-Grimmjow? – lo chiamò Ichigo, da dietro la
schiena di suo padre, che l’aveva portato in spalla.
Lui si voltò, con un’espressione nera di rabbia,
che, sospettava Ichigo, nascondeva una buona dose di frustrazione.
-Mio padre ti ha sistemato per bene, eh? – disse Ikkaku
– Non sentirti umiliato. Saresti inumano, se fossi in grado
di fare qualcosa contro di lui.
-Jaggerjack Grimmjow, codice verde – disse
l’infermiera del triage.
-Verde? – si stupì Yumichika – Ma ha un
braccio e una gamba rotti, e una distorsione alla colonna vertebrale.
-Ma non è in pericolo di vita – disse Isshin
– quindi non è urgente. Comunque lo chiameranno
presto.
-Siediti con noi – lo invitò Ichigo.
-Sei impazzito? – Tatsuki era inorridita – Questo a
momenti ti ammazzava!
-Sì, ma adesso non può farmi niente. E poi voglio
farmi raccontare com’è andata.
-Sedermi accanto a voi?! Sei fuori. E ho ancora abbastanza forze da
spaccarti a metà, Ichigo Kurosaki!
-Beh, se tu adesso vuoi spaccarlo a metà, significa che
prima non ci sei riuscito, no? – osservò Isshin
– Quindi, forse non
sei in grado di spaccare a metà mio figlio.
– Si mise le mani sui fianchi e prese un bel respiro.
– E poi, pensi che te lo lascerei fare?
Grimmjow sbuffò e lo fissò con odio. Ma Isshin
riprese allegramente.
-Ma certo
che te lo lascerei fare! Quando torna tardi, per esempio, o mangia
tutto quello che c’è in frigo… vorrei
che ci fosse qualcuno che lo picchia al posto mio! Ormai sto
invecchiando e non ho sempre le energie per metterlo in riga, ma
tu… tu mi sembri quello adatto a dare una bella lezione a
questo mio figlio!
-E poi dite a noi che la nostra famiglia è strana?
– mormorò Yumichika a Tatsuki. Lei alzò
le spalle.
-Questo è il vecchio di Ichigo, io non c’entro
niente. La mia famiglia è normale.
-In compenso, sei tu che non sei molto normale…
-Vuoi finire
direttamente in codice rosso…?
Classificarono Ichigo e Ikkaku codice verde; Tatsuki, che riferiva
solamente il dolore alla schiena dovuto all’impatto,
finì nel codice bianco; avrebbe soltanto dovuto fare delle
radiografie.
-Ve lo dico io, qui non usciamo prima di domattina –
borbottò Ichigo.
-Di che ti lamenti? Sei tu che ti sei fatto pestare fino a questo punto.
-Perché accidenti dai la colpa a me?! Prenditela con lui!
Indicò Grimmjow, che se ne stava a due posti da loro con lo
sguardo fisso a terra. Era immusonito e ricurvo su se stesso.
-Ehi, mi sa che c’è rimasto male davvero
– disse Ikkaku.
-Se era convinto di essere il migliore, dev’essere stato un
bel colpo – disse Yumichika – avrà di
che parlare al prossimo incontro, eh?
Ichigo lo fulminò con lo sguardo e, indicando Tatsuki con un
cenno, gli fece segno con le mani di non parlarne davanti a lei.
Yumichika alzò un sopracciglio, come a dire, “e
perché mai?”.
-S-sentite, io vorrei prendermi qualcosa alla macchinetta., ho proprio
sete! Yumichika, mi
accompagni?
-Ti accompagno se mi prendi da bere. E anche una merendina.
-D’accordo, dannato, ti offro quello che ti pare. E ora
andiamo…!
Yumichika gli fece da appoggio e lo portò fuori nel
corridoio, dove c’erano le macchinette. Su quel corridoio
dava anche la porta dell’area “codice
verde”, che si aprì mentre loro cercavano delle
monetine in tasca.
