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Autore: The Corpse Bride    17/08/2010    3 recensioni
Ichigo Kurosaki inizia ad essere un problema per la Karakura High. Risse, cattiva condotta, nessuna intenzione di scendere a compromessi.
Ma, per evitare l'espulsione, gli viene fatta una proposta: una serie di incontri in gruppo organizzati da un consultorio per il sostegno agli adolescenti problematici, a cura di una professionista.
Ichigo se la sentirà di sviscerare la propria vita davanti a dei perfetti sconosciuti? Ma, soprattutto, chi sono questi sconosciuti, adolescenti problematici come lui, e che cosa li tormenta?
Perché in questo universo, Hollow e Arrancar non esistono, o, almeno, non sono quelli che ricordiamo. In questo universo, Ichigo e gli altri affrontano qualcosa di molto più pericoloso: i legami.
(Pairing principale: Ichiruki. Altri pairing verranno rivelati con lo svolgersi della storia.)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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-Grimmjow? – lo chiamò Ichigo, da dietro la schiena di suo padre, che l’aveva portato in spalla.
Lui si voltò, con un’espressione nera di rabbia, che, sospettava Ichigo, nascondeva una buona dose di frustrazione.
-Mio padre ti ha sistemato per bene, eh? – disse Ikkaku – Non sentirti umiliato. Saresti inumano, se fossi in grado di fare qualcosa contro di lui.
-Jaggerjack Grimmjow, codice verde – disse l’infermiera del triage.
-Verde? – si stupì Yumichika – Ma ha un braccio e una gamba rotti, e una distorsione alla colonna vertebrale.
-Ma non è in pericolo di vita – disse Isshin – quindi non è urgente. Comunque lo chiameranno presto.
-Siediti con noi – lo invitò Ichigo.
-Sei impazzito? – Tatsuki era inorridita – Questo a momenti ti ammazzava!
-Sì, ma adesso non può farmi niente. E poi voglio farmi raccontare com’è andata.
-Sedermi accanto a voi?! Sei fuori. E ho ancora abbastanza forze da spaccarti a metà, Ichigo Kurosaki!
-Beh, se tu adesso vuoi spaccarlo a metà, significa che prima non ci sei riuscito, no? – osservò Isshin – Quindi, forse non sei in grado di spaccare a metà mio figlio. – Si mise le mani sui fianchi e prese un bel respiro. – E poi, pensi che te lo lascerei fare?
Grimmjow sbuffò e lo fissò con odio. Ma Isshin riprese allegramente.
-Ma certo che te lo lascerei fare! Quando torna tardi, per esempio, o mangia tutto quello che c’è in frigo… vorrei che ci fosse qualcuno che lo picchia al posto mio! Ormai sto invecchiando e non ho sempre le energie per metterlo in riga, ma tu… tu mi sembri quello adatto a dare una bella lezione a questo mio figlio!
-E poi dite a noi che la nostra famiglia è strana? – mormorò Yumichika a Tatsuki. Lei alzò le spalle.
-Questo è il vecchio di Ichigo, io non c’entro niente. La mia famiglia è normale.
-In compenso, sei tu che non sei molto normale…
-Vuoi finire direttamente in codice rosso…?

Classificarono Ichigo e Ikkaku codice verde; Tatsuki, che riferiva solamente il dolore alla schiena dovuto all’impatto, finì nel codice bianco; avrebbe soltanto dovuto fare delle radiografie.
-Ve lo dico io, qui non usciamo prima di domattina – borbottò Ichigo.
-Di che ti lamenti? Sei tu che ti sei fatto pestare fino a questo punto.
-Perché accidenti dai la colpa a me?! Prenditela con lui!
Indicò Grimmjow, che se ne stava a due posti da loro con lo sguardo fisso a terra. Era immusonito e ricurvo su se stesso.
-Ehi, mi sa che c’è rimasto male davvero – disse Ikkaku.
-Se era convinto di essere il migliore, dev’essere stato un bel colpo – disse Yumichika – avrà di che parlare al prossimo incontro, eh?
