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Titolo:
Split-up, Italian Style
Autrice:
Melanyholland
Summary: “Non avrei mai
dovuto lasciarti. Ho capito di aver sbagliato non appena il tuo aereo è
decollato”. Chuck Bass, 2x01 (Summer, Kind of Wonderful).
Rating:
arancione
Timeline:
dopo la 1x18 (Much ‘I do’ About Nothing)
Pairing:
Blair/Chuck, angst
Split-up, Italian Style
Blair varcò la soglia della
Suite Presidenziale dell’Excelsior con un sospiro di sollievo. Le lunghe
ore di viaggio le pesavano sulle spalle indolenzite e i tacchi erano diventati
un’insopportabile tortura, nonostante fosse rimasta seduta per la maggior parte
del tempo. Se Chuck fosse stato lì, avrebbe insistito per farsi portare in
braccio fino al letto, in parte per la stanchezza, ma soprattutto perché sarebbe
stato come essere in un film d’amore. Dettaglio che lui di certo avrebbe
intuito, perché Chuck sembrava sempre capire senza difficoltà cosa le passava
per la testa, e per il quale l’avrebbe presa in giro spietatamente; ma alla
fine, Blair pensò con un sorriso, l’avrebbe accontentata. Faceva sempre così.
In un secondo momento la
considerazione la fece sentire un po’ triste, ma subito impose a se stessa di
non rovinarsi l’umore per un particolare senza importanza. Chuck l’avrebbe
raggiunta presto e avrebbero ancora potuto girare quella scena, se Blair voleva.
Così, sorrise educatamente al cameriere che aveva portato in camera i suoi
bagagli, lo congedò e attraversò il soggiorno in stile fiorentino del XVIII
secolo per raggiungere il letto sui suoi piedi, prima di togliersi cappello,
guanti e scarpe e sdraiarsi sulle costose lenzuola di seta. Fece un respiro
profondo e allargò le braccia, senza per questo toccare i bordi del letto, che
era davvero gigantesco, perfino più grande del suo. Sorrise: Chuck era un
esibizionista e aveva prenotato la camera più lussuosa dell’intero albergo,
forse perfino di tutta la Toscana, per loro due.
Blair sentì le palpebre farsi
pesanti e chiuse gli occhi, per poi riaprirli di colpo all’immagine che si era
formata nella sua mente. Non voleva rischiare di farsi trovare da Chuck
addormentata, con i capelli in disordine, il mascara sciolto dal caldo e con
indosso i vestiti che aveva avuto per tutto il viaggio e che di certo odoravano
sgradevolmente di sudore; avrebbe rovinato completamente l’atmosfera da film
romantico. La sciatteria non era mai stata da Audrey Hepburn e ovviamente
nemmeno da Blair Waldorf.
Così si alzò con sforzo e
raggiunse il bagno per una doccia rilassante e una sistemata al suo aspetto.
Rimirandosi nello specchio a
figura intera vicino al letto un paio d’ore dopo, Blair si sentì soddisfatta di
sé: le autoreggenti di seta bianca avvolgevano le cosce in modo provocante e il
corpetto nero aveva il doppio pregio di snellire i fianchi e di sollevare i
seni, facendoli sembrare più grandi e rotondi. Di sicuro Chuck sarebbe rimasto
senza fiato e le sarebbe saltato addosso appena entrato in camera, mettendo fine
all’astinenza che avevano portato avanti tutta la settimana, per il desiderio di
lui di “andarci piano e fare le cose per bene”. Blair era stata grata e commossa
dal suo proposito, soprattutto considerando che lui era Chuck Bass, ma
ogni volta che si erano baciati –ed era accaduto spesso- aveva sentito
accendersi nel corpo un bisogno ardente di farlo suo di nuovo, di sentirlo
ancora dentro di sé mentre le labbra audaci e le mani sfacciate di lui la
toccavano bramose dappertutto. Lui si era sempre fermato prima che entrambi
perdessero il controllo, ma quella sera Blair non gliel’avrebbe permesso. Ghignò
con malizia mentre sollevava e acconciava i lunghi capelli in un elegante
chignon; si era appena ricordata di quanto Chuck andasse pazzo per la sua
nuca –durante i loro incontri amorosi segreti non faceva che accarezzarla con le
dita e baciarla- e aveva intenzione di usare ogni arma a sua disposizione per
sedurlo. Concluse l’opera accentuando la pienezza delle labbra col rossetto e le
venne da sorridere quando se lo figurò con la bocca gonfia e macchiata di rosso
Chanel N.14 a causa dei suoi baci. Trovò l’immagine molto erotica e
l’irritazione per essere stata lasciata sola crebbe, tramutando il sorriso in un
lieve broncio.
