Capitolo
tredicesimo
Ted
guardava compiaciuto e con la testa leggermente inclinata di lato la
copia di Bonnie.
Aveva fatto proprio un bel lavoro, non c’era
nient’altro da dire se non che era stato tutto perfetto.
Certo quello stupido vampiro lo aveva spiazzato con le sue
farneticazioni su matrimoni e nomi cinesi, era vero che aveva studiato
la vita di entrambi, ma aveva solo cercato e visto quello che
più gli interessava per creare le sue illusioni, mica si era
preso il disturbo di setacciare ogni minima parte della loro miserabile
vita, però se l’era cavata alla grande comunque
cambiando discorso e focalizzandosi sul colpo di grazia da dare al
vampiro.
E la reazione dei Damon era stata
così…così….
Oh accidenti, non c’erano parole belle abbastanza per
esprimere come era stata la reazione del vampiro.
Sublime? Meravigliosa? Estasiante? No, erano parole troppo misere per
quel contesto, non riuscivano nemmeno lontanamente ad esprimere quello
che aveva provato Ted quando aveva visto il vampiro e tutta la sua
sicurezza accasciarsi al suolo completamente privo di forza, privo di
speranza, privo di tutto.
- Già! Ora
prova a riprenderti da questo! - pensò Ted
sorridendo mentre dava uno sguardo veloce e carico d’ odio
alla sfera che mostrava ancora l’immagine di Damon a terra.
- Ma adesso basta Ted!
Hai ancora altro lavoro da fare, non crogiolarti troppo nella tua
vittoria! - lo rimproverò la voce della sua
razionalità.
E aveva ragione: Ted aveva un’altra cosa da fare.
Guardò un’ultima volta la copia di Bonnie e poi
schioccò le dita, mentre la copia si dissolveva nel nulla.
- Incredibile! Tanta
fatica e tanto Potere per farla e poi usarla a dovere, quando bastano
meno di due secondi per farla sparire! -
pensò Ted un attimo prima di spostare la sua attenzione
sulla figura identica a Damon.
La copia era sempre lì, davanti a lui, dove era stata
tutto il tempo da quando era stata creata, e
dopotutto….dopo sarebbe potuta andare?
Ted già pregustava il momento in cui anche la strega sarebbe
stata annientata e da quella che sembrava essere la persona che amava
di più sulla faccia della terra.
Doveva ammettere che infondo, ma molto infondo, gli dispiaceva un
pochino ridurre così la strega.
Insomma, il vampiro se lo meritava eccome il trattamento che gli era
stato riservato, e non solo per come aveva trattato Ted o per
l’aria di superiorità che lo mandava in bestia, ma
proprio perché era un vampiro.
Ted odiava i vampiri molto più di quanto odiasse tutte le
atre creature oscure.
Non avevano diritto alla vita.
Erano dei morti che camminavano disseminando altra morte e altro dolore.
Erano degli abomini che invece di starsene dove dovevano stare,
cioè tre metri sotto terra, pretendevano di andarsene in
giro ad uccidere senza che nessuno facesse nulla.
No, Ted non lo aveva mai accettato.
Per lui quello che era morto, era morto e basta.
Potevano passare i licantropi, che sì uccidevano, ma per lo
meno erano vivi.
Potevano passare anche i fantasmi che sapevano di essere morti, ma non
pretendevano nulla, anzi spesso cercavano qualcuno che li aiutasse ad
andarsene definitivamente.
Ma i vampiri no.
Loro erano gli esseri più viscidi che Ted avesse mai visto,
erano morti, ma non se ne curavano, anzi, facevano in modo da
mischiarsi con i vivi, soggiogarli e imbrogliarli solo per poi bere da
loro ciò che gli dava più forza, più
forza per continuare a mischiarsi, a soggiogare e ad imbrogliare.
Era ignobile.
Ma questo riguardava Damon, la strega non c’entrava nulla.
L’unica colpa di Bonnie era che non riusciva davvero a capire
cosa fosse Damon, o comunque lo capiva ma non se ne importava, lei non
dava importanza al fatto che lui fosse morto e che dovesse continuare
ad esserlo senza andarsene tranquillamente in giro.
