"Al mio Nii-san,
senza il quale, forse, questo capitolo
non sarebbe mai stato pubblicato.
Ganbatte!!"
Kaname’s pov
Per
il resto delle lezioni il mio pensiero volteggia senza sosta tra
ricordi e
riflessioni impegnando tutta la mia concentrazione in assurdi discorsi
con me
stessa e focalizzandosi su di un concetto ben preciso che mi ronza in
testa da
ben due ore mandandomi in visibilio.
A Sousuke importa della mia
felicità.
È
indescrivibile la gioia che provo rendendomene conto.
“Puoi farcela Kaname, puoi davvero
farlo tuo
se lo desideri. Devi solo scegliere le parole ed i modi
giusti” questo mi
ha detto il pervertito.
Sì,
Kurz… hai ragione.
Quella
di Sousuke potrebbe sembrare una semplice ed innocua domanda, ma un
occhio più
attento, o meglio, una mente oculata e sensibile, può
coglierne la vera
importanza.
Lui
non fa mai questo genere di domande… normalmente ha
un’innata repulsione verso
tutto ciò il cui fine è quello di indagare
più a fondo nell’animo di una
persona né gli importa molto dei sentimenti altrui a meno
che questi non
possano presentare un fastidioso problema alle sue schiette decisioni.
Questo
vuol dire che non chiede mai nulla di personale o imbarazzante se
proprio non
lo ritiene di assoluta importanza.
Ho
conosciuto due Sousuke e ho imparato ad apprezzare le
qualità di ambedue.
Il
primo, impassibile e glaciale, il Sergente Sousuke Sagara della SRT i
cui modi
distaccati e professionali sono portati ad esempio ai suoi superiori e
stimati
dalla maggior parte dei suoi compagni.
Il
secondo (nato da poco grazie al contatto con la società
giapponese), Sousuke
Sagara addetto ai rifiuti della quarta sezione del secondo anno del
liceo
Jindai di Tokyo, alquanto disordinato, impacciato nelle relazioni
umane,
incontenibile combina-guai e otaku di roba militare.
Posso
dire di aver capito che nessuno dei due Sousuke cesserà mai
di esistere
permettendo all’altro di prendere il sopravvento, ma
coesisteranno per sempre,
uno affianco all’altro, due facce della stessa medaglia.
Mi
fido di lui, so che in ogni caso, comunque andasse a finire la nostra
storia,
non ritornerà mai ad essere il “mostro”
che era fino a pochi mesi fa e so che
se anche dovesse decidere di rimanere con me non sopprimerebbe mai il
suo
istinto “militaresco”, il suo sussiego e la sua
algidità.
Superfluo
dire che non me ne importa un accidente. A dispetto di quello che gli
ho detto
prima, adoro il suo lato protettivo e maldestro così come
amo il suo essere
indifferente e deciso in determinate circostanze.
Non
so quasi nulla del suo passato ma non mi interessa. A volte mi chiedo
se è
umanamente possibile trovarmi così a mio agio con un uomo
che ha ucciso così
tante persone e ferito altrettante. Ma proprio non concepisco neanche
il
concetto di aver paura di Sousuke, anzi, lui è la sola
persona di cui mi fidi
cecamente.
Vorrei
tanto che un giorno si aprisse con me e mi raccontasse di
più su di lui, che
provasse a rivelarmi qualcosa sul suo passato… ma credo che
non lo faccia per
paura.
Paura
di essere giudicato e condannato senza alcuna pietà.
Non
ha torto, infatti la maggior parte della gente scapperebbe a gambe
levate se
sapesse di lui, lo biasimerebbe e lo eviterebbe a priori.
Ma
possibile che non capisca che io sono diversa? Io non lo
giudicherei… non mi
crede abbastanza forte da poter sopportare la verità?
Stupido megalomane…
Sono
sinceramente interessata al suo passato, non per condannarlo e
disprezzarlo ma
per poter meglio afferrare le motivazioni che ci sono dietro ai suoi
comportamenti. Potrei aiutarlo, seolo
volesse…
In
fondo non è l’unico ad aver sofferto in passato.
