Passato
#15
“L’oscurità inghiotte la luce, e
piega l’animo impuro dell’uomo.
Brilla nell’era, così come ordina la
canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere
solitario. Una luce nell’oscurità.”
Gonza non riusciva proprio a dormire.
Si girava e rigirava di continuo tra le lenzuola, nonostante
avesse preso la solita tisana rilassante che beveva tutte
le sere puntualmente prima di andare a letto.
Doveva esserci qualcosa che non gli faceva prendere sonno.
Qualcosa che neppure una tisana possente come quella riusciva a farlo cadere
tra le braccia di Morfeo.
Poi successe all’improvviso, e per lui fu come
essere colpito in pieno da una saetta piovuta di colpo dal cielo. Si
alzò con uno scatto mettendosi a sedere in mezzo al lettino. Aveva
l’espressione sconvolta, come di chi senza preavviso si era ritrovato a ricordare
qualcosa dimenticato da anni.
Si rimise in tutta fretta gli occhialini, dopodichè scese
dal letto. Erano le due di notte passate, ma lui doveva ugualmente bussare alla
porta del suo signorino. Questione di vita o di morte.
Kouga udì all’improvviso dei
colpetti. Si svegliò di soprassalto con una certa agitazione, ma quando vide
che Zarba stava tranquillamente riposando al chiuso
nella sua teca, capì che nell’aria non c’era puzza di Orrori.
Si alzò, diretto verso l’anta sbarrata, e l’aprì.
- Gonza…?! – disse, con una certa sorpresa, intravedendo la
faccia dell’uomo agghindata di tutto punto dalla solita ed immancabile papalina
che faceva pendant con il resto del pigiama.
- Signorino! Ho capito! – esclamò con fare eclatante. Pareva
avere scoperto chissà quale tesoro. – Seguitemi! – aggiunse subito, mentre Kouga sembrava essere sempre più confuso da tutto ciò.
Si avviarono verso il fondo di quel piano rialzato dove solo
molti metri più in là c’era uno stanzino. E quando lo raggiunsero
entrambi, il fedele Kurahashi finalmente esclamò: -
Ho capito chi è Shiro Yomoda!
Quella rivelazione così inaspettata portò Kouga a trattenere meccanicamente il fiato. Sgranò gli
occhi, poi celere andò verso l’uomo che stava rovistando in una delle scatole
del piccolo sgabuzzino.
- Chi è?! – riuscì
solamente a dire, l’emozione non gli permise di fargli aggiungere
dell’altro.
- Dovrebbe esserci qui una sua foto… - fece in un primo
momento, poi si grattò la fronte come per farsi tornare la memoria – Spero solo
di non averla buttata per sbaglio. – Continuò la ricerca senza sosta. Guardò
prima in un posto, poi nei restanti, e ancora, frugò nelle pagine di alcuni libri accatastati in un angolo, pensando che la
foto potesse essere finita lì tra quei fogli, messa proprio da lui mentre
faceva pulizia, però all’apparenza non c’era nulla.
Ormai Kouga non poteva più
aspettare: lui doveva sapere.
E subito.
- Gonza! – esclamò, per richiamare la sua attenzione. Il
tono della voce pareva dire “avanti, dimmi chi è!”.
L’uomo si rialzò, posizionandosi
bene gli occhialini sul naso finì di tenerlo sulle spine:
- Era un allievo di vostro padre.
Il ragazzo deglutì, mandando giù di colpo divenne
pallido. - Voleva diventare anch’egli un Cavaliere
Mistico?!
Vista l’espressione palesemente sconcertata, Gonza si
apprestò a raccontargli ogni cosa, partendo dall’inizio.
- Ben 28 anni fa, Taiga scelse come discepolo e quindi suo
futuro successore Barago, ma in realtà c’era un’altra
persona che lo aveva pregato insistentemente di prenderlo con sé, sottoporlo all’allenamento
e farlo diventare un Cavaliere del Makai. Dopo le
pressanti richieste di quel giovane che all’epoca aveva solo quindici anni,
egli rifiutò perché sosteneva che non avesse i requisiti necessari per portare
sulle spalle un simile fardello. E quando vostro padre
gli comunicò il suo verdetto, quel giovane sparì definitivamente dalla
circolazione, senza lasciare più traccia.
Quando Gonza ebbe finito, calò
improvvisamente il silenzio. Dopo quella sconcertante rivelazione, adesso il
figlio di Taiga aveva le idee più chiare. Tutto sembrava combaciare alla perfezione.
