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Buona lettura
CAP.34
BELLA
–
Suddenly I see –
«No,
non posso dirtelo. Mi dispiace».
E’
il terzo “mi dispiace”. Da quando Alice ha
cominciato a sfrecciare per la sua camera, facendomi quasi venire il
mal di stomaco nel tentativo vano di seguirne i movimenti.
Il
primo “mi dispiace” l’ha pronunciato
quando ha fatto irruzione nella mia camera da letto, senza nemmeno
bussare, facendomi spaventare a morte.
Il
secondo, è arrivato quando ha fatto volare via le coperte e
contemporaneamente mi ha presa in braccio, strappandomi al mio letto
nel quale aspettavo che Edward tornasse dopo aver fatto la doccia.
Avevo
ancora la bocca spalancata per la sorpresa, quando, rivolta alla porta
del bagno in cui c’era lui, aveva sussurrato al nulla che mi
sequestrava e che non c’era di che preoccuparsi.
Arriccio
le labbra in una smorfia seccata.
Quel
folletto sa essere di un fastidio enorme quando vuole.
Una
indistinta macchia di colore chiaro mi passa davanti e ruoto il capo
seguendone la scia, ovviamente con un discreto ritardo.
Dalla
poltrona in cui sono seduta da dieci minuti, ho osservato Alice
vestirsi e truccarsi, ad una velocità assurda.
C’avrà messo in tutto un minuto e mezzo ed il
risultato è perfetto. Neanche una minima sbavatura di
rossetto.
Il mio
sguardo scende sulle sue scarpe.
Alice
ha messo su dei tacchi che come minimo saranno di dodici centimetri.
Deglutisco,
immaginandomi nei suoi panni, o meglio nelle sue scarpe, e
rabbrividisco al pensiero di dover mai un giorno essere sottoposta a
quella che mi sembra una tortura diabolica.
I
restanti otto minuti e mezzo li ha trascorsi volando su quei trampoli
dal bagno all’armadio.
«Scusa,
ma perché, se non vuoi dirmi dove devi andare, mi hai
… chiesto
di venire nella tua stanza?» chiedo esasperata inarcando un
sopracciglio eloquentemente.
Chiedere non
è davvero da Alice.
«Uffaaa»
mormora lei «ma dov’è il piegaciglia di
Shu Uemura?». Si pianta le mani sui fianchi osservando una
trousse, di dimensioni vergognose, aperta sul suo letto.
Un
letto matrimoniale. Una metà del quale è quasi
scomparsa sotto cumuli di trucchi e flaconi e prodotti di bellezza.
«Ehm
… Alice?»
«Eh?»
«Allora?!»
«Oh.
Sì. Cioè no. Non posso dirtelo, Bella. Mi
dispiace». E si volta giusto un attimo a guardarmi, alzando
le spalle in un gesto di scuse.
Ecco il quarto. Al quinto
“mi dispiace” le lancio una scarpa. Possibilmente
come una di quelle che indossa in questo momento. Penso,
in un moto di rabbia e frustrazione, ben sapendo che non riuscirei
nemmeno a sfiorarla. Innanzitutto perché la scanserebbe, e
poi, ma solo poi,
perché anche se potessi non riuscirei mai farle del male.
Sospiro
rassegnata. Non parlerà. E, se da un lato sono infastidita
dall’essere stata letteralmente rapita dalla mia camera e a
mio marito, sono anche curiosa di sapere cosa bolle in pentola.
Alice
non solo è chiaramente in ghingheri per andare da qualche
parte, ma è anche emozionata e nervosa.
Ed
è strano, visto che lei dovrebbe essere la persona
più calma e serena del pianeta, dal momento che il futuro
per lei non ha segreti.
D’un
tratto le macchie indistinte si sdoppiano e dinnanzi ad Alice si
materializza Rosalie.
Oh.
Oh.
Se
Alice è splendida, Rose è uno schianto.
Un
morbido cardigan di cachemire nero le scende dolcemente fin sulle
ginocchia, lasciando intravedere un abitino di seta nero che forse le
coprirà appena il sedere. Lunghe catene dorate le adornano
il collo e arrivano quasi alla vita. Ai piedi, stivali di camoscio.
Neri. Con un tacco forse di un centimetro in meno della sorella. I
capelli le si poggiano in onde ordinate sulle spalle.
In mano
regge uno strano oggetto che pare una forbice dorata. Lo porge ad Alice
con un’alzata di spalle:«Ecco»
«Mmmm
… ma il tuo che fine ha fatto?» le chiede
quest’ultima afferrandolo al volo e schizzando verso il bagno
con in mano altri prodotti.
Troppi altri
prodotti.
«Rotto»
commenta atona lei, prendendo distrattamente in mano un flacone dal
letto.
«Ancora!»
risponde Alice dal bagno con una risata soffocata.
Sono
ferma e imbambolata a guardarla, sensuale come nessuna donna potrebbe
–e forse dovrebbe?- mai essere e, nello stesso tempo,
elegante e raffinata, che lei si volta verso di me.
«Sei
… sei bellissima, Rose» sobbalzo imbarazzata di
essere stata colta a fissarla e mi affretto a dire con genuina
sincerità. E le mie parole suonano alle mie stesse orecchie
troppa poca cosa per poterle rendere davvero giustizia. Un termine
più appropriato non credo che sia stato ancora coniato.
«Grazie»
mi dice semplicemente. Ma poi le sue labbra si distendono in un sorriso
mozzafiato.
Sto per
chiederle se si festeggia qualcosa che lei, in un battito di ciglia,
svanisce.
E
ricompare Alice.
«Ma
è un anniversario?» mi lascio sfuggire, mio
malgrado, a voce cospiratrice.
La
piccoletta si ferma dinnanzi a me, le mani sui fianchi, in tutto il suo
splendore e nel morbido velluto del suo abitino color panna, calze nere
coprenti e decolté nero. Mi sorride
:«No».
