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Autore: Melanyholland    02/05/2010    7 recensioni
Una raccolta di storie dedicate a Chuck e Blair.
#1 Chuck aveva molti motivi per frequentare Blair Waldorf, nessuno dei quali poteva essere rivelato al suo migliore amico Nate.
#2 Quando Blair voleva qualcosa, era disposta a tutto per ottenerla. Anche a fare i conti con il diavolo dell’Upper East Side.
#3 Blair sapeva che avrebbe dovuto evitare di giocare ad un prezzo così alto, soprattutto contro Chuck Bass.
#4 Chuck guardò la figura addormentata di Blair e capì che le cose gli erano davvero sfuggite di mano.
#5 “Non avrei mai dovuto lasciarti. Ho capito di aver sbagliato non appena il tuo aereo è decollato”. Chuck Bass, 2x01
#6 Blair davvero non capiva perché Chuck si ostinasse a restare lì con lei, né perché la sua presenza non la disturbasse poi così tanto.
#7 “Né regina, né futura duchessa.” sospirò Chuck teatrale, con falsa solidarietà. “Povera la mia Blair. Le cose sembrano andare davvero male”.
#8 Chuck aveva provato con tutte le sue forze a dimenticare Blair, ma ritrovandosi da solo con lei, scoprì che le farfalle erano più vive che mai.
#9 Blair sorrise, perché finalmente Chuck era suo. Ed era tutto ciò che contava.
#10 “Da quel che ricordo, stare da sola con me qui non ti è mai dispiaciuto. Vuoi che ti rinfreschi la memoria?”.
#11 Chuck ricordava bene la prima volta che Blair gli aveva chiesto aiuto.
#12 “Ho appena avuto una visione perfetta di quello che sarebbe stato il nostro inevitabile divorzio”.
#13 C’erano momenti in cui Blair davvero non riusciva a credere a quello che le stava accadendo.
#14 Erano amici. Quel breve momento di trasgressione in cui erano quasi scivolati in qualcosa di più sarebbe rimasto segreto come i loro incontri.
#15 Chuck stava bene: gli piaceva la sensazione del lieve peso sulla sua spalla e della presenza di Blair proprio accanto a lui.
#16 Da settimane passava di nascosto informazioni a Chuck, e Blair non se n’era mai accorta. Di certo non era così astuta come la sua fama pretendeva.
#17 Chuck si voltò e quando vide chi si era seduta accanto a lui, capì che la serata era del tutto rovinata.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#5

Titolo: Split-up, Italian Style

Autrice: Melanyholland

Summary: “Non avrei mai dovuto lasciarti. Ho capito di aver sbagliato non appena il tuo aereo è decollato”. Chuck Bass, 2x01 (Summer, Kind of Wonderful).

Rating: arancione

Timeline: dopo la 1x18 (Much ‘I do’ About Nothing)

Pairing: Blair/Chuck, angst

 

 

 

Split-up, Italian Style

 

 

Blair varcò la soglia della Suite Presidenziale dell’Excelsior con un sospiro di sollievo. Le lunghe ore di viaggio le pesavano sulle spalle indolenzite e i tacchi erano diventati un’insopportabile tortura, nonostante fosse rimasta seduta per la maggior parte del tempo. Se Chuck fosse stato lì, avrebbe insistito per farsi portare in braccio fino al letto, in parte per la stanchezza, ma soprattutto perché sarebbe stato come essere in un film d’amore. Dettaglio che lui di certo avrebbe intuito, perché Chuck sembrava sempre capire senza difficoltà cosa le passava per la testa, e per il quale l’avrebbe presa in giro spietatamente; ma alla fine, Blair pensò con un sorriso, l’avrebbe accontentata. Faceva sempre così.

In un secondo momento la considerazione la fece sentire un po’ triste, ma subito impose a se stessa di non rovinarsi l’umore per un particolare senza importanza. Chuck l’avrebbe raggiunta presto e avrebbero ancora potuto girare quella scena, se Blair voleva. Così, sorrise educatamente al cameriere che aveva portato in camera i suoi bagagli, lo congedò e attraversò il soggiorno in stile fiorentino del XVIII secolo per raggiungere il letto sui suoi piedi, prima di togliersi cappello, guanti e scarpe e sdraiarsi sulle costose lenzuola di seta.  Fece un respiro profondo e allargò le braccia, senza per questo toccare i bordi del letto, che era davvero gigantesco, perfino più grande del suo. Sorrise: Chuck era un esibizionista e aveva prenotato la camera più lussuosa dell’intero albergo, forse perfino di tutta la Toscana, per loro due.

