bastoni fra le ruote,
certo, però, ma è l’unica che ci riesca
e quella fa lo stesso come le pare… Ma con te
sarà tutto diverso!
-
Che vorresti dire?
-
Kodachi si crede chissà
chi; e, visto che il preside e suo
padre sono amici, le viene sempre perdonato tutto, quindi non ha mai ricevuto una
sospensione per i disturbi che fa durante le lezioni. Invece tu hai saputo metterla
fuori gioco così facilmente… Che ne dici
di aiutarci sempre quando non c’è Akane?
-
Non sono sicura di poterla mettere fuori gioco di nuovo… -
tentennò la rossa. E che diamine, doveva fare da balia a
quella ragazzine? Mettersi alla pari con delle sedicenni? Con delle
ragazze? Giammai!
-
Ma…
-
Aiko, adesso calmati.
Aiko
sospirò. Si vedeva che non voleva mollare, ma lo sguardo
d’intesa che si scambiarono le due fece capire a Ranko che
era solo una piccola tregua.
-
Va bene… Devo tornare di fretta a casa. Ma tu pensaci,
d’accordo, Ranko?
Aiko
afferrò lo zaino e, dopo un saluto frettoloso,
uscì dalla palestra.
Un
silenzio carico di tensione e, forse, di imbarazzo scese fra le due.
Ranko non sapeva cosa dire, eppure doveva trovare qualcosa. Qualsiasi
cosa. Peccato che nella sua mente ci fosse spazio solo per la missione
e i combattimenti.
-
Ti va di venire al bar con me? – le chiese Akane,
asciugandosi con la manica il sottile velo di sudore sulla fronte.
-
I… Sì! – disse, cercando di rimettere
in ordine i pensieri. Il suo obiettivo l’aveva invitata a
uscire tra amiche… Era un’occasione da non
perdere! Ma le sembrava strano che glielo chiedesse proprio dopo un
combattimento, e era convinta che ancora non l’avesse
perdonata per quella faccenda dei biscotti.
-
Bene. Allora prendi
le tue cose – disse, indicandole
lo zaino. Ranko evitò di ribattere per non litigare, ma
avrebbe voluto dirle che non aveva bisogno che lei glielo ricordasse.
Uscirono
dalla palestra in silenzio, nessuna delle due provava a intavolare un
discorso. Ranko cercava in tutti i modi di trovare qualche argomento,
qualcosa in comune, ma più ci pensava più si
convinceva che, qualunque cosa avesse detto, ad Akane non sarebbe
andata bene.
Era
così immersa in quei pensieri che quasi non si accorse che
Akane si era fermata. Quasi.
-
Ti piace il gelato?
-
Sì… - rispose, riluttante. Che volesse vendicarsi
facendole mangiare del gelato preparato da lei? Sperava ardentemente di
no. Nel caso, si sarebbe ricordata di un impegno assolutamente
importante e non rimandabile.
Akane
entrò nel bar che avevano di fronte, seguita da Ranko. Si
sedettero su uno dei tanti tavolini.
-
Qui fanno un gelato molto buono. Ti consiglio quello alla frutta, è il migliore!
Ranko
la guardò, incerta se crederle o meno; quando
capì che poteva stare tranquilla fece un sospiro di
sollievo. Non avrebbe dovuto mangiare il gelato preparato da Akane!
-
Ranko…?
-
Eh? Ah, sì! Prendo quello, allora…
Akane
la guardò per un attimo sospettosa, sembrava indecisa se
considerarla strana o pazza, poi decise che le due cose non erano molto
diverse e lasciò perdere.
Dopo
aver ordinato, Ranko decise che non poteva continuare a stare in
silenzio, così parlò della prima cosa che le
venne in mente.
-
Non capisco Aiko…
-
Come?
-
Dicevo, Aiko è strana.
Akane
non rispose subito e Ranko pensò di aver affrontato un
argomento sbagliato.
Stava per dire qualcos’altro quando Akane parlò.
-
Sì,
ed è anche capricciosa, sarcastica, diretta…
-
Curiosa – aggiunse Ranko.
-
Sì, molto. Ma non è cattiva. Anzi, per essere la
cugina di Kodachi sta fin troppo bene mentalmente…
-
La cugina della pazza dalle rose blu?
