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Autore: Himeno    04/08/2010    6 recensioni
Due ragazzi che non conoscono ancora l'amore e che sono uno il contrario dell'altro, possono innamorarsi? Angelo e Diavolo. Il loro amore potrebbe nascere a causa di un gioco? la mia prima ff su questo cartone favoloso! Leggete e ditemi che ne pensate^^ kiss
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Raf/Sulfus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Love Game'
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Capitolo 9

 

Smisi di piangere e cominciai a farmi forza. Dopotutto non era la fine del mondo stare in una villa di lusso circondata dai nemici in affari di mio padre ma soprattutto da due maniaci che mi salterebbero volentieri addosso. Già. Quel Gas non faceva che mangiarmi con gli occhi come fossi una delle sue tante merendine e Sulfus è un cretino che si aspetta che mi conceda a lui. Chissà cosa mi succederà adesso? Mio padre e Lorena mi hanno praticamente abbandonata, e le mie amiche? Uriè, Dolce… cosa staranno facendo in questo momento? Vorrei chiamarle ma non riesco a trovare il mio cellulare tra la roba che hanno portato. Adesso sto sistemando i miei vestiti e tutto nei mobili della stanza. Più sto in questa camera e più mi piace, devo ammetterlo. A parte i colori forti ovviamente. Ho sempre preferito i colori chiari come il celeste ma forse abitando per un po’ qui dentro mi abituerò al rosso e al nero. Ummm… chi abita in questa casa così immensa a parte Sulfus e Gas? Di sicuro la servitù ma la signora Zolfanelli? Una volta sentii parlare di lei dicendo che amava viaggiare e stare in relax in qualche bel posto. Quindi è probabile che lei non ci sia in casa.

Dopo un po’ uscii dalla stanza e iniziai a girovagare per i corridoi senza accorgermene. Ma questo posto è un labirinto! Ogni corridoio sembra uguale all’altro. Senza badare a quello che stavo facendo, aprii la porta di una stanza. Di chi sarà? Entrando, vidi che era diversa dalle altre. Era con le pareti bianche e il mobilio, che era tutto coperto dalle lenzuola, era di colori chiari. Che strano trovare una stanza del genere nel quello che si può definire “covo del diavolo”. Cosa nasconde?

Mi avvicinai al comodino vicino al letto e osservai una foto. Gli levai un po’ di polvere dal vetro della cornice e così potei vedere qualcosa. C’è una coppia. Una donna che somiglia tanto a Sulfus e un uomo biondo dagli occhi azzurri che guardandolo dava molto di bravo ragazzo. Sembravano luce e ombra. Forse è una parente di Sulfus e il suo fidanzato.

-Signorina Serafini. Che cosa ci fa lei qua?- irruppe una voce alla porta.

Mi girai e trovai uno dei maggiordomi che vidi prima.

-Mi deve perdonare. Sa, mi sono persa e sono finita qui senza volerlo- dissi educatamente da quello che si aspetta da una che ha seguito l’etichetta fin dalla nascita. Uscendo dalla stanza, mi ritrovai di fronte all’uomo.

-Comprendo benissimo, signorina. Però non passeggi per casa senza sapere dove si trova. La prossima volta se vorrà, basta che suoni il campanellino nella sua stanza e uno della servitù verrà ad aiutarla ad orientarsi- spiegò l’uomo.

-Non ce ne sarà bisogno, Alfred. Ci penserò personalmente io a lei- disse una voce alle mie spalle.     

-Signorino Sulfus- si inchinò rispettosamente il servitore per poi lasciarci soli.

-Che significa che ci penserai tu a me?- gli chiesi scettica girandomi verso di lui.

-Significa che visto che la mia stanza è di fronte alla tua, mi sarà più facile controllarti senza disturbare la servitù-

La sua stanza è di fronte alla mia? Ma è un inferno! Dovrò trovarmelo di fronte tutte le volte.

-E’ uno scherzo, vero?-

-Certo che no. Ti aiuterò io nel caso ti perdessi di nuovo per casa. Sei un ospite e decido io come vanno le cose qui-

-Troppo gentile- dissi ironica. Perché questo qui mi fa sempre saltare i nervi?

-Vieni. E’ pronta la cena. Ero venuto a chiamarti- mi disse Sulfus.

-Ok-

-Seguimi così non ti perdi di nuovo- mi disse facendomi strada.

In breve raggiungemmo la sala da pranzo. Menomale. Almeno la strada per la sala me la sono memorizzata.