Blair sentì le palpebre farsi pesanti e chiuse gli occhi, per poi riaprirli di colpo all’immagine che si era formata nella sua mente. Non voleva rischiare di farsi trovare da Chuck addormentata, con i capelli in disordine, il mascara sciolto dal caldo e con indosso i vestiti che aveva avuto per tutto il viaggio e che di certo odoravano sgradevolmente di sudore; avrebbe rovinato completamente l’atmosfera  da film romantico. La sciatteria non era mai stata da Audrey Hepburn e ovviamente nemmeno da Blair Waldorf.

Così si alzò con sforzo e raggiunse il bagno per una doccia rilassante e una sistemata al suo aspetto.

Rimirandosi nello specchio a figura intera vicino al letto un paio d’ore dopo, Blair si sentì soddisfatta di sé: le autoreggenti di seta bianca avvolgevano le cosce in modo provocante e il corpetto nero aveva il doppio pregio di snellire i fianchi e di sollevare i seni, facendoli sembrare più grandi e rotondi. Di sicuro Chuck sarebbe rimasto senza fiato e le sarebbe saltato addosso appena entrato in camera, mettendo fine all’astinenza che avevano portato avanti tutta la settimana, per il desiderio di lui di “andarci piano e fare le cose per bene”. Blair era stata grata e commossa dal suo proposito, soprattutto considerando che lui era Chuck Bass, ma ogni volta che si erano baciati –ed era accaduto spesso- aveva sentito accendersi nel corpo un bisogno ardente di farlo suo di nuovo, di sentirlo ancora dentro di sé mentre le labbra audaci e le mani sfacciate di lui la toccavano bramose dappertutto. Lui si era sempre fermato prima che entrambi perdessero il controllo, ma quella sera Blair non gliel’avrebbe permesso. Ghignò con malizia mentre sollevava e acconciava i lunghi capelli in un elegante chignon; si era appena ricordata di quanto Chuck andasse pazzo per la sua nuca –durante i loro incontri amorosi segreti non faceva che accarezzarla con le dita e baciarla- e aveva intenzione di usare ogni arma a sua disposizione per sedurlo. Concluse l’opera accentuando la pienezza delle labbra col rossetto e le venne da sorridere quando se lo figurò con la bocca gonfia e macchiata di rosso Chanel N.14 a causa dei suoi baci. Trovò l’immagine molto erotica e l’irritazione per essere stata lasciata sola crebbe, tramutando il sorriso in un lieve broncio. 

Blair salì sul letto, le spalle contro i grossi cuscini e le gambe accavallate. Lanciando un’occhiata al suo riflesso nello specchio, si sentì una vera dea, radiosa e sexy. Prese il cellulare e provò a chiamarlo, ma doveva essere ancora sull’aereo di linea, perché il telefono era spento. Sbuffò, spazientita, poi scrisse rapidamente un messaggio:

Chiamami appena atterri. Ti aspetto, non metterci troppo. xo B.

Forse era un po’ brusco, rifletté, ma dopotutto lei era pur sempre la Queen B. Esitò, mordendosi il labbro inferiore, poi sospirò e aggiunse: Mi manchi, prima di inviarlo e lasciarsi andare contro i guanciali di piume d’oca.

La vacanza non aveva avuto il migliore degli inizi, Blair si ritrovò a considerare. Aveva dovuto affrontare tutto il viaggio in solitudine, con al fianco solo quel bambolotto, Ben, che l’aveva annoiata a morte con un mucchio di chiacchiere inutili fin dai primi minuti dopo il decollo. Evidentemente il ragazzo aveva preso sul serio il suo piccolo flirt all’eliporto, forse aveva creduto addirittura che le piacesse. Lui, un semplice impiegato. Ma per favore. Certa gente non capiva proprio qual era il proprio posto nella scala sociale, giudicò Blair con sprezzo.

