Capitolo
4 - Halloween
La sera di Halloween. Io ero davanti al computer a fare una ricerca per
la scuola. E ogni 5 minuti dovevo alzarmi per mandare a quel paese ogni
singolo bambino che veniva a suonare alla porta per chiedere dolcetti.
Alla fine decisi di stampare un foglio col computer. E quel foglio lo
incollai alla porta, così che i bambini potessero leggerlo.
"NON ABBIAMO CARAMELLE". Perfetto contro i rompiscatole.
Mi sedetti e ripresi con quella ricerca. Dovevo cercare una ragione
dell'esistenza di Luigi XVII. Che palle. Mi connessi ad una chat room,
fingendo interesse verso chi si connetteva e voleva sapere il mio nome,
età, altezza, occhi e carta di credito. E io come al solito
ignoravo questi sfigati. Ma poi si connesse una ragazza. Il suo nick
era "S.Goth". Doveva impressionarmi? No, non lo fece. Ormai avevo
parlato con tanti di quei bambini emo...
S.Goth scrive:
ciao lauren
woodstock01 scrive:
e tu chi sei? -.-
S.Goth scrive:
come chi sono? abbiamo parlato proprio oggi...a scuola...ricordi? Ero
la rompiscatole che ti diceva che eri in ritardo.
woodstock01 scrive:
ah...ecco. ciao sarah. ehm...posso sapere il motivo che ti spinge a
parlare con me?
S.Goth scrive:
niente. volevo solo metterti in guardia. non fare cretinate.
woodstock01 scrive:
eh?
S.Goth scrive:
ecco, lo sapevo. non sai nemmeno di che parlo.
woodstock01 scrive:
logico, te ne esci fuori con sti discorsi...
però adesso devi dirmi cosa intendevi. quali cretinate
faccio?
S.Goth scrive:
pensaci bene. io so cosa hai fatto.
woodstock01 scrive:
dai, non fare il cubo di Rubik. sputa il rospo.
S.Goth scrive:
sei stata nell'edificio abbandonato di Wesley. ti ho vista.
woodstock01 scrive:
cosa?? e come hai fatto a saperlo?
S.Goth scrive:
io ero lì...ero lì quando sei passata dalla
camera da letto...ero lì quando hai avuto la visione di
Xander dark..ahahah
woodstock01 scrive:
mi stai seriamente mettendo paura...scommetto che Xander ti ha detto
tutto. solo lui sa quello che ho visto.
S.Goth scrive:
Xander lo sfigato? no mi dispiace, io non ci parlo.
sappi solo che ti ho avvisato. non dovevi andare in quel posto.
woodstock01 scrive:
e che sei, mia madre?
S.Goth scrive:
stupida...vedrai come tutto si ritorcerà contro di te...apri
gli occhi, piccola lauren, in questo momento potrei anche essere dietro
di te.
S.Goth ha lasciato la
chat room n°5
Con quelle parole rimasi immobilizzata. Poteva essere uno scherzo.
Doveva essere uno scherzo. Uno scherzo pessimo, e l'ideatore le avrebbe
prese di santa ragione da me. Ero un pò riluttante, ma
nonostante tutto ebbi la stupida idea di girarmi. Trattendendo il
fiato, mi voltai lentamente. Ma sospirai quando non vidi nessuno dietro
di me. Che quella Sarah si divertisse a prendermi in giro?
Un'ora dopo mi decisi ad andare a casa di Buffy.
Uscendo, chiusi tutte le porte. Mi giudicavo ridicola da sola, per
questo. Mi stava solo sfottendo, ripetei tra me.
Eppure, quando raccontai tutto a Buffy, lei rise come una matta.
"E tu credi a quella mezza morta?" mi disse, finita la risata.
"Ehm...fino a prova contraria chiamano anche me 'mezza morta'" risposi
guardandola di sottecchi.
"Scusa". Aveva uno strano sorriso beffardo, ma gliela perdonai
chiudendo l'argomento.
E arrivati Xander e Willow, non esitai a raccontarlo anche a loro.
Xander rise esattamente come Buffy. Willow era l'unica che, oltre a me,
la prese sul serio.
"Beh...forse fa sul serio...insomma, guardatela: ha qualcosa che incute
paura, e non è solo il suo modo di vestire o di acconciarsi
i capelli, o di truccarsi." aggiunse.
Io le feci l'applauso.
Poi, con lo sguardo rivolto verso Xander e Buffy, dissi:
"Visto? Qui c'è anche gente seria."
Loro risero insieme e io decisi di chiudere definitivamente
l'argomento. Sarah non mi avrebbe rovinato Halloween. Avrebbe prima
dovuto passare sul mio cadavere.