Blair salì sul letto, le spalle
contro i grossi cuscini e le gambe accavallate. Lanciando un’occhiata al suo
riflesso nello specchio, si sentì una vera dea, radiosa e sexy. Prese il
cellulare e provò a chiamarlo, ma doveva essere ancora sull’aereo di linea,
perché il telefono era spento. Sbuffò, spazientita, poi scrisse rapidamente un
messaggio:
Chiamami appena atterri. Ti
aspetto, non metterci troppo. xo B.
Forse era un po’ brusco,
rifletté, ma dopotutto lei era pur sempre la Queen B. Esitò, mordendosi il
labbro inferiore, poi sospirò e aggiunse: Mi manchi, prima di inviarlo e
lasciarsi andare contro i guanciali di piume d’oca.
La vacanza non aveva avuto il
migliore degli inizi, Blair si ritrovò a considerare. Aveva dovuto affrontare
tutto il viaggio in solitudine, con al fianco solo quel bambolotto, Ben, che
l’aveva annoiata a morte con un mucchio di chiacchiere inutili fin dai primi
minuti dopo il decollo. Evidentemente il ragazzo aveva preso sul serio il suo
piccolo flirt all’eliporto, forse aveva creduto addirittura che le piacesse.
Lui, un semplice impiegato. Ma per favore. Certa gente non capiva proprio qual
era il proprio posto nella scala sociale, giudicò Blair con sprezzo.
Baby-Ben non sarebbe
stato così fastidiosamente gentile tutto il volo se avesse saputo che, in cuor
suo, lei aveva fatto la carina con lui solo per far ingelosire Chuck. All’inizio
per godersi la scena di lui che s’incupiva e l’abbracciava con fare possessivo
di fronte a Ben, mettendo in chiaro a parole e gesti chi era il capo; poi,
quando il messaggio le aveva comunicato che Chuck non sarebbe comparso
all’eliporto, per punirlo un pochino per quella carenza. L’accenno che Ben le
aveva “tenuto compagnia” e un sospiro rapito al punto giusto, avrebbero reso
Chuck ancora più voglioso di strapparle la lingerie e marcare il suo
territorio.
Con la mente piena di questi
piacevoli pensieri e le spalle gravate dal jet-lag, Blair scivolò nel
sonno senza accorgersene.
Quando si svegliò, la suite era
immersa nell’oscurità.
“Chuck?” chiamò, ma l’unica
risposta che ottenne fu quella dell’eco che risuonò per le pareti della stanza,
e fu quasi inquietante. Dopo aver acceso l’abat-jour e essersi issata a sedere,
Blair controllò il display del cellulare, ma non c’erano messaggi o chiamate.
Avvertì una spiacevole sensazione pungente sbocciare maligna alla bocca dello
stomaco e provò ancora a chiamarlo. Quando il telefono squillò e Chuck non
rispose, il fastidio s’intensificò fino a diventare vero e proprio dolore, che
avvolse anche il suo petto in una morsa penetrante e bruciante.
Forse l’aereo è in ritardo.
Si sa che le linee commerciali sono un incubo. Forse ha dimenticato a casa il
cellulare. O l’ha perso. Non sarebbe la prima volta, in fondo. O forse vuole
farmi una sorpresa… Chuck non capisce niente di romanticismo e può darsi che
creda davvero che spuntare fuori all’improvviso sia una cosa dolce.
O forse non viene più.