Baby-Ben non sarebbe stato così fastidiosamente gentile tutto il volo se avesse saputo che, in cuor suo, lei aveva fatto la carina con lui solo per far ingelosire Chuck. All’inizio per godersi la scena di lui che s’incupiva e l’abbracciava con fare possessivo di fronte a Ben, mettendo in chiaro a parole e gesti chi era il capo; poi, quando il messaggio le aveva comunicato che Chuck non sarebbe comparso all’eliporto, per punirlo un pochino per quella carenza. L’accenno che Ben le aveva “tenuto compagnia” e un sospiro rapito al punto giusto, avrebbero reso Chuck ancora più voglioso di strapparle la lingerie e marcare il suo territorio.

Con la mente piena di questi piacevoli pensieri e le spalle gravate dal jet-lag, Blair scivolò nel sonno senza accorgersene.

Quando si svegliò, la suite era immersa nell’oscurità.

“Chuck?” chiamò, ma l’unica risposta che ottenne fu quella dell’eco che risuonò per le pareti della stanza, e fu quasi inquietante. Dopo aver acceso l’abat-jour e essersi issata a sedere, Blair controllò il display del cellulare, ma non c’erano messaggi o chiamate. Avvertì una spiacevole sensazione pungente sbocciare maligna alla bocca dello stomaco e provò ancora a chiamarlo. Quando il telefono squillò e Chuck non rispose, il fastidio s’intensificò fino a diventare vero e proprio dolore, che avvolse anche il suo petto in una morsa penetrante e bruciante.

Forse l’aereo è in ritardo. Si sa che le linee commerciali sono un incubo. Forse ha dimenticato a casa  il cellulare. O l’ha perso. Non sarebbe la prima volta, in fondo. O forse vuole farmi una sorpresa… Chuck non capisce niente di romanticismo e può darsi che creda davvero che spuntare fuori all’improvviso sia una cosa dolce.

O forse non viene più.  

Quell’ultimo pensiero s’impose sugli altri in tutta la sua caustica autorità e il dolore si acuì per un istante, come se qualcosa l’avesse trafitta. La cosa peggiore era che, avendo espresso l’ipotesi, Blair ora non poteva fare a meno di rimuginarci: forse dopo una settimana intera come suo ragazzo, lei lo aveva già stancato; forse passando il tempo con lei, Chuck aveva capito che non era poi un granché, che era noiosa e asfissiante. Le venne da pensare al messaggio che gli aveva inviato: “Chiamami. Mi manchi”, e si sentì un’idiota. Sicuramente era stata soffocante. E forse lui non aveva voluto fare sesso con lei perché non la trovava poi così attraente; magari, ciò che lo aveva tanto eccitato nel loro affair era stato che lo facessero in segreto, ma ora che erano una coppia ufficiale, aveva perso ogni interesse. Come Nate, che l’aveva voluta solo quando lei lo aveva allontanato. Blair non era Serena, i ragazzi non smaniavano per portarla a letto, scodinzolandole intorno obbedienti, abbagliati dalla sua ineccepibile bellezza. Quando Blair camminava per strada, nessuno si voltava per squadrarla da capo a piedi. E Chuck poteva avere ogni donna che desiderasse.

Con questi laceranti pensieri per la testa, Blair colse la sua immagine nello specchio e improvvisamente non si sentì più sexy, si sentì ridicola. Le calze sottolineavano fin troppo la larghezza esagerata delle sue cosce sproporzionate; il corpetto le strizzava il busto e i rotoli di grasso eruttavano disgustosi da sotto. E poi, era così pallida. Cadaverica, e il nero lo accentuava. Fu grata che Chuck non l’avesse vista in quella mise, ma poi rifletté con vergogna che probabilmente lui conosceva già tutti gli orridi difetti del suo fisico.  

Si alzò di scatto e afferrò l’accappatoio di spugna che era appeso dietro la porta del bagno, colta da un bisogno incalzante di coprirsi. Sentì le lacrime bruciarle gli occhi e le ricacciò indietro, ma non poté evitare di lanciare un’occhiata desiderosa al water. Rinunciò solo perché erano ore che non metteva niente nello stomaco.

E poi magari stava esagerando. Forse Chuck era davvero semplicemente in ritardo. Gli aerei di linea erano inaffidabili, si ripeté Blair con convinzione. Sarebbe comparso, era solo questione di tempo. Dopotutto, concluse con una punta di ritrovato orgoglio, Chuck non avrebbe osato fare una cosa del genere a lei, Blair Waldorf. Nessuno poteva permettersi di umiliarla e lui lo sapeva bene. Per di più, era stato Chuck a fare quel discorso smielato sul vero amore al matrimonio, Chuck che aveva proposto la vacanza in Toscana, Chuck che per primo, imbarazzato e confuso, aveva parlato di farfalle nello stomaco -le stesse che Blair aveva sentito svolazzare nella sua pancia tutti i momenti che avevano passato insieme dopo la riappacificazione-.