Ichigo lo fulminò con lo sguardo e, indicando Tatsuki con un cenno, gli fece segno con le mani di non parlarne davanti a lei. Yumichika alzò un sopracciglio, come a dire, “e perché mai?”.
-S-sentite, io vorrei prendermi qualcosa alla macchinetta., ho proprio sete! Yumichika, mi accompagni?
-Ti accompagno se mi prendi da bere. E anche una merendina.
-D’accordo, dannato, ti offro quello che ti pare. E ora andiamo…!
Yumichika gli fece da appoggio e lo portò fuori nel corridoio, dove c’erano le macchinette. Su quel corridoio dava anche la porta dell’area “codice verde”, che si aprì mentre loro cercavano delle monetine in tasca.
-Merda, devono essermi cadute durante la lotta… adesso che faccio?
-Beh, io ho una moneta da cinquecento yen. Mi comprerò qualcosa. Solo per me, naturalmente.
-Ha!, peccato che questa macchinetta non dia il resto, mi spiace per te.
-Questo non è un problema, posso sempre chiedere a quelli che sono appena usciti…
Si voltò per chiedere alle persone che erano appena uscite dall’area a codice verde; Ichigo si voltò con lui, e rimase fulminato.
-K… Kurotsuchi? – balbettò, basito.
La ragazza era conciata come loro se non peggio.
Aveva entrambi gli occhi neri, ematomi sul volto, i capelli spettinati come se glieli avessero strappati e una gamba ingessata. Inoltre aveva una grossa benda sul braccio sinistro, intrisa di sangue.
Lei stava camminando dritta davanti a sé e non si era accorta di loro; non udì nemmeno il balbettio di Ichigo. Yumichika, evidentemente, non aveva avuto la faccia tosta di chiederle di cambiargli la moneta.
Quando uscì dalla porta automatica, Ichigo tirò una manica di Yumichika.
-Hai visto anche tu la stessa cosa…?!
-Chiaro che l’ho vista. Dici che anche lei ama fare a botte…?
-Sei idiota?! Quella è stata menata da qualcuno. Magari l’hanno derubata e poi picchiata! I soliti teppisti. Se solo potessi…
-Sì, ma non puoi. E non agitarti, o finisce che ti alzano il codice. Anche se, viste le tempistiche, magari ci faresti anche un favore.
Rientrarono nella sala d’attesa; Grimmjow era ancora seduto per conto suo a rimuginare. Ichigo lo scrutò per un secondo; poi tirò un sospiro e scosse la testa.
-Yumichika, lasciami sulla sedia accanto a lui, per favore.
-Fatti tuoi se ti ammazza, ok?
-Ok.
Lo adagiò sulla sedia e Ichigo cercò di sistemarsi alla bell’e meglio, mentre Yumichika tornava al suo posto.
Grimmjow si accorse di lui e gli lanciò un’occhiataccia.
-Che vuoi, tu, ora?!
-Vuoi star calmo? Cosa ti sembra che possa volere, conciato così…?!
-Vuoi godere della mia… della mia… tch – digrignò i denti.
-“Sconfitta”?
-Non dirlo! – sbraitò. – Non è che un caso. Se mi avesse davvero sconfitto non sarei qui a parlare con te!
-Che c’è di male ad ammettere la sconfitta, scusa? Anch’io sono stato sconfitto, e quindi? Significa che la prossima volta farò mille volte meglio.
-Che vorresti dire? Mi stai invitando a farti a pezzi un’altra volta…?
-La prossima volta sarò io che ti farò a pezzi. Perché in questo tempo, io migliorerò. E non ci sarà bisogno che Chado scenda in campo per me.
-Tu parti dal presupposto che tu e il tuo amico assieme possiate farmi un graffio.
-Non ero preparato alla tua forza. La prossima volta, vedrò di tenere un livello decente, te lo prometto.
-Ti converrà farlo, se non vorrai finire in briciole!
