Piccolo
avviso prima di intraprendere la lettura del seguente capitolo: il
capitolo 5 di Bright
Smile è un piccolo capitolino di transizione
che segna il cambiamento del rapporto Robert/Emma.
Vi
prometto che il prossimo sarà, innanzitutto, molto
più lungo e ci sarà anche una sorpresina.....
Grazie
a tuttti voi che con pazienza e affetto continuate a segurmi in questa
mia strana avventura!
Bacioniiiiii
Capitolo 5
Sabato.
Il mio giorno
preferito in assoluto.
Perché?
Bè
perché il sabato non si lavora.
Pace e riposo
assoluto.
Non fare niente
per tutto il giorno.
Svegliarsi tardi
la mattina e vegetare nel letto fino a mezzogiorno.
Poi una bella
doccia, lunga… anzi lunghissima.
Il pranzo in
santa pace. La sigaretta.
Forse due o tre.
L’intero pacchetto finisce già subito.
Forse una
passeggiata nel pomeriggio. Forse. Almeno per andare a comprare le
sigarette.
La sera per
locali con gli amici/colleghi.
E poi di nuovo a
letto.
Stavo
pregustando tutto questo quando il mio cellulare squillò
prepotentemente.
“Accidenti!
Ho scordato di spegnerlo!”, borbottai cercandolo nella
confusione del mio comodino.
Non guardai
nemmeno il display prima di rispondere.
“Hey,
Rob! Stavi dormendo?”, la voce del mio manager
dall’altro capo del telefono.
“Se
sapevo che eri tu non rispondevo… Che vuoi?”,
risposi assonnato.
“Siamo
di buonumore vedo! La casa editrice che ha organizzato il concorso
vinto da Emma avrebbe una proposta da farti…”
“Dì
loro che scriverò le mie memorie tra una decina
d’anni, quando sarò un vecchio barbone disoccupato
e mi farò ospitare a scrocco nei talk show..”
“Simpatico.
Ma mi dispiace dirti che non voglio le tue memorie. Anzi, vogliono che
tu aiuti Emma.”
“A
fare? Sai che non mi piace quella ragazzina…”
“A
loro non interessa. Loro vogliono, anzi chiedono cortesemente che tu
partecipi ad un servizio fotografico nei panni di Edward Cullen al
fianco di Emma, che interpreterà Josephine, il suo
personaggio di punta.”
“E se
dico di no?”
“Ti
aspettano alle 11 sul set.”
Riagganciò.
Ecco che il mio
adorato sabato era stato rovinato da quella ragazzina.
Se prima mi era
indigesta, ora lo era ancora di più.
Guardai
l’orologio; erano le dieci passate.
Dovevo sbrigarmi
o sarei arrivato tardi.
Per strada
mangiai un cornetto al volo e pensai al perché lo stavo
facendo.
Ovviamente non
trovai una risposta sensata.
Magari non
c’era. A volte fa bene fare cose senza senso. Ti movimentano
la giornata.
Arrivai agli
studi con dieci minuti di ritardo.
“Non
è colpa mia..”, esordii.
Il mio manager
mi lanciò un’occhiataccia.
“Non
è mai colpa tua Pattinson”, disse una ragazza alle
mie spalle.
Riconobbi
immediatamente la voce: Emma.
Mi voltai per
risponderle a tono, ma restai senza fiato.
Davanti ai miei
occhi non c’era la stessa ragazza che tutti avevamo
conosciuto, ma una bellissima donna, in abiti d’epoca, ben
truccata, con i capelli sciolti sulle spalle e due grandi occhi azzurri
al posto dei suoi cangianti marrone/verde.
“Non
sbavare Pattinson. Qui sotto ci sono sempre io…”,
ironizzò passandomi davanti.
“Robert
al trucco”, mi chiamò una voce dalla stanza da
dove era appena uscita Emma.
“Mmmm…
qui fanno i miracoli vedo..”
“Non
ti entusiasmare Pattinson. Sei senza speranze..”
Un’altra
battuta al veleno prima di iniziare.
il fotografo ci
chiamò entrambi sul set dandoci qualche dritta.
“Allora,
Robert conosci il romanzo di Emma?”
“No”,
risposi in tutta onestà.
“Non
importa. L’Edward di Emma è lo stesso di quello
descritto dalla Meyer, quindi non dovrai far altro che immedesimarti
nel personaggio che già conosci.
Emma,
bè tu sei la scrittrice: chi conosce Josephine meglio di te?
Forza ragazzi al
lavoro!”.
Il fotografo
iniziò a scattare mentre noi abbozzavamo delle pose storte e
impacciate. Si vedeva a occhio nudo che non avevamo molta confidenza e
che il contatto tra noi era escluso.
Semplicemente
non funzionavamo bene insieme.
Anzi, non
funzionavamo affatto.
“Stop
stop. Fermatevi. Oddio, ragazzi! Ma si può sapere
cos’era quello?”
“Mi
dispiace.. è che sono un po’ rigida quando si
tratta di foto…”, disse Emma.
“E tu
Robert? Qual è la tua scusa? In foto vieni molto bene e ti
ho visto fare di meglio su un set fotografico…
c’è qualcosa che non va?”
Scossi la testa
senza rispondere. Avevo trovato la soluzione.
Presi Emma da un
braccio e la portai in un angolo per parlare.
“Allora,
così non funziona. Siamo dei professionisti no? Questo
è lavoro… e deve funzionare per forza. Quindi che
ne dici di una tregua?”
Emma mi
guardò sbalordita da dietro le lenti a contatto azzurre. Da
tutti si aspettava quelle parole, ma non da me.
Mi continuava a
guardare in silenzio, da qui il dubbio che non mi avesse capito.
Poi un sorriso.
Uno splendido
sorriso sbocciò sulle sue labbra.
“Ok.
Tregua”, disse porgendomi la mano.
Tornammo sul set
diversi da prima.
Almeno ci
provammo.
Ci rimettemmo in
posa e con grande stupore di tutti, funzionavamo. E anche bene!
A fine servizio
il fotografo si disse molto soddisfatto e ci mostrò alcuni
scatti al computer.
“Sono
stupendi!! Batti cinque!”, Emma mi mostrò il palmo
della mano.
“Batti
cinque! Siamo grandi!”, mi sbilanciai dandole un bacio sulla
fronte.
Mi venne
spontaneo reagire a quel modo.
“Senti
io ho fame. Ti va di pranzare insieme? Ricordi? Tregua..”,
propose dirigendosi ai camerini.
“Certo.
Conosco un posto niente male qui fuori. Ti aspetto”
“Sicuramente
mi cambierò più velocemente io…
vanesio di un Pattinson!”
Mi fece
l’occhiolino prima di sparire dietro la porta del suo
camerino.
Evie
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