Enumerando tutto questo, si sentì un po’ rincuorata. Chuck sarebbe arrivato e avrebbero passato un’estate invidiabile in giro per l’Italia. Doveva solo aspettare.

Solo aspettare. Non l’avrebbe tradita, non lui. Non Chuck.

Ovviamente nel frattempo Blair avrebbe continuato il suo flirt con Ciccio-Bello-Ben; Chuck meritava davvero di pagare per averla piantata in asso all’eliporto. Con un messaggio, poi! Certi comportamenti erano inammissibili ed era meglio per lui che lo imparasse in fretta. Magari un piccolo bacio al Bambolotto sarebbe stata una punizione adeguata.

Inoltre, pensò con un sorriso mesto, se l’avesse fatto ingelosire abbastanza, Chuck non l’avrebbe più lasciata sola.

Forse.

 

*

 

“Oh, B.!”.

Quella fu la prima cosa che Blair udì quando la sua migliore amica rispose al cellulare e non avrebbe potuto essere più eloquente.

“Non è più partito, vero?”.

Non avrebbe pianto. Cercò di inghiottire il nodo in gola ma era così gonfio.

“M-mi dispiace, B.” sospirò Serena, la voce carica di dolcezza confermava le sue parole solidali. “Mi sono arrabbiata con lui, sai. Gliel’ho detto che è stato un vero bastardo. Quel porco, stavolta ha davvero esagerato e gliel’ho detto, non merita una ragazza come te, che continui a sbattersi le sue sgu-“. Serena si accorse un momento troppo tardi dell’errore e Blair sentì il dolore diventare così intenso e straziante da essere quasi impossibile da percepire tutto insieme in una volta sola. Naturalmente se l’era aspettato, Dio sapeva se conosceva Chuck Bass. Ma come aveva già sperimentato, fra l’immaginare qualcosa e averne la conferma c’era una differenza sottile ma letale, come la lama di un coltello.

Figurandosi la sua migliore amica che si mordeva la lingua, piena di sensi di colpa, Blair sospirò:

“Sta’ tranquilla. Conosco il Bastardo. E hai ragione tu, non mi merita. Sciocca io a credere che valesse qualcosa, non so davvero a che cosa stavo pensando”. Perfino le sue stesse orecchie colsero la nota di falsità di quelle parole noncuranti. Se possibile, si sentì ancora più patetica e odiò Chuck per averla ridotta in quello stato.

Solo che non lo odiava affatto ed era il peggio di tutta quella schifosa faccenda. Ma era rincuorata perché non aveva pianto e si ripromise, orgogliosa, che non l’avrebbe fatto.

 “Mi dispiace tanto, B.!” ripeté Serena, che non per niente era la sua migliore amica e capiva cosa stava dissimulando. Così come Blair comprese il sottinteso della sua domanda seguente:

“Stai… stai bene?”.

Gli occhi di Blair saettarono verso la porta del bagno, ma solo per un istante.

“Certo. Tutto okay, S.” la rassicurò, e lo era davvero. Un po’ di nausea era normale quando si mangiavano cibi a cui non si era abituati. Per di più, chissà quali erano le norme d’igiene nei ristoranti italiani. La reazione era stata del tutto normale e Blair non ne aveva alcuna colpa. Non poteva certo rischiare un avvelenamento.

“Vado in Francia da mio padre e Roman”, proseguì, impedendo a Serena di insistere sull’altro argomento. Poi si accorse che in effetti non aveva voglia di parlare di niente, ma solo di stare sola, quindi la salutò, promettendo di chiamarla spesso e augurandole buone vacanze.

Quando qualche ora dopo bussarono alla porta, Blair fu tentata di non andare, ma alla fine cedette. Ritrovandosi davanti Baby-Ben, sospirò internamente e mise su il suo perfetto sorriso da ragazza di società, luminoso e cordiale. Anche il suo aspetto era impeccabile: capelli acconciati in una treccia che ricadeva sulla spalla destra, abito all’ultima moda parigina e sandali Manolo Blahnik ai piedi. Blair non aveva certo trascurato la cura di sé solo perché era stata lasciata.   

