Eravamo
dentro la cucina, l'unico rumore che aleggiava nella stanza era
quello dei sacchetti di plastica che venivano svuotati. Non era un
silenzio pesante, semplicemente ognuno di noi stava assimilando
quello che era successo, o almeno, io lo stavo facendo. Le parole di
Bella continuavano a rimbombare nella mia mente, lei mi voleva al suo
fianco. Non avrebbe permesso che io mi allontanassi da lei.
Mi
voleva con sé anche dopo... e di nuovo quell’incredibile
sensazione deliziosa mi pervase.
C'era
però un piccolo e insignificante particolare, anch’io non
desideravo andarmene da lì.
<<
Abbiamo finito. >> Esordì chiudendo l'ultimo cassetto,
strappandomi dai miei pensieri.
Mossi
le labbra creando un sorriso di circostanza. << Bene, credo
però che adesso tu debba riposare. Hai fatto parecchio movimento
oggi. >>
Incrociò
le braccia sotto il seno e mi fissò scettica. << Senti, non
sono malata, sono incinta. Sto bene e non intendo fermarmi. >>
<<
Ma.. >>
<<
No, niente “ma”. >> Mi zittì sollevando una mano. <<
Niente discussioni, quando mi sentirò, stanca te lo dirò. Ma fino
ad allora, non ho intenzione di cambiare nulla della mia vita. >>
Era
cocciuta e testarda, avevo il sentore che se avessi provato a dire
qualcosa mi avrebbe incenerito con lo sguardo, ero fortunato che gli
esseri umani non potessero farlo. << Va bene. >> Sospirai
arrendendomi, per il momento.
Scoprii
che in quella casa non esisteva un orario definito, il pranzo poteva
avvenire a mezzogiorno come alle quattro del pomeriggio. Le mie notti
erano divise fra il vegliare il sonno di Bella e la caccia. Mi
piaceva quel tran-tran che aveva preso la mia immortalità, passarono
così due settimane dal mio arrivo, sorrisi pensando che fra pochi
minuti Bella si sarebbe svegliata, avevo preparato la colazione, quel
giorno la futura mammina avrebbe affrontato la sua prima visita.
Sospirai, Bella non sapeva ancora che le avevo fissato un
appuntamento dal medico.
Osservai
tutto quello che avevo preparato e mentalmente cominciai a fare il
conto alla rovescia, quando arrivai allo zero, Bella comparve in
tutta la sua sonnolenza.
<<
Buon giorno. >> Le andai incontro, era già un miracolo che non
fosse caduta per le scale, le spostai la sedia e la feci accomodare.
<<
'giorno >> Bofonchiò sbadigliando. Era davvero buffa, i suoi
capelli erano molto simili a una balla di fieno, gli occhi
sonnacchiosi erano ancora velati dai sogni che l'avevano accompagnata
in quelle ore di riposo.
<<
Dormito bene? >> Domandai porgendole una buona spremuta
d'arancia e un paio di fette tostate con marmellata.
<<
Mmm... >> Fu tutto ciò che mi rispose addentando le fette.
Avevo
bisogno di parlarle, << Bella >> volevo intavolare il
discorso, ma non avevo la più pallida idea di come l'avrebbe presa.
Ospitare un vampiro era un conto, ma ospitarne tre era un'altra
storia. Presi coraggio. << Pensavo che sarebbe più giusto per
te avere una compagnia femminile, oltre la mia. Poter parlare con
un'altra donna, potrebbe farti bene, senza contare che Rosalie
potrebbe aiutarti in alcune situazioni dove io non potrei... >>
Mi stavo incartando da solo e il suo sguardo che cercava di capire
cosa stessi dicendo non mi aiutava di certo.
<<
Cosa stai cercando di dirmi? >> Domandò cauta, poi spalancò
gli occhi. << Vuoi andartene?! >> Il suo battito aumentò
la frequenza.
<<
No! No! Certo che no. Solo pensavo che la presenza di Rosalie
potrebbe aiutarti in alcune situazioni, ecco. >> Mi passai la
mano nervoso fra i capelli. Ma perché doveva essere così
complicato?!
Rimase
in silenzio per qualche secondo. << Quindi non vai via? Ho
capito bene? >>
Annuii
serio. Certo che non andavo via. Non mi sarei mai allontanato da lei
e dal piccolino che cresceva nella sua pancia. Chissà quali
catastrofi si sarebbero abbattute su di loro se mi fossi anche solo
permesso di allontanarmi un attimo! No, decisamente la mia presenza
era essenziale qui. << Non è nei miei piani andarmene via,
Bella. >> Queste mie parole sembravano avere un effetto
calmante sul suo cuore.