-Merda, devono essermi cadute durante la lotta… adesso che
faccio?
-Beh, io ho una moneta da cinquecento yen. Mi comprerò
qualcosa. Solo per me, naturalmente.
-Ha!, peccato che questa macchinetta non dia il resto, mi spiace per te.
-Questo non è un problema, posso sempre chiedere a quelli
che sono appena usciti…
Si voltò per chiedere alle persone che erano appena uscite
dall’area a codice verde; Ichigo si voltò con lui,
e rimase fulminato.
-K… Kurotsuchi? – balbettò, basito.
La ragazza era conciata come loro se non peggio.
Aveva entrambi gli occhi neri, ematomi sul volto, i capelli spettinati
come se glieli avessero strappati e una gamba ingessata. Inoltre aveva
una grossa benda sul braccio sinistro, intrisa di sangue.
Lei stava camminando dritta davanti a sé e non si era
accorta di loro; non udì nemmeno il balbettio di Ichigo.
Yumichika, evidentemente, non aveva avuto la faccia tosta di chiederle
di cambiargli la moneta.
Quando uscì dalla porta automatica, Ichigo tirò
una manica di Yumichika.
-Hai visto anche tu la stessa cosa…?!
-Chiaro che l’ho vista. Dici che anche lei ama fare a
botte…?
-Sei idiota?! Quella è stata menata da qualcuno. Magari
l’hanno derubata e poi picchiata! I soliti teppisti. Se solo
potessi…
-Sì, ma non puoi. E non agitarti, o finisce che ti alzano il
codice. Anche se, viste le tempistiche, magari ci faresti anche un
favore.
Rientrarono nella sala d’attesa; Grimmjow era ancora seduto
per conto suo a rimuginare. Ichigo lo scrutò per un secondo;
poi tirò un sospiro e scosse la testa.
-Yumichika, lasciami sulla sedia accanto a lui, per favore.
-Fatti tuoi se ti ammazza, ok?
-Ok.
Lo adagiò sulla sedia e Ichigo cercò di
sistemarsi alla bell’e meglio, mentre Yumichika tornava al
suo posto.
Grimmjow si accorse di lui e gli lanciò
un’occhiataccia.
-Che vuoi, tu, ora?!
-Vuoi star calmo? Cosa ti sembra che possa volere, conciato
così…?!
-Vuoi godere della mia… della mia… tch –
digrignò i denti.
-“Sconfitta”?
-Non dirlo! – sbraitò. – Non
è che un caso. Se mi avesse davvero sconfitto non sarei qui
a parlare con te!
-Che c’è di male ad ammettere la sconfitta, scusa?
Anch’io sono stato sconfitto, e quindi? Significa che la
prossima volta farò mille volte meglio.
-Che vorresti dire? Mi stai invitando a farti a pezzi
un’altra volta…?
-La prossima volta sarò io
che ti farò a pezzi. Perché in questo tempo, io
migliorerò. E non ci sarà bisogno che Chado
scenda in campo per me.
-Tu parti dal presupposto che tu e il tuo amico assieme possiate farmi
un graffio.
-Non ero preparato alla tua forza. La prossima volta, vedrò
di tenere un livello decente, te lo prometto.
-Ti converrà farlo, se non vorrai finire in briciole!
Entrambi tacquero e guardarono davanti a sé, ma non
sembravano tesi o arrabbiati. Ichigo riprese la parola.
-Dì la verità; non è un caso se questa
sera eri a Karakura, vero?
-Chiaro che no – borbottò Grimmjow, che
però sembrava essersi calmato – vi ho sentiti
parlare e ho deciso di… farvi una sorpresa –
ghignò.
-E poi hai pensato bene di provocarmi, così da darmi un
motivo per combattere, eh?
-Ha. Che devo farci se non c’era altro modo?
Ichigo tutto sommato non riuscì a non sorridere tra
sé e sé.