Io ho perso mia madre… la
persona che amavo, colei che era costantemente al centro della mia
vita. Ancora
oggi non mi soffermo a pensarci troppo, la ferita, seppur abbastanza
longeva,
non si è mai del tutto rimarginata, anzi, a volte la sento
ancora pulsare
dolorosamente, sanguinante.
Non
voglio minimamente paragonare il mio passato a quello di Sousuke, non
pretendo
di sapere tutto quello che gli è accaduto ma posso anche
immaginare,
rabbrividendo, l’orrore del suo vissuto. Vorrei solo fargli
comprendere che se
mi permettesse di sapere qualcosa in più su di lui forse
potrei in qualche
modo… aiutarlo a superare le sue difficoltà.
So
anch’io cos’è il dolore e sono
abbastanza ragionevole da aver capito che
Sousuke ne ha conosciuto fin troppo, anche se non me ne ha mai parlato.
Appunto
odia tutto quello che indaga sul privato di una persona…
Il
suono della campanella mi fa sobbalzare sulla sedia.
Mi
accorgo che tutti stanno raccogliendo le proprie cose, riponendole
nella
cartella mentre parlottano a mezza voce.
Le
lezioni sono finite… bene.
Oh
no. Volevo dire male…
Durante
la lezione potevo concedermi il lusso di pensare liberamente ed
indisturbata
mentre ora devo ricominciare a recitare il mio ruolo da perfetta oca.
Come se
non bastasse devo anche invitare Kyoko, Kazama, Sousuke e gli altri per
non
ritrovarmi veramente da sola con Ono-D al karaoke.
Stress.
“Kyoko!” mi
affretto a dire quando lei
mi passa accanto.
“Sì?"
“Mi chiedevo… ti va di venire al karaoke
stasera? L’invito è valido anche per te,
Kazama” aggiungo quando noto che
il ragazzo ci sta guardando incuriosito.
“Oh…
bè… ok!” risponde lui ancora
disorientato dal mio comportamento di prima.
“E chi altro verrebbe con
noi?” mi
domanda Kyoko sospettosa.
“Uhmm… i soliti
credo” le rispondo
distratta… Sousuke sta uscendo dall’aula in
fretta, senza incrociare lo sguardo
di nessuno.
Cielo,
come farei ad invitarlo se se ne andasse? Non mi va proprio di
telefonargli
apposta, gli darei troppa importanza…
“Kyoko… ti dispiacerebbe
dirlo a Sousuke? Io
intanto vado a trovare gli altri…”
“Puoi anche scordartelo, con Sousuke ci
parli tu. Non mi sembra garbato da parte tua tenergli il broncio per
quello che
è accaduto” mi rimprovera incrociando le
braccia al petto ed assumendo un
cipiglio irremovibile.
“M-ma… io non sono
arrabbiata con lui! Oh
Kyoko, per favore! Devo dirlo agli altri e non ho molto
tempo… ti prego!!”
la imploro ignorando i suoi continui cenni di dissenso e sfoderando il
mio
faccino zuccheroso.
“Mhh… va bene!
D’accordo, glielo dico io! Ma
tu promettimi di parlargli” dice esasperata
portando gli occhi al cielo.
“Ci ho già parlato! Non
ti preoccupare
Kyoko, va tutto bene. Ci siamo riappacificati” la
tranquillizzo ridendo.
Riappacificati…
non sono sicura che sia il termine esatto.
Lei
mi guarda sottecchi.
“Sul serio?” mi
interroga inarcando il
sopracciglio.
“Certo! Allora io vado, ok? Tu dillo
a
Sousuke… ti chiamo più tardi per dirti
esattamente il luogo!” esco
velocemente dalla classe per evitare
altre fastidiose domande.
Spero
di riuscire ad inscenare bene la mia parte anche questo pomeriggio.
D’altronde,
libera dai vincoli scolastici posso aumentare la dose di
stupidità e “ocaggine”
rimarcando ben bene tutti i comportamenti da perfetta gatta morta.
Mi
avvio assorta tra i corridoi del liceo quando il mio sguardo viene
magneticamente attratto da dei lunghi capelli smeraldini raccolti in
una bassa
coda…
Tombola!