Non avrebbe mai permesso che il Bastardo la riducesse in uno stato che gli altri avrebbero compatito. Era già abbastanza umiliante essere lì da sola quando tutti sapevano che sarebbero dovuti partire insieme.  

“Blair, sono contento che tu non sia ancora andata via.” esordì Ben con un sorriso aperto e amabile.

“Non l’avrei mai fatto senza salutarti.” ribatté lei nel suo tono più lezioso.

“Quand’è il volo?”

“Stasera.”

“Se scendi un attimo nella hall, vorrei presentarti un mio amico, James. Studia al college e anche lui è qui per turismo.”

“Davvero?” cinguettò lei con affettato interesse, ma qualcosa stava davvero emergendo dalla sensazione di sofferenza diffusa. Un universitario. Se fosse stato anche carino, forse…

“Non vedo l’ora di conoscerlo.” affermò Blair, e scoprì che era vero. Un impiegato contava ben poco, doveva alzare il livello se voleva fargli davvero male. Quel nuovo sviluppo le avrebbe dato qualcosa con cui occupare la sua mente e le sue giornate, qualcosa da pianificare, qualcosa da aspettare con ansia.

La vendetta era l’unica cosa che avrebbe potuto farla sentire meglio e Blair ne accolse la possibilità con il suo primo vero sorriso da giorni.

Era giunto il momento di trovarsi un altro ragazzo.

La Francia poteva aspettare.

 

*

 

Al bancone del bar, Chuck sorrise in modo accattivante alla ragazza che aveva accanto, interrompendo le sue chiacchiere inarrestabili.

“La copertina di Vogue, mmh? Non mi sorprende.” la lusingò con voce seducente, vedendola sorridere compiaciuta. “Ti direi che dal vivo sei ancora più bella, ma scommetto che lo sai già”.

La modella fece un risolino acuto e irritante. Era davvero uno schianto, un metro e ottanta di bionda californiana infilata in un vestito corto e attillato che metteva in risalto le curve appetitose del corpo e scopriva la pelle abbronzata dal sole. Prendere possesso di quel corpo e marchiare quella pelle sarebbe stato il sogno di ogni uomo eterosessuale e di ogni donna gay del mondo.

Per questo Chuck si maledì, imprecando internamente. Una ragazza-copertina stava praticamente sbavando per farsi scopare e tutto quello a cui lui riusciva a pensare era che aspetto avrebbe avuto Blair con indosso lo stesso vestito, le deliziose spalle messe in mostra dalla scollatura, gli stuzzicanti seni avvolti dolcemente dal raso, le stupende gambe rese ancora più slanciate dai tacchi alti. L’immagine lo eccitò oltre ogni limite e siccome non ne poteva più della modella e della sua voce tintinnante, si sporse verso di lei e le posò una mano sulla coscia nuda.

“Che ne dici di mostrarmi qualcuna delle tue pose in privato?” propose in un sussurro lento e carezzevole. Purtroppo, quella emise un altro dei suoi risolini, ma il lato positivo fu che annuì, con un sorriso provocante che di certo aveva sfoggiato in qualcuna delle sue foto. Chuck si chiese se anche a chi aveva visto quegli scatti sembrasse altrettanto insulso; Blair non s’impegnava così tanto e i suoi sorrisi erano sempre maledettamente sexy. In realtà, anche i suoi bronci erano piuttosto allettanti, con quel modo che aveva di sporgere in fuori il labbro inferiore, quasi chiedesse solo di essere baciata.

Chuck imprecò di nuovo, combattuto fra il risentimento verso se stesso per essere diventato così dipendente da una donna e il rimpianto di averla abbandonata da sola in Toscana. L’odio per l’introspezione vinse su tutto, così scoccò un’occhiata piena di fascino alla sua conquista della serata e si diresse con lei verso l’uscita, per imbattersi malauguratamente nella figura longilinea e nella cascata di capelli dorati di Serena.