Quell’ultimo pensiero s’impose
sugli altri in tutta la sua caustica autorità e il dolore si acuì per un
istante, come se qualcosa l’avesse trafitta. La cosa peggiore era che, avendo
espresso l’ipotesi, Blair ora non poteva fare a meno di rimuginarci: forse dopo
una settimana intera come suo ragazzo, lei lo aveva già stancato; forse passando
il tempo con lei, Chuck aveva capito che non era poi un granché, che era noiosa
e asfissiante. Le venne da pensare al messaggio che gli aveva inviato:
“Chiamami. Mi manchi”, e si sentì un’idiota. Sicuramente era stata
soffocante. E forse lui non aveva voluto fare sesso con lei perché non la
trovava poi così attraente; magari, ciò che lo aveva tanto eccitato nel loro
affair era stato che lo facessero in segreto, ma ora che erano una coppia
ufficiale, aveva perso ogni interesse. Come Nate, che l’aveva voluta solo quando
lei lo aveva allontanato. Blair non era Serena, i ragazzi non smaniavano per
portarla a letto, scodinzolandole intorno obbedienti, abbagliati dalla sua
ineccepibile bellezza. Quando Blair camminava per strada, nessuno si voltava per
squadrarla da capo a piedi. E Chuck poteva avere ogni donna che desiderasse.
Con questi laceranti pensieri
per la testa, Blair colse la sua immagine nello specchio e improvvisamente non
si sentì più sexy, si sentì ridicola. Le calze sottolineavano fin troppo
la larghezza esagerata delle sue cosce sproporzionate; il corpetto le strizzava
il busto e i rotoli di grasso eruttavano disgustosi da sotto. E poi, era così
pallida. Cadaverica, e il nero lo accentuava. Fu grata che Chuck non l’avesse
vista in quella mise, ma poi rifletté con vergogna che probabilmente lui
conosceva già tutti gli orridi difetti del suo fisico.
Si alzò di scatto e afferrò
l’accappatoio di spugna che era appeso dietro la porta del bagno, colta da un
bisogno incalzante di coprirsi. Sentì le lacrime bruciarle gli occhi e le
ricacciò indietro, ma non poté evitare di lanciare un’occhiata desiderosa al
water. Rinunciò solo perché erano ore che non metteva niente nello stomaco.
E poi magari stava esagerando.
Forse Chuck era davvero semplicemente in ritardo. Gli aerei di linea erano
inaffidabili, si ripeté Blair con convinzione. Sarebbe comparso, era solo
questione di tempo. Dopotutto, concluse con una punta di ritrovato orgoglio,
Chuck non avrebbe osato fare una cosa del genere a lei, Blair
Waldorf. Nessuno poteva permettersi di umiliarla e lui lo sapeva bene. Per di
più, era stato Chuck a fare quel discorso smielato sul vero amore al matrimonio,
Chuck che aveva proposto la vacanza in Toscana, Chuck che per primo, imbarazzato
e confuso, aveva parlato di farfalle nello stomaco -le stesse che Blair aveva
sentito svolazzare nella sua pancia tutti i momenti che avevano passato insieme
dopo la riappacificazione-.
Enumerando tutto questo, si
sentì un po’ rincuorata. Chuck sarebbe arrivato e avrebbero passato un’estate
invidiabile in giro per l’Italia. Doveva solo aspettare.
Solo aspettare. Non l’avrebbe
tradita, non lui. Non Chuck.
Ovviamente nel frattempo Blair
avrebbe continuato il suo flirt con Ciccio-Bello-Ben; Chuck meritava davvero di
pagare per averla piantata in asso all’eliporto. Con un messaggio, poi!
Certi comportamenti erano inammissibili ed era meglio per lui che lo imparasse
in fretta. Magari un piccolo bacio al Bambolotto sarebbe stata una punizione
adeguata.
Inoltre, pensò con un sorriso
mesto, se l’avesse fatto ingelosire abbastanza, Chuck non l’avrebbe più lasciata
sola.
Forse.
*
“Oh, B.!”.
Quella fu la prima cosa che
Blair udì quando la sua migliore amica rispose al cellulare e non avrebbe potuto
essere più eloquente.
