Ho ricevuto una recensione. Grazie di cuore. Sant’ Iddio, son rimasto di sasso. Sono quasi commosso. Per
la signorina che ha recensito e che probabilmente sarà delusa dalla nascita di Alek, una piccola rassicurazione: Rolek
c’ è sempre, al 50% ma c’ è.
Himeko era una ragazza che molti
avrebbero definito strana. Non aveva atteggiamenti particolarmente rilevanti,
nessun tratto distintivo ne tantomeno qualcosa che potesse attirare su di sé l’ attenzione della gente. La quintessenza
della normalità.
Forse proprio per questo era tanto chiacchierata: troppo
normale, così tanto da saltare subito all’ occhio.
Di certo poteva essere considerata carina, con quel fascino
indotto dall’equilibrio della sua persona, uno charme che gli studenti del club
artistico avrebbero senz'altro associato alla bellezza delle perfette
proporzioni appartenenti alla scultura classica. Fin da piccola venne cresciuta in un ambiente pieno d’ amore dai suoi
genitori, i quali cercarono fin da subito di insegnarle la bellezza del
suddetto sentimento in tutte le sue sfumature. Lì per lì Himeko
sembrò dare loro ascolto, tuttavia scoprì presto i pesci di liquirizia, facendo
passare in secondo piano, rispetto a quella leccornia, tutte le nozioni
ricevute.
Non capiva l’ amore.
Non è che lo disprezzasse o che lo ritenesse assurdo,
semplicemente non riteneva che la definizione di Himeko potesse contemplare l’ amore. Era come se si
sentisse intrinsecamente
incompatibile con quella ‘cosa’.
Quella mattina si era svegliata male, cadendo dal letto e
dando un’ amichevole facciata al pavimento, assumendo
una posizione alquanto stupida. (pesciotti…)
pensò con un rombo tonante allo stomaco: era da due giorni che non mangiava
pesci alla liquirizia e, dato che la sua paghetta si era estinta in un giorno
solo a causa della moltitudine di comics americani
comprati, non poteva far altro che rantolare, flagellandosi per la sua mancanza
di buon senso.
Qualcuno bussò alla porta della sua camera.
“Allora Himeko, è la terza volta
che ti chiamo e sappilo, il tuo sciopero/ricatto per ottenere i pesci di
liquirizia non funzionerà.” Disse una voce dietro la
porta.
“Si Mamma..” rispose assonnata Himeko.
Si rialzò da terra, si stiracchiò un pochino per sciogliere
i muscoli, emettendo un mugolio di soddisfazione quando sentì le ossa della
schiena scrocchiare.
Aprì la porta trovandosi una bassa signora di circa trent’ anni. Dovette abbassare la testa per guardarla negl’occhi.
“’Giorno mamma” sbadigliò.
“Sbrigati o farai tardi a scuola. Mi chiedo da dove arrivi la tua pigrizia!” rispose la madre con
tono nervoso.
Himeko non se la prese, la capiva.
O meglio, capiva cosa provava dopo aver compiuto uno sforzo di
immaginazione considerevole.
Suo padre era partito per un viaggio di lavoro: un noto
fumettista americano aveva richiesto i suoi disegni per la realizzazione di una
miniserie di supereroi e, dopo uno struggente dilemma degno di Amleto, sua
madre lo aveva convinto ad accettare, assicurandogli che non si sarebbe sentita
sola.
In verità, quando il padre era
assente, sua madre diventava alquanto irritabile ed imprevedibile.
Himeko sospirò e si diresse in
bagno, posizionandosi poi davanti allo specchio per
conversare un po’ con se stessa.
Era davvero lei quella ragazza dai lunghi capelli biondi e
gli occhi scuri? Spesso rimaneva sconcertata davanti allo specchio. Trovava
interessante notare come il suo riflesso non sembrasse appartenerle. Per
questo, passava ogni giorno cinque minuti buoni a controllare le espressioni
facciali, rimanendo sempre dubbiosa..
Dopo essersi vestita rimase per un
attimo rapita dall’ ultimo numero del suo fumetto preferito, lasciato sul
comodino della sua stanza la sera prima: Deadpool. Ne
lesse qualche pagina, dopodiché si accorse di essere tremendamente in
ritardo e così lo richiuse, uscendo di corsa senza nemmeno fare colazione.
(Sembra l’ inizio di un manga o di
una fan fiction) pensò (o al massimo il secondo capitolo).
Ad Himeko
i manga non piacevano per niente, troppi luoghi comuni e gag riciclate.
Apprezzava invece gli esperimenti arditi dei comics,
capaci di creare fantastici personaggi come Deadpool,
Tommy Monaghan, Lobo o Jesse
Custer.
Perciò, se l’ inizio della giornata
assomigliava ad un manga, per Himeko era un pessimo
inizio.
Arrivata in prossimità dell’ edificio
scolastico, sentì chiamare il suo nome. Voltandosi, notò una ragazza molto più
bassa di lei che la salutava freneticamente con la mano. Un po’ imbarazzata per
quel saluto così energico ed espansivo, andò incontro
alla sua amica.
Le ore di lezione scivolarono lentamente, secondo dopo secondo, come se il tempo lavorasse di malavoglia. Fuori
dalla finestra si poteva ammirare lo strano mostro protettore della scuola, una
creatura che Himeko trovava decisamente
antipatica. Si era chiesta più di una volta quale sadico
perverso avesse potuto concepire quell’ aberrazione che suscitava, in
ordine: un pugno in un occhio al buon gusto, un insulto alla scultura ed un
potenziale bersaglio per il martello di Thor.
