Piangeva,
la ragazza. Piangeva singhiozzando come una bambina.
E forse era
proprio così che si sentiva: piccola ed indifesa come una
bambina.
Era corsa
al mare a sedersi sul suo scoglio preferito, quello nascosto agli
occhi di tutti, per potersi sfogare senza alcuna interferenza da
parte di sconosciuti curiosi o conoscenti ipocriti.
A che
sarebbe servito, in quel momento, farsi dire che tutto andava bene? A
nulla.
Piangeva
con la sola compagnia della sua musica, quella musica che non l'aveva
mai abbandonata.
Nonostante
i singhiozzi che la scuotevano, le sue lacrime scendevano in modo
delicato, quasi avessero paura di ferirla cadendo troppo
violentemente dai suoi occhioni azzurri.
Sembrava
non sapesse fare altro se non piangere, e restò
lì, immobile, ad
osservare il mare in tempesta, per chissà quanto tempo.
La cercava,
il ragazzo.
Avevano
appuntamento al solito posto, ma lei non si era presentata. E
non
era da lei.
Soprattutto,
non era da lei non rispondere alle sue chiamate o non avvertire con
un sms.
La
preoccupazione era troppa per restare anche solo un altro minuto
seduto su quella panchina. Si alzò di scatto, spaventando un
paio di
piccioni lì vicino, ed iniziò a camminare mentre
estraeva il
cellulare dalla tasca dei pantaloni della tuta.
Compose
il suo numero di casa, dove sperava di trovarla, ma non rispose
nessuno.
«
Accidenti » sbottò, calciando una lattina
abbandonata sul
marciapiede.
Pensa,
maledizione. Pensa!
..in positivo, magari.
Scartò
a priori l'opzione dell'ospedale. Non poteva.. non doveva
esserle accaduto niente.
Non
poteva essere fuori con le sue amiche, perché aveva
già un
appuntamento con lui.
Quindi
era fuori da sola, d'accordo, ma dove? C'erano solo due posti in cui
era solita andare quando stava sola, e lui si trovava in uno di
questi.
Iniziò
a correre.
Quando
la vide, credette di essere scivolato in acqua.
Sì,
era sicuramente così, altrimenti non si sarebbe potuto
spiegare
perché l'ossigeno faticasse così tanto a
raggiungere i polmoni.
Aumentò
l'andatura, se possibile, rischiando di perdere l'equilibrio nel fare
salti troppo lunghi sugli scogli bianchi, troppo bisognoso di
abbracciarla, di farle sentire la sua presenza.. di farla smettere di
piangere.
Fortuna
che ho messo la tuta,
pensava.
Quando
la raggiunse, fu più forte di lui, la strinse.
La
ragazza sobbalzò spaventata e portò una mano al
petto, tentando di
rallentare i battiti.
Non
che fosse possibile, vista la combinazione vincente di paura ed
emozione nel vedere chi l'aveva colta così di sorpresa.
«
M'hai fatto prendere un colpo! » lo accusò, con la
voce rotta,
mentre tentava di asciugare le lacrime ed infilava l'ipod in tasca.
«
Senti chi parla » rispose, sedendosi accanto a lei ed
affondando il
volto nei capelli lunghi che tanto amava ed ispirandone l'odore.
Sollievo,
ecco cosa provava il ragazzo. Ma anche un'immensa preoccupazione.
Forse più di prima. Cosa la
tormentava?
«
Scusa » mormorò flebilmente lei.
«
Non importa. È passato » mentì. E lei
se ne accorse.
Riprese
a piangere e nascose il viso nell'incavo del collo del suo.. angelo.
Arrossì
un po' al suo pensiero, ma fu un attimo. Erano altre le emozioni
prevalenti, purtroppo.
«
Ehi, ehi.. shh.. ci sono io, te lo giuro. Non sei sola, te lo
prometto.. shh, non piangere ».
Tremava,
lei. E di certo non per il freddo.
Tremava
e piangeva, nonostante cercasse con tutte le sue forze di smettere.
Evidentemente,
le sue forse non erano abbastanza.
Stava
perdendo il controllo del suo corpo, lo sapeva. Anzi, lo sapevano
entrambi.
Come
li aveva chiamati il medico? Oh, già: attacchi di
panico.
«
Ehi, barbabietola, guardami » la chiamò
« Guardami ».
Obbedì,
e nonostante la vista appannata riuscì a trovare i suoi
occhi. E
come non trovarli? Erano un richiamo, quegli occhi.
«
Va tutto bene, ci sono io. È tutto passato. Qualsiasi cosa
sia
successa, si aggiusterà, chiaro? Non sarai mai sola, capito?