Il Mistico Patto sancito da quel prete novizio ben venti
anni orsono, faceva come non mai ritornare i conti.
Finalmente le cose si cominciavano a vedere sotto una luce differente.
Finalmente i tasselli di quel complesso rompicapo stavano tornando al proprio
posto. Certo, era solo l’inizio, ma sicuramente meglio quello che il nulla
assoluto.
Ebbene… Shiro
Yomoda aveva quindi un movente per agire in quel modo:
La vendetta.
Rinunciare al paradiso per avere semplicemente una rivalsa
nei riguardi di colui che lo aveva rifiutato.
E per tutto questo tempo, Kouga ne era stato all’oscuro. Non sapeva che il padre avesse
negato a quello sconosciuto di diventare suo discepolo, e pensò oltretutto che
se il genitore anziché scegliere Barago avesse preso
con sé l’altro, forse a quest’ora egli sarebbe stato ancora in vita. Per qualche secondo sentì una
nota di malinconia prendere in lui il sopravvento. Si fece forza, come aveva
sempre fatto, e riprese in mano l’argomento.
- Non si è davvero più visto?
Gonza a malincuore fu obbligato ad annuire. – Forse, dopo un
simile rifiuto, per lui restare in questa città non aveva più senso. Ricordo, oltretutto, che teneva in particolar modo a diventare il
successore di vostro padre. Era il suo più grande
desiderio. Una volta mi confidò perfino che pur di calzare quell’armatura
d’oro avrebbe affrontato a mani nude un intero esercito di Orrori.
– sorrise nel ripensare a ciò, poi strinse gli occhi tra due fessure come per
elaborare qualcosa - Oggi dovrebbe avere quarantatré
anni. – disse, dopo aver fatto un rapido calcolo.
- Tu lo conoscevi bene?
- L’ho visto diverse volte. Veniva qui
ogni giorno per incontrare Taiga, per supplicarlo. E puntualmente se ne andava, ma lo faceva con pazienza. Era un tipo che sapeva
aspettare, calmo e tenacie al tempo stesso. Ma lo ricordo soprattutto perché mi faceva venire
l’allergia. – confessò, abbozzando un sorriso. – Quando
vostro padre lo portò a casa per la prima volta, mi attaccò il raffreddore. Successivamente, tutte le volte che veniva a fargli visita,
la mia allergia ricompariva all’improvviso. Ricordo che passai una settimana
veramente terribile! E credo che sia stato per questo motivo se ho avvertito un pizzicore al naso la prima volta in cui, la
scorsa settimana, avete pronunciato il suo nome. Dopo tutti questi anni, devo ammettere
che mi fa ancora un certo effetto.
Era sì un particolare strano, ma di sicuro per Kouga lo era ancora di più l’intera storia.
E poi, un quesito prese a rodergli
dentro: Come avrebbe fatto a trovare quel misterioso uomo, dato che sembrava
irraggiungibile?
Inoltre, era Shiro Yomoda a manipolare di persona sia Orrori sia Chimere?
Era Shiro Yomoda
che durante quella sera lo aveva colpito con l’Ottava Stella del Makai?
Ma la cosa che aveva per Kouga più importanza, riguardava altro: sotto l’armatura
del gemello malvagio di Garo, si celava in realtà Shiro Yomoda?
Chiusa nella sua stanza, con gli occhi aperti da circa
cinque minuti forse per via del trambusto fatto da Gonza, Kaoru
si grattò la testa, emise uno sbaglio e poi scese dal letto.
Sul pianerottolo udì distintamente delle voci. Guardandosi
intorno, si avviò verso il fondo del piano sovrastante, girò l’angolo, nel buio
più completo, e cominciò a seguire il suono di quel chiacchiericcio. E mentre lo faceva, si rese conto per la prima volta di non
essersi mai spinta così oltre all’interno di quell’enorme
caseggiato.
Si preparò a voltare l’angolo, ma quando lo fece urtò
qualcosa. Un ammasso di ferro duro e spigoloso che la fece
cascare in terra. Accusò il colpo emettendo un flebile gemito, e poi
dopo essersi massaggiata il suo povero fondoschiena dolorante, per riflesso
sollevò lo sguardo in alto, verso la cosa che aveva urtato. Un fascio di luce
tenue emanata da un quarto di luna che brillava nel cielo illuminava i contorni
di quell’oggetto in una maniera spettrale, e quando Kaoru lo vide, la sua reazione fu immediata: una smorfia attonita
di spavento le comparve sul viso e nel medesimo attimo Kouga e Gonza udirono un grido di puro terrore.