-
Rose nere.
-
Fa lo stesso, sempre rose sono.
-
Sarà… Ma sei stata brava a sconfiggerla,
nonostante la pazzia, è una brava combattente.
Ranko
non commentò. Secondo lei, la sua forza non era un
granché, però per una sedicenne, forse, quella
era forte… Se le avesse fatto vedere come combatteva lui da
ragazzo, con un corpo da diciannovenne, cosa avrebbe pensato?
-
Dove hai imparato a combattere così?
La
domanda fu così repentina che lo prese alla sprovvista.
Sospirò e cercò di rispondere nel modo
più verosimile possibile.
-
Mio padre voleva che fossi abbastanza forte da non avere problemi nella
vita, quindi mi ha allenata per un certo periodo, ma ho avuto diversi
maestri. Diciamo che combattere fa parte di me, come di te, se non
sbaglio. Tu dove hai imparato? – rigirò la domanda
per evitare altre questioni spinose. Però, in fondo, non
aveva detto una cosa così lontana dalla verità.
Suo padre voleva renderlo un killer, come lo era stata tutta la sua
famiglia, per questo si era sempre allenato.
-
Anche io grazie a mio padre. Quand’ero piccola aveva una
palestra di arti marziali e voleva a tutti i costi un successore, ma
gli nacquero tre figlie femmine. Sembrava disperato, ma quando vide che
io ero interessata si riprese. Purtroppo non mi allena più,
da quando è così preso dal lavoro…
-
Devi volergli molto bene…
L’espressione
di Akane le fece capire che era stato un bene leggere il libro
“Mille e più frasi dolci da dire” datole
da Happosai.
-
Sì, e…
-
La vostra ordinazione!
La
cameriera la interruppe, mettendo i gelati davanti alle due e Ranko
sbuffò. Era un vero peccato, le sembrava quasi che si stesse
aprendo con lei, nonostante tutto ciò che era successo.
Senza starci attenta, prese con cucchiaino il gelato e lo
portò alla bocca. Sgranò gli occhi.
-
È buonissimo! – esclamò, guardandolo
come fosse un tesoro. Akane
ridacchiò.
-
L’avevo detto.
Ranko
annuì e si strafogò, finendolo in pochissimo tempo. Quando si accorse che non ce n’era
più, si
rabbuiò.
-
Sì, finisce sempre troppo in fretta –
ridacchiò Akane; lei, però, aveva ancora
metà gelato da finire.
Ranko
annuì, pensando che poteva quasi prendersene un altro, ma
sicuramente Happosai non le avrebbe pagato nulla prima della fine della
missione, quindi doveva rinunciarci.
-
Non ti avevo mai vista così vivace – disse Akane,
mentre mangiava il gelato.
-
No?
-
No. A scuola sembri sempre annoiata o scocciata, e
tutte le volte che una ragazza prova a fare amicizia con te la mandi
via. Solo Aiko riesce a starti vicina.
-
E tu.
-
Cosa?
-
Anche tu mi sopporti.
Akane
posò il cucchiaino prima di parlare ancora.
-
Non sembri cattiva, ma se continui così acquisirai una fama
da antipatica. Ranko, lo dico per te: se vuoi farti delle amiche dovrai
modificare questo tuo carattere.
Falco
Rosso rise interiormente. Quella ragazza non capiva che lei non voleva
farsi amici? Se fosse successo… Sarebbe stato tutto solo
più difficile.
-
Vedrò che posso fare…
-
Ecco, brava! Oh, caspita, è tardissimo! Tieni, pago io
stavolta, per ringraziarti di aver sconfitto Kodachi, però
adesso devo scappare! Ci vediamo domani a scuola, Ranko.
Akane
lasciò i soldi sul tavolo e si alzò dalla sedia.
Ringraziò frettolosamente la cameriera e uscì.
Ranko
guardò i soldi. Bene, per quel giorno non aveva fatto spese
inutili! Guardò il gelato che era avanzato nella coppa di
Akane.
Si
guardò intorno, sperando di non essere vista da lei, ma
Akane era ormai lontana. Avvicinò il gelato e
mangiò anche quello.
In
fondo, quel giorno non era andato tanto male.