No, questo a Bonnie non importava, anzi lei proteggeva il vampiro, lo
amava, lo baciava, si donava lui anima e corpo e forse voleva
addirittura diventare come lui un giorno per potere andarsene in giro
insieme a succhiare sangue per l’eternità come se
fosse la cosa più normale e ovvia del mondo.
Ma adesso il problema stava per essere risolto, perché ci
avrebbe pensato lui, Ted, a mettere le cose a posto e ad aprirle gli
occhi, l’avrebbe fatta soffrire, ma poco importava, tanto,
prima o poi, sarebbe passata.
- Bene è ora
che il gioco riprenda - si disse.
Come poco prima, si rimise le mani sulle tempie e in poco tempo una
sorta di luce, ma questa volta oscura avvolse la copia di Damon che
lentamente scomparve.
Ted continuò a tenersi le dite premute ai lati della testa
per continuare a tenere tutto sotto controllo, anche
l’entrata di Damon, perché la strega non doveva
vedere come arrivava, doveva sembrare che fosse apparso da nulla e
senza il minimo rumore, come farebbe un vampiro vero, altrimenti se lei
avesse visto la luce che lo avvolgeva forse avrebbe capito qualcosa
senza lasciarsi trarre in inganno.
Bonnie se ne andava tranquillamente in giro per il Labirinto, a volte
proseguiva persino saltellando come una bambina tanta era la gioia che
aveva dentro.
Il suo sesto senso la stava avvertendo che, in qualche modo, era molto
vicina al centro e quindi molto vicina anche a Damon, e questo la
rendeva ancora più euforica.
Sapeva che una volta raggiunta la meta non sarebbe stata comunque una
cosa piacevole, perché c’era Ted da affrontare, ma
questo non riusciva proprio a guastarle l’umore.
Ora sentiva dentro di sé la forza, sentiva che avrebbe
potuto spaccare una montagna se fosse servito a raggiungere Damon.
Ma la cosa più eccezionale di tutte era che sentiva anche di
non essere cambiata per niente, di essere sempre la stessa Bonnie di
prima e questo significava che si era fatta un sacco di paranoie per
niente, perché la forza di combattere lei l’aveva
sempre avuta, lei non era debole, lei poteva farcela.
La sua felicità era alle stelle, anche se pensare poco prima
a Ted l’aveva un po’ scossa.
Non aveva paura perché sapeva che con lei ci sarebbe stato
Damon quando avrebbe rivisto lo stregone, ma quel Ted proprio non le
piaceva, non le era mai piaciuto, ma dopo tutto quello che le aveva
fatto e dopo chissà cosa aveva fatto a Damon,
lei….insomma, non solo non le piaceva, lei lo detestava,
anzi no, lei non lo detestava, lei lo odiava proprio, di un odio puro e
irrazionale.
Sapeva bene che Damon voleva uccidere Ted, ma questo non le creava
alcun problema anche se Ted pur essendo uno stregone era comunque un
umano.
No, per lei non c’erano problemi se Damon lo ammazzava
atrocemente, anzi forse poteva addirittura dare una mano se ce ne fosse
stato bisogno.
L’unica cosa che le interessava ora era fare in modo che Ted
lasciasse liberi gli altri da quel sonno magico in cui li aveva
indotti, ma naturalmente la sua massima priorità era
ritrovare Damon.
Con lui Bonnie sentiva di poter fare qualsiasi cosa, sentiva di essere
invincibile, l’importante era che lui stesse al suo fianco e
non l’abbandonasse mai.
Mentre era persa nei suoi pensieri, Bonnie avvertì una sorta
di vento gelido provenire dalle sue spalle e istintivamente si
voltò indietro.
Tutto sembrava a posto, non c’era niente e non
c’era nessuno.
Dopo un attimo di spavento Bonnie trasse un respiro profondo e
tornò a voltarsi nella direzione dove stava andando poco
prima, ma restò completamente immobile per la sorpresa e
l’incredulità.