Non
riesco a trattenere un’esclamazione di stizza e mi ritrovo i
suoi occhi dorati ad una spanna dai miei:«Ti prego. Ti prego,
non ti agitare. Se me lo svegli» e indica con un dito la mia
pancia «è la fine».
«Ma
…» comincio e mi interrompo subito vedendo che con
una mossa disinvolta, Alice mi ha caricata tra le braccia con tutta la
poltrona e ha cominciato a marciare verso il bagno.
«Alice!
Ma che fai?!» le chiedo stupita piantando fermamente le mani
ai braccioli della poltroncina e cercando di evitare di guardare in
basso.
«Tranquilla!
Solo quello che so fare meglio. Ma ti prometto che
sopravviverai!»
«Ok.
Credo che possa andare. Puoi aprire gli occhi». Finalmente
dalla bocca di Alice esce qualcosa che non sia ferma, non ti muovere o non ti agitare.
Batto
due volte le ciglia per focalizzare lo sguardo davanti a me ma, invece
di scorgere la mia immagine in uno specchio come mi sarei aspettata, mi
ritrovo la figuretta impaziente di Alice con le mani sui fianchi ed
un’espressione a metà fra l’ansioso e
l’irritato.
«Perfetto»
commenta, ma dal suo tono sembra che abbia appena pronunciato una
bestemmia.
La
osservo perplessa e non riesco a fare a meno di
domandarle:«Non si direbbe. Che c’è che
non va?»
Mi sono
rassegnata a non indagare oltre su questi misteriosi preparativi
–che evidentemente contemplano la mia presenza- un
po’ per stanchezza, un po’ perché ho
capito che sarebbe comunque inutile insistere. E ho lasciato che Alice
si impegnasse a fare quello
che sa fare meglio.
Ossia,
torturarmi.
«C’è»
comincia come se dovesse spiegare l’ovvio ad una bimba di tre
anni «che adesso viene il difficile».
Perfetto.
Fino ad
ora, il continuo tirare la mia pelle, staccarmi sopracciglia con una
pinzetta acuminata, spennellarmi e massaggiarmi in ogni porzione di
viso è stato il
facile.
«Eh?»
dico.
Sbuffa,
si volta e prende dietro di sé delle sacche blu scuro.
«Il
tuo abito» spiega «il furfante lì
dentro» fa un cenno con la testa in direzione della mia
pancia «mi ha impedito di vedere quale abito ti sarebbe stato
meglio, e» continua affilando lo sguardo «questo
significa che te li devo provare tutti».
Tutti?
Tutti?!?
«Ma
sei impazzita?» la mia voce trema, ma ha,
nell’ultima parola pronunciata, assunto un tono quasi
isterico «saranno almeno una decina di abiti!»
«Per
la precisione sono sedici» e forse sono sbiancata,
perché si affretta a mettermi una mano sulla spalla e ha
darmi una pacca gentile per rincuorarmi «sarà
meglio darci una mossa. Non abbiamo molto tempo».
Sospiro
pesantemente e provo a fare un altro misero tentativo per sottrarmi al
mio destino:«A…Alice ti prego, non scherzare
…»
Mi
osserva con imperturbabilità :«Ti pare che stia
scherzando?»
«Oddio
…» mormoro sentendo le forze venirmi a mancare
«avevi detto che sarei sopravvissuta … »
termino chiudendo gli occhi stancamente, avvertendo una sorta di
gorgoglio provenire dal mio ventre.
Quando
li riapro vedo Alice, immobile, dal lato del bagno più
lontano da me:«Merda» dice a voce bassa e poi, con
tono leggermente più alto «Rose!».
Sono
forse un paio di secondi quelli che trascorrono prima che Rosalie entri
in bagno e con uno scambio tanto rapido quanto impercettibile di frasi
con Alice, prende il suo posto, mentre quest’ultima sparisce
in un attimo.
E sono
ancora mezza imbambolata, con gli occhi sulla porta dalla quale
è uscita, che Rose si avvicina alla pila di copri abiti
cominciando ad abbassarne le cerniere una per volta.
«Cosa
è successo?» chiedo un po’ stralunata
dalla rapidità con cui si sono succeduti gli eventi degli
ultimi minuti.
«Oh
niente, non preoccuparti!» sorride lei «finalmente
c’è in casa qualcuno che riesce ad avere la meglio
su Alice» e ammicca compiaciuta, lanciando uno sguardo
affettuoso da sotto le lunghe ciglia in direzione del mio ventre.
Ah, grazie piccolo!
Penso sentendomi improvvisamente più leggera, per poi
rabbuiarmi altrettanto velocemente vedendo il tripudio di sete,
velluti, cachemire che man mano Rose sta liberando dalle sacche.
Adesso non ho scampo,
penso con una punta di terrore, mentre gli occhi si soffermano su di
lei che ha appena finito di estrarre l’ultimo abito.
Ma Rose
si volta verso di me e con passo aggraziato raggiunge lo sgabello al
mio fianco e ci si accomoda su. A braccia conserte e gambe accavallate,
mi osserva.
E
sorride.
«Allora
…» comincia, ma io la interrompo con lo sguardo
terrorizzato alzando una mano.
«Ti
prego, ti scongiuro. Non chiedermi di indossare tutti questi abiti, non
ne ho la forza, né la voglia» mormoro flebilmente
congiungendo le mani in un gesto di preghiera «E, poi, tutto
questo solo per …» e lascio la frase in sospeso
fingendo di saperne molto più di quanto sia in
realtà.
Il suo
sorriso si accentua, ma non cade nel mio infantile tranello.
La mia
irritazione aumenta.
«Oh,
insomma!» sbotto infine «Nessuno mi dice cosa sta
succedendo. Per quale ragione siete tutti in tiro, il motivo per cui
quella … quella …» ansimo cercando il
termine più appropriato che descriva il comportamento
decisamente snervante di Alice da questa mattina. Rose mi suggerisce
con prontezza:«Pazza furiosa?»
Precisamente!