Entrambi tacquero e guardarono davanti a sé, ma non sembravano tesi o arrabbiati. Ichigo riprese la parola.
-Dì la verità; non è un caso se questa sera eri a Karakura, vero?
-Chiaro che no – borbottò Grimmjow, che però sembrava essersi calmato – vi ho sentiti parlare e ho deciso di… farvi una sorpresa – ghignò.
-E poi hai pensato bene di provocarmi, così da darmi un motivo per combattere, eh?
-Ha. Che devo farci se non c’era altro modo?
Ichigo tutto sommato non riuscì a non sorridere tra sé e sé.
Grimmjow poco dopo fu chiamato al codice verde e non ebbero più occasione di parlare, ma Ichigo, vedendo quella figura appariscente di spalle, che camminava decisa anche con una gamba rotta come se stesse sfidando il mondo, non riuscì a fare a meno di pensare che, in qualche modo contorto che nemmeno lui riusciva a spiegarsi, quel tizio non riusciva a stargli antipatico.


Nel giro di due ore Ichigo e Ikkaku furono fuori, ingessati e bendati. Dovettero però aspettare le radiografie di Tatsuki, che prolungarono l’attesa di un’ora; i risultati menzionavano una forte contusione, ma nessuna frattura o incrinatura. Fu liquidata con la raccomandazione di passare una settimana senza fare sport o attività pericolose, e con una ricetta per un antidolorifico
Isshin si offrì di accompagnare a casa Ikkaku e Yumichika, che accettarono; una volta giunti davanti a casa loro, notarono che c’erano le luci accese.
-Entrate – li invitò Yumichika.
-Non preoccuparti, non c’è bisogno – disse Isshin – grazie lo stesso.
-Avanti, ci hai riportati a casa, lascia che almeno ti offriamo una birra – disse Ikkaku.
-Beh, se la metti così… come posso rifiutare l’invito degli amici di Ichigo?
Ichigo e Tatsuki si lanciarono un’occhiata di disgusto, ma li seguirono dentro.
Ad accoglierli fu Yachiru che si gettò volando addosso ai nuovi arrivati, gridando “kyaah, bentornati!”. Fu Isshin a bloccarla a mezz’aria, tenendole ferma la testa con una mano.
-Ooh? Finora nessuno ci era mai riuscito, lo sai, Barbetta?
-Ma dai, hai indovinato! Anche noi a casa lo chiamiamo così.
-Avanti, non fate complimenti – disse Ikkaku – non fateci essere formali, ché qui dentro non siamo abituati, ok?
-Ooook – disse Isshin, allegro – allora? Ichigo mi ha detto che vostro padre ha sistemato il tizio coi capelli azzurri.
-Cerchi papino, Barbetta? – Yachiru lo prese per la manica – Vieni, vieni; papino è in cucina che beve una birra. Suda un sacco, a girare con quella giacca di pelle in questa stagione…
-Mi sembra naturale – Ichigo alzò un sopracciglio.
-Papino! Abbiamo ospiti! Ci sono gli amici di Pelatino e di Ciglione! Ci sono Barbetta, Icchy, e anche Spazzola!
-Spazzola sarei io…?! – Tatsuki alzò minacciosamente un pugno.
-Spazzola! – Yachiru indicò i suoi capelli.
-Dì, ma hai mai visto i tuoi, di capelli…?!
-Tatsuki, piantala – disse Ichigo – è una ragazzina.
-Giusto, Icchy Carota!
-Carota….?!
-Mmh? Che sta succedendo? Chi c’è?
Kenpachi Zaraki si affacciò alla porta della cucina. Sembrò vagamente sorpreso nel vederli, ma poi tornò a sedersi senza dir nulla.
-Papino vuole dire che potete venire avanti. Ehm… credo… sedetevi? Fate come volete.
-Permesso – borbottò Tatsuki.
-Piantatela – disse Yumichika – avanti, mettetevi dove trovate posto.
