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Autore: Goten    06/08/2010    5 recensioni
Adesso cominciavo sinceramente a essere curioso, chissà che razza di uomo era Charlie Swan. Avvertii il rumore dell'acqua provenire dal piano di sopra, sicuramente era una doccia, sospirai, volevo tornare a casa alla svelta. Scesi dall'albero e attesi che finisse i suoi bisogni umani, avevo intenzione di incontrarlo subito e se fosse stato possibile, lo avrei portato via con me ancora quella stessa mattina. Certo che per essere un uomo ce ne metteva di tempo sotto la doccia, erano già ventisei minuti buoni che stava sotto quel getto. Magari si era sentito male... no, il suo cuore batteva forte e armonioso. Decisi di attendere ancora un po'. Finalmente sentii chiudere la manopola dell'acqua e il suo ciabattare al piano superiore. Aveva un passo leggero per essere un uomo, notai. Contai mentalmente fino a mille, prima di bussare gentilmente alla sua porta, quando questa si aprì, mi trovai di fronte lei, la donna delle pulizie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Non voglio perderti

Autore: Goten

Beta: Giusy

Capitoli: Non so proprio dirlo... ^^

Paring: Edward – Bella

Dedicato a: Tutti coloro che amano il mondo di Twilight, ed in particolare alla mia mamma che sta leggendo questa storia ^_^ ancora prima che la pubblichi. E al mio papà che mi ha mostrato una foto dalla rivista di Focus, è grazie a quella foto se questa storia ha preso vita nella mia testa ^^



Capitolo 8


Mi stavo pentendo di aver chiesto a Rosalie di venire qui, si era attaccata alla mia Bella come una cozza allo scoglio, ma avevo trovato anche il vero motivo per cui mia sorella si era affezionata a lei: il futuro bambino.

Erano passate ben tre settimane dal loro arrivo, Rosalie si era dimostrata all'inizio un po' titubante nei confronti di Bella, mentre suo marito invece pareva l'avesse scambiata per un peluche.

Sbuffai nuovamente. Erano da almeno due ore buone chiuse nella camera di Rose a fare chissà cosa... e Bella mi aveva tassativamente vietato di sbirciare tramite i monitor che tempo prima avevamo attaccato assieme.

<< Rose, avete finito?! >> Alzai la voce sapendo che comunque non sarebbe servito.

<< Fatti un giro. >> Ecco, come sempre la stessa risposta.

Sospirai scuotendo la testa. Era assurdo. Fu come un balsamo sentire i passi di Bella scendere le scale per raggiungermi.

<< Ciao, Edward. >> La sua voce cristallina aveva ancora uno strascico di risate, probabilmente lei e Rosalie si erano divertite a pensare al nome da dare al bambino.

<< Buon giorno, Bella. >> Le sorrisi, le due ragazze stavano ancora parlottando fra loro, era un mistero il comportamento femminile, ma apprezzavo veramente la piccola bolla di gioia che Bella portava ogni volta che si trovava con noi.

<< Rose, non per farti fretta, ma il tuo adorato marito ha chiamato venti minuti fa e passerà a prenderti fra esattamente... >> Osservai distrattamente l'orologio della cucina. << Dieci minuti. >>

La testa bionda di Rosalie scattò verso l'orologio appeso. << Oh. >> Si voltò nuovamente verso Bella. << Ci vediamo più tardi. >> La rassicurò con un sorriso estasiato, andandosi poi a sistemare un'ultima volta in bagno. << Domani proseguiremo con la nostra lista. >> Aggiunse facendomi incuriosire leggermente.

<< Lista? >> Non ero riuscito a tenere a freno la lingua, non che la cosa m'interessasse veramente. Insomma era impossibile non essere al corrente di ogni cosa, dato che Rosalie ogni due minuti la cercava per sentire se stava bene, eppure, di quella lista non ne sapevo l'esistenza.