Respirò
con più calma. << Quindi, Rosalie verrà qui per aiutarmi con
le faccende “femminili”. >> Aggiunse con un tono più
sollevato.
<<
Esattamente. >>La tensione che avevo provato poco prima se ne
stava andando. << Saranno lei ed Emmett. >> La vidi
corrugare la fronte, stava riflettendo. << Non ti saranno di
disturbo. >>
Sbatté
le ciglia concentrando la sua attenzione su di me, un ampio sorriso
le apparve sul volto. << Non ti preoccupare pensavo solo di
riordinare la stanza del terzo piano. >> Indicò in alto con
l'indice. << E' una vita che non salgo, ci sarà parecchio
lavoro. >>
<<
Tu non farai nulla, ci penserò io. >> Stava per ribattere, ma
le misi una mano davanti al volto. << No, niente discussioni.
Tu sei incinta e devi fare poco sforzo. >> Stava ancora
cercando di controbattere. << Bella, per favore. >>
Si
lasciò andare contro lo schienale della sedia, finendo in silenzio
la sua fetta tostata. << Lo posso prendere per un si? >>
Domandai cauto.
Il
suo grugnito mi fece sorridere. << Lo prendo per un sì. >>
Ridacchiai sentendomi più leggero.
Adesso
dovevo solo portarla dal medico... era un'altra impresa titanica da
affrontare. << Ehm Bella >> I suoi occhi si posarono
nuovamente su di me. Mi sentivo risucchiato dentro. Ero più che
certo che verso di me, avesse uno sguardo speciale. Ed io mi sentivo
felice di questa sua concessione.
<<
Dimmi. >> Aveva un tono sospettoso, e aveva ragione.
Sorrisi
cercando di giocare bene le mie carte. << Oggi andiamo a fare
un giro? Che ne dici? >> Osservammo quasi in contemporanea il
tempo fuori dalla finestra, il cielo era grigio, le nuvole cariche di
pioggia pronta a scendere in qualunque momento.
Un
dito affusolato di Bella si mosse indicando appunto i nuvoloni. <<
Fuori? Con questo tempo? >>
<<
Sì. >> Sorrisi nuovamente e il suo cuore batté un po' più
veloce. << Fidati, ti piacerà. >>
Sospirò.
<< Detesto le sorprese. >> Mugugnò. << Ma di te,
mi fido. >> Aggiunse finendo la colazione.
E
di nuovo quella sensazione rinvigorente prese posto prepotentemente
nel mio corpo. Avevo la sua completa fiducia. Era un’emozione e una
sensazione unica. << Ti ringrazio. >> Le dissi sincero e
lei capì.
Esattamente
quarantadue minuti dopo eravamo saliti sul suo pick up rosso
malandato. Ero riuscito ad avere il possesso delle chiavi di
quell'aggeggio infernale e adesso stavo guidando verso l'ospedale del
paese, dove un medico ci stava attendendo per fare la prima visita di
controllo.
Gli
occhi di Bella continuavano a guardare fuori dal finestrino. <<
Edward, perché stiamo prendendo questa strada? >>
Adesso
forse potevo dirglielo, visto che non avrebbe potuto saltare giù dal
pick up in movimento. << E' arrivato il momento di fare la
prima ecografia, sei alla dodicesima settimana. >> Sorrisi un
po' teso osservandola con la coda dell'occhio.
Isabella
si era bloccata, era rigida come un pezzo di legno. << Bella?
>> Provai a chiamarla, cominciando a pensare di aver fatto una
pessima scelta. << Bella? >>
La
sentii deglutire e notai due lacrime scendere dai suoi occhi. <<
Bella! >> Esclamai fermando immediatamente la macchina. Che
stupido! L'avevo ferita. Come avevo potuto essere così insensibile?!
Mi voltai verso di lei prendendole il volto fra le mani fredde. <<
Bella! Ti prego, scusami, non pensavo di ferirti. >> Mi sentii
morire dentro quando si scostò dalla mia presa, e mi sentii ancora
peggio quando allontanò le mie mani che tentavano di sfiorarle la
guancia striata dalle lacrime.
Era
così che si sentivano gli esseri umani respinti e colpevoli?
Probabilmente sì. Mi sentivo veramente malissimo e quel che peggio,
probabilmente avevo anche rotto quel legame sottile che avevamo
creato in questi giorni. Come avevo potuto essere così stupido?!
La
sensazione di malessere si fece da parte quando mi trovai fra le
braccia una piangente Isabella, che versava fiumi di lacrime contro
la mia maglietta blu. Istintivamente le mie braccia l'accolsero e la
strinsero gentilmente, cullandola.