Kenpachi Zaraki sorseggiò la sua birra, rovesciando la testa all’indietro; poi schiacciò la lattina vuota tra pollice e indice. I non membri della famiglia lo guardarono attoniti.
-Ah, sì. Birra anche per voi? Yachiru, fa’ quella roba.
-Quale roba, papino?
-Quella che si fa quando c’è qualcuno in casa.
-Riempirli di botte?
-No, non quando ci sono i ladri, cretina. Quando c’è gente. Ospiti.
-Intendi il the? – suggerì Yumichika.
-Seh, quella roba che piace a te.
-Ma papino, noi non abbiamo mai avuto del the! Beviamo solo birra!
-Che stai dicendo, mocciosa? Tu bevi il succo di frutta.
-Non è vero, io bevo anche la birra.
-Che?!
-Insomma, dagli qualcosa. Quello che trovi, andrà bene lo stesso.
Ichigo era sbalordito; quella famiglia era di una scortesia talmente sfacciata da diventare quasi affascinante.
Isshin si fece avanti.
-Dunque, piacere di conoscerla, signor…
-Kenpachi. Kenpachi Zaraki.
Si alzò in cerca di una birra, ignorando la mano tesa di Isshin. Questi batté le ciglia, vagamente sperduto, ma poi sorrise.
-Beh, io e mio figlio la ringraziamo per l’ospitalità e ci scusiamo se per la stupidità della mia prole la sua è finita coinvolta. Ci scusiamo, vero, Ichigo?
Gli afferrò la testa e gliela strattonò verso il basso con tanta forza che Ichigo pensò di che non sarebbe mai più riuscito a rimettersi in piedi.
-Sei impazz…?!
-Ichigo è così terribilmeeente dispiaciuto!
-Dispiaciuto di cosa? Uno che è dispiaciuto di aver combattuto, per conto mio non è altro che un idiota. E voi due? – si rivolse ai figli – Che avete da dire?
-Gli avrei aperto il cranio alla prossima, se l’avessi lasciato vivo.
-Uuh, mi sono divertito da morire!
-Vedi? – disse Kenpachi a Isshin – Per noi è stata un’ottima serata. Almeno non si sono annoiati.
-Io qualche volta mi annoio – disse Tatsuki, irritata – ma è sempre meglio annoiarsi che farsi pestare.
-E tu che vuoi? Intendi per caso farci la morale?
-Oh, no, padre. Lei ne ha battuti due da sola. Uno l’ha schiacciato sotto una macchinetta catcha, e l’altro l’ha scaraventato fuori dalla porta. Il biondino coi denti da squalo.
-Ah sì? – Kenpachi la guardò con più interesse. – In effetti, sembra che stasera le donne siano andate meglio di tutti.
Yumichika, che era l’unico senza un graffio, distolse lo sguardo, ma non replicò. Tatsuki alzò gli occhi al cielo.
-Dunque, signor Zaraki, la ringraziamo per la sua ospitalità, ma l’ora è decisamente tarda e io devo tornare a Karakura e lasciare a casa Tatsuki.
-Bene. Ciao.
-Alla prossima, Ichigo. Facci di nuovo divertire così tanto!
-Aspettate, vi accompagno.
-Icchy, ve ne andate di già? – Yachiru mise su il broncio.
-Scema, Ichigo è in pezzi. Non serve a nulla, ridotto così.
-Ma la prossima volta giocherai con papino, eh, Icchy?
-Non se ne parla neanche…!

Quando se ne furono andati, Ikkaku tornò in cucina e cercò una birra.
-Ehi, ma le abbiamo quasi finite. Poi, qui dentro ci sono solo birre, cosa dovrebbe bere la mocciosa domattina?
-Yay, la birra!
-No che non berrai birra, mostriciattolo. Adesso vieni con me in supermarket notturno e ti scegli la tua colazione.
-Papino, dì a Pelatino che voglio bere birra!
-Diglielo tu, che c’entro io?
-Comunque, padre, come mai stasera eri dalle parti della sala giochi?