"Che ne dite di una seduta spiritica?" esclamò Xander. Dopo
due ore trascorse a guardare l'ennesimo film horror che di horror ha
poco e niente (avrebbero dovuto chiamarlo "schifor", dato che volavano
parti del corpo ovunque e mi stava risalendo la pizza), Xander
esordì con una scemata regina delle scemate. Fantasmi?
Sedute spiritiche? Quante stupidaggini...
Io, per tutta risposta, sbottai con un
"E piantala con queste stupidaggini."
Lui si alzò e venne vicino a me per poi appoggiarsi sulla
mia spalla, facendomi barcollare.
"E dai, Lauren. Se appunto non ci credi, di cosa hai paura?"
"Di perdere tempo."
Lui rise, io mi scrollai il suo braccio di dosso.
"Ti piacciono i cavalli, Xander?"
Lui sbarrò gli occhi, confuso.
"E adesso cosa c'entra?"
"Ti piacciono?" ripetei con un sorriso malvagio.
Lui non rispose. E allora ci pensai io a finire la frase.
"Beh, spero proprio di sì. Perchè la prossima
volta che ti becco su msn ti invio un bellissimo Trojan Horse."
Lui rise a crepapelle.
"E adesso Lauren è anche un' hacker...quante altre sorprese
riserverà questa ragazzina per noi?" disse rivolto a Buffy e
Willow.
Io alzai gli occhi al cielo.
Un momento dopo, la luce saltò. Blackout. Figo.
"Magari è un segno", mormorò Xander con un tono
da esaltato.
"Non dire cazzate", risposi prendendo una torcia dal cassetto dove
Buffy era solita tenerne. "Vado io"
Perchè l'ho fatto? Cercavo un segno dal destino, qualcosa
che cadesse dal cielo improvvisamente cambiandomi l'esistenza, boh.
Posso dire di essere contenta del coraggio che mi contraddistingue. Il
gatto della signora Clarke è andato in rigor mortis e la
simpatica vecchietta non si era neanche accorta che era deceduto da
trentasei ore? Vado io. Mia madre ha scoperto dove mio padre teneva i
cd dei Black Sabbath ed è scoppiato il putiferio? Vado io.
Viene riesumato un cadavere dal cimitero? Vado io. Per ogni cosa
c'è Lauren, il fenomeno da circo, la ragazzina strana che
nulla teme. Mi applaudirei da sola.
Ebbene, mi trovavo nei meandri dell'abitazione di Buffy, comunemente
riconosciuti col termine di "scantinato". Torcia in mano, sguardo
indifferente, insomma non mostravo la tensione. Eppure dentro
schiattavo di paura. Cioè, "schiattavo" è un
termine troppo "alto"...diciamo che avevo un pò di paura.
Scendevo piano i gradini, quasi in punta di piedi, come se non volessi
che qualcosa mi sentisse. Mi sentivo una scema...insomma, una ragazza
un pò tocca ti fa delle minacce e tu te la vedi dappertutto?
Non è da me.
Qualcosa cigolò, in quel posto dominato
dall'oscurità. Qualcosa di non identificato. Per un attimo
smisi di respirare, poi alzai gli occhi al cielo e arrivai fino al
generatore per riaccenderlo. Chissà cosa l'aveva fatto
saltare...
Il vetro dietro il quale si trovava il generatore era chiuso da un
lucchetto; e io non avevo le chiavi.
"Perfetto" sbuffai mettendomi una mano sulla fronte. "Ora
dovrò risalire e poi scendere di nuovo, per poi risalire
ancora...ma che palle." Il flusso di pensieri mi impedì di
guardare la realtà fino a quel momento, il vetro era rotto e
il generatore aveva dei fili strappati...coi denti. L'avevano...preso a
morsi. Topi? Mi sporsi verso la porta dello scantinato, con un ghigno
stampato sul volto.
"Buffy? Hai i ratti in casa" gridai indietreggiando.
E, in quel momento, una mano mi si parò davanti agli occhi,
tirandomi indietro. L'ultima cosa che sentii fu il mio grido strozzato.
Quando riaprii gli occhi, ero nella mia aula. Sì, era
proprio lei: c'era persino il mio banco pieno di graffiti e scarabocchi
vari. Sempre la mia aula, solo...con qualche piccolo cambiamento.
