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Autore: SundayBloodySunday    19/05/2010    0 recensioni
Dopo un quarto d'ora di cammino, tra le mura di quell'edificio, piene zeppe di quadri giganti dalle figure inquietanti, arrivai in una specie di sotterraneo.
E mi accorsi di avere le scarpe zuppe d'acqua. Ma da dove veniva?
"Eww..che schifo.." dissi abbassandomi per togliere le scarpe e svuotarle dell'acqua che stranamente le aveva riempite.
La torcia mi scivolò dalle mani e cadde a terra, illuminando quello che c'era davanti e che non avevo ancora notato.
Era una specie di grotta, con la formazione ad ellisse. E si scorgevano...delle lapidi? Strizzai gli occhi, pensando che fosse solo un'altra visione. Delle lapidi. Immerse nell'acqua.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Buffy Anne Summers, Willow Rosenberg, Xander Harris
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4 - Halloween
La sera di Halloween. Io ero davanti al computer a fare una ricerca per la scuola. E ogni 5 minuti dovevo alzarmi per mandare a quel paese ogni singolo bambino che veniva a suonare alla porta per chiedere dolcetti. Alla fine decisi di stampare un foglio col computer. E quel foglio lo incollai alla porta, così che i bambini potessero leggerlo. "NON ABBIAMO CARAMELLE". Perfetto contro i rompiscatole.
Mi sedetti e ripresi con quella ricerca. Dovevo cercare una ragione dell'esistenza di Luigi XVII. Che palle. Mi connessi ad una chat room, fingendo interesse verso chi si connetteva e voleva sapere il mio nome, età, altezza, occhi e carta di credito. E io come al solito ignoravo questi sfigati. Ma poi si connesse una ragazza. Il suo nick era "S.Goth". Doveva impressionarmi? No, non lo fece. Ormai avevo parlato con tanti di quei bambini emo...
S.Goth scrive:
ciao lauren
woodstock01 scrive:
e tu chi sei? -.-
S.Goth scrive:
come chi sono? abbiamo parlato proprio oggi...a scuola...ricordi? Ero la rompiscatole che ti diceva che eri in ritardo.
woodstock01 scrive:
ah...ecco. ciao sarah. ehm...posso sapere il motivo che ti spinge a parlare con me?
S.Goth scrive:
niente. volevo solo metterti in guardia. non fare cretinate.
woodstock01 scrive:
eh?
S.Goth scrive:
ecco, lo sapevo. non sai nemmeno di che parlo.
woodstock01 scrive:
logico, te ne esci fuori con sti discorsi...
però adesso devi dirmi cosa intendevi. quali cretinate faccio?
S.Goth scrive:
pensaci bene. io so cosa hai fatto.
woodstock01 scrive:
dai, non fare il cubo di Rubik. sputa il rospo.
S.Goth scrive:
sei stata nell'edificio abbandonato di Wesley. ti ho vista.
woodstock01 scrive:
cosa?? e come hai fatto a saperlo?
S.Goth scrive:
io ero lì...ero lì quando sei passata dalla camera da letto...ero lì quando hai avuto la visione di Xander dark..ahahah
woodstock01 scrive:
mi stai seriamente mettendo paura...scommetto che Xander ti ha detto tutto. solo lui sa quello che ho visto.
S.Goth scrive:
Xander lo sfigato? no mi dispiace, io non ci parlo.
sappi solo che ti ho avvisato. non dovevi andare in quel posto.
woodstock01 scrive:
e che sei, mia madre?
S.Goth scrive:
stupida...vedrai come tutto si ritorcerà contro di te...apri gli occhi, piccola lauren, in questo momento potrei anche essere dietro di te.
S.Goth ha lasciato la chat room n°5
Con quelle parole rimasi immobilizzata. Poteva essere uno scherzo. Doveva essere uno scherzo. Uno scherzo pessimo, e l'ideatore le avrebbe prese di santa ragione da me. Ero un pò riluttante, ma nonostante tutto ebbi la stupida idea di girarmi. Trattendendo il fiato, mi voltai lentamente. Ma sospirai quando non vidi nessuno dietro di me. Che quella Sarah si divertisse a prendermi in giro?

