Capitolo 9
Smisi di piangere e
cominciai
a farmi forza. Dopotutto non era la fine del mondo stare in una villa
di lusso
circondata dai nemici in affari di mio padre ma soprattutto da due
maniaci che
mi salterebbero volentieri addosso. Già. Quel Gas non faceva che
mangiarmi con
gli occhi come fossi una delle sue tante merendine e Sulfus è un
cretino che si
aspetta che mi conceda a lui. Chissà cosa mi succederà adesso? Mio
padre e
Lorena mi hanno praticamente abbandonata, e le mie amiche? Uriè, Dolce…
cosa
staranno facendo in questo momento? Vorrei chiamarle ma non riesco a
trovare il
mio cellulare tra la roba che hanno portato. Adesso sto sistemando i
miei
vestiti e tutto nei mobili della stanza. Più sto in questa camera e più
mi
piace, devo ammetterlo. A parte i colori forti ovviamente. Ho sempre
preferito
i colori chiari come il celeste ma forse abitando per un po’ qui dentro
mi
abituerò al rosso e al nero. Ummm… chi abita in questa casa così
immensa a
parte Sulfus e Gas? Di sicuro la servitù ma la signora Zolfanelli? Una
volta
sentii parlare di lei dicendo che amava viaggiare e stare in relax in
qualche
bel posto. Quindi è probabile che lei non ci sia in casa.
Dopo un po’ uscii
dalla
stanza e iniziai a girovagare per i corridoi senza accorgermene. Ma
questo
posto è un labirinto! Ogni corridoio sembra uguale all’altro. Senza
badare a
quello che stavo facendo, aprii la porta di una stanza. Di chi sarà?
Entrando,
vidi che era diversa dalle altre. Era con le pareti bianche e il
mobilio, che
era tutto coperto dalle lenzuola, era di colori chiari. Che strano
trovare una
stanza del genere nel quello che si può definire “covo del diavolo”.
Cosa
nasconde?
Mi avvicinai al
comodino
vicino al letto e osservai una foto. Gli levai un po’ di polvere dal
vetro
della cornice e così potei vedere qualcosa. C’è una coppia. Una donna
che
somiglia tanto a Sulfus e un uomo biondo dagli occhi azzurri che
guardandolo
dava molto di bravo ragazzo. Sembravano luce e ombra. Forse è una
parente di
Sulfus e il suo fidanzato.
-Signorina
Serafini. Che cosa
ci fa lei qua?- irruppe una voce alla porta.
Mi girai e trovai
uno dei
maggiordomi che vidi prima.
-Mi deve perdonare.
Sa, mi
sono persa e sono finita qui senza volerlo- dissi educatamente da
quello che si
aspetta da una che ha seguito l’etichetta fin dalla nascita. Uscendo
dalla
stanza, mi ritrovai di fronte all’uomo.
-Comprendo
benissimo,
signorina. Però non passeggi per casa senza sapere dove si trova. La
prossima
volta se vorrà, basta che suoni il campanellino nella sua stanza e uno
della
servitù verrà ad aiutarla ad orientarsi- spiegò l’uomo.
-Non ce ne sarà
bisogno,
Alfred. Ci penserò personalmente io a lei- disse una voce alle mie
spalle.
-Signorino Sulfus-
si inchinò
rispettosamente il servitore per poi lasciarci soli.
-Che significa che
ci
penserai tu a me?- gli chiesi scettica girandomi verso di lui.
-Significa che
visto che la
mia stanza è di fronte alla tua, mi sarà più facile controllarti senza
disturbare la servitù-
La sua stanza è di
fronte
alla mia? Ma è un inferno! Dovrò trovarmelo di fronte tutte le volte.
-E’ uno scherzo,
vero?-
-Certo che no. Ti
aiuterò io
nel caso ti perdessi di nuovo per casa. Sei un ospite e decido io come
vanno le
cose qui-
-Troppo gentile-
dissi
ironica. Perché questo qui mi fa sempre saltare i nervi?
-Vieni. E’ pronta
la cena.
Ero venuto a chiamarti- mi disse Sulfus.
-Ok-
-Seguimi così non
ti perdi di
nuovo- mi disse facendomi strada.
In breve
raggiungemmo la sala
da pranzo. Menomale. Almeno la strada per la sala me la sono
memorizzata.
Caspita! Ma questa
sala è
enorme! Sarà il triplo di quella di casa mia. Un enorme camino al
centro,
tavolo lungo almeno 10 metri e 22 posti a sedere. Questo tavolo sarebbe
stato
perfetto per ricevere a pranzo o a cena una regina.