Sousuke’s
pov
Confuso?
Fin
troppo, anche…
Arrabbiato?
Sì,
con me stesso.
Vigliacco?
Purtroppo
mi sto avvicinando pericolosamente anche alla codardia.
È
tutto un gran bel problema. La mia esistenza sta diventando un
problema…
probabilmente Kaname ha ragione a voler porvi fine gettandomi dalla
Tokyo
Tower.
Sto
diventando patetico. Stupido. Debole. Pavido.
Sto
iniziando a scivolare lentamente ed incessantemente in un baratro di
odio e
solitudine.
Sono
bloccato in un limbo di tensione e confusione che, contrariamente a
quanto si
potrebbe pensare, mi tiene saldamente ancorato alla realtà,
permettendomi di
comprenderla appieno, di assaporarla in tutte le sue mille mutevoli
sfaccettature,
di presagire con estrema esattezza gli effetti delle mie decisioni e di
soppesare scrupolosamente il valore della mia felicità
paragonandolo alla sua.
Forse
non sono mai stato più vicino a sentirmi vivo che in questo
momento. Sto
provando a lasciar correre libera la mia mente, completamente senza
controllo.
Assurdo.
Mi è
estremamente difficile farlo ma ci sto provando. Seppur per pochi
attimi,
voglio evadere da quell’asfissiante casta di sistemi,
responsabilità, ordini e
doveri.
È
Incredibile.
Sto
male… eppure sono felice.
Felice
d’aver scoperto di essere vivo, di poter palesare tutto
quello che le persone
comuni provano, felice di sentirmi infelice poiché questo
dimostra che sono
umano. E non è scontato, dato che per un periodo sono
arrivato a perfino a
dubitarne.
Da
troppo poco tempo ho iniziato a provare forti emozioni e questo mi ha
spaventato a tal punto che ho sempre cercato di neutralizzarle. Almeno
fino a
pochi minuti fa.
Poi
ho finalmente deciso di concedermi il lusso di togliere il filtro dai
miei
pensieri, smettendo di censurarli.
È
incredibile.
So
che non potrà durare a lungo, tra poco mi darò
del pazzo incosciente per aver
fatto una cosa del genere ma per ora voglio solo godermi questa
fantastica
sensazione, seppur mi fa star male. Ho fatto tutto ciò per
cercar di mettere
ordine nella mia testa, provando a dare il giusto valore alle giuste
cose.
Niente
da fare, sono più confuso di prima… mettendo da
parte un unico concetto che mi
è ben chiaro.
La voglio.
Ecco,
tra un po’ mi odierò per averlo ripensato ma ora
non posso concedermelo, non ho
il tempo per biasimarmi, adesso
è giunto
il momento di essere schietti e sinceri per fare le giuste scelte.
Il
suo valore è l’unica cosa ben chiara nella mia
mente, tutto il resto è caos
assoluto.
La
verità è che vorrei veramente stare con lei e che
il solo averla vista parlare
e scherzare con altri ragazzi mi ha mandato in tilt.
Geloso.
Credo
che sia questo il termine. Essere geloso, io… chi l’avrebbe mai
detto?
Ora
sto pensando che forse potrei averla, che io in fondo non “devo” niente, che potrei
benissimo decidere di starle vicino, per
poi preoccuparmi solo in seguito di ciò che sarà.
Quando
rintrodurrò il mio personalissimo filtro penserò
che sono solo uno sciocco, che
così facendo complicherei le cose a tutti e due e che sono e
rimango comunque
un Sergente della Mithril. Non posso concedermi questo tipo di capricci.
Mi
raddrizzo un po’ con le spalle, la schiena mi duole a causa
della scomoda
posizione in cui mi trovo. Sono nel mio appartamento, seduto a terra
appoggiato
contro il muro, gli occhi chiusi per concentrarmi meglio ed il respiro
lento e
regolare per evitare di andare totalmente nel panico.