Caspita! Ma questa sala è enorme! Sarà il triplo di quella di casa mia. Un enorme camino al centro, tavolo lungo almeno 10 metri e 22 posti a sedere. Questo tavolo sarebbe stato perfetto per ricevere a pranzo o a cena una regina.

-Siediti pure alla mia sinistra- mi disse mentre lui si sedette ovviamente a capotavola.

Obbedii. Tanto era inutile protestare. Almeno a tavola voglio stare tranquilla, o almeno spero di non litigare.

 

***********************************

 

Mi ero sbrigato dal lavoro apposta per poter cenare con lei e guarda te dove la vado a trovare? Persa nei corridoi. Mi domando che cosa ci faceva nella stanza del mio antenato. Quella è l’unica stanza che non sopporto però è pur sempre parte della storia della famiglia.

-Come sei finita nella stanza del mio antenato?- gli chiesi per soddisfare la mia curiosità. Se non altro avremo avuto da chiacchierare invece di rimanere muti come idioti.

-Mi sono persa, tutto qua- mi rispose facendo incontrare i nostri occhi. Ambra con l’oceano. Non è male. Ma-ma cosa sto pensando?

-Ti annoiavi nella tua stanza, non è così?-

-Già-

-Bene. Allora domani, dopo che saremo ritornati da scuola, ti mostrerò la strada per il giardino. Almeno lì puoi fare tutto quello che vuoi. Tranquilla, non ci troverai erbacce o altro-

-Perché non te ne curi tu, giusto?-

-Esatto. Non ho decisamente il pollice verde. L’ultima piantina che ho preso in mano, è finita bruciacchiata- mi vantai. A che mi serviva far crescere fiori se sono destinato a diventare il capo assoluto della compagnia Zolfanelli? E poi era stato piacevole usare il fuoco su quella pianta.

-Ma poverina! Le piante sono così belle e poi devono essere trattate con cura- disse lei contraria alla mia cattiveria.

-Allora curatene te. Ti occuperai del giardino interno della villa-

-Che c’è sotto tutta questa “cortesia” nei miei confronti?- chiese ancora con il suo scetticismo.

-Che intendi?- chiesi. Ma di quale cortesia stava parlando? Io cortese? Nemmeno nei suoi sogni!

-Mi stai concedendo tutte queste cose ed è strano per uno che ha la fama di diavolo-

Wow! La mia fama mi precede. Che figo che sono!

-Semplicemente non permetto che una bellezza come te si rovini troppo ammuffendo nella stanza. Certo che anche un ringraziamento non sarebbe sgradito- dissi con tono malizioso alla fine.

-Che tipo di ringraziamento? Fare sesso? No grazie- disse stizzita.

-Era un idea. Tuttavia stavolta mi potrei accontentare dei baci- dissi avvicinandomi a lei e prendergli il viso con forza.

-Mi fai schifo! No! Lasciami! Come osi permetterti questo con una già fidanzata?-

A quella domanda scoppiai a ridere a pochi centimetri dalle sue labbra.

-Pensi che ad uno che viene chiamato “Devil” possa importare se una è fidanzata o no? Se solo lo volessi, ti avrei già preso la verginità, invece che reclamare semplici bacetti-

Lei rimase zitta e appena vidi che le stavano per uscire delle lacrime, mollai la presa della mano sul suo viso. Detesto i piagnucoloni.

-Ricordati bene quello che ti ho detto. Non sfidare troppo la mia pazienza o potresti pentirtene-

-Ti odio- disse lei con ribrezzo. Di solito queste due parole mi hanno sempre fatto piacere perché dette da lei sento qualcosa di doloroso dentro?

-Peccato perché io invece ti adoro. Non ho mai incontrato una ragazza più bella di te, lo devo ammettere. Sii onorata che sei la mia prediletta del momento. Molte pollastrelle fanno a gara per stare al tuo posto-

-Non le invidio per niente. Anzi mi fanno solo pena. Che cosa ci guadagnano nel farsi umiliare da te in questo modo? Prese e poi scaricate senza pietà-

-Popolarità, angioletto. E anche qualche momento di piacere- dissi con malizia.

-Presuntuoso!-

-Non è presunzione la mia. Ma semplice realtà dei fatti. Tu sei ancora troppo innocente per capire come va veramente il mondo-

-Continua pure a comportarti così. E’ ovvio che perderai la nostra scommessa lasciandomi stare-

-Vedrai, mia cara. Dai tempo al tempo. Il nostro love game è appena iniziato- dissi con un sorriso sghembo per poi cominciare a mangiare le pietanze che avevano appena portato in tavola.

Solo il tempo potrà decidere cosa farne di noi. Solo il tempo deciderà dei nostri due destini.

 

Continua…

   
 
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