Sembrava un ospedale, ero distesa su un lettino ospedaliero, in
più mancavano lavagna e banchi - ad eccezione del mio, in
fondo alla classe - e, accostata alla parete alla destra della porta,
c'era una libreria piena di archivi. Persino pareti e pavimento erano
stati tirati a lucido; non erano più dei colori che avevo
modo di "ammirare" ogni giorno quando entravo in quella classe di
idioti, bensì d'un bianco nebbioso, opaco, a tratti quasi
grigio. Scesi dal lettino e percorsi la classe fino ad arrivare alla
porta, dopodichè mi affacciai. Sempre la mia scuola, sempre
i miei corridoi, quelli che, da brava ritardataria, percorrevo correndo
ogni giorno; solo, avevano le sembianze di corridoi da ospedale:
archivi e lettini ovunque, medici indaffarati che mi passavano affianco
e continuavano a tirar dritto senza guardarmi, come se la mia presenza
mancasse. Un ospedale da film horror, era conciato come la mia
classe/stanza d'ospedale, sempre quelle pareti di un bianco sporco,
sempre quei pavimenti, e quei fili scoperti che facevano capolino dal
muro, ma quelli erano presenti anche nella "realtà"
dell'edificio scolastico; mi sembrava inoltre che ci fosse un velo di
nebbia un pò ovunque. Nebbia. In un ospedale. Si vede tutti
i giorni, no? Scaricai la tensione con una sana risata isterica.
Un'infermiera stava correndo nella mia direzione. Pareva avere molta
fretta...si avvicinava sempre di più, fino a quando non mi
passò attraverso.
Sì, mi passò attraverso.
Cosa stava succedendo? Chi era il fantasma, io o loro?
Chissà, magari quell'essere che mi aveva aggredita alle
spalle mi aveva piantato un bel coltello tra le costole. Succede.
Iniziai a correre; corsi per tre piani circa, scendevo sempre
più in basso, cercavo di guardare attraverso ogni finestra
che incontravo, ma oltre le finestre non vedevo niente, c'era tanta
nebbia, troppa. Alla fine giunsi al pianoterra e trovai il portone
principale, che aprii senza pensarci due volte.
Beh, avrei dovuto pensarci due volte, forse anche dieci.
Perchè davanti al paesaggio che mi si aprì
davanti, l'ospedale infestato era moooolto meglio.
Un viale, ecco cosa c'era. E dietro di me, il nulla. Chi se l'era
mangiata la porta? Boh.
Il viale proseguiva per molti chilometri, almeno a me pareva
così, non riuscivo a vederne la fine. Era incorniciato da
alberi secchi e spogli, a destra e a sinistra del viottolo, gli alberi
erano in fila uno dietro l'altro e avevano dei rami lunghissimi protesi
verso il lungo sentiero di asfalto. Il tutto, ovviamente, accompagnato
da nebbia. Si sentiva il fruscio del vento in sottofondo...e anche il
lieve suono di un carillon. Intravidi uno di quegli archi da giardino,
fatto di foglie e fiori, anche quelli un pò sciupati, e lo
raggiunsi correndo. Sotto di esso c'era il carillon; lo raccolsi e lo
esaminai. Ne avevo uno uguale...quando ero ancora una neonata, mia
mamma lo appendeva sempre al mio lettino. Mi piaceva...poi l'ho perso e
non l'ho più ritrovato.
Evidentemente è stata una qualche forza esterna a farmelo
ritrovare...
Mentre lo tastavo con le mani, notai qualcosa di umido...sangue. Dopo
l'iniziale smorfia di ribrezzo, lo agganciai alla cintura dei miei
pantaloni e ricominciai a correre, cercando di trovare la fine del
sentiero. Ogni tanto mi giravo; e vedevo lo stesso viale...solo
improvvisamente "fiorito" e acceso, zero nebbia. Quindi passando
rendevo quel posto un giardino migliore? Boh.
Mentre correvo continuavo a sentire quel carillon della malora.
Suonava, suonava...iniziava a darmi i nervi, avrei voluto sganciarlo
per buttarlo via.
Cercavo di guardare dietro gli alberi, lanciavo sguardi superficiali
mentre correvo, e notavo (con un pò di inquietudine) delle
ombre che si spostavano velocemente.
Il viale non finiva mai. Mi sembrava di trovarmi in mezzo al nulla. Era
quello, l'Aldilà? Come mai non ero in Paradiso? Non ho mai
fatto del male a nessuno, mi sono sempre comportata bene,
più o meno...ma Dio non vorrà punirmi per delle
risse da poco fatte con degli idioti della mia classe? Mi
punirà perchè ho dato fuoco ai capelli di MaryAnn
Smith? Pensavo si finisse all'Inferno per cose più serie.
Intanto le ombre mi si avvicinavano sempre di più, sempre di
più...
Una ragazzina con un lungo vestito bianco ed i capelli neri come la
pece mi aspettava alla fine del viale. Era in piedi, con le braccia
lungo i fianchi, sotto una specie di gazebo. Perchè era
lì? Boh, figo. Finalmente riuscivo a vedere la fine di
quella sottospecie di Inferno nebbioso.
