Titolo:
Non voglio perderti
Autore:
Goten
Beta:
Giusy
Capitoli:
Non so proprio dirlo... ^^
Paring:
Edward – Bella
Dedicato
a: Tutti coloro che amano il mondo di Twilight, ed in particolare
alla mia mamma che sta leggendo questa storia ^_^ ancora prima che la
pubblichi. E al mio papà che mi ha mostrato una foto dalla rivista
di Focus, è grazie a quella foto se questa storia ha preso vita
nella mia testa ^^
Capitolo
8
Mi
stavo pentendo di aver chiesto a Rosalie di venire qui, si era
attaccata alla mia Bella come una cozza allo scoglio, ma avevo
trovato anche il vero motivo per cui mia sorella si era affezionata a
lei: il futuro bambino.
Erano
passate ben tre settimane dal loro arrivo, Rosalie si era dimostrata
all'inizio un po' titubante nei confronti di Bella, mentre suo marito
invece pareva l'avesse scambiata per un peluche.
Sbuffai
nuovamente. Erano da almeno due ore buone chiuse nella camera di Rose
a fare chissà cosa... e Bella mi aveva tassativamente vietato di
sbirciare tramite i monitor che tempo prima avevamo attaccato
assieme.
<<
Rose, avete finito?! >> Alzai la voce sapendo che comunque non
sarebbe servito.
<<
Fatti un giro. >> Ecco, come sempre la stessa risposta.
Sospirai
scuotendo la testa. Era assurdo. Fu come un balsamo sentire i passi
di Bella scendere le scale per raggiungermi.
<<
Ciao, Edward. >> La sua voce cristallina aveva ancora uno
strascico di risate, probabilmente lei e Rosalie si erano divertite a
pensare al nome da dare al bambino.
<<
Buon giorno, Bella. >> Le sorrisi, le due ragazze stavano
ancora parlottando fra loro, era un mistero il comportamento
femminile, ma apprezzavo veramente la piccola bolla di gioia che
Bella portava ogni volta che si trovava con noi.
<<
Rose, non per farti fretta, ma il tuo adorato marito ha chiamato
venti minuti fa e passerà a prenderti fra esattamente... >>
Osservai distrattamente l'orologio della cucina. << Dieci
minuti. >>
La
testa bionda di Rosalie scattò verso l'orologio appeso. << Oh.
>> Si voltò nuovamente verso Bella. << Ci vediamo più
tardi. >> La rassicurò con un sorriso estasiato, andandosi poi
a sistemare un'ultima volta in bagno. << Domani proseguiremo
con la nostra lista. >> Aggiunse facendomi incuriosire
leggermente.
<<
Lista? >> Non ero riuscito a tenere a freno la lingua, non che
la cosa m'interessasse veramente. Insomma era impossibile non essere
al corrente di ogni cosa, dato che Rosalie ogni due minuti la cercava
per sentire se stava bene, eppure, di quella lista non ne sapevo
l'esistenza.
Lo
sguardo di Bella si posò sulla mia figura, sorridendomi in modo
gentile. << La lista dei nomi. >> ridacchiò. <<
Tua sorella ha una fantasia davvero incredibile. >>
Arcuai
un sopracciglio guardandola curioso. << Permetterai a Rose di
aiutarti a scegliere il nome? Ne sei sicura? Non sai che è
pericoloso?! >> La gomitata che Rosalie mi riservò nello
scendere mi fece piegare in due. << Ma sei matta! >> Mi
lagnai tenendomi la mano sulla parte lesa.
<<
I nomi che le ho suggerito sono assolutamente bellissimi. >> Mi
ghiacciò sul posto con i suoi occhi color oro.
Le
piccole risa di Bella, mi fecero capire che il nostro siparietto
quotidiano aveva aumentato il suo già costante buon umore. <<
Se mio figlio diventa come voi, sono spacciata. >> Ridacchiò
finendo di abbottonarsi il golfino bianco.
<<
Se prenderà da me, sarà tutto di guadagnato. >> Sospirò
Rose, perdendosi in una delle sue immaginazioni. << Zia Rose...
>> Mormorò sognante per l'appunto. Era completamente andata.
<<
Sì. >> Borbottai, sentendo comunque una piccola fitta di
gioia. Mi sarebbe piaciuto essere chiamato zio, ma ancora di più
papà... quel pensiero mi causò un po' di dolore.
<<
Bene, io vado a finire qualche progetto che mi aspetta. >>
Raccolse tutti i suoi lunghi capelli in una coda alta. << Ci
vediamo più tardi. >> Con un semplice saluto della mano aprì
la porta e la vidi sparire dentro il suo laboratorio.
Sospirai,
quella ragazza aveva davvero un gran coraggio, pochi secondi dopo
l'enorme jeep di Emmett emerse dalla strada. Mi alzai e lo attesi
sulla porta, salutandolo con una pacca sulle spalle.
Nonostante
io fossi alto un buon metro e ottantacinque, Emmett era veramente
molto più grande di me. Ero più che certo che un suo pugno mi
avrebbe potuto scaraventare dall'altra parte della stanza senza
problemi.
<<
Bella? >> Domandò pulendosi le scarpe nel tappeto d'ingresso.
<<
E' appena andata di là >> Confermai tranquillo.
<<
Peccato, avevo un favore da chiederle. >> Sbuffò, tirando
fuori dalla tasca un piccolo cellulare di ultima generazione. <<
Si è rotto. >> Sembrava un bambino a cui avevano tolto le
caramelle di bocca.
<<
E tu portalo al centro assistenza. >> Gli suggerii con calma.