Un
ringhio proveniente dall’esterno fa tremare la porta del
bagno ed io rettifico:«… adorabile impertinente,
mi ha sequestrato ad un orario indecente per giocare alle
bambole». Prendo fiato e continuo, decisa:«Sono
stufa di tutti questi misteri. Voglio sapere che succede o giuro che
resto in pigiama».
Da
parte di Rose un silenzio tombale.
«Aspettiamo
… visite?» chiedo perplessa e anche un
po’ timorosa, sorvolando sul fatto che in tutti questi mesi
non abbiamo mai avuto ospiti.
Ancora
silenzio.
«Rose!»
esclamo esasperata.
Nella
più completa immobilità, Rosalie continua ad
osservarmi. E nessuna delle mie parole ha scheggiato minimamente
l’imperturbabilità della sua espressione.
Resta
sorridente a fissarmi.
«Non
esattamente» si decide infine a rispondere «ma se
io fossi in te, farei la brava, e sceglierei un abito da
indossare».
«Io
non voglio fare la brava.
E non ho nessuna intenzione di …» sottolineo
petulante, ma mi fermo a metà frase.
Aspetta,
aspetta …
Ha
detto scegliere?
Io
potrei scegliere?
Questa
è una novità.
Richiudo
la bocca che mi si era spalancata per la sorpresa e i miei occhi
saettano dagli abiti a Rose alternando dei movimenti quasi comici del
capo dagli uni all’altra.
«Ehm
Bella … credi di farcela a scegliere qualcosa in giornata o
preferisci che sia io …»
«Scelgo
… devo scegliere … io?» chiedo
esitante, forse anche diffidando delle mie stesse orecchie.
«Se
non vuoi, lo faccio io. Ma di norma l’abito che si indossa
deve innanzitutto piacere, altrimenti non ti starà mai
bene» commenta lei saggiamente, mentre si alza e comincia ad
ancheggiare sensualmente verso i vestiti disposti con cura uno di
fianco all’altro.
Prende
a sfiorarne i tessuti con le dita.
«Il
colore» e fa un passo verso un abito di una chiarissima
sfumatura di grigio perla «la sensazione al tatto»
con una mano ne saggia la consistenza «persino
l’odore …» e lo avvicina al naso con un
gesto quasi reverenziale, inspirando profondamente ad occhi chiusi.
«…
tutto deve piacerti, ispirarti, farti sentire a tuo agio»
conclude girandosi verso di me, inchiodata alla poltrona nello
splendore del mio pigiama a cuoricini di flanella pesante.
«Uhm,
sì … penso di …
sì» balbetto presa in contropiede., senza tuttavia
realmente comprendere appieno le sue parole.
Sono
solo abiti no? Mica amanti da venerare?
Ho
già dimenticato le mie richieste chiarificatrici in merito a
questi strani comportamenti, mentre, facendo leva sulle braccia, mi do
la spinta per potermi alzare e avvicinare a lei con cautela.
«Non
è molto importante sapere chi incontrerai, come
sarà il suo vestito o che situazione devi affrontare. Il
segreto sta nel sapere cosa si vuole. Seguire le tue inclinazioni, le
tue sensazioni, i tuoi desideri» mi abbaglia con un altro dei
suoi sorrisi mozzafiato.
«Alla
fine, Bella, la scelta viene di conseguenza» conclude
amabilmente e descrive con la sua mano affusolata una linea che
abbraccia tutti gli abiti disposti in fila.
Scetticamente,
cerco di soffermarmi solo sul suo viso, tentando di non vagare sulla
perfezione del suo corpo. Il discorso, forse, sarebbe stato molto
più convincente se Rose fosse stata bassa quanto me e con un
pancione che la sbilancia quando cammina.
Come se
ce ne fosse stato bisogno e la mia mancanza di coordinazione non fosse
sufficiente allo scopo.
«Allora»
e afferra una gruccia sulla quale è appoggiato un abito di
seta rosso fuoco «come ti senti oggi? Aggressiva e
provocante?» e mi sventola sotto il naso l’abito
per poi sostituirlo con un altro sempre rosso, ma di un soffice
cachemire di una tonalità più scura, quasi
tendente al bordeaux «o dolce e remissiva?»
Faccio
scorrere i miei occhi dall’una all’altra mano di
Rose e osservo i due abiti come se non avessi mai davvero guardato un
vestito.
Un
abito per uno stato d’animo.
Non
solo una maniera per non morire di freddo o per non essere indecenti
tra la gente, ma un piacere personale, un modo di coccolarsi, di
prendersi cura del proprio corpo e del proprio spirito.
«Ma
… sei sicura che mi staranno? Non sarò troppo
… » e con un gesto descrivo un arco intorno alla
mia pancia, facendo una smorfia.
«Ma
certo! Questi abiti sono tutti della tua misura e adatti al tuo stato.
Devi solo … scegliere» e fa spallucce.
Con
delicatezza, le mie dita cominciano a scorrere sui tessuti dinnanzi a
me e i miei occhi, come se fossi ipnotizzata, si immergono in sfumature
di colore, tagli di scollatura e particolari a cui non avevo mai
prestato attenzione prima, per qualsiasi cosa avessi
indossato.
Con
pazienza, Rose mi lascia fare.
«Questo»
decido dopo qualche minuto «mi piacerebbe indossare
questo» pronuncio in un soffio. E la mia voce sembra strana,
ovattata alle mie stesse orecchie.
«Bene»
commenta Rose «Ottima scelta».
Con il
suo aiuto indosso l’abito che ha catturato la mia attenzione
su di sé quasi da subito.
Dal
taglio semplice, essenziale, sembra un kimono d’altri tempi
ma senza la pesantezza e l’ingombro di tutti gli strati di
tessuto che caratterizzavano questo genere di abito tipico
dell’oriente e di un tempo lontano.