Kyoko
mi ha chiamato per invitarmi al karaoke questo pomeriggio. Non avevo
minimamente intenzione di andarci ma poi Kurz ha sentito quello che
dicevo ed
ha insistito talmente tanto che alla fine mi ha costretto ad accettare
guadagnandosi così un pugno nello stomaco da Mao e
un’occhiata assassina da
parte mia. Come se non bastasse si è anche auto-invitato. Pazzesco…
Sinceramente
ho trovato molto strano il fatto che sia stata Kyoko ad avvertirmi, poi
però mi
sono ricordato dello strambo comportamento di Kaname a scuola.
Probabilmente
non vuole parlarmi ma non credo che sia ancora per
l’incidente con il chicco di
riso.
Forse
si sente in imbarazzo per l’inconsueta domanda che le ho
posto quest’oggi… se
lei è in imbarazzo, figuriamoci quanto lo sono io.
Non
le avrei mai chiesto una cosa del genere se non fossi stato tanto
confuso… ma
cosa potevo fare?
Volevo
almeno una risposta, volevo che mi dicesse: “Sì,
sono felicissima” per auto-convincermi
a lasciarla andare, a prendere la dolorosa, ma giusta, scelta.
Così non è stato.
“Non come vorrei”
Cosa
vuol dire? Cos’è esattamente che non le permette
di essere completamente
appagata?
È la
risposta a quest’ultima domanda che mi sta facendo impazzire
da ben tre ore.
La
parte più egoistica di me vorrebbe che fossi io
l’oggetto del
suo desiderio; il mio animo altruistico,
invece, si rifiuta anche solo di pensare una cosa simile.
L’amore
è egoismo?
So
che non dovrebbe essere così… il mio modo di
pensare dimostra soltanto quanto
io sia sbagliato per lei.
Merda…
quanto mi è difficile mettere a tacere il mio riserbo.
E se
guardassi il problema da una prospettiva diversa? Se non fosse
più una
questione di egoismo ed altruismo ma solo un diverbio tra istinto e
razionalità?
Non
ho mai seguito l’istinto, tranne forse quello di
sopravvivenza ma ho limato
anche quest’ultimo facendone un connubio tra
lucidità e sangue freddo. Ciò che
ho imparato in tutti questi anni di guerra mi ha fatto capire che
l’istinto, in
realtà, serve a poco da solo. Una persona istintiva, in
battaglia, cade subito.
Le azioni di un soggetto impulsivo, infatti, sono talmente prevedibili
e
scontate che ti esortano ad eliminarlo senza indugio, con prontezza e
facilità.
In
questo caso l’istinto (di cui non mi fido molto) mi dice di
andare da lei. Ora.
Ed è
qui che entra in gioco la razionalità, che ti porta a
riflettere
minuziosamente. La ragione ti aiuta a vincere, a celare i tuoi punti
deboli ma
a comprendere quegli degli altri. L’istinto, senza ragione,
non servirebbe a
nulla, neanche, o forse a malapena, a sopravvivere. La ragionevolezza
ti apre
gli occhi ed attiva il cervello, fredda e calcolatrice valuta
silenziosamente
tutte le possibilità di vittoria o di sconfitta, istigando
alla lotta o esortando
a una remissiva ritirata. Per questo la ragione è anche
paura. La saggia paura
che ti impedisce d’andare incontro ad una triste e dolorosa
fine. La saggia
paura che costantemente ti rammenta di evitare il dolore, sia fisico
che
morale. Senza dubbio affrontare Kaname mi provocherebbe ulteriore
sofferenza ed
al contempo sarei agghiacciato dalla prospettiva di poter stare al suo
fianco
più del consentito.
Quello
che provo assomiglia tanto ad uno spiacevole incontro tra passionale
desiderio
e paura atroce.
Non
avrei timore di una pistola puntata alla tempia ma mi spaventerebbe
sentire
Kaname così vicina a me.
Sono
letteralmente terrorizzato da tutte queste nuove sensazioni da non aver
neanche
il coraggio di andare a parlare.
Giro
e rigiro intorno al problema analizzandolo minuziosamente in ogni modo
possibile, ma non riuscendo a risolverlo.
Solo
tre cose mi sono chiare adesso:
-Desidero
Kaname più di quanto potessi immaginare.