Lo sguardo di Bella si posò sulla mia figura, sorridendomi in modo gentile. << La lista dei nomi. >> ridacchiò. << Tua sorella ha una fantasia davvero incredibile. >>

Arcuai un sopracciglio guardandola curioso. << Permetterai a Rose di aiutarti a scegliere il nome? Ne sei sicura? Non sai che è pericoloso?! >> La gomitata che Rosalie mi riservò nello scendere mi fece piegare in due. << Ma sei matta! >> Mi lagnai tenendomi la mano sulla parte lesa.

<< I nomi che le ho suggerito sono assolutamente bellissimi. >> Mi ghiacciò sul posto con i suoi occhi color oro.

Le piccole risa di Bella, mi fecero capire che il nostro siparietto quotidiano aveva aumentato il suo già costante buon umore. << Se mio figlio diventa come voi, sono spacciata. >> Ridacchiò finendo di abbottonarsi il golfino bianco.

<< Se prenderà da me, sarà tutto di guadagnato. >> Sospirò Rose, perdendosi in una delle sue immaginazioni. << Zia Rose... >> Mormorò sognante per l'appunto. Era completamente andata.

<< Sì. >> Borbottai, sentendo comunque una piccola fitta di gioia. Mi sarebbe piaciuto essere chiamato zio, ma ancora di più papà... quel pensiero mi causò un po' di dolore.

<< Bene, io vado a finire qualche progetto che mi aspetta. >> Raccolse tutti i suoi lunghi capelli in una coda alta. << Ci vediamo più tardi. >> Con un semplice saluto della mano aprì la porta e la vidi sparire dentro il suo laboratorio.

Sospirai, quella ragazza aveva davvero un gran coraggio, pochi secondi dopo l'enorme jeep di Emmett emerse dalla strada. Mi alzai e lo attesi sulla porta, salutandolo con una pacca sulle spalle.

Nonostante io fossi alto un buon metro e ottantacinque, Emmett era veramente molto più grande di me. Ero più che certo che un suo pugno mi avrebbe potuto scaraventare dall'altra parte della stanza senza problemi.

<< Bella? >> Domandò pulendosi le scarpe nel tappeto d'ingresso.

<< E' appena andata di là >> Confermai tranquillo.

<< Peccato, avevo un favore da chiederle. >> Sbuffò, tirando fuori dalla tasca un piccolo cellulare di ultima generazione. << Si è rotto. >> Sembrava un bambino a cui avevano tolto le caramelle di bocca.

<< E tu portalo al centro assistenza. >> Gli suggerii con calma.

L'occhiata scettica che mi riservò mi fece sorridere. << Bella è cento volte meglio di un centro assistenza. >> Ribatté con tono saputo, mentre l'arrivo di Rosalie mi distrasse dal rispondere a quell'uomo formato orso.

<< Rose! Sei uno schianto! >> Da come Emmett la stava guardando sembrava che avesse davanti a se un succulento vaso di miele fresco. << Sei bellissima. >>

Preferii lasciarli alle loro effusioni, afferrai senza problemi il cellulare di Emmett, e salii in camera mia.

I libri erano come sempre in perfetto ordine, la stanza color panna non era grande, ma era più che sufficiente per me. Prestai la mia attenzione al monitor acceso, Bella non era ancora in vista, era incredibilmente lenta, aveva una bella panciotta, ma questo non giustificava il suo passo da lumaca. E se fosse caduta per le scale? E se si fosse fatta male? Una slogatura alla caviglia? Ecco che andavo in paranoia. Mi veniva l'ansia non sapere se lei stava bene, e abitavamo nella stessa casa, assurdo! Chissà cosa sarebbe successo una volta che non mi avesse più voluto con lei. E un'ondata di dolore e tristezza mi avvolse. Cercai di distrarmi ma con scarso risultato, sbuffai annoiato. Appoggiai il cellulare sulla scrivania e mi avvicinai alla finestra, la pioggia era veramente fitta quel giorno. Il rombo della jeep di Emmett mi diede conferma di essere ormai rimasto solo in casa.

Pensai a Jasper e Alice in Italia, quei due mi mancavano parecchio, sghignazzai pensando a come avrebbero impiegato il tempo. Erano fatti decisamente l'uno per l'altra.