-Mah, non c’era niente da fare. Tutti quelli a cui passavo di fianco avevano paura che gli andassi addosso. Pensano che sia idiota? So benissimo guidare in ruota alta senza andare addosso alla gente.
-Perché una volta di queste non porti anche me? – disse Ikkaku – Non me la cavo male con le moto. Poi, le Harley non hanno una grande potenza, non dovrebbero essere pericolose.
-Non ero con le Harley. Come potrei impennare con un affare del genere? Ho noleggiato un’altra moto. Anzi, se hai voglia di guidare, domani riportala al concessionario.
-Ah-ha. Tra l’altro, ho visto una Suzuki che mi piaceva molto, l’altro giorno. Una cosa tranqulla, un seicentocinquanta. Usata, forse, coi miei risparmi ce la faccio.
-Per te va bene una cosa del genere. Io, alla prossima, mi prendo il mille e due. Quella di stasera aveva due cilindri che sembravano due missili.
Yumichika li ascoltò, annoiato. Si sentiva sempre fuori posto quando parlavano di moto. Era vero che anche lui le riparava, in officina, ma lo faceva per soldi, e per convincere suo padre che gli interessassero un po’; se non avessero lavorato assieme, non avrebbero davvero avuto nulla in comune.
-Ehi? Ehi, Ciglione? Sveglia! Ehi, mi aiuti a farmi gli odango*?
-E-eh? – Oh, sì che aveva voglia di farglieli. Ma suo padre lo stava osservando. – Ti sembro capace di fare una cosa del genere? Falli tu da sola.
-Ma l’altra volta me li hai fatti tu!
Intercettò lo sguardo di suo padre, che lo stava fissando in silenzio. Poi sospirò, scosse la testa e bevve una lunga sorsata di birra.
-Dai, su, andiamo, Ciglia Finte! Quand’è che ti togli quelle ciglia finte…?
Yachiru lo prese per mano e lo trascinò di sopra.
A Yachiru non sembrava importare che gli piacesse acconciare i capelli o truccarsi ogni tanto; né, nonostante i suoi modi burberi, sembrava dispiacere a Ikkaku.
Perché per suo padre era tanto importante?
Avrebbe dovuto odiarlo per la sua intolleranza, ma la verità era che, radicata in fondo al suo animo, esisteva una paura viscerale che suo padre non l’amasse affatto.
Perché si preoccupava di questo? L’opinione di una persona incapace di accettarlo non avrebbe dovuto interessargli. A Grimmjow, quella volta, aveva risposto per le rime; aveva sempre risposto per le rime a chiunque dicesse qualcosa di sbagliato sull’argomento, senza crucciarsi troppo o sentirsi ferito.
E allora perché non riusciva a fare lo stesso con suo padre?
Perché non riusciva a disfarsi dell’importanza della sua opinione?
-Guarda, li voglio a quest’altezza e voglio due ciuffi ai lati del viso. E poi, voglio che mi arricci i due ciuffi.
-Come faccio ad arricciarteli? Non posso mica farti una permanente.
-Lo so che hai l’arricciacapelli in camera tua!
-Ma tu… frughi tra le mie cose…?
-Certo che frugo! Frugo dappertutto! La casa per me non ha segreti!
-Fallo ancora, e vedrai che non ci sarà nessuno a farti gli odango o ad arricciarti i capelli.
-E allora? Lo farà papino!
-Scherzi? “Papino” non lo farebbe mai. Non ti conviene farmi arrabbiare, perché sono l’unico che sa acconciarti i capelli e che ti accompagna a comprare i vestiti. E chi è che ti ha regalato la parrucca rosa? Mh?
-Hmm, è Ciglione – ammise Yachiru, controllandosi allo specchio l’acconciatura.
Yumichika tacque; almeno, lì dentro, era utile a qualcuno.
