Neve
e freddo
Ieri
sera sono tornata a casa tardi. I Newton se n'erano già
andati, per
fortuna!
Oggi
sono più o meno felice. So che probabilmente non
vedrò Edward,
d'altronde non posso appiccicarmi a lui, anche se non nego che mi
piacerebbe.
Metto
i vestiti da lavare in lavatrice, facendo attenzione a separare i
bianchi dai colorati e quelli che necessitano un lavaggio a bassa
temperatura.
Non si
siamo ancora baciati. Desidero farlo, certo, però il fatto
che sia
un vampiro mi frena.
La mia
mente non ha ripreso a funzionare, il che non mi sorprende
più di
tanto.
Tento
di aggiustarmi, inutilmente, i ciuffi ribelli di capelli. Ora mi sono
abituata al mio nuovo taglio, nonostante non riesca bene ad
acconciarli. Prima li legavo con una coda di cavallo, ora, essendo un
taglio più scalato, qualche ciuffo sfugge alla mia accurata
raccolta.
Non
sapendo che fare nella cittadina più pazza degli Stati Uniti
mi
infilai un paio di cuffie e premendo play. Meno di due tracce dopo
squilla il mio cellulare. E' Charlie, che mi chiede di andare a fare
la spesa. Duh! Ieri non abbiamo più preso l'argomento,
quando sono
rientrata stava praticamente dormendo in piedi, però non
avevo più
neanche pensato a questo particolare: l'avevo lasciato senza cibo!
Chissà come ha fatto a cavarsela ieri sera, probabilmente
hanno
ordinato delle pizze.
Infilandomi
la prima cosa
mi capita e, naturalmente, il giubbotto blu che mi ha regalato
Edward, esco.
Stranamente
al mio ritorno
mi rendo conto che non c'è stato alcun avvenimento strano,
la solita
pioggia, le solite vecchierelle pettegole tipiche dei paesini, le
commesse annoiate, i ragazzini che girano per le strade, tutto
normale, e dire che siamo nel paese meno normale che conosca!
A
pranzo Charlie vuole
sapere cosa ho fatto il giorno prima, e io mi informo sulla cena con
i Newton. Come immaginavo: pizza.
Non
mi sorprende neanche
venire a conoscenza del fatto che Mike ha voluto mie nuove,
fortunatamente non pervenute.
Nel
pomeriggio esco a
prendere un gelato, ebbene sì, nonostante sia inverno io
mangio un
gelato!
Nella
gelateria vedo uno
dei colossi di La Push, credi che sia quello che mi è venuto
a
prendere il giorno in cui Jacob mi ha dato buca. Com'è che
si
chiama? Sam?
-Sam!
Saaam!-
-Ehi,
ciao.-
Solo
ora mi rendo conto
che non ho la minima idea di cosa potrei dirgli. In fondo non lo
conosco neppure.
-Ciao.
Che fai da queste
parti?- Squallida e vecchia come trovata, ma accettabile.
-Niente.
Prendevo gelati a
volontà per i ragazzi. Oggi falò alla spiaggia.-
-Capisco.
Ma non fa un po'
freddo per fare un falò sulla spiaggia?-
-Domani
è prevista neve,
quindi o oggi, o mai più!-
Lo
saluto augurandogli di
divertirsi, ometto volontariamente un eventuale “salutami
Jacob”,
se devo essere sincera non l'ho ancora ben capito, prima amici, poi
no, poi mi chiama mi fa andare alla spiaggia per darmi buca e farmi
portare a casa di una sconosciuta, per poi esordire con un ti voglio
bene.
Vengo
svegliata
dall'arrivo di un messaggio sul cellulare.
Ancora
in stato comatoso,
con un piede e mezzo nel mondo dei sogni e solo una piccola parte, un
alluce diciamo, nel mondo della realtà guardo il display del
telefonino.
E'
Edward.
-Nevica,
ti va di fare un
pupazzo di neve?-
-Con
un occhio aperto e le
dita intorpidite digito, non senza una certa fatica -Nevica? Bello!
Ok, dove?-
E
mi riaddormento.
Sento
qualcosa di freddo
toccarmi la fronte. Non voglio aprire gli occhi.
-Si,
ha la febbre.-
Apro
gli occhi di scatto e
altrettanto velocemente tento di tirarmi su, finendo con altrettanta
velocità sul cuscino vedendo la stanza che mi gira intorno.
-Edward?-
-Buongiorno.
Tuo padre mi
ha fatto entrare. Come va?-
-Mio
padre?
-Non
mi hai più risposto,
ti ho mandato tre messaggi. Poi passavo di qui e ho deciso di fare un
salto. Tra l'altro nevica e...guarda che bello fuori!-
Edward
si alza e sposta le
tende mostrandomi il bianco che ricopre gli alberi, il viale, i
tetti.
-Io
vi lascio soli- Non mi
ero neanche accorta della presenza di Charlie fino a quando non ha
parlato.
-Scusami
tanto, non ho
sentito il cellulare.-
Si
siede sul mio letto e
mi accarezza una guancia, -Non preoccuparti. Hai la febbre. Vuoi
qualcosa? Un tè, una tisana? Cos'altro bevete voi umani?-
La
sua domanda, unita alla
sua espressione sconcertata e indecisa, mi fece ridere.
-Non
voglio nulla. Tranne
te.-
Mi
avvicino a lui e lo
abbraccio, lui mi accoglie tra le sue braccia e mi bacia la fronte.
-Che
messaggio mi sono
persa?- dico recuperando il cellulare. Leggo velocemente i messaggi e
mi rendo conto che mi aveva dato appuntamento per le undici, sono le
quattro. -Ho dormito tutta la mattina?- la mia più che una
domanda
sembra un'esclamazione di pura sorpresa.
-Sì.
Mi sono preoccupato.
Pensavo non mi volessi vedere, poi però ho realizzato che
probabilmente ti era successo qualcosa. Tieni.-
Edward
mi passa il
termometro e io, da bambina diligente, mi provo la temperatura.
Durante
i dieci minuti
necessari per l'operazione io e lui stiamo abbracciati, io sotto le
coperte, con la testa sul suo petto, in silenzio, semplicemente
guardando dinnanzi a noi.
-Ehi
38! Altina.-
-Vuoi
prendere qualcosa?
Non usate i medicinali voi?-
Forse
non lo fa apposta,
ma risulta divertente.
-Uh
conosci i medicinali?-
Decido di stare al gioco.
-Mmm...fammici
pensare,
sono laureato in medicina, dovrei?-
-Sei
laureato?-
-Si,
in medicina, lettere,
lingue e giurisprudenza. Ti basta?-
Devo
avere un'espressione
shoccata, e lui se ne accorge dato che ride sotto i baffi.
-Ti
sei seriamente
laureato tutte queste volte?-
-Si.-
-Deve
essere
deprimente...ripetere gli studi all'infinito.-
-Dopo
le prime tre volte
non presti più neanche attenzione a quello che dicono i
professori,
o quello che studi.-
-Sei
stanca?-
-No.-
-Secondo
me sì.-
-No.
Voglio stare un altro
po' qui con te.-
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