-Siediti pure alla
mia
sinistra- mi disse mentre lui si sedette ovviamente a capotavola.
Obbedii. Tanto era
inutile
protestare. Almeno a tavola voglio stare tranquilla, o almeno spero di
non
litigare.
***********************************
Mi ero sbrigato dal
lavoro
apposta per poter cenare con lei e guarda te dove la vado a trovare?
Persa nei
corridoi. Mi domando che cosa ci faceva nella stanza del mio antenato.
Quella è
l’unica stanza che non sopporto però è pur sempre parte della storia
della
famiglia.
-Come sei finita
nella stanza
del mio antenato?- gli chiesi per soddisfare la mia curiosità. Se non
altro
avremo avuto da chiacchierare invece di rimanere muti come idioti.
-Mi sono persa,
tutto qua- mi
rispose facendo incontrare i nostri occhi. Ambra con l’oceano. Non è
male.
Ma-ma cosa sto pensando?
-Ti annoiavi nella
tua
stanza, non è così?-
-Già-
-Bene. Allora
domani, dopo
che saremo ritornati da scuola, ti mostrerò la strada per il giardino.
Almeno
lì puoi fare tutto quello che vuoi. Tranquilla, non ci troverai erbacce
o
altro-
-Perché non te ne
curi tu,
giusto?-
-Esatto. Non ho
decisamente il
pollice verde. L’ultima piantina che ho preso in mano, è finita
bruciacchiata-
mi vantai. A che mi serviva far crescere fiori se sono destinato a
diventare il
capo assoluto della compagnia Zolfanelli? E poi era stato piacevole
usare il
fuoco su quella pianta.
-Ma poverina! Le
piante sono
così belle e poi devono essere trattate con cura- disse lei contraria
alla mia
cattiveria.
-Allora curatene
te. Ti
occuperai del giardino interno della villa-
-Che c’è sotto
tutta questa “cortesia”
nei miei confronti?- chiese ancora con il suo scetticismo.
-Che intendi?-
chiesi. Ma di
quale cortesia stava parlando? Io cortese? Nemmeno nei suoi sogni!
-Mi stai concedendo
tutte
queste cose ed è strano per uno che ha la fama di diavolo-
Wow! La mia fama mi
precede.
Che figo che sono!
-Semplicemente non
permetto
che una bellezza come te si rovini troppo ammuffendo nella stanza.
Certo che anche
un ringraziamento non sarebbe sgradito- dissi con tono malizioso alla
fine.
-Che tipo di
ringraziamento?
Fare sesso? No grazie- disse stizzita.
-Era un idea.
Tuttavia
stavolta mi potrei accontentare dei baci- dissi avvicinandomi a lei e
prendergli il viso con forza.
-Mi fai schifo! No!
Lasciami!
Come osi permetterti questo con una già fidanzata?-
A quella domanda
scoppiai a
ridere a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Pensi che ad uno
che viene
chiamato “Devil” possa importare se una è fidanzata o no? Se solo lo
volessi,
ti avrei già preso la verginità, invece che reclamare semplici bacetti-
Lei rimase zitta e
appena
vidi che le stavano per uscire delle lacrime, mollai la presa della
mano sul
suo viso. Detesto i piagnucoloni.
-Ricordati bene
quello che ti
ho detto. Non sfidare troppo la mia pazienza o potresti pentirtene-
-Ti odio- disse lei
con
ribrezzo. Di solito queste due parole mi hanno sempre fatto piacere
perché dette
da lei sento qualcosa di doloroso dentro?
-Peccato perché io
invece ti
adoro. Non ho mai incontrato una ragazza più bella di te, lo devo
ammettere.
Sii onorata che sei la mia prediletta del momento. Molte pollastrelle
fanno a
gara per stare al tuo posto-
-Non le invidio per
niente. Anzi
mi fanno solo pena. Che cosa ci guadagnano nel farsi umiliare da te in
questo
modo? Prese e poi scaricate senza pietà-
-Popolarità,
angioletto. E
anche qualche momento di piacere- dissi con malizia.
-Presuntuoso!-
-Non è presunzione
la mia. Ma
semplice realtà dei fatti. Tu sei ancora troppo innocente per capire
come va
veramente il mondo-
-Continua pure a
comportarti
così. E’ ovvio che perderai la nostra scommessa lasciandomi stare-
-Vedrai, mia cara.
Dai tempo
al tempo. Il nostro love game è appena iniziato- dissi con un sorriso
sghembo
per poi cominciare a mangiare le pietanze che avevano appena portato in
tavola.
Solo il tempo potrà
decidere
cosa farne di noi. Solo il tempo deciderà dei nostri due destini.
Continua…
|