Rifletté che sarebbe stato di gran lunga più facile smettere di pensare a Blair –ammesso che fosse possibile, e cominciava seriamente a dubitarne- se la sua cara “sorellina” non fosse stata una presenza costante intorno a lui dall’inizio dell’estate. Serena gli ricordava in continuazione il suo errore, lanciandogli occhiate piene di disprezzo e rivolgendogli insulti più o meno velati ogni volta che qualcuno le dava l’occasione. Quella sera, dato che era al cellulare, si limitò all’occhiataccia, alla quale lui rispose, come da routine, con un ghigno collaudato. La aggirò, ma prima che potesse lasciarsela alle spalle, la udì esclamare:

“No, B. Non credo sia una buona idea parlare con Chuck in questo momento”.

Chuck raggelò, accorgendosi appena che la modella lo aveva urtato quando lui si era bloccato di colpo. Avvertì un nuovo lume di speranza nel petto e un familiare palpito nello stomaco. Blair voleva parlare con lui? Anche dopo aver scoperto di essere stata mollata e tradita? Tanto incredibile quanto… grandioso.

Purtroppo per lui, anche la sua cara sorellina acquisita aveva fatto gli stessi ragionamenti.

“Insomma, dopo quello che ti ha fatto! Secondo me è meglio se lo lasci stare”.

Il primo istinto di Chuck fu di urlare a Serena di chiudere quella boccaccia e strapparle di mano il telefono, ma non era ancora arrivato a quel punto di rottura, fortunatamente per la sua dignità. Non era così ingenuo e non la conosceva così poco da credere che Blair volesse comunicargli il suo affetto e il suo perdono, ma anche un litigio era un contatto, e del tipo che lui sapeva gestire bene. Insomma, discuteva con Blair dall’infanzia. Poteva usare le sue abilità verbali per far pendere la bilancia a suo favore. Inoltre, ammise a se stesso che gli mancava parlare con lei. Nessuna aveva la sua brillante arguzia, la sua adorabile perfidia, quel tono altero e impertinente da vera regina. La voce di Blair lo faceva impazzire.

Fece in modo di trovarsi di nuovo davanti a Serena e tese la mano.

“Passamela”. Il tono era freddo e di comando. Per tutta risposta, la ragazza alzò le sopracciglia ritoccate dalla matita e indietreggiò di qualche passo in un fruscio di tulle.

“Sì, era lui. B., forse è meglio se ci risentiamo più tardi…”

“Passamela!”. Stavolta la voce s’incrinò in una tonalità di disperazione. Gli angoli della bocca di Serena guizzarono, ma per il resto si trattenne dal fare quello che di certo era un sorriso di derisione.

“Chuck, che succede?” chiese la modella confusa, ma lui la ignorò. I suoi occhi erano puntati in quelli azzurri di Serena, che non sembravano contenere alcuna traccia di simpatia per lui. Non lo avrebbe accontentato, era evidente.

Così, Chuck fu costretto a cedere del tutto:

Per favore”.

Le parole gli bruciarono sulle labbra e gli avvelenarono lo stomaco. Nessun Chuck Bass avrebbe dovuto essere costretto a implorare, mai, in nessun caso. Se fosse stato testimone di quella umiliazione per una donna, Bart ne sarebbe stato orripilato. Chuck percepì un moto di avversione nei confronti di Blair per averlo reso così debole, sensazione che s’intensificò quando comprese che, nonostante tutto, l’ostilità si estingueva sempre veloce come arrivava.

Non poteva odiarla.

Serena considerò la richiesta, poi sospirò: “Okay”, e gli porse il cellulare. Chuck lo prese con le dita sudate e si preparò a sentirsi aggredire da Blair in tutta la sua irresistibile furia, invece ciò che udì fu una voce registrata che gli ripeteva che ore fossero.

“Cosa…” disse confuso, poi realizzò cosa era accaduto e sentì imbarazzo e soprattutto un nuovo flusso di potente rabbia montargli in corpo. Serena lo fissava soddisfatta, il sorriso di scherno che in precedenza aveva trattenuto ora faceva mostra di sé sul suo bel viso.

“Ben ti sta, fratellino.” lo derise, per niente turbata dalla collera che era conscia di aver scatenato. “Non vedo l’ora di raccontare a Blair come hai implorato per poterle parlare”.

In qualsiasi altro frangente, Chuck sarebbe stato lieto di veder riapparire una scintilla della vecchia Serena; in quel momento, voleva solo colpirla fino a cancellare quel sorriso da stronza dalla sua faccia. Alla fine, decise di non darle la soddisfazione di altre reazioni spropositate e afferrò bruscamente la mano della cover-girl per trascinarla fuori dal locale. Tutto ciò che voleva era affondare in quel corpo caldo e non pensare più a niente, a parte quel miracoloso analgesico per i mali della vita che per lui era sempre stato il sesso.