Il leggero “ding” che suonò dal mio monitor, mi avvisò che qualcuno era finalmente giunto a destinazione, controllai e… bingo! Isabella era in lì! Rilasciai l'aria che avevo trattenuto fino a quel momento e notai i segni delle mie mani vicino al cellulare, possibile che fossi così teso da non accorgermi di quello che avevo fatto?

Sorrisi sghembo, anche oggi si era messa al lavoro sulle sue idee di protesi potenziate.

Se c'era una cosa che Isabella sapeva fare alla perfezione, era armeggiare con la tecnologia. Era imbattibile. Poteva battere a occhi chiusi qualunque esperto. Per questo motivo non mostrava mai a nessuno le sue idee o i suoi lavori.

Non avrebbe comunque potuto farlo, aveva un contratto con i Volturi, nessuno avrebbe potuto mettere le mani sulle sue invenzioni. Da Volterra le spedivano il denaro necessario, il nostro compito era di mantenerla al sicuro, protetta e sorvegliata.

<< Allora Bella, già al lavoro? >>

Attesi pochi istanti e la sua voce si sparse nell'ambiente. << Come sempre. Non ci siamo appena salutati? Ho dimenticato qualcosa? >> Potevo tranquillamente vedere la sua espressione dubbiosa. Di solito la contattavo solo per ricordarle le cose che aveva dimenticato in camera da Rose o se scordava di andare a fare la visita medica di controllo per il bimbo.

<< No, stranamente oggi nulla. Emmett ha rotto il cellulare. Chiedeva la tua assistenza. >> Mi divertivo a parlare con Bella, era rilassante e divertente. Era anche assurdo che parlassimo così, poiché lei stava solo due piani sotto di me.

<< Mmm... un momento... >>

Attesi, notai che aveva attivato il lettore mp3, la musica in ascolto era... ah, non ci potevo credere; la sigla delle Olimpiadi di Pechino. Sorrisi. Solo lei poteva ascoltare la musica in cinese.

<< Sii sincera, cosa dice la canzone che ascolti? >>

<< Non ne ho la più pallida idea... nella mia immensa fantasia potrebbe essere una lode alla mia bellezza! >> Mi fece una linguaccia sorridendo, aveva un cacciavite in mano e un kit di micro saldature nell'altra.

Abbassò lo sguardo, stava osservavano qualcosa che non potevo vedere.

<< Riesci a mostrarmi il cellulare in videocamera? >>

<< Ci provo... >> Afferrai il cellulare e lo misi davanti alla camera montata nel monitor. << Va bene? >>

<< Mmm. >> I suoi occhi si sollevarono e lo osservavano seri. << Avvicinalo. >>

Feci come mi aveva chiesto. << Ruotalo. >>

<< Riesci a capire cosa ha anche così? >> Ero sinceramente colpito.

<< Assolutamente no. Ma mi diverto a darti ordini. >> Sospirò ridacchiando. Ed io mi sentii uno scemo.

<< Ha ha, molto carina, davvero, molto carina. >> Era l'unica a cui concedevo di prendermi in giro.

<< Su Eddy, non arrabbiarti. Portamelo che gli do un'occhiata. >> Sorrise, come potevo arrabbiarmi con lei? Non potevo.

<< Si sì, certo... Cerca di fare attenzione con quegli arnesi. >>

<< Come sempre papi. >> Mi sfotté, prima di lanciarmi un bacino virtuale e di chiudere la chiamata.

<< Papi... >> Borbottai sorridendo.

Chissà a cosa diavolo stava lavorando... conoscendola era qualcosa di classificabile come “super mega ultra top secret”. Ridacchiai, avrei sicuramente indagato.

Quella notte sarei andato a caccia, non mi piaceva l'idea di lasciarla sola, ma lei diceva di essere al sicuro lì dentro, probabilmente aveva ragione, ma l'ansia comunque non mi aveva mai abbandonato e aveva ragione...

   
 
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