Un'ora dopo mi decisi ad andare a casa di Buffy.
Uscendo, chiusi tutte le porte. Mi giudicavo ridicola da sola, per questo. Mi stava solo sfottendo, ripetei tra me.
Eppure, quando raccontai tutto a Buffy, lei rise come una matta.
"E tu credi a quella mezza morta?" mi disse, finita la risata.
"Ehm...fino a prova contraria chiamano anche me 'mezza morta'" risposi guardandola di sottecchi.
"Scusa". Aveva uno strano sorriso beffardo, ma gliela perdonai chiudendo l'argomento.
E arrivati Xander e Willow, non esitai a raccontarlo anche a loro. Xander rise esattamente come Buffy. Willow era l'unica che, oltre a me, la prese sul serio.
"Beh...forse fa sul serio...insomma, guardatela: ha qualcosa che incute paura, e non è solo il suo modo di vestire o di acconciarsi i capelli, o di truccarsi." aggiunse.
Io le feci l'applauso.
Poi, con lo sguardo rivolto verso Xander e Buffy, dissi:
"Visto? Qui c'è anche gente seria."
Loro risero insieme e io decisi di chiudere definitivamente l'argomento. Sarah non mi avrebbe rovinato Halloween. Avrebbe prima dovuto passare sul mio cadavere.
"Che ne dite di una seduta spiritica?" esclamò Xander. Dopo due ore trascorse a guardare l'ennesimo film horror che di horror ha poco e niente (avrebbero dovuto chiamarlo "schifor", dato che volavano parti del corpo ovunque e mi stava risalendo la pizza), Xander esordì con una scemata regina delle scemate. Fantasmi? Sedute spiritiche? Quante stupidaggini...
Io, per tutta risposta, sbottai con un
"E piantala con queste stupidaggini."
Lui si alzò e venne vicino a me per poi appoggiarsi sulla mia spalla, facendomi barcollare.
"E dai, Lauren. Se appunto non ci credi, di cosa hai paura?"
"Di perdere tempo."
Lui rise, io mi scrollai il suo braccio di dosso.
"Ti piacciono i cavalli, Xander?"
Lui sbarrò gli occhi, confuso.
"E adesso cosa c'entra?"
"Ti piacciono?" ripetei con un sorriso malvagio.
Lui non rispose. E allora ci pensai io a finire la frase.
"Beh, spero proprio di sì. Perchè la prossima volta che ti becco su msn ti invio un bellissimo Trojan Horse."
Lui rise a crepapelle.
"E adesso Lauren è anche un' hacker...quante altre sorprese riserverà questa ragazzina per noi?" disse rivolto a Buffy e Willow.
Io alzai gli occhi al cielo.
Un momento dopo, la luce saltò. Blackout. Figo.
"Magari è un segno", mormorò Xander con un tono da esaltato.
"Non dire cazzate", risposi prendendo una torcia dal cassetto dove Buffy era solita tenerne. "Vado io"

Perchè l'ho fatto? Cercavo un segno dal destino, qualcosa che cadesse dal cielo improvvisamente cambiandomi l'esistenza, boh.
Posso dire di essere contenta del coraggio che mi contraddistingue. Il gatto della signora Clarke è andato in rigor mortis e la simpatica vecchietta non si era neanche accorta che era deceduto da trentasei ore? Vado io. Mia madre ha scoperto dove mio padre teneva i cd dei Black Sabbath ed è scoppiato il putiferio? Vado io. Viene riesumato un cadavere dal cimitero? Vado io. Per ogni cosa c'è Lauren, il fenomeno da circo, la ragazzina strana che nulla teme. Mi applaudirei da sola.
Ebbene, mi trovavo nei meandri dell'abitazione di Buffy, comunemente riconosciuti col termine di "scantinato". Torcia in mano, sguardo indifferente, insomma non mostravo la tensione. Eppure dentro schiattavo di paura. Cioè, "schiattavo" è un termine troppo "alto"...diciamo che avevo un pò di paura.
Scendevo piano i gradini, quasi in punta di piedi, come se non volessi che qualcosa mi sentisse. Mi sentivo una scema...insomma, una ragazza un pò tocca ti fa delle minacce e tu te la vedi dappertutto? Non è da me.
Qualcosa cigolò, in quel posto dominato dall'oscurità. Qualcosa di non identificato. Per un attimo smisi di respirare, poi alzai gli occhi al cielo e arrivai fino al generatore per riaccenderlo. Chissà cosa l'aveva fatto saltare...
Il vetro dietro il quale si trovava il generatore era chiuso da un lucchetto; e io non avevo le chiavi.
"Perfetto" sbuffai mettendomi una mano sulla fronte. "Ora dovrò risalire e poi scendere di nuovo, per poi risalire ancora...ma che palle." Il flusso di pensieri mi impedì di guardare la realtà fino a quel momento, il vetro era rotto e il generatore aveva dei fili strappati...coi denti. L'avevano...preso a morsi. Topi? Mi sporsi verso la porta dello scantinato, con un ghigno stampato sul volto.
"Buffy? Hai i ratti in casa" gridai indietreggiando.
E, in quel momento, una mano mi si parò davanti agli occhi, tirandomi indietro. L'ultima cosa che sentii fu il mio grido strozzato.