Grimmjow poco dopo fu chiamato al codice verde e non ebbero
più occasione di parlare, ma Ichigo, vedendo quella figura
appariscente di spalle, che camminava decisa anche con una gamba rotta
come se stesse sfidando il mondo, non riuscì a fare a meno
di pensare che, in qualche modo contorto che nemmeno lui riusciva a
spiegarsi, quel tizio non riusciva a stargli antipatico.
Nel giro di due ore Ichigo e Ikkaku furono fuori, ingessati e bendati.
Dovettero però aspettare le radiografie di Tatsuki, che
prolungarono l’attesa di un’ora; i risultati
menzionavano una forte contusione, ma nessuna frattura o incrinatura.
Fu liquidata con la raccomandazione di passare una settimana senza fare
sport o attività pericolose, e con una ricetta per un
antidolorifico
Isshin si offrì di accompagnare a casa Ikkaku e Yumichika,
che accettarono; una volta giunti davanti a casa loro, notarono che
c’erano le luci accese.
-Entrate – li invitò Yumichika.
-Non preoccuparti, non c’è bisogno –
disse Isshin – grazie lo stesso.
-Avanti, ci hai riportati a casa, lascia che almeno ti offriamo una
birra – disse Ikkaku.
-Beh, se la metti così… come posso rifiutare
l’invito degli amici di Ichigo?
Ichigo e Tatsuki si lanciarono un’occhiata di disgusto, ma li
seguirono dentro.
Ad accoglierli fu Yachiru che si gettò volando addosso ai
nuovi arrivati, gridando “kyaah, bentornati!”. Fu
Isshin a bloccarla a mezz’aria, tenendole ferma la testa con
una mano.
-Ooh? Finora nessuno ci era mai riuscito, lo sai, Barbetta?
-Ma dai, hai indovinato! Anche noi a casa lo chiamiamo così.
-Avanti, non fate complimenti – disse Ikkaku – non
fateci essere formali, ché qui dentro non siamo abituati, ok?
-Ooook – disse Isshin, allegro – allora? Ichigo mi
ha detto che vostro padre ha sistemato il tizio coi capelli azzurri.
-Cerchi papino, Barbetta? – Yachiru lo prese per la manica
– Vieni, vieni; papino è in cucina che beve una
birra. Suda un sacco, a girare con quella giacca di pelle in questa
stagione…
-Mi sembra naturale – Ichigo alzò un sopracciglio.
-Papino! Abbiamo ospiti! Ci sono gli amici di Pelatino e di Ciglione!
Ci sono Barbetta, Icchy, e anche Spazzola!
-Spazzola sarei io…?! – Tatsuki alzò
minacciosamente un pugno.
-Spazzola! – Yachiru indicò i suoi capelli.
-Dì, ma hai mai visto i tuoi, di capelli…?!
-Tatsuki, piantala – disse Ichigo – è
una ragazzina.
-Giusto, Icchy Carota!
-Carota….?!
-Mmh? Che sta succedendo? Chi c’è?
Kenpachi Zaraki si affacciò alla porta della cucina.
Sembrò vagamente sorpreso nel vederli, ma poi
tornò a sedersi senza dir nulla.
-Papino vuole dire che potete venire avanti. Ehm…
credo… sedetevi? Fate come volete.
-Permesso – borbottò Tatsuki.
-Piantatela – disse Yumichika – avanti, mettetevi
dove trovate posto.
Kenpachi Zaraki sorseggiò la sua birra, rovesciando la testa
all’indietro; poi schiacciò la lattina vuota tra
pollice e indice. I non membri della famiglia lo guardarono attoniti.
-Ah, sì. Birra anche per voi? Yachiru, fa’ quella
roba.
-Quale roba, papino?
-Quella che si fa quando c’è qualcuno in casa.
-Riempirli di botte?
-No, non quando ci sono i ladri, cretina. Quando
c’è gente. Ospiti.
-Intendi il the? – suggerì Yumichika.
-Seh, quella roba che piace a te.