-Sarei
pronto ad affrontare in seguito le conseguenze delle mie scelte
cogliendo
adesso, seppur con non poche remore, l’opportunità
di farla mia.
-Non
dirò mai niente di tutto ciò a lei.
Ed è
perfetto… il punto tre mi riporta all’inizio del
problema. Sono solo un codardo
ed un vigliacco. Nulla di più… ho imparato, a mie
spese, che il vero coraggio
non viene dimostrato in guerra.
“Sembri morto, aspetta, forse lo
sei…”
I
miei occhi si spostano lentamente verso Kurz che si avvicina ghignando
con un
coltello da cucina nella mano destra, impugnandolo come se fosse un
kunai.
Si
china dinanzi a me, inclinando di lato la testa con sguardo ebete.
Accade
tutto molto velocemente.
D’un
tratto Kurz fa scattare il braccio cercando di avvicinare il coltello
alla mia
gola, lo blocco subito, stroncando sul nascere la sua azione offensiva
afferrandogli il polso e torcendoglielo dietro la schiena, lasciando
che il
coltello cada sul pavimento. Mi scaravento su di lui costringendolo a
cadere a
pancia in giù, con il braccio bloccato dietro la schiena.
Che
diavolo…
Nota dell'autrice: Ancora non ci
credo, mi devo riprendere. Sto pubblicando questo capitolo... lo sto
facendo davvero... wow! Un bell'applauso per me che sono finalmente
riuscita ad aggiornare! ^^
Ehm... lo so, lo so, pensavate che fossi morta ed invece eccomi qui per
tormentarvi con questa storia che sta decisamente prendendo una piega
pesante (soprattutto questo capitolo è un sonnifero, lo
riconosco). Prometto che nel prossimo cappy ci sarà
più azione rispetto a questo mortorio...
Un graaaaaaazie speciale va al mio neo revisore (mio fratello
ù.ù) il quale ha corretto questo capitolo e ha promesso
che lo farà anche con i prossimi onde evitare il ripetersi
di madornali errori che ho già disseminato in questi pochi
capitoli (magari ve ne siete accorti da soli... ma per colpa di una mia
distrazione ho... ucciso Sousuke!! Ebbene sì... lo ammetto.
Invece di un colpo d'harisen il nostro Sergente ha ricevuto un bel
colpo di shuriken
che avrebbe dovuto metterlo KO).
MEA CULPA!! Mi do già da sola della cretina per le tutte le
sviste commesse (che vanno dagli errori di battitura agli errori di
trascrizione dei nomi: "Writh" l'ho trasformato in "Wright" come
"Phoenix Wright" -_-").
Vabbè, tralasciamo... "stendiamo un velo pietoso"
sulla mia sbadata persona... cercherò di essere
più attenta! XD
Ritornando un attimo al capitolo precedente, ricordando che il giorno
in cui l'ho pubblicato ero talmente imbambolata da non poter effettuare
pensieri coerenti, volevo precisare che era stato Writh a puntare il
laser contro Kaname e che quindi Sousuke, come al solito, aveva ragione
e non aveva le allucinazioni.
Bene... direi che forse è tutto. Mhhh... sì credo
di aver concluso. Ah! Colgo l'occasione per ringraziare chi ha
aggiunto questa storia tra le seguite o le preferite mandando a tutti
un caloroso abbraccio e rammentando che le recensioni vengono sempre
apprezzate!
meli_mao: Ehm... carissima, ti prego di
perdonare la mia sbadataggine! Sono proprio incorreggibile... e dire
che questa volta avevo cercato il termine "whispered" e
comunque l'ho scritto male. A volte il mio collegamento cervello/mani
si interrompe producendo questi risultati. Sorry! Passando ad altro...
O.o non posso credere che ti sia piaciuto quel capitolo. Ok,
schifo schifo non fa ma... non so... c'era qualcosa che stonava. Non
è falsa modestia visto che io ho effettivamente
dei capitoli che rileggo e mi compiaccio con me stessa ma...
l'otto proprio non rientra! Però c'è da dire che
io non sono molto imparziale... Ti ringrazio comunque dei complimenti
che mi hai fatto! Baci! :)
Ja ne!
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