Davanti a lei, a non più di due metri, c’era Damon.
Bonnie non riusciva a muoversi tanta era la felicità che la
invase completamente.
L’unica cosa che riuscì a fare fu lasciare libere
le lacrime che le vennero istantaneamente agli occhi.
Erano lacrime di gioia, di pura gioia, di una gioia tanto grande come
lei non aveva mai provato.
Damon era lì e la guardava.
Bonnie si asciugò frettolosamente le lacrime e, ancora
troppo scossa per riuscire a muoversi, alzò semplicemente la
testa per far scontrare i loro sguardi, ma subito capì che
qualcosa non andava.
Lui la guardava e lei lo guardava, ma non era come al solito, gli occhi
di Damon non erano come al solito.
Era difficile per chiunque scorgere qualcosa negli occhi neri di Damon,
ma per lei era diverso.
Ogni volta che lo sguardo di Damon si posava su di lei, Bonnie vedeva
come una scintilla, come una luce che rischiarava quel buio.
Negli occhi di Damon, Bonnie ci vedeva le stelle più
luminose, ci vedeva i diamanti più preziosi, ci vedeva il
sole.
Più volte aveva cercato di spiegarlo alle sue amiche o a
Stefan, ma nessuno di loro era mai riuscito a confermare quelle sue
affermazioni, perché per loro gli occhi di Damon erano neri
e basta, neri come la pece, a volte addirittura spaventosi tanto erano
neri, e non capivano davvero come lei potesse dire di vederci
addirittura il sole.
Ma Bonnie quella luce la vedeva davvero.
Ricordò che allora mise tutta se stessa e la sua attenzione
per riuscire a svelare quel mistero, il mistero degli occhi di Damon.
Era davvero poco tempo che Chen era morto e per via di quella specie di
periodo di prova di sei mesi a cui erano stati sottoposti, lei e Damon
passavano davvero un’infinità di tempo con Stefan
e gli altri al pensionato.
Lei era tutta presa da questa sua specie di missione e passava tutto il
tempo a guardare Damon e a guardare come lui guardava gli altri e come
lui guardava lei.
Passò così circa una settimana prima che lei
capisse.
Quando Damon guardava qualcun altro, chiunque altro, i suoi occhi erano
spenti, bui, neri ed impenetrabili, ma quando guardava lei era tutta
un’ altra storia, quando guardava lei c’erano
davvero le stelle, i diamanti e il sole nei suoi occhi, e fu solo
allora che Bonnie capì che quella luce era una luce che
Damon riservava solo a lei, forse inconsapevolmente, ma era
così.
Dopo un po’, Damon, che non era stupido, le fece notare che
si era reso conto che lei stava sempre lì a fissarlo e volle
sapere il perché.
Bonnie, imbarazzata, confessò tutto e gli disse pure della
conclusione a cui era arrivata.
Damon le sorrise e l’abbracciò, mentre con un
sussurro tra i suoi capelli le disse: “E ti ci è
voluto tutto questo studio per capirlo? A me sembrava abbastanza ovvio,
streghetta!”.
In quel momento Bonnie capì di aver avuto ragione tranne che
per una cosa: la luce negli occhi di Damon c’era solo quando
lui guardava lei, questo era vero, ma non era vero che lui ne era
inconsapevole, anzi, lui lo sapeva eccome, ma non gli importava e
illuminava il suo sguardo solo per lei, per invitarla a guardare la sua
anima, a toccarla e farne quella che più desiderava.
Per Bonnie quella era la caso più bella del mondo e la
più romantica, ma adesso era diverso.
Il Damon davanti a lei era diverso.
Nei suoi occhi non c’era luce, non c’erano le
stelle, non c’erano i diamanti e non c’era il sole.
I suoi occhi erano neri ed impenetrabili, come se stesse guardando un
estranea.
“Damon…Damon che ti succede?” - chiese
Bonnie con voce tremante.
“Niente!”
- le rispose Damon mentalmente e con una voce che dava i brividi tanto
era fredda, tagliente e distaccata.