E’
più corto di un kimono tradizionale, arrivando giusto sopra
il ginocchio, ed il taglio sapiente permette che
l’impalpabile seta scivoli sul mio corpo adattandosi
perfettamente alle mie nuove curve. Una specie di grossa cintura segna
il distacco con la pancia. Potrebbe quasi dirsi austero se non fosse
per la profonda scollatura che mette in risalto il mio seno pieno e
generoso.
Un seno
che non ho mai avuto, penso con una punta di vergogna.
«Non
morirò di freddo?» chiedo lanciando
un’occhiata all’ampia porzione di pelle del mio
petto scoperta.
«Sciocchezze,
provvedo io» sventola una mano in aria Rose.
Ma la
particolarità dell’abito è il colore.
Sfumature
diverse di verde si fondono tra loro, come il frutto delle
geniali pennellate di un artista. A sottolineare il passaggio
di colore, sottilissimi fili dorati sono stati sistemati dallo stilista
all’interno del tessuto, pensati e previsti per dare risalto
ad alcune zone del corpo: la linea dei fianchi, la morbida curva del
seno.
Verde
… il suo colore … uno stato d’animo
… il mio stato d’animo.
Senza
avere il coraggio di guardarmi allo specchio, abbasso lo sguardo sulle
ballerine dorate, unica scelta riservata a Rose. Immagino per la mia
sicurezza.
A
differenza di Alice, Rose non ama parlare molto e mi ha aiutato ad
indossare l’abito senza che ci scambiassimo più di
qualche parola appena accennata.
Ma al
silenzio prolungato che segue la fine della mia preparazione, i miei
occhi dal basso si alzano lentamente verso il suo viso, ripercorrendo
il suo corpo ed il suo abito che definire sexy è dir poco.
«Sei
bellissima, Rose» non posso fare a meno di ripetermi ancora
una volta.
Un
angolo delle sue labbra si piega verso l’alto e con
delicatezza le sue mani si portano ai lati delle mie spalle, invitando
il mio corpo a girarsi verso lo specchio:«E’ vero.
Ma tu lo sei di più».
Dallo
specchio, una donna meravigliosa ed emozionata mi guarda di rimando.
La
prima cosa che attrae la mia attenzione è il trucco.
Perché è apparentemente inesistente. Alice ha
trascorso almeno un’ora per qualcosa che io ritenevo di poter
fare in dieci minuti in tutto.
Ma ad
uno sguardo più attento, non posso fare a meno di notare
quanto la mia pelle sia più luminosa, quanto brilli il
nocciola dei miei occhi evidenziato da una sfumatura lievemente bronzea
dell’ombretto.
Le mie
labbra sono solo leggermente più lucide, ma il colore non
è stato coperto da quello artificiale di un rossetto
d’alta classe.
C’è
un qualcosa di indefinito e di inafferrabile che aleggia intorno alla
mia figura: non è il trucco, non è
l’abito. E’ … è come
un’aura che mi circonda, che addolcisce e dona una luce
diversa ai tratti del mio viso.
Nel
complesso sono io e mi ci rivedo pienamente.
Allora
un pensiero mi colpisce e mi passano davanti agli occhi tutte le volte
in cui Alice mi ha sottoposta a trattamenti simili in passato: con
cura, pazienza e abilità non ha fatto altro che mettere
sempre in evidenza i punti di forza del mio viso o del mio corpo, senza
stravolgere niente, senza rendermi diversa da quella che ero in
realtà.
Mi ha
dato tutto quello di cui avevo bisogno, quasi contro la mia
volontà.
E
l’ha fatto sì con irruenza, ma anche con amore.
Cosa
cambia? Perché ora lo vedo e prima no?
Perché
sono cambiata io. E sono cambiata dentro, non fuori, nonostante questa
grossa pancia, celata appena da un sottile strato di seta, che sembra
voler quasi sfidare la forza di gravità e rivendicare il suo
diritto alla vita in questo mondo.
Tutto
ciò che Alice e Rose hanno fatto oggi, e hanno tentato di
fare sempre, è che, quello che avevo dentro, si
riuscisse a vedere anche fuori.
E,
mentre mi osservo ancora stupefatta allo specchio, per la prima volta
nella mia vita, davvero mi vedo bella.
New
Moon The Score - "Marry me, Bella"
“Papà, ti
prego, non lasciarmi cadere …”
«Rose,
ti prego, non lasciarmi cadere» pronuncio ad alta voce
riandando inevitabilmente con la mente al giorno del mio matrimonio.
A volte
penso di essermi sognata tutto, salvo, poi, venire colpita da flash
come questo.
Quel
giorno ero trepidante ed emozionata. I tacchi ai piedi ed il lungo
strascico amplificavano all’ennesima potenza la mia
irriducibile goffaggine. Il terrore di spalmarmi sulla scalinata di
casa Cullen, tuttavia, non era alimentato da un inconsapevole istinto
di sopravvivenza, bensì dal timore che la scoordinata Bella
Swan desse a tutti i presenti un’ulteriore prova di quanto
improbabile e inadeguata fosse la nuova signora Cullen.
Oggi,
sebbene l’emozione si mescoli alla confusione per la totale
assenza di qualsiasi informazione riguardo
“l’evento”, ho riprovato la stessa
sensazione di paura di cadere, anche se l’abito che indosso
non mi intralcia e le scarpe sono comodissime.
Ed
è con stupore che mi accorgo che la lunga scalinata dinnanzi
a me la vorrei percorrere correndo e non camminando esitante. Sento
perfino che riuscirei a non inciampare. Eppure le mie parole a Rose
sono accorate, preoccupate.
Paura,
sì. Ma solo per il mio bambino.
Quando
cominciamo a scendere i gradini, i miei occhi si puntano con attenzione
su ogni scalino sopra cui poggerò i piedi.
Cavoli. Ma quanto è
lunga questa scala? Penso, troppo concentrata sui miei
piedi e sul braccio solido di Rose sul mio, per rendermi effettivamente
conto di quanto ci manchi ancora per raggiungere il piano terra.
Quando
finalmente vedo il legno chiaro del parquet, sorrido.