“Non è più partito, vero?”.
Non avrebbe pianto. Cercò di
inghiottire il nodo in gola ma era così gonfio.
“M-mi dispiace, B.” sospirò
Serena, la voce carica di dolcezza confermava le sue parole solidali. “Mi sono
arrabbiata con lui, sai. Gliel’ho detto che è stato un vero bastardo. Quel
porco, stavolta ha davvero esagerato e gliel’ho detto, non merita una ragazza
come te, che continui a sbattersi le sue sgu-“. Serena si accorse un momento
troppo tardi dell’errore e Blair sentì il dolore diventare così intenso e
straziante da essere quasi impossibile da percepire tutto insieme in una volta
sola. Naturalmente se l’era aspettato, Dio sapeva se conosceva Chuck Bass. Ma
come aveva già sperimentato, fra l’immaginare qualcosa e averne la conferma
c’era una differenza sottile ma letale, come la lama di un coltello.
Figurandosi la sua migliore
amica che si mordeva la lingua, piena di sensi di colpa, Blair sospirò:
“Sta’ tranquilla. Conosco il
Bastardo. E hai ragione tu, non mi merita. Sciocca io a credere che valesse
qualcosa, non so davvero a che cosa stavo pensando”. Perfino le sue stesse
orecchie colsero la nota di falsità di quelle parole noncuranti. Se possibile,
si sentì ancora più patetica e odiò Chuck per averla ridotta in quello stato.
Solo che non lo odiava affatto
ed era il peggio di tutta quella schifosa faccenda. Ma era rincuorata perché non
aveva pianto e si ripromise, orgogliosa, che non l’avrebbe fatto.
“Mi dispiace tanto, B.!” ripeté
Serena, che non per niente era la sua migliore amica e capiva cosa stava
dissimulando. Così come Blair comprese il sottinteso della sua domanda seguente:
“Stai… stai bene?”.
Gli occhi di Blair saettarono
verso la porta del bagno, ma solo per un istante.
“Certo. Tutto okay, S.” la
rassicurò, e lo era davvero. Un po’ di nausea era normale quando si mangiavano
cibi a cui non si era abituati. Per di più, chissà quali erano le norme d’igiene
nei ristoranti italiani. La reazione era stata del tutto normale e Blair non ne
aveva alcuna colpa. Non poteva certo rischiare un avvelenamento.
“Vado in Francia da mio padre e
Roman”, proseguì, impedendo a Serena di insistere sull’altro argomento. Poi si
accorse che in effetti non aveva voglia di parlare di niente, ma solo di stare
sola, quindi la salutò, promettendo di chiamarla spesso e augurandole buone
vacanze.
Quando qualche ora dopo
bussarono alla porta, Blair fu tentata di non andare, ma alla fine cedette.
Ritrovandosi davanti Baby-Ben, sospirò internamente e mise su il suo perfetto
sorriso da ragazza di società, luminoso e cordiale. Anche il suo aspetto era
impeccabile: capelli acconciati in una treccia che ricadeva sulla spalla destra,
abito all’ultima moda parigina e sandali Manolo Blahnik ai piedi. Blair
non aveva certo trascurato la cura di sé solo perché era stata lasciata.
Non avrebbe mai permesso che il
Bastardo la riducesse in uno stato che gli altri avrebbero compatito. Era già
abbastanza umiliante essere lì da sola quando tutti sapevano che sarebbero
dovuti partire insieme.
“Blair, sono contento che tu non
sia ancora andata via.” esordì Ben con un sorriso aperto e amabile.
“Non l’avrei mai fatto senza
salutarti.” ribatté lei nel suo tono più lezioso.
“Quand’è il volo?”
“Stasera.”
“Se scendi un attimo nella hall,
vorrei presentarti un mio amico, James. Studia al college e anche lui è qui per
turismo.”
“Davvero?” cinguettò lei con
affettato interesse, ma qualcosa stava davvero emergendo dalla sensazione di
sofferenza diffusa. Un universitario. Se fosse stato anche carino, forse…
“Non vedo l’ora di conoscerlo.”
affermò Blair, e scoprì che era vero. Un impiegato contava ben poco, doveva
alzare il livello se voleva fargli davvero male. Quel nuovo sviluppo le avrebbe
dato qualcosa con cui occupare la sua mente e le sue giornate, qualcosa da
pianificare, qualcosa da aspettare con ansia.