-Ma papino, noi non abbiamo mai avuto del the! Beviamo solo birra!
-Che stai dicendo, mocciosa? Tu bevi il succo di frutta.
-Non è vero, io bevo anche la birra.
-Che?!
-Insomma, dagli qualcosa. Quello che trovi, andrà bene lo
stesso.
Ichigo era sbalordito; quella famiglia era di una scortesia talmente
sfacciata da diventare quasi affascinante.
Isshin si fece avanti.
-Dunque, piacere di conoscerla, signor…
-Kenpachi. Kenpachi Zaraki.
Si alzò in cerca di una birra, ignorando la mano tesa di
Isshin. Questi batté le ciglia, vagamente sperduto, ma poi
sorrise.
-Beh, io e mio figlio la ringraziamo per
l’ospitalità e ci scusiamo se per la
stupidità della mia prole la sua è finita
coinvolta. Ci scusiamo, vero, Ichigo?
Gli afferrò la testa e gliela strattonò verso il
basso con tanta forza che Ichigo pensò di che non sarebbe
mai più riuscito a rimettersi in piedi.
-Sei impazz…?!
-Ichigo è così terribilmeeente dispiaciuto!
-Dispiaciuto di cosa? Uno che è dispiaciuto di aver
combattuto, per conto mio non è altro che un idiota. E voi
due? – si rivolse ai figli – Che avete da dire?
-Gli avrei aperto il cranio alla prossima, se l’avessi
lasciato vivo.
-Uuh, mi sono divertito da morire!
-Vedi? – disse Kenpachi a Isshin – Per noi
è stata un’ottima serata. Almeno non si sono
annoiati.
-Io qualche volta mi annoio – disse Tatsuki, irritata
– ma è sempre meglio annoiarsi che farsi pestare.
-E tu che vuoi? Intendi per caso farci la morale?
-Oh, no, padre. Lei ne ha battuti due da sola. Uno l’ha
schiacciato sotto una macchinetta catcha, e l’altro
l’ha scaraventato fuori dalla porta. Il biondino coi denti da
squalo.
-Ah sì? – Kenpachi la guardò con
più interesse. – In effetti, sembra che stasera le
donne siano andate meglio di tutti.
Yumichika, che era l’unico senza un graffio, distolse lo
sguardo, ma non replicò. Tatsuki alzò gli occhi
al cielo.
-Dunque, signor Zaraki, la ringraziamo per la sua
ospitalità, ma l’ora è decisamente
tarda e io devo tornare a Karakura e lasciare a casa Tatsuki.
-Bene. Ciao.
-Alla prossima, Ichigo. Facci di nuovo divertire così tanto!
-Aspettate, vi accompagno.
-Icchy, ve ne andate di già? – Yachiru mise su il
broncio.
-Scema, Ichigo è in pezzi. Non serve a nulla, ridotto
così.
-Ma la prossima volta giocherai con papino, eh, Icchy?
-Non se ne parla neanche…!
Quando se ne furono andati, Ikkaku tornò in cucina e
cercò una birra.
-Ehi, ma le abbiamo quasi finite. Poi, qui dentro ci sono solo birre,
cosa dovrebbe bere la mocciosa domattina?
-Yay, la birra!
-No che non berrai birra, mostriciattolo. Adesso vieni con me in
supermarket notturno e ti scegli la tua colazione.
-Papino, dì a Pelatino che voglio bere birra!
-Diglielo tu, che c’entro io?
-Comunque, padre, come mai stasera eri dalle parti della sala giochi?
-Mah, non c’era niente da fare. Tutti quelli a cui passavo di
fianco avevano paura che gli andassi addosso. Pensano che sia idiota?
So benissimo guidare in ruota alta senza andare addosso alla gente.
-Perché una volta di queste non porti anche me? –
disse Ikkaku – Non me la cavo male con le moto. Poi, le
Harley non hanno una grande potenza, non dovrebbero essere pericolose.