Ce l’ho fatta!
Penso esultante mentre alzo lo sguardo dinnanzi a me.
E resto
senza fiato.
Edward,
impeccabile in un completo nero, mi sta guardando.
Sulle
sue labbra aleggia un sorriso mozzafiato e nel suo viso scorre
un’espressione indecifrabile. Sorpresa, compiacimento,
ammirazione, desiderio …
Abbasso
lo sguardo, imbarazzata, ma i suoi occhi sono ancora su di me, li sento
con chiarezza.
Nel mio
raggio visivo entrano prima le sue scarpe, poi, il candore della sua
mano. Con lentezza scivola sulla mia e la porta verso l’alto,
verso il suo viso.
Ne
seguo il movimento rialzando gli occhi e quando le sue labbra sfiorano
il dorso della mia mano, mi sembra di prendere fuoco proprio da quel
punto.
«Sei
… radiosa» dice con voce emozionata.
«Grazie»
mormoro mezza inebetita.
«Ehm
… io andrei» la voce di Rose sembra provenire da
molto lontano. Ma né io né lui distogliamo gli
occhi dall’altro.
Dalle
braccia di Rose, passo a quelle di Edward senza nemmeno rendermene
conto. Ma del sussurro di Edward verso la sorella sì.
Quando
la voce carezzevole di mio marito sussurra un grazie, il lampo di
sorpresa negli occhi di Rose non mi sfugge prima che svanisca via
silenziosamente.
Mi sta
ancora contemplando, quasi si trovasse davanti ad un quadro
d’autore e volesse imprimersi nella memoria ogni minimo
dettaglio, che inevitabilmente comincio a domandarmi, di nuovo, cosa
stia per accadere di così importante da aver messo in
subbuglio l’intera famiglia.
Edward
non mi terrà all’oscuro.
Mi
avvicino a lui con un sorriso appena accennato e osservo i suoi occhi
spostarsi al mio movimento, seguendomi attentamente. Quando alzo una
mano verso il suo viso, il suo braccio scivola dolcemente sul mio corpo
a cingermi la vita. Il suo tocco attraverso la seta che mi sfiora la
pelle del fianco evoca una sensazione di assoluto piacere, ma,
faticosamente, cerco di ignorarla per concentrarmi sui pensieri cui
devo dare voce.
Le mie
dita dalla guancia si fanno strada tra i suoi capelli e noto, non senza
un certo compiacimento, che la cosa non gli è affatto
indifferente. Le palpebre gli si assottigliano impercettibilmente,
schiude le labbra e la sua presa sul mio corpo si accentua leggermente.
«Io
… » comincio esitante.
«Sì»
sussurra lui.
Istintivamente
abbasso gli occhi sulle sue labbra. «Ehm … io
vorrei sapere … »
Oddio, Bella! Concentrati!
Deglutisco.
«Ecco
… vorresti dirmi cosa … cosa dobbiamo
fare?» chiedo in un soffio.
Quando
le sue labbra si piegano in un sorriso, mi sembra di diventare
più leggera. Troppo leggera. La sua presa aumenta ancora un
po’ e le mie palpebre si abbassano sugli occhi roteati verso
l’alto quando le sue labbra sfiorano prima la mia guancia e,
poi, risalgono fin sull’orecchio lasciando una scia di fuoco
sulla mia pelle: «Mmmm avrei due o tre idee, ma per adesso
puoi aprire la porta. Qualcuno è qui per te».
Batto
le palpebre un paio di volte e già Edward ha riacquistato un
atteggiamento più controllato.
Guardo
la porta, guardo lui.
Per
me? Qualcuno è qui fuori per me?
Non
faccio in tempo a formulare qualche ipotesi che il campanello suona ed
io, nonostante fossi stata anche avvisata, sobbalzo.
Helèna
e Paul?
O
magari … Charlie?
Il
sorriso sereno di Edward mi incoraggia e mi suggerisce di mettere da
parte ogni timore. Non può essere niente di preoccupante,
sembra dirmi con gli occhi ridenti.
Quando
apro la porta la luce che mi investe mi impedisce di scorgere il viso
del misterioso visitatore.
Sembra
in divisa, ma la visiera di un berretto rosso mi impedisce di
focalizzarne i tratti. Quando fa un passo verso l’ingresso lo
vedo più distintamente.
E’
un corriere.
E tra
le mani ha un voluminoso pacco.
«Per
…» e avvicinando un foglio al viso, prosegue
«Cullen» e alza lo sguardo verso di noi, in attesa.
Ferma,
come se le braccia non mi appartenessero, resto a guardare il ragazzo
senza fare nessun movimento per prendere il pacco dalle sue mani.
Con
gesto rapido Edward libera il corriere dall’involucro, firma
su una cartellina che questo gli porge e richiude la porta dietro di
sé.
Quando
si volta verso di me, inclina il capo di lato, e mi porge una busta.
La
prendo. La guardo. Guardo lui, perplessa.
«Aprila»
dice con un mezzo sorriso.
Faccio
come mi dice.
Sfilo
dalla busta un pesante cartoncino color avorio e subito un odore
delizioso, indefinito, arriva alle mie narici.
Madame
Cullen, spero che la fiducia che è stata riposta nel mio
lavoro non sia stata eccessiva. Non ho mai sentito parlare un uomo di
una donna, nel modo in cui suo marito ha fatto di lei. Dentro questo
pacco c’è il frutto di quella chiacchierata, che
mi ha permesso, seppur in minima parte, di ripagare un debito di
affetto e di stima profonda che nutro verso la sua famiglia.
Spero
che sia di suo gradimento.
Nell’attesa
di avere l’onore di conoscerla personalmente la prego di
porgere i miei più calorosi saluti al mio amico Carlisle e a
Madame Cullen, sua moglie.
Sentitamente
E.
Colbert
I miei
occhi si rialzano per incontrare quelli di Edward.
Sorride.
E
sembra quasi in imbarazzo, nel porgermi il pacco.