Quando riaprii gli occhi, ero nella mia aula. Sì, era proprio lei: c'era persino il mio banco pieno di graffiti e scarabocchi vari. Sempre la mia aula, solo...con qualche piccolo cambiamento. Sembrava un ospedale, ero distesa su un lettino ospedaliero, in più mancavano lavagna e banchi - ad eccezione del mio, in fondo alla classe - e, accostata alla parete alla destra della porta, c'era una libreria piena di archivi. Persino pareti e pavimento erano stati tirati a lucido; non erano più dei colori che avevo modo di "ammirare" ogni giorno quando entravo in quella classe di idioti, bensì d'un bianco nebbioso, opaco, a tratti quasi grigio. Scesi dal lettino e percorsi la classe fino ad arrivare alla porta, dopodichè mi affacciai. Sempre la mia scuola, sempre i miei corridoi, quelli che, da brava ritardataria, percorrevo correndo ogni giorno; solo, avevano le sembianze di corridoi da ospedale: archivi e lettini ovunque, medici indaffarati che mi passavano affianco e continuavano a tirar dritto senza guardarmi, come se la mia presenza mancasse. Un ospedale da film horror, era conciato come la mia classe/stanza d'ospedale, sempre quelle pareti di un bianco sporco, sempre quei pavimenti, e quei fili scoperti che facevano capolino dal muro, ma quelli erano presenti anche nella "realtà" dell'edificio scolastico; mi sembrava inoltre che ci fosse un velo di nebbia un pò ovunque. Nebbia. In un ospedale. Si vede tutti i giorni, no? Scaricai la tensione con una sana risata isterica.
Un'infermiera stava correndo nella mia direzione. Pareva avere molta fretta...si avvicinava sempre di più, fino a quando non mi passò attraverso.
Sì, mi passò attraverso.
Cosa stava succedendo? Chi era il fantasma, io o loro? Chissà, magari quell'essere che mi aveva aggredita alle spalle mi aveva piantato un bel coltello tra le costole. Succede.
Iniziai a correre; corsi per tre piani circa, scendevo sempre più in basso, cercavo di guardare attraverso ogni finestra che incontravo, ma oltre le finestre non vedevo niente, c'era tanta nebbia, troppa. Alla fine giunsi al pianoterra e trovai il portone principale, che aprii senza pensarci due volte.
Beh, avrei dovuto pensarci due volte, forse anche dieci. Perchè davanti al paesaggio che mi si aprì davanti, l'ospedale infestato era moooolto meglio.

Un viale, ecco cosa c'era. E dietro di me, il nulla. Chi se l'era mangiata la porta? Boh.
Il viale proseguiva per molti chilometri, almeno a me pareva così, non riuscivo a vederne la fine. Era incorniciato da alberi secchi e spogli, a destra e a sinistra del viottolo, gli alberi erano in fila uno dietro l'altro e avevano dei rami lunghissimi protesi verso il lungo sentiero di asfalto. Il tutto, ovviamente, accompagnato da nebbia. Si sentiva il fruscio del vento in sottofondo...e anche il lieve suono di un carillon. Intravidi uno di quegli archi da giardino, fatto di foglie e fiori, anche quelli un pò sciupati, e lo raggiunsi correndo. Sotto di esso c'era il carillon; lo raccolsi e lo esaminai. Ne avevo uno uguale...quando ero ancora una neonata, mia mamma lo appendeva sempre al mio lettino. Mi piaceva...poi l'ho perso e non l'ho più ritrovato.
Evidentemente è stata una qualche forza esterna a farmelo ritrovare...
Mentre lo tastavo con le mani, notai qualcosa di umido...sangue. Dopo l'iniziale smorfia di ribrezzo, lo agganciai alla cintura dei miei pantaloni e ricominciai a correre, cercando di trovare la fine del sentiero. Ogni tanto mi giravo; e vedevo lo stesso viale...solo improvvisamente "fiorito" e acceso, zero nebbia. Quindi passando rendevo quel posto un giardino migliore? Boh.
Mentre correvo continuavo a sentire quel carillon della malora. Suonava, suonava...iniziava a darmi i nervi, avrei voluto sganciarlo per buttarlo via.
Cercavo di guardare dietro gli alberi, lanciavo sguardi superficiali mentre correvo, e notavo (con un pò di inquietudine) delle ombre che si spostavano velocemente.
Il viale non finiva mai. Mi sembrava di trovarmi in mezzo al nulla. Era quello, l'Aldilà? Come mai non ero in Paradiso? Non ho mai fatto del male a nessuno, mi sono sempre comportata bene, più o meno...ma Dio non vorrà punirmi per delle risse da poco fatte con degli idioti della mia classe? Mi punirà perchè ho dato fuoco ai capelli di MaryAnn Smith? Pensavo si finisse all'Inferno per cose più serie.
Intanto le ombre mi si avvicinavano sempre di più, sempre di più...
Una ragazzina con un lungo vestito bianco ed i capelli neri come la pece mi aspettava alla fine del viale. Era in piedi, con le braccia lungo i fianchi, sotto una specie di gazebo. Perchè era lì? Boh, figo. Finalmente riuscivo a vedere la fine di quella sottospecie di Inferno nebbioso.
Mi avvicinai a lei cautamente...mi ricordava la stessa ragazzina che avevo visto nell'edifico di Wesley. Solo che questa aveva i capelli lunghi fino alle spalle circa, ondulati, tutti attorcigliati intorno alla testa, e parevano anche bagnati.
Esordii con un inopportuno ed ironico "E' il mio biglietto per l'Inferno?"
Lei sollevò di poco la testa e mi guardò negli occhi.
"Io mi chiamo Lily."
"Oh, ciao, 'Lily'. Posso chiederti cosa succede?"
La sua espressione si fece più torva.
"Io mi chiamo Lily.", ripetè con tono più marcato.
"Ehm...l'ho capito. La mia domanda era un'altra."
Sollevò di scatto la testa, i capelli le si spostarono dalla faccia e potei guardarla meglio: era una ragazzina sui 15, aveva gli occhi fondi, non riuscivo a distinguere le pupille nere dalle iridi dello stesso colore. E poi era bianca come un cadavere. Molto probabilmente, lei era un cadavere.
"Io sono Lily!" gridò, prima di spalancare la mascella per farla arrivare quasi a terra e lanciare un urlo prolungato e acuto tanto da farmi appoggiare le mani sulle orecchie per salvare il mio udito.