-Non ero con le Harley. Come potrei impennare con un affare del genere?
Ho noleggiato un’altra moto. Anzi, se hai voglia di guidare,
domani riportala al concessionario.
-Ah-ha. Tra l’altro, ho visto una Suzuki che mi piaceva
molto, l’altro giorno. Una cosa tranqulla, un
seicentocinquanta. Usata, forse, coi miei risparmi ce la faccio.
-Per te va bene una cosa del genere. Io, alla prossima, mi prendo il
mille e due. Quella di stasera aveva due cilindri che sembravano due
missili.
Yumichika li ascoltò, annoiato. Si sentiva sempre fuori
posto quando parlavano di moto. Era vero che anche lui le riparava, in
officina, ma lo faceva per soldi, e per convincere suo padre che gli
interessassero un po’; se non avessero lavorato assieme, non
avrebbero davvero avuto nulla in comune.
-Ehi? Ehi, Ciglione? Sveglia! Ehi, mi aiuti a farmi gli odango*?
-E-eh? – Oh, sì che aveva voglia di farglieli. Ma
suo padre lo stava osservando. – Ti sembro capace di fare una
cosa del genere? Falli tu da sola.
-Ma l’altra volta me li hai fatti tu!
Intercettò lo sguardo di suo padre, che lo stava fissando in
silenzio. Poi sospirò, scosse la testa e bevve una lunga
sorsata di birra.
-Dai, su, andiamo, Ciglia Finte! Quand’è che ti
togli quelle ciglia finte…?
Yachiru lo prese per mano e lo trascinò di sopra.
A Yachiru non sembrava importare che gli piacesse acconciare i capelli
o truccarsi ogni tanto; né, nonostante i suoi modi burberi,
sembrava dispiacere a Ikkaku.
Perché per suo padre era tanto importante?
Avrebbe dovuto odiarlo per la sua intolleranza, ma la verità
era che, radicata in fondo al suo animo, esisteva una paura viscerale
che suo padre non l’amasse affatto.
Perché si preoccupava di questo? L’opinione di una
persona incapace di accettarlo non avrebbe dovuto interessargli. A
Grimmjow, quella volta, aveva risposto per le rime; aveva sempre
risposto per le rime a chiunque dicesse qualcosa di sbagliato
sull’argomento, senza crucciarsi troppo o sentirsi ferito.
E allora perché non riusciva a fare lo stesso con suo padre?
Perché non riusciva a disfarsi dell’importanza
della sua opinione?
-Guarda, li voglio a quest’altezza e voglio due ciuffi ai
lati del viso. E poi, voglio che mi arricci i due ciuffi.
-Come faccio ad arricciarteli? Non posso mica farti una permanente.
-Lo so che hai l’arricciacapelli in camera tua!
-Ma tu… frughi tra le mie cose…?
-Certo che frugo! Frugo dappertutto! La casa per me non ha segreti!
-Fallo ancora, e vedrai che non ci sarà nessuno a farti gli
odango o ad arricciarti i capelli.
-E allora? Lo farà papino!
-Scherzi? “Papino” non lo farebbe mai. Non ti
conviene farmi arrabbiare, perché sono l’unico che
sa acconciarti i capelli e che ti accompagna a comprare i vestiti. E
chi è che ti ha regalato la parrucca rosa? Mh?
-Hmm, è Ciglione – ammise Yachiru, controllandosi
allo specchio l’acconciatura.
Yumichika tacque; almeno, lì dentro, era utile a qualcuno.
Quando faceva quelle cose con Yachiru, o andava a comprare vestiti in
un bel negozio, o sfogliava i dépliant per i corsi di
design, si sentiva bene.
Si sentiva nel suo ambiente, si sentiva vivo. Ed era
sicuro, assolutamente sicuro che quella sensazione fosse la
“felicità”; ed era forse giusto,
continuava a chiedersi giorno e notte, rinunciare a quella
felicità per mantenere una facciata che non gli apparteneva?