Quando
lo afferro esitante, mi stupisco di notare quanto sia leggero. Gli
lancio un’altra occhiata e lui mi fa cenno di proseguire.
Tolgo i
sigilli che richiudono la carta e rimuovo il coperchio. Immerso in un
diversi strati di carta velina c’è un minuscolo
flaconcino dorato, semplicissimo.
Lo
prendo con delicatezza e magicamente l’ingombrante scatola di
cartone sparisce dalle mie mani.
«E’
…»
«Un
profumo» finisce Edward per me «proviene dalla
Francia, da Grasse per la precisione».
Grasse
… ricordo di averla sentita nominare da mia madre in toni
estasiati, sottolineando le meraviglie dell’arte profumiera
che trova lì le sue origini, e anche Alice …
tante volte …
«Tu
hai … » ma sono incapace di proseguire.
Una
scritta sull’etichetta attrae la mia attenzione: Belle
de nuit.
«…
fatto questo per me?» chiedo emozionata, alzando gli occhi
verso di lui.
«Ehm
… è un po’ difficile da spiegare.
Diciamo che avevo in programma di fare un giro da quelle parti un
po’ di tempo fa, insieme a te» si passa le
dita tra i capelli, nervoso «e poiché in
questo momento non è possibile, Monsieur Colbert
è stato così gentile da inviarci un piccolo
spicchio di quel paradiso che avrei voluto mostrarti»
conclude con un’alzata di spalle.
«E’
molto bravo nel suo lavoro» continua in risposta al mio
prolungato silenzio «spero che … ti piaccia e
…».
Non lo
faccio nemmeno finire di parlare che gli butto letteralmente le braccia
al collo, commossa.
«Oh
Edward!»
Lo
sento ridere sommessamente e sono ad un soffio dallo scoppiare in
lacrime. Alzo gli occhi al cielo, pregando di resistere e di non
sciupare il lavoro di Alice, che sento le dita di Edward accarezzarmi
gentilmente i capelli.
«In
realtà non gli ho detto granché, ma Monsieur
è un artista. E come tutti gli artisti ha una
sensibilità fuori dal comune. Mi ha chiesto
…» esita un attimo scrutandomi attentamente in
viso con un’intensità sconvolgente
«… tre aggettivi per descriverti».
Mi
scosto il necessario per osservare meglio i suoi occhi.
«Cosa
gli hai detto?» chiedo a voce bassa.
«Beh,
secondo me tre erano pochi, ma ho scelto quelli che penso ti si
addicono di più».
Fa un
passo verso di me, lentamente: «…
delicata» e con il dorso della mano comincia a tracciare il
profilo del mio viso scendendo fino al collo
«sensuale» prosegue, seguendo il bordo della
profonda scollatura sfiorandomi la pelle scoperta del seno con la punta
di un dito «mia» termina accorato, allacciando la
mano sul mio fianco e spingendomi delicatamente, ma fermamente, verso
di sé.
«Edward
…» mormoro languidamente mentre le sue labbra si
posano sull’angolo della mia bocca.
«Mmm
… dimmi» sussurra sul mio viso.
«Io
… grazie» riesco solo a dire, prima che la sua
bocca mi tolga ogni possibilità di respiro. Il bacio che
segue inizia con dolcezza, ma rapido cresce in intensità per
poi approfondirsi subito. Percepisco chiaramente le sue mani scorrere
su e giù per la mia schiena in una carezza morbida e
sensuale.
Ai
gesti, si sommano le parole che Edward pronuncia distaccandosi
lievemente per darmi la possibilità di riprendere fiato.
«Sei
così … bella. Dio quanto sei bella!»
dice ed i suoi non mi sembrano solo dei complimenti.
Mi sento bella,
davvero.
Si
stacca a fatica dopo quelle che mi sembrano ore e prende un paio di
respiri profondi per calmarsi.
Io,
totalmente inerme, non riesco a far altro che osservare il colore dei
suoi occhi virare dal nero pece a tonalità via via
più chiare, fino a ritornare limpidi e dorati.
Mi
accorgo solo vagamente che mi ha sfilato il flaconcino dalla mano e che
con gesto lento e studiato lascia che il tappo impregnato di poche
gocce di profumo mi sfiori i polsi e l’incavo tra i seni.
Ripone fulmineamente la bottiglina sul tavolino dell’ingresso
e in un attimo mi distende il braccio a poca distanza dal suo naso.
Inspira
profondamente e chiude gli occhi.
Quando
li riapre, sono nuovamente neri come la notte: «Monsieur
è davvero un esperto» sospira per poi riscuotersi
subito dopo e, sistemandomi un lungo cappotto nero sulle spalle,
conclude:«Vieni, le sorprese non sono ancora
finite».
NOTA
DELL’AUTRICE: Salve a tutti ^^
Chiedo
venia per aver dovuto interrompere il capitolo a questo punto, ma ho
preferito dividerlo in due parti piuttosto che postare un mammone
enorme e, sinceramente, troppo lungo. Cercherò di postare in
fretta il prossimo…perdono, plissss.
beta persei:
Grazie mia cara per i tuoi complimenti. Temevo di diventare troppo
sdolcinata, ma il Natale è per me troppo coinvolgente ...
non potevo evitare un capitolo con questa atmosfera. Non ho resistito XD
Mirya: Ola
cara! Grazie infinite per essere riuscita a darmi il tuo parere
riguardo questi ultimi capitoli. In effetti la mia intenzione era
proprio sottolineare quanto sia proprio l’acquisita
consapevolezza individuale ad aver legato maggiormente i nostri
protagonisti e quanto la prospettiva di un figlio ponga inevitabilmente
tutto in una luce diversa. Ci si interroga come mai prima, ci si mette
in discussione con uno spirito nuovo. Colgo l’occasione qui
per un breve inciso: se il primo anno di vita del tuo patato ti sembra
duro…aspettati fuochi d’artificio quando
andrà stabilmente all’asilo. True story :ammicca:
Un abbraccio :***
KStewLover:
Ciao Cristina ^^ Che piacere ricevere una recensione così
calorosa come la tua! Anche io ho un debole per gli uomini che si
lasciano travolgere dalla dolcezza di un pancione e, avendo vissuto
l’esperienza diretta, ti dico che poche cose sono
paragonabili allo svegliarsi di fronte ad un albero di Natale con il
tuo bimbo dentro ed il tuo uomo che ti abbraccia… A presto XD
Rebecca Lupin:
Grazie infinite. Le tragedie sono il mio forte, ma cimentarmi in un
capitolo sereno è stato alquanto piacevole anche per me.
