Innanzi tutto ringrazio veramente
di cuore 409inMyCoffeeMaker
per la bellissima
recensione e i complimenti *-* sono felice che la mia storia ti abbia
fatto pensare, è una delle cose più belle che
potessi dirmi!!!! E aggiungendo la storia tra i preferiti mi hai fatta
veramente volare in alto sulla mia scala dell'autostima! Grazie
tantissime!! *-*
Un ringraziamento anche a tutte le altre persone che hanno letto,
sperando che vi sia piaciuta e che vogliate leggerne anche questo che
non è un vero seguito, cambia il punto di vista e (spero)
anche un po' lo stile e l'atmosfera, ma questo sta a voi giudicarlo. La
verità è che, come già detto, sono due
cose diverse legate solo dal momento in cui si ambientano.
Questo è quello che ero partita con l'idea di scrivere. Non
è una song-fic, le parole non sono riportate nel testo,
è solo ispirata alla canzone "Give me Novacaine".
Bene, non mi dilungo oltre, spero vivamente che vi piaccia e se non
è così...pace, ma in ogni caso sarò
felicissima di sapere la vostra opinione ^-^
Un Bacione
Ceci
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Guardo la polverina bianca nella mia mano, la mia ancora di salvezza
giornaliera. Con questa riesco a dimenticare tutto: la fottuta
sensazione di prigionia e frustrazione che provo ogni momento, la merda
che mi circonda e mi soffoca, i ricordi del posto da cui provengo, da
cui sono scappato, che continuano a perseguitarmi.
È come tornare bambini, quando il presente è un
susseguirsi di eventi uno più importante
dell’altro e ciascuno copre il precedente, finchè
il passato non rimane solo un confuso carosello costellato di piacevoli
sensazioni che coprono quelle più brutte, riequilibrando il
tutto a favore della serenità.
E quando il semplice scorrere del tempo non basta, finchè
sei bambino c’è sempre quell’ingrediente
magico, quel qualcosa che riesce sempre a far pendere l’ago
dalla parte giusta, così insospettabile nella sua
semplicità.
Per me era il bacio della buona notte.
Non ricordo neanche l’ultima volta che mia madre me
l’ha dato, ma so che l’ha fatto. Sento questa
sensazione, riguardando nel mio passato, anche se non riesco
più legarle un immagine. E tutte le volte che cerco di
recuperarla provo sempre lo stesso senso di fittizio calore e falsa
sicurezza, perché il tempo dei baci della buona notte
è finito da tempo.
-Dammi un lungo bacio della buona notte e tutto andrà bene-
Sussurro queste parole a fior di labbra, mentre rovescio la polverina
sulla lingua. Il sapore è acre, il primo impulso
è sempre quello di sputare. Non è più
il tempo dei baci della buona notte, quando l’oblio e la
calma filtravano attraverso un qualcosa di piacevole, ora bisogna
soffrire un poco per giungere al piacere. Prima, inevitabile, dura,
fottutissima lezione di vita, a cui prima o poi tutti sono costretti ad
asistere.
Sempre che di piacere si possa parlare, poi. La sensazione di
appagamento provocata dall’oblio è gradevole, ma
falsa, lo riesco a percepire anche sotto l’effetto di questa
magica polverina.
La sento scendere nella mia gola, lenta. È una carezza
seducente, fatta da una mano con lunghe unghie affilate che graffiano
la carne lasciando scorrere sottili scie di sangue.
Eppure è proprio in questo che risiede il piacere, nella
sensazione di debolezza e abbandono, di se stessi, del mondo. Il
piacere è nell’accasciarsi a terra e non percepire
alcuna minaccia, nel potersi lasciare alla mercè del mondo
perché semplicemente il mondo non esiste, non
più. Proprio come un bambino, a cui il solo calore di un
bacio porta via qualsiasi preoccupazione, lasciando la strada spianata
all’oblio del sonno.
Io non dormo, non è il buio ad avvolgermi ma una sottile
nebbiolina, che appanna gli occhi e sfuma i contorni e i colori.
L’effetto è lo stesso, l’unica
differenza è che così posso percepire
ciò che accade attorno a me. Non sento i rumori, sono
ovattati, ma posso vedere delle macchie muoversi. Tante figure
indistinte accasciate come me, una sola in piedi in mezzo a noi e
un’altra, appena apparsa alla porta. L’unica non
sfocata.
È tipico il suo arrivare in ritardo. Tipica la sua camminata
decisa, incurante. Tipicamente suo, straordinario per noi altri, che ci
ammassiamo imploranti qui ben prima dell’orario stabilito.
Eppure non c’è sprezzo in lei, non mentre si
dirige verso di me, non mentre si china e mi sfiora la fronte coi suoi
capelli. Non sento più i miei muscoli indolenziti, il freddo
pungente che penetra dalle fessure, l’umidità che
trasuda dalle pareti, il pavimento duro sotto di me e la scomoda parete
dietro la mia schiena, ma il tocco dei suoi capelli sulla mia pelle
genera un impulso elettrico che arriva nitido al mio cervello.
-Dammi un lungo bacio della buonanotte e tutto andrà bene-
Sospira, rassegnata. Non ce l’ho fatta, ho ceduto di nuovo.
-Quanto vorrei che fosse così facile, Jimmy-
Anche la sua voce giunge nitida alle mie orecchie e un altro impulso
elettrico mi attraversa il cervello sentendo il suo respiro caldo sulla
tempia. Un’intera scarica mi colpisce invece quando le sue
labbra la sfiorano. Posso percepirne la morbidezza intaccata dal freddo
dell’aria, la forma sinuosa interrotta da una
minuscola cicatrice sul lato destro. Sento l’esatto variare
della pressione delle sue labbra sulla mia pelle. Tutto di lei mi
arriva chiaro, anche sotto l’effetto di questa polverina.
Perché lei è l’unica cosa che veramente
conti, l’unica per cui potrei lottare, con cui potrei lottare.
Le labbra abbandonano la mia pelle, la sua figura si alza e riprende a
muoversi, va a cercare anche lei la sua dose di oblio, finalmente, esce
dalla mia visuale.
Tutto ciò che mi rimane davanti agli occhi è uno
squallore grigio, emblema dei miserabili. Se lei dovesse sparire non
potrei combattere per così poco.
Il segno umido sulla mia tempia diventa di ghiaccio a contatto con la
fredda aria che mi circonda, gelando a poco a poco tutto il resto del
corpo. Se lei dovesse sparire non troverei neanche la forza di
combattere ancora.
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