Mi avvicinai a lei cautamente...mi ricordava la stessa ragazzina che
avevo visto nell'edifico di Wesley. Solo che questa aveva i capelli
lunghi fino alle spalle circa, ondulati, tutti attorcigliati intorno
alla testa, e parevano anche bagnati.
Esordii con un inopportuno ed ironico "E' il mio biglietto per
l'Inferno?"
Lei sollevò di poco la testa e mi guardò negli
occhi.
"Io mi chiamo Lily."
"Oh, ciao, 'Lily'. Posso chiederti cosa succede?"
La sua espressione si fece più torva.
"Io mi chiamo Lily.", ripetè con tono più marcato.
"Ehm...l'ho capito. La mia domanda era un'altra."
Sollevò di scatto la testa, i capelli le si spostarono dalla
faccia e potei guardarla meglio: era una ragazzina sui 15, aveva gli
occhi fondi, non riuscivo a distinguere le pupille nere dalle iridi
dello stesso colore. E poi era bianca come un cadavere. Molto
probabilmente, lei era un cadavere.
"Io sono Lily!" gridò, prima di spalancare la mascella per
farla arrivare quasi a terra e lanciare un urlo prolungato e acuto
tanto da farmi appoggiare le mani sulle orecchie per salvare il mio
udito.
Riaprii gli occhi e mi "risvegliai" sdraiata sul pavimento. Dietro di
me avevo delle casse da frutta vecchie. Sembrava che qualcuno mi avesse
preso e mi ci avesse scagliato contro. Mi rialzai e passai la mano
dietro i pantaloni, per pulirli dalla polvere sulla quale ero
probabilmente atterrata. E poi - magia! - le luci si riaccesero e
Xander mi venne incontro.
"Sei stata giù un'eternità, ci stavamo
preoccupando. Cosa stavi facendo?" Doveva sembrarmi preoccupato, in
realtà però notavo quel suo tipico sorriso ebete,
così stupido, eppure mi piaceva così tanto.
"Niente" mi affrettai a rispondere. "Andiamo, su ci stanno aspettando."
Un'altra allucinazione? Dannazione. Si era aggiunto un nuovo obiettivo
alla mia non-più-normale vita da 16enne: scoprire
l'identità di questa Lily. Forse era tutto collegato, come
un puzzle, forse dovevo solo attendere che tutto finisse, o al
contrario darmi da fare per riunire i tasselli, chissà.
Cancellai momentaneamente la strana avventura stile "American McGee's
Alice" per lasciare posto alla notte di Halloween. Nell'anno ce
n'è solo una, no?
"Che orrore! Non dirmi che vuoi vedere quella robaccia!"
Normalmente non si dovrebbe giudicare in quel modo, come se non
contasse il giudizio degli altri. Normalmente, perchè ci
sono casi e casi. E nel caso da cui è derivata la mia
espressione sprezzante, ho fatto bene a giudicare.
"E dai, è un film sui vampiri no?" mi rispose fulminea
Cordelia, arrivata poco prima con la sua collezione di film che giudico
detestabili.
"E quali vampiri brillano al sole? Poi mi sa troppo di Harmony, non se
ne fa nulla"
"Capisco il tuo problema. Sei troppo chiusa."
Mi innervosii. "Non è questo il punto, mia cara. Mi hanno
rovinato un mito. L'unico lato positivo è che da questo
momento ci prenderò più gusto nelle 'Caccie al
vampiro' che faccio con Buffy. A proposito, Buffy!" - la chiamai a gran
voce.
"Cosa" rispose lei dalla cucina.
"Allarme rosso. Una sedicente scrittrice di nome - come hai detto che
si chiama?" (mi rivolsi a Cordelia) "- Ah, una certa Stephanie Meyer ha
intenzione di far scendere in basso il mito dei vampiri! Tu che sei
esperta, cosa ne pensi?"
Buffy arrivò in poco tempo, scura in viso. "La conosco
già. Bwah, che orrore."
Mi girai verso Cordelia per sfoderare il mio sorriso migliore, quasi ad
imitare il suo, che in quel momento le era completamente sparito dalla
faccia; che goduria.
Passammo altre due ore senza dedicarci alla visione di alcun film, con
una scusa mandammo via Cordelia e io raccontai loro delle mie "strane
allucinazioni". Almeno loro mi capivano. Promisero di fare tutto il
possibile per aiutarmi...restai con loro tutta la notte.
Si, in fondo io li consideravo amici. Non amici tanto per dire, ma
amici veri, quelli a cui confideresti tutto.
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