Sono contenta che ti sia piaciuto. Alla prossima XD
garakame:
Shiiii lo ammetto! Quando si parla di Natale gli occhietti mi
sbrilluccicano tutti. Grazie per i complimenti per i miei
angioletti…sei stata davvero gentile. Non immagini che
divertimento è stato farli ù.ù un
abbraccio XD
Sissi_Cullen:
Ah! Che bello che tu abbia percepito esattamente quello che volevo si
sentisse dal capitolo! Sarà proprio la speranza quella che
sosterrà i nostri protagonisti, in questo capitolo si
è visto abbastanza bene. Grazie per i complimenti benevoli
sui miei sgorbietti di angeli. In fondo è il pensiero che
conta :P
lilly95lilly:
Grazie! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
“Opere d’arte” di personale manifattura
non ce ne saranno più, ma ti assicuro che mi sono divertita
tantissimo a fare i miei angioletti sgangherati!!!
keska:
Monamùr :*** E che ti dico a te?! I ringraziamenti ormai ti
sarai stufata di sentirli, ma te li ripropongo ugualmente. Grazie
Francesca. Per essere stata sempre presente in questo percorso, per
avermi sempre sostenuta e incoraggiata. Può una semplice
risposta commuovermi? Ripensando a te non mi è affatto
difficile. E se io ti faccio piangere, non sai che lacrime mi hai fatto
versare tu, con la tua gentilezza e con il tuo calore. Mi fermo,
altrimenti non vado più avanti ù.ù Ma
mi conservo per la fine. Promesso. :***********
yle94: Grazie
mia cara ^^ Anche poche parole per me sono importanti: mi danno la
sicurezza di aver fatto un buon lavoro e la soddisfazione di avervi
emozionato. E’ questa la cosa importante. A presto XD
Marika_BD:
Arrossisco… che dire se non grazie? Beh, continua a
seguirmi. Non te ne pentirai! Baci XD
VampGirl: Ehi
cara! Che bella la tua recensione ^^ Sei davvero carinissima a
complimentarmi per i miei angioletti orripilanti, ma mi sono divertita
tanto a farli: ho raccolto le pigne, le ho pulite, verniciate. E poi mi
sono sbizzarrita con la fantasia! E ti giuro che è stato
taumaturgico!!! Chissà cosa pensi dell’importanza
del capitolo scorso…sono curiosissima! Secondo me non ci sei
lontana…non lo so, è una sensazione! Baci cara e
a presto :***
congy: Cara
Federica! Tu sei troppo buona! E mi dispiace sempre non riuscire a
postare più celermente ma vi giuro che il mio cervelletto
allucinato fuma, tante sono le cose che devo fare nella mia famiglia. E
poi c’è il lavoro…che mi stressa e mi
stanca tantissimo. Marito e figli poi…non ne parliamo
:scuote la testa: Ma è tutto nella mia testa! Devo solo fare
una proposta a Nostro Signore e fare allungare le giornate diciamo
… di una decina di ore!!! Baci e a presto XD
annalie:
E’ quello che più ti è piaciuto FINORA!
Aspetta di vedere gli altri, potresti restare piacevolmente sorpresa
ù.ù Non dico altro :si cuce la bocca: Baci XD
spidermapi:
adesso forse vorrai uccidermi…dopo che hai visto come ho
lasciato il capitolo. Intanto pensate e riflettete…di sicuro
sapete già cosa sta per accadere…XD
fioredipesco:
Ciao^^ Sono contenta che le canzoni ti siano piaciute! Le idee sono
venute da twitter e dalle amiche che mi seguono e che seguo a mia volta
lì. A Natale dell’anno scorso è stato
un tripudio di canzoni che ogni tanto qualcuno linkava e ho scelto
queste due con infinito piacere. A presto XD
LadySile
Ciao! Spero che la mia mail ti sia arrivata. Nel dubbio la riposto qui,
potrebbe essere esplicativa anche per altri lettori che hanno avuto le
tue stesse perplessità.
“Allora,
la tua domanda è più che legittima e ti ringrazio
per avermela posta, perché mi permette di puntualizzare
alcuni aspetti che, per questioni di tempo, ho scelto di non
approfondire.
…
Hai
assolutamente ragione, un confronto diretto non
c’è stato e non ci sarà.
Perché
in questa ff un “tradimento” vero non
c’è stato e viene a sovrapporsi ad un evento che,
necessariamente, si trova ad avere la priorità: ossia la
vita di Bella che è stata messa a rischio da questa
gravidanza fuori dal comune.
Nel
momento in cui si ritrovano ho ritenuto poco credibile dare la
precedenza ad un confronto tra i due per diversi motivi:
1-
lo stato di salute di Bella: non mi sembrava possibile che
una in fin di vita si preoccupasse di linciare il marito. Ho scelto per
lei il silenzio e la reticenza, mi sembravano più
appropriati, tipici di Bella e calzanti per una donna ferita che ha
già da sola una bassissima stima per se stessa.
2-
La preoccupazione di Edward: C’è una
parte in cui Edward cerca di spiegarsi, perché dal suo punto
di vista, è importante che sua moglie sappia la
verità e non continui a credere alla menzogna che lui ha
congeniato. In quell’occasione Bella non gli risponde, non
commenta. Ma riprende a parlare e dice che vuole quel figlio. Bella non
l’ha perdonato, in realtà.