Ma poi una parte di lui spuntava fuori dal buio e domandava:
è giusto percorrere una strada che il tuo genitore disprezza?
Se la disprezzava, probabilmente c’era un motivo. E forse era
lui, Yumichika, ad essere sbagliato. In fondo, non era forse vero che
tutti gli altri maschi si interessavano di moto proprio come suo padre
e Ikkaku? Quanti altri avrebbero assecondato la sorellina in tutte
quelle cose da donna? Quindi era lui a sbagliare, e suo padre aveva
ragione?
Era principalmente per questo, per questo dubbio di essere sbagliato, che non
riusciva a parlare. Se fosse stato sicuro di fare qualcosa di giusto,
magari avrebbe anche affrontato suo padre. O magari no. Ma sicuramente
sarebbe stato più sereno, e questo a prescindere dal suo
giudizio.
Ma il Giappone non era molto aperto per quel genere di cose. Quando
Yumichika guardava su Youtube le manifestazioni in occidente, come ad
esempio il Gay Pride, pensava che avrebbe voluto essere lì
con loro, in un posto dove il suo diritto di essere se stesso non solo
fosse riconosciuto, ma fosse addirittura dato per scontato.
Quante volte, a scuola, aveva evitato il pestaggio solamente
perché era più forte di tutti i suoi compagni?
Ma se non avesse ereditato da suo padre tanta forza, che
cos’avrebbe dovuto subire?
Quindi solo chi era più forte degli altri poteva esprimere
totalmente se stesso? Solo chi, in qualche modo, poteva metterli a
tacere?
Il caso di quel Grimmjow parlava da sé. A chi altri
avrebbero lasciato passare quei capelli azzurri?
-Yachiru?
-Mmmh?
-Ma tu non hai delle amiche femmine che ti facciano gli odango?
-Nooo, io non vado tanto d’accordo con le femmine.
Naturale, dato che suo padre l’aveva sempre portata ai raduni
di vecchi motociclisti.
-E quindi, come fai? Se non vai d’accordo con le ragazzine
che dovrebbero essere tue amiche?
-Ma è ovvio! Io sto con i maschi!
Aveva dovuto dirglielo una bambina di dieci anni, per capirlo? Era
così ovvio.
Stare con quelli
più simili a te.
-Grazie, Yachiru.
-Grazie di che?
-Stai ferma, altrimenti gli odango vengono male.
-Aye, aye!
Aveva preso una solenne decisione: più tardi, dopo aver
finito con i capelli di Yachiru, sarebbe andato in Internet e avrebbe
cercato un gay bar nella zona.
E se Ikkaku e suo padre non erano d’accordo, allora
significava che li avrebbe tenuti all’oscuro di tutto; se
loro intendevano escluderlo dalla loro vita, beh, allora lui li avrebbe
esclusi dalla sua.
Ratificò la sua decisione con un sorriso di soddisfazione.
Nel frattempo, in salotto, Ikkaku faceva flessioni per sfogare la
tensione.
Non sei riuscito a fare
nulla.
Stinse i denti e intimò a quella voce interiore di tacere.
Ha dovuto intervenire
tuo padre.
Si morse l’interno della bocca e strizzò gli
occhi, sperando di mettere a tacere quei pensieri.
Penserà che
sei un incapace.
Aumentò la velocità delle flessioni. La fatica
cancellava qualsiasi voce interiore; ci riusciva quasi sempre.
Farsi difendere da tuo
padre. Non sei abbastanza forte. E non ti stai avvicinando di un passo
a lui.
La rabbia gli riempì il petto; quella voce maledetta aveva
ragione da vendere.
Imperdonabile, irreparabile: farsi difendere da suo padre. Come aveva
potuto non riuscire a sconfiggerlo? Perfino Tatsuki ne aveva fatti
fuori due. Yumichika ne era uscito addirittura illeso. Ichigo era
ferito, ma lui aveva affrontato il più forte di tutti,
quindi non contava.