Sfortunatamente udì lo squillo del cellulare e mentre si sedeva nella limousine, la curiosità ebbe il sopravvento sul buon senso. Quando lesse il messaggio, Chuck pensò che era la degna conclusione di una serata favolosa.

Avvistato: Chuck Bass che chiede disperatamente udienza alla Regina B. Che ti è successo, C.? Un tempo, le sole cose che riuscivano a farti piegare la testa erano i postumi di una notte di stravizi. Ripensamenti? Come si dice in italiano: “patetico”?

Chuck s’infilò il telefono in tasca e tirò fuori una bottiglia di scotch dal minifrigo.

“Io preferisco lo champagne, veramente.” tintinnò la ragazza. Chuck non la degnò di attenzione mentre inghiottiva il primo lungo sorso, accogliendo il familiare bruciore in gola e nello stomaco con un sospiro di sollievo.

“Chi è questa Blair con cui volevi tanto parlare, comunque?” gli domandò lei, ricordandogli solo in quel momento che era stata presente a tutta la scena. “È stata su qualche copertina?”.

Chuck sorrise amaramente.

“È quello che mi è successo”.

La modella fece per ribattere e lui le tappò la bocca con un bacio, chiudendo gli occhi e perdendosi in un’immagine di morbide labbra rosse e soffici boccoli scuri.

 

 

Fine#5

 

 

[1] “Divorce, Italian Style” è la traduzione del titolo “Divorzio all’italiana”, un film del 1961. Il gioco di parole è chiaro.

[2] Per la camera in cui alloggia Blair, ho cercato su internet la descrizione della vera Suite Presidenziale dell’Excelsior (io mi diverto così, che ci volete fare…^^”). Certo, qualche cosa me la sono inventata, non essendoci stata personalmente.

[3] Angolo delle rispose alle recensioni, come da routine:

MelCullen: ciao! Cara omonima,^^ ti ringrazio dei complimenti. Spero di leggere ancora le tue impressioni.

Ray08: sono felice di continuare ad entusiasmarti con le mie storie, spero di non deluderti mai. Grazie per le osservazioni e le lodi, mi hanno fatto piacere.

Katiuscia87: cerco di aggiornare almeno una volta al mese, e per ora ci sto riuscendo.^^ Grazie dei complimenti, sei adorabile. Stavolta Nate non c’è, ma hai ragione, è piuttosto divertente da usare, come personaggio (e, almeno nelle mie storie, non credo che romperà molto le scatole a Chuck e Blair). Mi auguro che anche questa shot sia di tuo gradimento e aspetto le tue impressioni. Un bacio.

feffixoxo: grazie!^^

speranza19: ti ringrazio, sia per la costanza nelle recensioni che per le parole che dedichi alla mia scrittura. Apprezzo davvero molto i tuoi commenti. Io mi impegno molto per fare in modo che i miei Chuck e Blair (e tutti gli altri con loro, of course!) siano in linea con i personaggi originali, perciò sono contenta che tu li trovi IC. Spero tanto che anche questo aggiornamento sia all’altezza delle tue aspettative. Un bacio.

Dark Queen: grazie infinite per le belle parole, è sempre un piacere leggere recensioni tanto accurate e lusinghiere. Non sai quanto sono stata felice di leggere di essere riuscita a rendere bene Chuck. Come dicevo a Speranza, cerco in tutti i modi di non far sfociare nessuno nell’OOC e credo che lui sia il più difficile da caratterizzare. Grazie ancora del commento, l’ho apprezzato tanto. E non preoccuparti del ‘ritardo’, figurati.^^ Un bacio.

Honest: grazie, mi fa molto piacere sapere che hai adorato lo scorso aggiornamento. Stavolta c’è meno dolcezza, perché ho esplorato un momento un po’ più triste della loro storia, ma spero comunque che la shot ti piaccia. Un bacio.

sciops: ti ringrazio! Ecco un altro capitolo, mi auguro che ti appassioni tanto quanto il resto della fanfic. Un abbraccio.

Okay, è tutto per ora.

A presto,

Melany

 

 

 

  
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