La vendetta era l’unica cosa che
avrebbe potuto farla sentire meglio e Blair ne accolse la possibilità con il suo
primo vero sorriso da giorni.
Era giunto il momento di
trovarsi un altro ragazzo.
La Francia poteva aspettare.
*
Al bancone del bar, Chuck
sorrise in modo accattivante alla ragazza che aveva accanto, interrompendo le
sue chiacchiere inarrestabili.
“La copertina di Vogue,
mmh? Non mi sorprende.” la lusingò con voce seducente, vedendola sorridere
compiaciuta. “Ti direi che dal vivo sei ancora più bella, ma scommetto che lo
sai già”.
La modella fece un risolino
acuto e irritante. Era davvero uno schianto, un metro e ottanta di bionda
californiana infilata in un vestito corto e attillato che metteva in risalto le
curve appetitose del corpo e scopriva la pelle abbronzata dal sole. Prendere
possesso di quel corpo e marchiare quella pelle sarebbe stato il sogno di ogni
uomo eterosessuale e di ogni donna gay del mondo.
Per questo Chuck si maledì,
imprecando internamente. Una ragazza-copertina stava praticamente sbavando per
farsi scopare e tutto quello a cui lui riusciva a pensare era che aspetto
avrebbe avuto Blair con indosso lo stesso vestito, le deliziose spalle
messe in mostra dalla scollatura, gli stuzzicanti seni avvolti dolcemente dal
raso, le stupende gambe rese ancora più slanciate dai tacchi alti. L’immagine lo
eccitò oltre ogni limite e siccome non ne poteva più della modella e della sua
voce tintinnante, si sporse verso di lei e le posò una mano sulla coscia nuda.
“Che ne dici di mostrarmi
qualcuna delle tue pose in privato?” propose in un sussurro lento e carezzevole.
Purtroppo, quella emise un altro dei suoi risolini, ma il lato positivo fu che
annuì, con un sorriso provocante che di certo aveva sfoggiato in qualcuna delle
sue foto. Chuck si chiese se anche a chi aveva visto quegli scatti sembrasse
altrettanto insulso; Blair non s’impegnava così tanto e i suoi sorrisi erano
sempre maledettamente sexy. In realtà, anche i suoi bronci erano piuttosto
allettanti, con quel modo che aveva di sporgere in fuori il labbro inferiore,
quasi chiedesse solo di essere baciata.
Chuck imprecò di nuovo,
combattuto fra il risentimento verso se stesso per essere diventato così
dipendente da una donna e il rimpianto di averla abbandonata da sola in Toscana.
L’odio per l’introspezione vinse su tutto, così scoccò un’occhiata piena di
fascino alla sua conquista della serata e si diresse con lei verso l’uscita, per
imbattersi malauguratamente nella figura longilinea e nella cascata di capelli
dorati di Serena.
Rifletté che sarebbe stato di
gran lunga più facile smettere di pensare a Blair –ammesso che fosse possibile,
e cominciava seriamente a dubitarne- se la sua cara “sorellina” non fosse stata
una presenza costante intorno a lui dall’inizio dell’estate. Serena gli
ricordava in continuazione il suo errore, lanciandogli occhiate piene di
disprezzo e rivolgendogli insulti più o meno velati ogni volta che qualcuno le
dava l’occasione. Quella sera, dato che era al cellulare, si limitò
all’occhiataccia, alla quale lui rispose, come da routine, con un ghigno
collaudato. La aggirò, ma prima che potesse lasciarsela alle spalle, la udì
esclamare:
“No, B. Non credo sia una buona
idea parlare con Chuck in questo momento”.
Chuck raggelò, accorgendosi
appena che la modella lo aveva urtato quando lui si era bloccato di colpo.