L'occhiata
scettica che mi riservò mi fece sorridere. << Bella è cento
volte meglio di un centro assistenza. >> Ribatté con tono
saputo, mentre l'arrivo di Rosalie mi distrasse dal rispondere a
quell'uomo formato orso.
<<
Rose! Sei uno schianto! >> Da come Emmett la stava guardando
sembrava che avesse davanti a se un succulento vaso di miele fresco.
<< Sei bellissima. >>
Preferii
lasciarli alle loro effusioni, afferrai senza problemi il cellulare
di Emmett, e salii in camera mia.
I
libri erano come sempre in perfetto ordine, la stanza color panna non
era grande, ma era più che sufficiente per me. Prestai la mia
attenzione al monitor acceso, Bella non era ancora in vista, era
incredibilmente lenta, aveva una bella panciotta, ma questo non
giustificava il suo passo da lumaca. E se fosse caduta per le scale?
E se si fosse fatta male? Una slogatura alla caviglia? Ecco che
andavo in paranoia. Mi veniva l'ansia non sapere se lei stava bene, e
abitavamo nella stessa casa, assurdo! Chissà cosa sarebbe successo
una volta che non mi avesse più voluto con lei. E un'ondata di
dolore e tristezza mi avvolse. Cercai di distrarmi ma con scarso
risultato, sbuffai annoiato. Appoggiai il cellulare sulla scrivania e
mi avvicinai alla finestra, la pioggia era veramente fitta quel
giorno. Il rombo della jeep di Emmett mi diede conferma di essere
ormai rimasto solo in casa.
Pensai
a Jasper e Alice in Italia, quei due mi mancavano parecchio,
sghignazzai pensando a come avrebbero impiegato il tempo. Erano fatti
decisamente l'uno per l'altra.
Il
leggero “ding” che suonò dal mio monitor, mi avvisò che
qualcuno era finalmente giunto a destinazione, controllai e… bingo!
Isabella era in lì! Rilasciai l'aria che avevo trattenuto fino a
quel momento e notai i segni delle mie mani vicino al cellulare,
possibile che fossi così teso da non accorgermi di quello che avevo
fatto?
Sorrisi
sghembo, anche oggi si era messa al lavoro sulle sue idee di protesi
potenziate.
Se
c'era una cosa che Isabella sapeva fare alla perfezione, era
armeggiare con la tecnologia. Era imbattibile. Poteva battere a occhi
chiusi qualunque esperto. Per questo motivo non mostrava mai a
nessuno le sue idee o i suoi lavori.
Non
avrebbe comunque potuto farlo, aveva un contratto con i Volturi,
nessuno avrebbe potuto mettere le mani sulle sue invenzioni. Da
Volterra le spedivano il denaro necessario, il nostro compito era di
mantenerla al sicuro, protetta e sorvegliata.
<<
Allora Bella, già al lavoro? >>
Attesi
pochi istanti e la sua voce si sparse nell'ambiente. << Come
sempre. Non ci siamo appena salutati? Ho dimenticato qualcosa? >>
Potevo tranquillamente vedere la sua espressione dubbiosa. Di solito
la contattavo solo per ricordarle le cose che aveva dimenticato in
camera da Rose o se scordava di andare a fare la visita medica di
controllo per il bimbo.
<<
No, stranamente oggi nulla. Emmett ha rotto il cellulare. Chiedeva la
tua assistenza. >> Mi divertivo a parlare con Bella, era
rilassante e divertente. Era anche assurdo che parlassimo così,
poiché lei stava solo due piani sotto di me.
<<
Mmm... un momento... >>
Attesi,
notai che aveva attivato il lettore mp3, la musica in ascolto era...
ah, non ci potevo credere; la sigla delle Olimpiadi di Pechino.
Sorrisi. Solo lei poteva ascoltare la musica in cinese.
<<
Sii sincera, cosa dice la canzone che ascolti? >>
<<
Non ne ho la più pallida idea... nella mia immensa fantasia potrebbe
essere una lode alla mia bellezza! >> Mi fece una linguaccia
sorridendo, aveva un cacciavite in mano e un kit di micro saldature
nell'altra.
Abbassò
lo sguardo, stava osservavano qualcosa che non potevo vedere.
<<
Riesci a mostrarmi il cellulare in videocamera? >>
<<
Ci provo... >> Afferrai il cellulare e lo misi davanti alla
camera montata nel monitor. << Va bene? >>
<<
Mmm. >> I suoi occhi si sollevarono e lo osservavano seri. <<
Avvicinalo. >>
Feci
come mi aveva chiesto. << Ruotalo. >>
<<
Riesci a capire cosa ha anche così? >> Ero sinceramente
colpito.
<<
Assolutamente no. Ma mi diverto a darti ordini. >> Sospirò
ridacchiando. Ed io mi sentii uno scemo.
<<
Ha ha, molto carina, davvero, molto carina. >> Era l'unica a
cui concedevo di prendermi in giro.
<<
Su Eddy, non arrabbiarti. Portamelo che gli do un'occhiata. >>
Sorrise, come potevo arrabbiarmi con lei? Non potevo.
<<
Si sì, certo... Cerca di fare attenzione con quegli arnesi. >>
<<
Come sempre papi. >> Mi sfotté, prima di lanciarmi un bacino
virtuale e di chiudere la chiamata.
<<
Papi... >> Borbottai sorridendo.
Chissà
a cosa diavolo stava lavorando... conoscendola era qualcosa di
classificabile come “super mega ultra top secret”. Ridacchiai,
avrei sicuramente indagato.
Quella notte sarei andato a caccia, non mi
piaceva l'idea di lasciarla sola, ma lei diceva di essere al sicuro
lì dentro, probabilmente aveva ragione, ma l'ansia comunque non mi
aveva mai abbandonato e aveva ragione...