E lui, invece? Lui era stato l’unico a farsi pestare senza
giungere a nulla. Probabilmente, quando se n’era accorto, suo
padre ne era rimasto deluso. Come aveva potuto dare un tale dispiacere
a suo padre?
Perché non riusciva a diventare forte la metà,
no, un terzo, no, un decimo di lui?
Si allenava ogni volta che poteva e quando era ora di combattere ci
metteva tutto se stesso. Quindi perché non progrediva? O
almeno, non abbastanza da somigliare a suo padre?
Non sei
nient’altro che una delusione.
Due figli, e nemmeno uno dei due che lo eguagliasse, o che gli si
avvicinasse soltanto.
Yumichika era un caso particolare; lui viveva nel suo mondo, e si
realizzava in quello. Ma Ikkaku, lui era tale e quale a suo padre: e
dato che aveva scelto quella strada, suo preciso dovere era percorrerla
fino in fondo, dove, come traguardo, c’era il livello in cui
stava quella specie di semidio corrotto che l’aveva messo al
mondo.
Non aveva avuto il coraggio di guardarlo negli occhi quando
l’aveva trovato faccia a terra, per paura del disprezzo che
vi avrebbe letto, e che gli avrebbe fatto più male dei colpi
ricevuti in battaglia.
Ikkaku era alto, ma suo padre lo era di più.
A diciotto anni, però, era quasi sicuro che la sua crescita
fosse giunta al termine.
Forse che il fisico raggiungeva dei limiti invalicabili, oltre ai quali
non avrebbe più potuto evolversi?
Forse che la sua forza fisica era giunta al termine? Forse non avrebbe
potuto progredire più di così?
Quell’uomo avrebbe continuato a stagliarsi
all’infinito davanti a lui, aprendogli una strada che per lui
sarebbe sempre stata già battuta, e mai
esplorata…?
*odango: acconciatura con gli chignon. Presente Usagi Tsukino (Sailor
Moon)?
(Nda: perdonatemi se ci ho messo più del solito, spero mi
stiate ancora seguendo ^^!
Per il titolo del capitolo... beh, è una citazione da veri esperti di Bleach :D non lo rivelerò.
Poi, una cosa: non ho idea di come funzioni la sanità pubblica in Giappone, vi prego di passarmi anche questa perché proprio non avevo voglia di complicarmi la vita XD
E ora rispondo alle vostre recensioni ;D:
@Nekogirl94: in realtà non amo affatto gang, violenza e
risse XD è solo che capitoli simili si sono resi necessari.
Terrò comunque da conto il tuo consiglio e ci
darò un'occhiata, grazie ;)
@Sexta_aram: grazie mille davvero ^^ non sono un'esperta in questo tipo
di scene, per cui sentire che mi escono decentemente mi fa un immenso
piacere!
@nick nibbio: sì, lo so, purtroppo, ma con Nvu benché mi ingrandisca il carattere nella mia finestra poi l'effetto non si riflette anche nell'html che poi posto qua ._. comunque, se la lettura risulta difficoltosa, un ctrl + dovrebbe aiutarti ad ampliare la grandezza del
carattere (cmd + se hai un Macintosh). Spero di averti aiutato ;)
@sarunia: ciao ^_^ come ho già detto via pm, nessun problema
con le critiche, anzi, sono le benvenute. Per la prima, buono a
sapersi, non me n'ero accorta :/ farò più
attenzione in furuto. Per la seconda... hmm, non so esattamente quali
passaggi tu intenda, comunque se l'impressione generale è
che mi sia incasinata e abbia voluto tirarmene fuori prima di fare un
disastro... XD oddio, in realtà volevo solo ricalcare le
dinamiche del manga, dove il primo scontro Ichigo/Grimmjow viene
interrotto a metà. Non voglio mica farla finire
così tra quei due ;D* tutto qui.
Alla prossima e grazie dei vostri commenti ;)! Bye!)
|