Avvertì un nuovo lume di speranza nel petto e un familiare palpito nello
stomaco. Blair voleva parlare con lui? Anche dopo aver scoperto di essere stata
mollata e tradita? Tanto incredibile quanto… grandioso.
Purtroppo per lui, anche la sua
cara sorellina acquisita aveva fatto gli stessi ragionamenti.
“Insomma, dopo quello che ti ha
fatto! Secondo me è meglio se lo lasci stare”.
Il primo istinto di Chuck fu di
urlare a Serena di chiudere quella boccaccia e strapparle di mano il telefono,
ma non era ancora arrivato a quel punto di rottura, fortunatamente per la sua
dignità. Non era così ingenuo e non la conosceva così poco da credere che Blair
volesse comunicargli il suo affetto e il suo perdono, ma anche un litigio era un
contatto, e del tipo che lui sapeva gestire bene. Insomma, discuteva con
Blair dall’infanzia. Poteva usare le sue abilità verbali per far pendere la
bilancia a suo favore. Inoltre, ammise a se stesso che gli mancava parlare con
lei. Nessuna aveva la sua brillante arguzia, la sua adorabile perfidia, quel
tono altero e impertinente da vera regina. La voce di Blair lo faceva impazzire.
Fece in modo di trovarsi di
nuovo davanti a Serena e tese la mano.
“Passamela”. Il tono era freddo
e di comando. Per tutta risposta, la ragazza alzò le sopracciglia ritoccate
dalla matita e indietreggiò di qualche passo in un fruscio di tulle.
“Sì, era lui. B., forse è meglio
se ci risentiamo più tardi…”
“Passamela!”. Stavolta la voce
s’incrinò in una tonalità di disperazione. Gli angoli della bocca di Serena
guizzarono, ma per il resto si trattenne dal fare quello che di certo era un
sorriso di derisione.
“Chuck, che succede?” chiese la
modella confusa, ma lui la ignorò. I suoi occhi erano puntati in quelli azzurri
di Serena, che non sembravano contenere alcuna traccia di simpatia per lui. Non
lo avrebbe accontentato, era evidente.
Così, Chuck fu costretto a
cedere del tutto:
“Per favore”.
Le parole gli bruciarono sulle
labbra e gli avvelenarono lo stomaco. Nessun Chuck Bass avrebbe dovuto essere
costretto a implorare, mai, in nessun caso. Se fosse stato testimone di quella
umiliazione per una donna, Bart ne sarebbe stato orripilato. Chuck percepì un
moto di avversione nei confronti di Blair per averlo reso così debole,
sensazione che s’intensificò quando comprese che, nonostante tutto, l’ostilità
si estingueva sempre veloce come arrivava.
Non poteva odiarla.
Serena considerò la richiesta,
poi sospirò: “Okay”, e gli porse il cellulare. Chuck lo prese con le dita sudate
e si preparò a sentirsi aggredire da Blair in tutta la sua irresistibile furia,
invece ciò che udì fu una voce registrata che gli ripeteva che ore fossero.
“Cosa…” disse confuso, poi
realizzò cosa era accaduto e sentì imbarazzo e soprattutto un nuovo flusso di
potente rabbia montargli in corpo. Serena lo fissava soddisfatta, il sorriso di
scherno che in precedenza aveva trattenuto ora faceva mostra di sé sul suo bel
viso.
“Ben ti sta, fratellino.”
lo derise, per niente turbata dalla collera che era conscia di aver scatenato.
“Non vedo l’ora di raccontare a Blair come hai implorato per poterle
parlare”.
In qualsiasi altro frangente,
Chuck sarebbe stato lieto di veder riapparire una scintilla della vecchia
Serena; in quel momento, voleva solo colpirla fino a cancellare quel sorriso da
stronza dalla sua faccia. Alla fine, decise di non darle la soddisfazione di
altre reazioni spropositate e afferrò bruscamente la mano della cover-girl
per trascinarla fuori dal locale. Tutto ciò che voleva era affondare in quel
corpo caldo e non pensare più a niente, a parte quel miracoloso
analgesico per i mali della vita che per lui era sempre stato il sesso.