<<
Grazie... >> Sussurrò piano. << Grazie... >>
E
di cosa? Di averla fatta piangere? Stavo per porle la mia domanda,
quando mi trovai a pochi centimetri da quegli occhi luminosi. <<
Grazie Edward, hai avuto un pensiero bellissimo. >> Mi sorrise
piano. << Ti stai preoccupando per me e per il mio bambino. >>
Prese un piccolo respiro. << Grazie. >> E le sue labbra
si appoggiarono gentili sulla mia guancia.
Aprii
più volte la bocca, volevo dire qualcosa, qualunque cosa, ma la mia
mente era completamente fuori uso.
Bella
ridacchiò, forse capendo il mio stato. << Ho shockato un
vampiro. >> E si aggrappò nuovamente alla mia povera
maglietta, ridendoci contro.
Era
una scena che aveva decisamente del comico, per fortuna Emmett e
Rosalie non erano lì.
Dentro
all'ospedale fummo accompagnati nel reparto, dove ci attendeva la
ginecologa con le apparecchiature pronte all'uso.
<<
Buon giorno. >> Ci accolse gentilmente. << Allora, pronti
per vedere il vostro bambino? >>
Il
vostro bambino? Mi sarebbe piaciuto avere un figlio, ma questo non mi
era purtroppo concesso, i morti non potevano avere figli. Quello che
invece mi stupii fu la reazione di Bella. Non aveva negato, né aveva
posto obbiezione... probabilmente non aveva fatto caso alle parole
della donna.
Nonostante
avessi letto centinaia di manuali sull'argomento, avessi due lauree e
Carlisle fosse medico, quando vidi nello schermo il piccolo esserino
non più grande di un fagiolo mi sentii ebbro dalla gioia. Quel
piccolino che stava crescendo dentro Bella era una nuova vita. Dovevo
proprio avere una faccia da ebete, eppure, sentii la mia gioia
aumentare quando la mano di Bella si strinse nella mia, intrecciando
le sue dita calde e affusolate con le mie.
I
suoi occhi mi osservarono felici, così come il suo sorriso, genuino.
<<
Bene, direi che è tutto a posto. >> Esordì la dottoressa,
salvando e stampando le immagini di quel prodigio della vita. <<
Siete liberi. >> Ci sorrise sempre gentile. << Ci vediamo
fra un paio di mesi. >>
Bella
si pulì la pancia dal gel e si sistemò i vestiti, scese dal lettino
ed io fui subito al suo fianco. << Pronta? >> Le domandai
porgendole il braccio che fu preso senza nessun problema.
<<
Prontissima. >>
Varcammo
la soglia dell'ospedale sorridendo come due scemi, commentando quelle
foto che la dottoressa ci aveva dato.
Era
tutto perfetto, almeno finché non si affacciò nella mia mente un
pensiero insistente.
Isabella
Swan è incita! Questa si che è una notizia!
Mi
fermai proprio di fronte al pick up rosso, sentivo gli occhi di Bella
su di me, esprimevano una muta domanda. << Credo che abbiamo un
problema. >> Le dissi indicandole con lo sguardo poche file
dopo di noi la macchina di Jessica Stanley allontanarsi.
<<
Cosa? >> Mi domandò con voce titubante.
<<
Lei sa del tuo stato. Non passerà molto prima che tutti sappiano che
sei incinta. >> Le dissi osservandola serio. Ma questo per me
era un problema poco importante, quello che mi interessava era sapere
come avrebbe reagito Mike-Verme-Newton a questa notizia... e se fosse
tornato da Bella? Lei lo avrebbe ripreso con sé?
La
mano di Bella sfiorò la propria pancia, era pensierosa, avrei dato
tutto quello che possedevo per conoscere i suoi pensieri.
<<
Mi dispiace. >> Mormorò piano.
Corrugai
le sopracciglia. << Di cosa? >> Non capivo...
<<
Crederanno che sei tu il padre... oppure penseranno giustamente a
Mike. >> Sollevò lo sguardo verso di me.
<<
E ti dispiacerebbe se credessero alla prima possibilità? >> La
domanda mi era saltata in bocca ancora prima che potessi collegare il
cervello. Vidi i suoi occhi spalancarsi ed io mi sarei volentieri
amputato un braccio.
Il
rossore sulle sue gote aumentò a dismisura, stavo per scusarmi per
la mia domanda poco galante, quando lei mi precedette. << No...
non mi darebbe fastidio... e a te? >> La sua voce era flebile.
<<
No. >>
Era
una sorta di accordo silenzioso il nostro, entrambi eravamo
fortemente imbarazzati, ma quello che per me era importante è che
avevo il benestare di Bella per far parte della vita di questo nuovo
bambino.