Finite le lezioni, Himeko si
diresse verso casa, dopo aver gentilmente declinato un invito
al karaoke di alcune sue compagne di classe. Durante il tragitto notò uno
strano figuro intento a canticchiare una canzone straniera, dal ritmo
malinconico. Era un uomo sulla trentina, alto e fin troppo magro. Portava i
capelli lunghi e ricci e vestiva con uno strano abbigliamento da cerimonia, con
tanto di cilindro e papillon.
Chiunque lo avrebbe trovato subito strano, perché quel tizio
stava letteralmente saltellando sul marciapiede, apparendo come una grottesca
imitazione di Gene Kelly in Cantando sotto la pioggia. Oltretutto non pioveva.
Perplessa, guardò quell’ uomo come
se fosse un’ attrazione circense, trattenendo a stento dei risolini quando
quest’ ultimo iniziò a volteggiare sui lampioni con una certa eleganza.
Il matto, sentendo quelle risate soffocate, rivolse lo
sguardo verso la loro fonte, compiendo un ampio e teatrale inchino dal sapore
occidentale.
Himeko ricambiò il bizzarro
saluto, trattenendo a stento le risate.
Quando il buffo incontro ebbe
termine, percorse la distanza che la sperava da casa con molta calma,
ripensando allegramente alla simpatica follia dell’ uomo in cilindro.
Alle quattro del pomeriggio, Alek
era riuscito a terminare le sue commissioni, annotando mentalmente di non fare
mai più affidamento sul suo senso dell’ orientamento.
Si sedette su una panchina a godersi la brezza autunnale, ancora troppo
delicata per poter dar fastidio.
Notò un uomo con uno strano
copricapo, un cilindro, vestito con un abito da cerimonia occidentale. Lo
sconosciuto stava più o meno ballando, sebbene ad Alek tutto apparisse simile ad una rappresentazione
melodrammatica sul prurito e relative contromisure. Agitato da quella presenza
strana, scosso da uno stimolo che non riuscì a riconoscere corse verso casa,
maledicendo il cielo quando per poco non disintegrò una ragazza allo svoltar di
un angolo.
L’ uomo col cilindro, stanco ma
felice del suo danzare, si fermò a
riflettere sulla panchina dove, fino a pochi minuti prima, stava seduto
quell’ eccentrico ragazzo. (Trovato) pensò.
Sfiorò con la punta delle dita la gardenia che portava nell’ occhiello, guardando quel bellissimo fiore con sguardo
nostalgico, rimanendo assorto nei suoi pensieri, mentre rimembrava la sua
patria, l’ Italia.
Rimase fermo per ore, come spesso gli capitava prima di un lavoro.
Doveva raggiungere uno stato di perfetta concentrazione, avere al proprio
servizio ogni nervo del suo corpo, per non sbagliare, non mancare il bersaglio.
Notò a stento il gruppetto di teppisti che lo aveva
accerchiato. Non capiva molto bene il giapponese gergale, tuttavia notò nelle
loro facce un’ ombra di derisione.
Senza fretta indossò un paio di guanti neri di pelle.
Quei ragazzi poterono solo pregare.
Spazio autore
Non fregherà a nessuno. Pazienza. Scrivo lo stesso.
Ispirazioni principali per i personaggi.
Si, lo so, solitamente questi spazi
andrebbero inseriti in caso di grande successo della storia e dei personaggi,
tuttavia.. “kissenehfregah” direbbe affettuosamente
il buon vecchio Lobo.
Alek: Sembrerà una roba da
Mary/Gary/Jary/Boh.. Sue,
tuttavia Alek è principalmente basato su me stesso.
Mi piace moltissimo vestire elegante con annesso il borsalino,
forse l’ unica cosa per cui nutro un interesse
affettivo. L’ unica differenza è che io sono sette
centimetri più basso (183cm), sono muscoloso ma non a livelli osceni e porto
gli occhiali. Per il resto risulto pirla allo stesso
modo del personaggio.
Himeko: nessuna fonte in
particolare, a parte la mia passione per i pesci di liquirizia ed i fumetti americani. Il nome l’ ho
scelto a caso, non so cosa diavolo voglia dire.
Misterioso e, tranquilli, utile alla trama, uomo col
cilindro: il mio personaggio prediletto, di cui svelerò il nome tra qualche
capitolo. L’ ho creato basandomi su due personaggi: il
soggetto descritto dalla canzone “vecchio Frac” di Domenico Modugno e Magent Magent, antagonista
secondario nel manga Steel Ball Run.
Note: Per chi non conoscesse i personaggi americani citati
da Himeko, una breve lista
Deadpool: “The merch
with a mouth” abile e logorroico mercenario, dotato di fattore rigenerante e
consapevole della sua natura fumettistica
Tommy
Monaghan: detto “Hitman”, killer irlandese residente a Gotham City.
Dopo un attacco alieno ha ricevuto vista a raggi X e telepatia. Famoso
per il suo humour e per lo spessore del suo personaggio, mai banale e sempre coinvolgente
Lobo: lo sgrammaticato e violento
metallaro alieno cacciatore di taglie, famoso per averle suonate a Superman e
per avere ammazzato con armi batteriologiche di sua creazione tutto il
suo pianeta. Tra le sue vittime troviamo persino Babbo Natale.
Jesse Custer: protagonista di Preacher, serie scritta da Garth Ennis, già autore di Hitman. Ex pastore di una piccola comunità del texas, Jesse si è ritrovato fuso
con Genesis, figlio di un angelo ed
una diavolessa, potente quanto Dio stesso.
Thor: Lo conosce persino mia madre Thor. Non credo ci sia
bisogno di stare a spiegare chi sia.