Sfortunatamente udì lo squillo
del cellulare e mentre si sedeva nella limousine, la curiosità ebbe il
sopravvento sul buon senso. Quando lesse il messaggio, Chuck pensò che era la
degna conclusione di una serata favolosa.
Avvistato:
Chuck Bass che chiede disperatamente udienza alla Regina B. Che ti è successo,
C.? Un tempo, le sole cose che riuscivano a farti piegare la testa erano i
postumi di una notte di stravizi. Ripensamenti? Come si dice in italiano:
“patetico”?
Chuck s’infilò il telefono in
tasca e tirò fuori una bottiglia di scotch dal minifrigo.
“Io preferisco lo champagne,
veramente.” tintinnò la ragazza. Chuck non la degnò di attenzione mentre
inghiottiva il primo lungo sorso, accogliendo il familiare bruciore in gola e
nello stomaco con un sospiro di sollievo.
“Chi è questa Blair con cui
volevi tanto parlare, comunque?” gli domandò lei, ricordandogli solo in quel
momento che era stata presente a tutta la scena. “È stata su qualche
copertina?”.
Chuck sorrise amaramente.
“È quello che mi è successo”.
La modella fece per ribattere e
lui le tappò la bocca con un bacio, chiudendo gli occhi e perdendosi in
un’immagine di morbide labbra rosse e soffici boccoli scuri.
Fine#5
[1] “Divorce, Italian Style” è la traduzione del titolo “Divorzio
all’italiana”, un film del 1961. Il gioco di parole è chiaro.
[2] Per la camera in cui alloggia
Blair, ho cercato su internet la descrizione della vera Suite Presidenziale
dell’Excelsior (io mi diverto così, che ci volete fare…^^”). Certo, qualche cosa
me la sono inventata, non essendoci stata personalmente.
[3] Angolo delle rispose alle recensioni, come da routine:
MelCullen: ciao! Cara
omonima,^^ ti ringrazio dei complimenti. Spero di leggere ancora le tue
impressioni.
Ray08: sono felice di
continuare ad entusiasmarti con le mie storie, spero di non deluderti mai.
Grazie per le osservazioni e le lodi, mi hanno fatto piacere.
Katiuscia87: cerco di
aggiornare almeno una volta al mese, e per ora ci sto riuscendo.^^ Grazie dei
complimenti, sei adorabile. Stavolta Nate non c’è, ma hai ragione, è piuttosto
divertente da usare, come personaggio (e, almeno nelle mie storie, non credo che
romperà molto le scatole a Chuck e Blair). Mi auguro che anche questa shot sia
di tuo gradimento e aspetto le tue impressioni. Un bacio.
feffixoxo: grazie!^^
speranza19: ti ringrazio,
sia per la costanza nelle recensioni che per le parole che dedichi alla mia
scrittura. Apprezzo davvero molto i tuoi commenti. Io mi impegno molto per fare
in modo che i miei Chuck e Blair (e tutti gli altri con loro, of course!) siano
in linea con i personaggi originali, perciò sono contenta che tu li trovi IC.
Spero tanto che anche questo aggiornamento sia all’altezza delle tue
aspettative. Un bacio.
Dark Queen: grazie
infinite per le belle parole, è sempre un piacere leggere recensioni tanto
accurate e lusinghiere. Non sai quanto sono stata felice di leggere di essere
riuscita a rendere bene Chuck. Come dicevo a Speranza, cerco in tutti i modi di
non far sfociare nessuno nell’OOC e credo che lui sia il più difficile da
caratterizzare. Grazie ancora del commento, l’ho apprezzato tanto. E non
preoccuparti del ‘ritardo’, figurati.^^ Un bacio.
Honest: grazie, mi fa
molto piacere sapere che hai adorato lo scorso aggiornamento. Stavolta c’è meno
dolcezza, perché ho esplorato un momento un po’ più triste della loro storia, ma
spero comunque che la shot ti piaccia. Un bacio.
sciops: ti ringrazio!
Ecco un altro capitolo, mi auguro che ti appassioni tanto quanto il resto della
fanfic. Un abbraccio.
Okay, è tutto per ora.
A presto,
Melany
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