Quando faceva quelle cose con Yachiru, o andava a comprare vestiti in un bel negozio, o sfogliava i dépliant per i corsi di design, si sentiva bene. Si sentiva nel suo ambiente, si sentiva vivo. Ed era sicuro, assolutamente sicuro che quella sensazione fosse la “felicità”; ed era forse giusto, continuava a chiedersi giorno e notte, rinunciare a quella felicità per mantenere una facciata che non gli apparteneva?
Ma poi una parte di lui spuntava fuori dal buio e domandava: è giusto percorrere una strada che il tuo genitore disprezza?
Se la disprezzava, probabilmente c’era un motivo. E forse era lui, Yumichika, ad essere sbagliato. In fondo, non era forse vero che tutti gli altri maschi si interessavano di moto proprio come suo padre e Ikkaku? Quanti altri avrebbero assecondato la sorellina in tutte quelle cose da donna? Quindi era lui a sbagliare, e suo padre aveva ragione?
Era principalmente per questo, per questo dubbio di essere sbagliato, che non riusciva a parlare. Se fosse stato sicuro di fare qualcosa di giusto, magari avrebbe anche affrontato suo padre. O magari no. Ma sicuramente sarebbe stato più sereno, e questo a prescindere dal suo giudizio.
Ma il Giappone non era molto aperto per quel genere di cose. Quando Yumichika guardava su Youtube le manifestazioni in occidente, come ad esempio il Gay Pride, pensava che avrebbe voluto essere lì con loro, in un posto dove il suo diritto di essere se stesso non solo fosse riconosciuto, ma fosse addirittura dato per scontato.
Quante volte, a scuola, aveva evitato il pestaggio solamente perché era più forte di tutti i suoi compagni?
Ma se non avesse ereditato da suo padre tanta forza, che cos’avrebbe dovuto subire?
Quindi solo chi era più forte degli altri poteva esprimere totalmente se stesso? Solo chi, in qualche modo, poteva metterli a tacere?
Il caso di quel Grimmjow parlava da sé. A chi altri avrebbero lasciato passare quei capelli azzurri?
-Yachiru?
-Mmmh?
-Ma tu non hai delle amiche femmine che ti facciano gli odango?
-Nooo, io non vado tanto d’accordo con le femmine.
Naturale, dato che suo padre l’aveva sempre portata ai raduni di vecchi motociclisti.
-E quindi, come fai? Se non vai d’accordo con le ragazzine che dovrebbero essere tue amiche?
-Ma è ovvio! Io sto con i maschi!
Aveva dovuto dirglielo una bambina di dieci anni, per capirlo? Era così ovvio.
Stare con quelli più simili a te.
-Grazie, Yachiru.
-Grazie di che?
-Stai ferma, altrimenti gli odango vengono male.
-Aye, aye!
Aveva preso una solenne decisione: più tardi, dopo aver finito con i capelli di Yachiru, sarebbe andato in Internet e avrebbe cercato un gay bar nella zona.
E se Ikkaku e suo padre non erano d’accordo, allora significava che li avrebbe tenuti all’oscuro di tutto; se loro intendevano escluderlo dalla loro vita, beh, allora lui li avrebbe esclusi dalla sua.
Ratificò la sua decisione con un sorriso di soddisfazione.



Nel frattempo, in salotto, Ikkaku faceva flessioni per sfogare la tensione.
Non sei riuscito a fare nulla.
Stinse i denti e intimò a quella voce interiore di tacere.
Ha dovuto intervenire tuo padre.
Si morse l’interno della bocca e strizzò gli occhi, sperando di mettere a tacere quei pensieri.
Penserà che sei un incapace.
Aumentò la velocità delle flessioni. La fatica cancellava qualsiasi voce interiore; ci riusciva quasi sempre.
Farsi difendere da tuo padre. Non sei abbastanza forte. E non ti stai avvicinando di un passo a lui.
La rabbia gli riempì il petto; quella voce maledetta aveva ragione da vendere.
Imperdonabile, irreparabile: farsi difendere da suo padre. Come aveva potuto non riuscire a sconfiggerlo? Perfino Tatsuki ne aveva fatti fuori due. Yumichika ne era uscito addirittura illeso. Ichigo era ferito, ma lui aveva affrontato il più forte di tutti, quindi non contava.