Si precipitarono fuori, nel bel mezzo dell’andito oscuro, quando
il ragazzo vide Kaoru riversa al suolo non ci pensò
su neppure una volta a raggiungerla.
Si chinò di corsa verso di lei, posandole entrambe le mani
sulle spalle cercò di attirare la sua attenzione chiamandola
più volte per nome.
Ma fu solo quando Gonza si decise
ad accendere le luci dell’andito, che la mora finalmente gli rivolse lo
sguardo.
- Ko… Kouga…?
– balbettò, e tremava tutta.
- Cosa ti è successo? – le disse rapidamente, sembrava addirittura più scosso di lei.
- Ecco… - alzò la testa verso quella cosa che l’aveva fatta
urlare in una maniera indecorosa, ed arrossì per la vergogna. – Era… solo
un’armatura. – constatò, smettendo di trattenere il fiato. Fece un lungo
sospiro e si sentì sollevata.
Il Cavaliere Mistico volse il capo
all’indietro, verso l’oggetto in questione. Che cosa
centrava adesso quella vecchia armatura? Sembrò d’acchito non comprendere il
perché della frase, fino a che fu la ragazza stessa, ripresasi dallo spavento,
a chiarire bene la faccenda: - Ci sono andata a sbattere, e quando l’ho vista
al buio pensavo che fosse una di quelle orrende creature.
L’altro emise un profondo sospiro, poi il
cuore nel suo petto riprese a battere normalmente.
- Ti sei fatta male? – chiese in seguito, per accertarsi che
stesse bene.
Fece segno di no con la testa perché le parole sembravano
essersi fermate in gola.
Poi sollevandosi da terra guardò prima Kouga
e successivamente Gonza.
- Perché vi siete alzati a quest’ora?
- Perdonatemi, signorina! – il maggiordomo le si avvicinò con un’aria davvero mortificata – Forse ho
fatto troppo rumore, prima. Ma essendomi ricordato di…
- Si è ricordato di non avere chiuso bene le finestre, e nel
farlo ha svegliato anche me. – lo precedette Kouga, poi lanciò un’occhiata al fedele Kurahashi,
per fargli cenno di tacere. Quest’ultimo assentì,
fremendo leggermente.
- E’ vero! Sapete, deve essere l’età che avanza… Ormai non
sono più giovane come un tempo. – ed una smorfia di
rassegnazione gli comparve in viso. Poi con un inchino si congedò per tornare
nel suo alloggio. Semplicemente non voleva commettere altri passi falsi.
Kaoru lo seguì con gli occhi, in seguito riprese di scatto a fissare il
ragazzo. Era perplessa.
- Gonza mi è sembrato un po’ strano,
non trovi anche tu?
Kouga si sentì anche se solo per
un momento raggelare. Trovò alla svelta una risposta, per non appesantire
ulteriormente la situazione.
- Ha esagerato con la tisana che beve ogni sera. – disse,
poi si incamminò verso la propria camera.
- Può essere, ma… si è agitato da un momento all’altro quando tu lo hai interrotto. – annotò perplessa,
mentre rifletteva sull’accaduto. Non si era neppure accorta di averlo seguito
involontariamente. Continuò con le illazioni: - Oltretutto
la sua risposta mi è parsa alquanto forzata. – si posò una mano sotto al mento, come per riflettere, e d’un tratto ebbe la
folgorazione. Guardò Kouga dritto in faccia
stringendo gli occhi tra le fessure delle palpebre: - Non è
che mi state nascondendo qualcosa?
Un altro brivido colpì il Cavaliere. - Non ne vedo il
motivo. – fece sbrigativo. L’altra prese fiato e aprì la bocca, riuscì a dire
solamente un “ma” perché Kouga le fece notare una
cosa: - Hai deciso forse di restare qui, stanotte? – Nell’udire quelle parole, Kaoru prese a guardarsi intorno, e finalmente appurò con
stupore di trovarsi nella stanza da letto del giovane.
Le sue guance divennero di un rosso cocente, acuto. E anche dentro si sentì prendere immediatamente fuoco. Era
così imbarazzata che a momenti le girava perfino la testa.
- Io… - biascicò, ma distolse il viso per non mostrare il
proprio imbarazzo. Non sapeva come rispondere a quella domanda. Cioè, lei sapeva cosa dire, sapeva che doveva andarsene da
lì, però non riusciva più a riprendere il controllo dei propri movimenti.
