«In All but Blood»
Guerra
- Capitolo 23° -
Quando Deidamia
andò nelle stanze di Achille e le fu detto che era in bagno,
lei disse che lo avrebbe visto in ogni modo. Stava per perdere la
pazienza. Pensava che ci fosse un qualcosa di estremamente regale
nell'insistere per vedere qualcuno senza avere alcun riguardo per gli
impegni degli altri, per questo voleva che gli altri la vedessero in un
atteggiamento regale e irremovibile. Ma poi le venne in mente che
Achille non avrebbe avuto neanche un vestito addosso, e gli unici
ragazzi che aveva visto nudi avevano meno di cinque
anni.
Provò a
vedere quel fatto sotto una luce diversa. Lei non aveva mai visto un
uomo nudo. Conosceva la ragione per questo, non poteva poi essere
chissà cosa. Dopotutto, non era come per Pandora e il suo
divieto di aprire quella scatola. Così si alzò in
piedi, cercò di trattenere la sua risatina, ed
entrò dentro.
Achille non si
voltò immediatamente quando lei entrò, e per un
momento Deidamia si sentiva felice per non essere stata scoperta. Ma
poi lui disse, "Cosa vuoi? Hai almeno il permesso di essere qui?"
"Non ho il permesso di
andare in giro per il mio palazzo?"
"Non è il
tuo palazzo, è di tuo padre. Ti pelerebbe viva," disse,
voltandosi per guardarla con la coda dell'occhio. "Considerando il
fatto che sono in bagno. Nudo."
"Pelerebbe te," disse,
sorridendo. "Sono la sua piccola bambina. E non è che mi
interessi poi molto il tuo abbigliamento."
Si alzò e
fece risuonare i suoi capelli, mentre gli cadevano in avanti. Non li
aveva tagliati più del necessario da quando era arrivato.
Non era giusto, pensò lei, che un ragazzo avesse dei capelli
così belli. Guardandolo, si rese conto che aveva i segni
dell'abbronzatura, e si chiese quando era riuscito a uscire fuori senza
essere scoperto. Quando si girò, i suoi occhi caddero subito
in basso, e si dovette sforzare per farli risalire quando si rese conto
di quello che stava facendo. Lui intanto la guardava con due occhi
divertiti. Prese i suoi vestiti di fianco alla
vasca.
"Non mi hai ancora
detto perchè sei qui," disse lui.
"Sono venuta solo per
dirti..." fece una pausa, non essendo sicura di cosa dire. "...che...la
Grecia sta per andare in guerra."
"La Grecia
è sempre in guerra."
"No, tutta la Grecia.
Si sono alleati," disse Deidamia, non riusciva a credere che cosa aveva
appena sottinteso lui—Achille non sapeva, e lei gli stava
davvero dicendo qualcosa di nuovo. "Il principe di Ilio, Alessandro,
è fuggito con la regina di Sparta. La maggior parte dei re
devono, lo hanno giurato."
Lui fece una pausa, ma
non la perdeva d'occhio.
"E tutto questo cosa
c'entra con me?" chiese. "Non è che vada da qualche parte."
"Non lo so," lei
disse. "Dimmelo tu. Pensavo che ti sarebbe potuto interessare."
Achille strinse la sua
cintura—non stava indossando un vestito, e Deidamia
trovò il fatto abbastanza ridicolo in primo luogo; che non
era costretto a rimanere nelle sue stanze—e la
sfiorò quasi mentre passava oltre.
"Dovresti andare," le
disse. "O ci troveremmo entrambi in un serio
problema."
~*~
Fenice
trovò il suo onere seduto su una terrazza, mentre guardava
il mare, come se potesse vedere casa sua se si fosse impegnato molto.
Era impossibile in una giornata limpida, e quel giorno era freddo e
grigio. Fenice sospirò. Achille era cresciuto sempre
più distante, aveva smesso di prendersi cura di se stesso
come avrebbe dovuto; era magrolino, i suoi capelli spesso erano
afflosciati e sporchi, il colorito che aveva di solito sul viso se
n'era andato.
"Achille." Il giovane
non si voltò. "Questo deve finire, Achille."
"Che cosa?"
"Sai di cosa parlo. Tu
desideri qualcosa fuori dalla tua portata."
"Chi lo dice?"
Fenice
aggrottò le ciglia. "Hai mai considerato la
possibilità di non rivederlo mai più?" chiese,
avvicinandosi a lui. "Presto andrà in guerra. Le persone
muoiono in battaglia.
"Lui non
morirà," disse Achille, una piccola traccia di impazienza
nella sua voce. "È troppo bravo per fare una cosa simile."
"Io ho ragione e lo
sai." Fenice si voltò a guardarlo, ma desiderò
subito non averlo fatto. Riuscì a intravedere una singola
lacrima scendere giù dal viso di Achille, e quella vista lo
innervosì. Si girò dall'altra parte. "Okay,
allora ammettiamo pure che tu lo riveda, prima o dopo la guerra. Sono
passati anni, e tu avresti semplicemente potuto perdere la tua chance.
Se lo vedrai dopo, l'avrai persa quasi sicuramente. Patroclo non
è il tipo da avere piccole avventure per il resto della sua
vita, è destinato a sistemarsi con qualcuno prima o poi, e
ogni giorno che passa la possibilità che sia tu quel
qualcuno si affievolisce."
"Siamo nati per stare
insieme, per combattere fianco a fianco." Poteva sentire la rabbia nel
tono di Achille adesso. Almeno gli avrebbe portato un po' di colore su
quelle guance. "Gli dei lo hanno deciso prima che nascessimo. Nessuno
può impedire questo. Nè mia madre, nè
Licomede e neanche tu. Nemmeno tutti i Greci messi insieme."
"Allora
perchè sei rimasto qui?" chiese Fenice. "Perchè
non sei scappato?"
"Ho promesso che sarei
rimasto." Alla fine la sua voce cedette. "Non posso rompere il patto,
devo aspettare che mi trovino."
"Ti stai facendo male
da solo. Devi tenerlo fuori dalla tua testa, o temo che potresti
consumarti," disse Fenice, toccando quegli sporchi capelli biondi.
"E allora? Non mi
interessa. Non voglio andare avanti senza di lui."
"E se lo rivedessi?"
chiese Fenice. "Cosa penserebbe di te vedendoti in questo stato?"
Non aspettò
per una risposta.
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Nota della traduttrice: Scusate il periodo abbastanza
lungo senza aggiornamenti. Sono andata a "poltrire" nella mia adorata
Catalogna <3
Tornando alla storia,
Achille in questo pezzo mi spezza il cuore ;___; è uno dei
miei preferiti.
@cry_chan:
Sì, se nello scorso capitolo Achille era tenero in questo
è veramente da lacrimoni XD Non so, mi immedesimo anche io
in questa attesa estenuante per Patroclo.. Ma prima bisogna portare
Achille via di lì ;)
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