3-
Il bambino: Dunque. Bella rischia di morire, ma è
incinta e vuole che suo figlio viva. Quello che è successo
con Edward agisce in modo più subdolo sulla sua psiche.
Questo pseudo tradimento ha comportato una perdita di fiducia. E non
perché Edward ha baciato un’altra (Per lei
è stato facile crederlo all’inizio
perché l’evento non deve scavare molto nella
voragine di insicurezza di Bella, ma, nonostante ciò, non
può negare l’evidenza quando lui le dice la
verità. Insomma non ha motivo per non credere alla sua
sincerità quando lui le dice che l’ha fatto per
“liberarla dal senso di colpa”. E’ tipico
di Edward, no?). Bella perde fiducia in lui perché suo
marito ha potuto pensare che lei non l’amasse abbastanza da
rinunciare alla sua umanità per lui. Bella non si fida
più di Edward e l’unico modo che lui ha per
recuperare è rispettare le sue scelte (suo malgrado) pur non
condividendole. Questo, a mio parere, è un enorme passo
avanti.
Il
problema di Edward e Bella sta nella reciproca insicurezza. Rovesciarsi
addosso fiumi di parole sui reciproci “tradimenti”
non sarebbe stato funzionale alla storia, penso. Eclatante, forse. Ma
inutile.
Perché
non è quello il punto.
E non
è solo Edward ad aver sbagliato. Lui l’ha fatto
per eccesso di protezione, lei per eccesso di insicurezza.
E
veniamo a Bella.
Cosa
cambia in lei? Cambia che sta morendo e sceglie di non salvarsi per
dare alla luce il suo piccolo. Cambia la sua prospettiva,
cioè.
Perché
nella condizione in cui si trova, è lei ad avere la
possibilità di fare qualcosa di straordinario, qualcosa che
nessuno dei perfetti Cullen potrà mai fare: dare la vita.
In
fondo è anche questo il motivo che la spinge con tanto
entusiasmo a Dartmouth: fare qualcosa di unico e di suo.
La sua
fiducia in se stessa aumenta, si rafforza nella sofferenza, si
solidifica nel nuovo modo di porsi di suo marito. Perché
quest’ultimo non le impone nulla, non cerca di farle cambiare
subdolamente opinione.
La
rispetta e rispetta le sue scelte.
E’
diverso a questo punto sia il modo in cui Bella considera Edward
(ricomincia ad avere fiducia in lui) che quello in cui lui considera
lei (Bella è disposta a morire. E non per avere un figlio,
ma suo figlio. Non immagino una prova d’amore più
grande).
Dopo
tutte queste parole sconclusionate, cosa voglio dire?
Che il
filo portante della storia non è la menzogna tra i due e gli
eventi che ne conseguono (ossia il tradimento). Ma la crescita
personale di ognuno di loro. Forse ci sarebbe anche stata bene la
“litigata chiarificatrice”, ma avrei allungato
enormemente la storia e non posso farlo.
Di
sicuro sarebbe stato più “gustoso”, ma,
mi chiedo, anche attinente?
Non lo
so… Spero di non avervi deluso con la mia visione delle
cose. Se si fosse trattato di un tradimento tradizionale, ci sarebbe
stato di sicuro un confronto diretto.
Credo
di aver detto tutto. E spero di essermi riuscita a spiegare con un
minimo di coerenza.
Grazie
per aver letto e commentato XD”
flora55:
Grazie cara! Cerco di fare il possibile per postare presto, ma non
sempre gli impegni me lo permettono…so cosa significa
restare “appesi” e so che non è affatto
divertente. Quindi i miei ringraziamenti per te sono doppi,
perché sei così gentile da non farmi pesare le
mie mancanze! Baci XD
rodney:Ciao
Simo! Mi hai fatto ridere per mezz’ora con la tua recensione!
Allora, per andare per gradi… Gli angioletti non sono carini
affatto, ma al mio sgorbio piacciono, quindi li ho salvati dal finire
nella spazzatura e c’ho dato anche visibilità su
internet. Credo che non possano aspirare ad altro…e forse
scompariranno magicamente prima del prossimo
Natale…ù.ù Mmmmm dici
felicità…in effetti ora che mi ci fai pensare mi
sa che devo metterci un po’ di pepe…non sia mai
che si dica che i sono rammollita. Prepara i fazzolettini. Meh!
Joey88:
Giulia carissima! Sei stata tu dolcissima a lasciarmi una recensione
così affettuosa, spendendo una buona parola anche per quei
terrificanti angioletti! Grazie sinceramente. Sapere che hai tenuto a
lasciarmi la tua opinione anche se siamo quasi alla fine della storia
è molto importante per me, non sai quanto. Grazie ancora
infinite per tutti i complimenti che mi hai fatto…Baci :****
sily85:
Ale!!!!!! Mamma che coccolone che avevo per questo
capitolo…e c’ho già le lacrimucce
pronte per il prossimo…Spero di essere all’altezza
delle tue aspettative e di non deluderti! Sei così carina
che non me lo diresti nemmeno in punto di morte! Resto in
attesa…Baci :*****
cloe cullen:
E sì…non potevo far fare ad Ed la parte del duro
senza cuore per troppo tempo…Adesso poi, le sorprese sono
dietro l’angolo, e speriamo che il peggio sia passato! :si
nasconde per evitare il linciaggio: Ma lo sai che solo adesso ti
collego a twitter? :si vergogna: Mica che me l’avevi detto
chi eri! Baci :****
Il
piegaciglia
di Shu Uemura.
Il
profumo di Bella non è una mia invenzione, ma esiste e viene
prodotto proprio alla Fragonard di Grasse. Eccolo.
In
fine, permettetemi un ringraziamento speciale per KESKA. Per
merito della sua segnalazione ad Erika, questa storia è
stata inserita tra le storie scelte. Dire che mi sono commossa
è dir poco :******
Grazie
a tutti voi.
M.Luisa
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