“Come sarebbe a dire niente? Damon sei strano! Cosa
succede?” - chiese Bonnie dopo aver fatto appello a tutto il
suo coraggio: aveva come l’impressione che stava per
succedere qualcosa che non le sarebbe piaciuto per niente.
“Ascoltami
bene strega, perché non mi ripeterò due volte!”
- cominciò lui.
- Strega? Damon non mi
chiama mai strega! Lui mi chiama streghetta, ma lo fa con affetto come
a prendermi in giro e a me piace, ma non mi ha mai chiamato strega e
con quel tono poi….sembrava…..Oddio che sta
succedendo? - pensò Bonnie in preda al panico.
“Io me ne
vado!” - annunciò Damon.
“Cosa? Che significa? Come sarebbe che te ne vai?”
- disse Bonnie quasi urlando.
“Sarebbe che
me ne vado! Mi sono stancato di tutta questa storia, della magia, del
Labirinto, ma più di tutto mi sono stancato di dover sempre
rischiare di morire per te, mi sono proprio stancato di te!”
- disse Damon.
“C-Che vuoi dire?” - chiese Bonnie sperando che lui
intendesse dire qualcosa di diverso da quello che lei pensava e che
semplicemente avesse sbagliato ad esprimersi.
“Esattamente
quello che pensi! Avanti, Bonnie, tu hai davvero pensato che io ti
amassi? Io? Se lo hai pensato sei stata un tantino arrogante, credi di
essere davvero così speciale da riuscire ad imbrigliare me?
Lo ammetto, è stato divertente con te, è stato
qualcosa di decisamente diverso dalla solita routine, lo definirei un
esperimento interessante, ma adesso mi sono stancato. Già
una volta ho rischiato di morire, ma andava bene perché
eravamo agli inizi e dovevo conquistarti, ma adesso no, adesso mi sono
stancato, quindi….” -
lasciò in sospeso Damon.
“Quindi?” - chiese Bonnie con un filo di voce.
“Quindi…
addio ragazzina, io me ne vado, ma è stato un vero piacere
averti!” - finì lui prima di
scomparire nel nulla.
E dopo quelle parole il cuore di Bonnie si spezzò
definitivamente andando in milioni, anzi miliardi di pezzi.
Bonnie restò lì, con lo sguardo perso nel vuoto,
non aveva la forza per fare nulla, neppure per piangere cosa che di
solito le riusciva più che facilmente.
Era tanto sconvolta che non si accorse neppure che Damon era sparito,
lo capì quando non sentì più la sua
voce nella sua testa.
Lui se ne era andato, l’aveva abbandonata, non la aveva mai
amata, era stato tutto un imbroglio, un esperimento come lo aveva
chiamato lui e adesso si era stancato.
Non si accorse che era caduta a terra fino a che non sentì
il suo viso schiacciato contro il pavimento.
Pensò che forse si era fatta male con la caduta, che forse
stava sanguinando, che forse doveva sentire dolore, ma era tutto
inutile, era diventata completamente insensibile a tutto.
Non sentiva nulla, nulla eccetto i pezzi del suo cuore che si
dissolvevano all’interno del suo stesso corpo, ma non se ne
curava.
A cosa le serviva un cuore se lui non c’era?
Non sarebbe mai più stata in grado di amare, ma questo non
la preoccupò, non la turbò, non la
spaventò.
Bonnie ormai non sentiva più nulla.
NOTE:
Ciao a tutti!
Come và? A me tutto abbastanza bene fatta eccezione per il
caldo che proprio non sopporto.
Ecco il nuovo capitolo con cosa succede a Bonnie.
Ted è stato proprio un bastardo con questa storia delle
copie.
Comunque sperò vi piaccia anche perchè siamo
quasi in dirittura d'arrivo.
Grazie per le recensioni e anche a chi legge soltanto.
Mi raccomanodo, come sempre...ditemi sinceramente cosa ne pensate!
Recensite...recensite...recensite....BACIONI..IOSNIO90!
|