Riaprii gli occhi e mi "risvegliai" sdraiata sul pavimento. Dietro di me avevo delle casse da frutta vecchie. Sembrava che qualcuno mi avesse preso e mi ci avesse scagliato contro. Mi rialzai e passai la mano dietro i pantaloni, per pulirli dalla polvere sulla quale ero probabilmente atterrata. E poi - magia! - le luci si riaccesero e Xander mi venne incontro.
"Sei stata giù un'eternità, ci stavamo preoccupando. Cosa stavi facendo?" Doveva sembrarmi preoccupato, in realtà però notavo quel suo tipico sorriso ebete, così stupido, eppure mi piaceva così tanto.
"Niente" mi affrettai a rispondere. "Andiamo, su ci stanno aspettando."
Un'altra allucinazione? Dannazione. Si era aggiunto un nuovo obiettivo alla mia non-più-normale vita da 16enne: scoprire l'identità di questa Lily. Forse era tutto collegato, come un puzzle, forse dovevo solo attendere che tutto finisse, o al contrario darmi da fare per riunire i tasselli, chissà. Cancellai momentaneamente la strana avventura stile "American McGee's Alice" per lasciare posto alla notte di Halloween. Nell'anno ce n'è solo una, no?

"Che orrore! Non dirmi che vuoi vedere quella robaccia!"
Normalmente non si dovrebbe giudicare in quel modo, come se non contasse il giudizio degli altri. Normalmente, perchè ci sono casi e casi. E nel caso da cui è derivata la mia espressione sprezzante, ho fatto bene a giudicare.
"E dai, è un film sui vampiri no?" mi rispose fulminea Cordelia, arrivata poco prima con la sua collezione di film che giudico detestabili.
"E quali vampiri brillano al sole? Poi mi sa troppo di Harmony, non se ne fa nulla"
"Capisco il tuo problema. Sei troppo chiusa."
Mi innervosii. "Non è questo il punto, mia cara. Mi hanno rovinato un mito. L'unico lato positivo è che da questo momento ci prenderò più gusto nelle 'Caccie al vampiro' che faccio con Buffy. A proposito, Buffy!" - la chiamai a gran voce.
"Cosa" rispose lei dalla cucina.
"Allarme rosso. Una sedicente scrittrice di nome - come hai detto che si chiama?" (mi rivolsi a Cordelia) "- Ah, una certa Stephanie Meyer ha intenzione di far scendere in basso il mito dei vampiri! Tu che sei esperta, cosa ne pensi?"
Buffy arrivò in poco tempo, scura in viso. "La conosco già. Bwah, che orrore."
Mi girai verso Cordelia per sfoderare il mio sorriso migliore, quasi ad imitare il suo, che in quel momento le era completamente sparito dalla faccia; che goduria.

Passammo altre due ore senza dedicarci alla visione di alcun film, con una scusa mandammo via Cordelia e io raccontai loro delle mie "strane allucinazioni". Almeno loro mi capivano. Promisero di fare tutto il possibile per aiutarmi...restai con loro tutta la notte.
Si, in fondo io li consideravo amici. Non amici tanto per dire, ma amici veri, quelli a cui confideresti tutto.
  
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