Non ho
intenzione di lasciarti neanche un momento. Adesso concentrati. Ci
sono io con te, okay? ».
La
ragazza chiuse le palpebre, tentando di bloccare le lacrime, e ce la
fece. O quasi. Perlomeno, aveva bloccato i singhiozzi ed il corpo
aveva smesso di tremare.
Quando
riaprì gli occhi, sorrise. Adesso sì
che vedeva i suoi
occhi.
«
Scusa » sussurrò.
«
Se lo dici un'altra volta di strozzo » scherzò il
ragazzo,
palesemente sollevato.
«
Va bene, non lo dico più » rispose lei,
accoccolandosi meglio
contro il suo petto.
«
Ecco, brava la mia barbabietola ».
«
Bisogna che m'impegni a trovarti un degno soprannome »
borbottò.
«
Con comodo » rise lui, baciandole la fronte.
Lei
sospirò, e pensò che forse era il momento giusto
per dirglielo.
Si
staccò un poco e fece in modo che i loro sguardi
s'incatenassero,
come spesso accadeva.
«
Voglio.. vorrei dirti una cosa » iniziò.
«
Sono tutt'orecchi ».
«
Sappi che con tutto il tempo che ho usato per pensarci, non ho ancora
trovato il modo di dirlo senza sembrare un'idiota, però ti
prego di
non ridere ».
«
Non potrei ridere di ciò che dici neanche volendo
» la rassicurò
lui sorridendo.
Sorrise
anche lei, e ricominciò il suo discorso.
«
Ecco.. io.. io credo che tu mi abbia.. catturato l'anima, e non penso
ci sia modo per riprendermela. Adesso è tua, ti appartiene,
è
proprio qui » posò la mano sul cuore del ragazzo
« e.. e sono un
po' preoccupata, perché non so cosa tu voglia farci, ma ho
deciso
che non m'importa. Perché ormai è tua e puoi
anche calpestarla, non
m'importerebbe più comunque. Solo che sento la voglia, il bisogno
di dirti che.. anche quando ti vedo ridere, quando ti vedo parlare
serio con quella ruga che si forma sulla fronte, con gli occhi che ti
brillano.. non posso fare a meno di pensare che.. ».
S'interruppe.
Non capiva perché gli occhi del ragazzo luccicassero con
quell'ardore che non aveva mai visto prima.
Lui,
d'altro canto, era sbigottito. Ma aveva bisogno che lei continuasse.
«
Che..? » la incitò.
«
Per me sei un angelo » finì lei, sospirando.
E
fu un attimo: le loro labbra s'incontrarono, finalmente, e nonostante
fosse la prima volta, fu come se non avessero fatto altro per tutta
la vita se non baciarsi in quel modo dolce ed irruento allo stesso
tempo. Gustarono l'uno il sapore dell'altro, staccandosi solo il
minimo indispensabile per prender fiato, maledicendo il loro corpo
che pretendeva ossigeno.
Quando
furono sazi, rimasero a guardarsi negli occhi.
«
Grazie di avermi donato l'anima, e sappi che l'accudirò con
tutto
l'amore che posso dare. In cambio, ti chiedo solo di prenderti cura
della mia. Non so se te ne sei accorta, ma la stai custodendo da un
sacco di tempo ».
Sorrise
felice, la ragazza, e pensò che infondo, a volte, il
paradiso è più
vicino di quanto si pensi.
Se
vi state chiedendo cos'è 'sta roba, sappiate che non lo so
nemmeno io.
Però l'ho sognato. E non avevo neppure mangiato pesante
ù_ù
Sarà perchè prima di andare a letto ho ascoltato
"Forse un angelo" degli Studio3.. Bah, mistero.
Non che mi sorprenda far sogni strambi, eh. Però in genere
non li ricordo così bene xD
Vabbè, bando alle ciance. Passiamo alle cose serie (per
quanto serio possa essere un discorso fatto dalla sottoscritta).
Qui c'è tanta gente che passa e non dice niente nessuno ._.
Ora, tanto per rassicurarvi, io sono vegetariana u.ù Quindi
state tranquilli che non vi mangio ù.ù
Sono contenta anche se mi dite che quello che scrivo funziona meglio
dell'EvaQ, ma fatemi sapere qualcosa T.T
Bòn. Finite le suppliche, un THANK YOU grande grande a ily27 che con il
coraggio di un concorrente di CiaoDarwin ricoperto di bistecche in una
gabbia di leoni ha messo 'sta storiella tra le seguite.
Mercì cara *O*
Ora, se andate giù giù giù,
c'è una scritta blu. "Inserisci una recensione".
Fatemi contenta ç.ç xD
Un bacio grande,
Human_
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