E lui, invece? Lui era stato l’unico a farsi pestare senza giungere a nulla. Probabilmente, quando se n’era accorto, suo padre ne era rimasto deluso. Come aveva potuto dare un tale dispiacere a suo padre?
Perché non riusciva a diventare forte la metà, no, un terzo, no, un decimo di lui?
Si allenava ogni volta che poteva e quando era ora di combattere ci metteva tutto se stesso. Quindi perché non progrediva? O almeno, non abbastanza da somigliare a suo padre?
Non sei nient’altro che una delusione.
Due figli, e nemmeno uno dei due che lo eguagliasse, o che gli si avvicinasse soltanto.
Yumichika era un caso particolare; lui viveva nel suo mondo, e si realizzava in quello. Ma Ikkaku, lui era tale e quale a suo padre: e dato che aveva scelto quella strada, suo preciso dovere era percorrerla fino in fondo, dove, come traguardo, c’era il livello in cui stava quella specie di semidio corrotto che l’aveva messo al mondo.
Non aveva avuto il coraggio di guardarlo negli occhi quando l’aveva trovato faccia a terra, per paura del disprezzo che vi avrebbe letto, e che gli avrebbe fatto più male dei colpi ricevuti in battaglia.

Ikkaku era alto, ma suo padre lo era di più.
A diciotto anni, però, era quasi sicuro che la sua crescita fosse giunta al termine.
Forse che il fisico raggiungeva dei limiti invalicabili, oltre ai quali non avrebbe più potuto evolversi?
Forse che la sua forza fisica era giunta al termine? Forse non avrebbe potuto progredire più di così?

Quell’uomo avrebbe continuato a stagliarsi all’infinito davanti a lui, aprendogli una strada che per lui sarebbe sempre stata già battuta, e mai esplorata…?





*odango: acconciatura con gli chignon. Presente Usagi Tsukino (Sailor Moon)?


(Nda: perdonatemi se ci ho messo più del solito, spero mi stiate ancora seguendo ^^!
Per il titolo del capitolo... beh, è una citazione da veri esperti di Bleach :D non lo rivelerò.
Poi, una cosa: non ho idea di come funzioni la sanità pubblica in Giappone, vi prego di passarmi anche questa perché proprio non avevo voglia di complicarmi la vita XD
E ora rispondo alle vostre recensioni ;D:
@Nekogirl94: in realtà non amo affatto gang, violenza e risse XD è solo che capitoli simili si sono resi necessari. Terrò comunque da conto il tuo consiglio e ci darò un'occhiata, grazie ;)
@Sexta_aram: grazie mille davvero ^^ non sono un'esperta in questo tipo di scene, per cui sentire che mi escono decentemente mi fa un immenso piacere!
@nick nibbio: sì, lo so, purtroppo, ma con Nvu benché mi ingrandisca il carattere nella mia finestra poi l'effetto non si riflette anche nell'html che poi posto qua ._. comunque, se la lettura risulta difficoltosa, un ctrl + dovrebbe aiutarti ad ampliare la grandezza del carattere (cmd + se hai un Macintosh). Spero di averti aiutato ;)
@sarunia: ciao ^_^ come ho già detto via pm, nessun problema con le critiche, anzi, sono le benvenute. Per la prima, buono a sapersi, non me n'ero accorta :/ farò più attenzione in furuto. Per la seconda... hmm, non so esattamente quali passaggi tu intenda, comunque se l'impressione generale è che mi sia incasinata e abbia voluto tirarmene fuori prima di fare un disastro... XD oddio, in realtà volevo solo ricalcare le dinamiche del manga, dove il primo scontro Ichigo/Grimmjow viene interrotto a metà. Non voglio mica farla finire così tra quei due ;D* tutto qui.
Alla prossima e grazie dei vostri commenti ;)! Bye!)
  
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