Ma Kouga…
sì, nel dirle “ hai deciso di restare qui stanotte?” in realtà le aveva dato
l’opportunità di scegliere, oppure voleva solamente, a modo suo, scherzare?
Il cuore prese a batterle con una certa foga nel petto, tant’è che ebbe l’impressione di
avercelo in gola.
- Vi faccio notare che sto cercando di dormire. Se devi restare, decidilo alla svelta. – esclamò
inaspettatamente una voce. Veniva da una teca di legno dalla forma rettangolare
e ben sigillata, messa sul comò nei pressi del letto. In altre parole, l’umile
dimora di Zarba.
Sentendo ciò, Kaoru riuscì a
scuotersi, così tornando in sé alla svelta arrivò ad emettere una risposta
definitiva: - Io vado! – disse con enfasi, frettolosamente, e in un men che non si dica, carica di
vergogna, fuggì.
***
- Ma no! Dici sul serio?
- Ma sì, ti dico che è vero!
- E lui che ha detto?
- Nulla, ma avrà sicuramente pensato che io volessi rimanere
lì, ne sono sicura.
La rossina si scostò dalla fronte
un ciuffo di capelli ramati. - Sarà stato entusiasmante!
- Entusiasmante? – Kaoru fece una smorfia di dissenso – Io
direi imbarazzante! Che figura… - commentò, ripensando
all’accaduto avvenuto la sera prima.
L’artista stava per l’appunto raccontando il fattaccio alla
sua migliore amica. E quest’ultima,
anziché darle un sostegno morale, sembrava addirittura farle una sorta di
predicozzo.
- Mi fai rabbia, Kaoru! Al posto
tuo io avrei approfittato di quella situazione senza lasciarmela per nulla al
mondo scappare. – Asami sembrava veramente adirata
con lei.
- Ma io non sono come te! – appuntò
subito, stizzita. – E poi, dici così solo perché in
quella ridicola situazione non c’eri tu. Voglio proprio vedere se avresti avuto il coraggio di farlo… – Kaoru
si incrociò le braccia al petto, poi la guardò con aria imbronciata.
- Sei veramente strana… Da quanto tempo state insieme?
Cinque, sei mesi? Vivete sotto lo stesso tetto, ma in camere separate. A te
sembra normale una cosa del genere? No che non lo è! E
non capisco il tuo lui che cosa stia aspettando… Non ci vuole molto a prenderti
di peso e a farti restare là!
- Tu la fai sempre facile…
- Perché lo è! - L’amica sventolò
una mano come per dire che per lei quella era solo una
baggianata. – Lui non fa il primo passo? Bene, fallo tu! Non ci vuole chissà
quale coraggio a dire “amore, da stasera io resto qua!” – fece, recitando la
parte di Kaoru a pennello. – E non venirmi a dire che a te l’idea di passare la notte insieme al tuo
ragazzo non ti faccia piacere, eh! Perché con un tipo
come lui, nemmeno se mi minacci ci credo! Oltretutto, una coppia normale non
impiegherebbe tutto questo tempo per fare il grande
passo. Insomma, avete pure la possibilità di condividere lo stesso tetto! Si
tratta di dormire insieme, abbracciati teneramente l’uno all’altra, nulla di
più semplice e logico!– Asami forse aveva alzato un pochino la voce. Anzi, la voce l’aveva
alzata, ma non di certo un pochino! E trovandosi in un
luogo pubblico, l’altra le coprì immediatamente la bocca con entrambe le mani.
- Abbassa la voce! Siamo in un negozio, te lo sei forse
scordato?!
- Quanti tabù, Kaoru! – replicò la
rossa, riuscendo a liberarsi la bocca. Si guardò rapidamente in giro – Questo
posto è vuoto, se non te ne sei accorta. – le sottolineò.
- Ma a me imbarazza comunque
parlarne!
Asami si strinse nelle spalle e
scosse la testa: - Sei proprio irrecuperabile. – commentò, mentre dava con
interesse uno sguardo a dei vestiti che penzolavano dalle gruccette
di un appendino.
- Non sono sfacciata, tutto qui. Non è poi la fine del
mondo, no? Prima o poi quel momento arriverà da solo,
senza nessuna forzatura.
- Certo, ma se siamo fortunati, arriverà tra qualche decennio!
– esasperata, si posò entrambe le mani sui fianchi - Secondo me
dovresti essere più intraprendente.
La mora le rivolse con interesse l’attenzione: - E in che
modo?
La risposta le arrivò praticamente
subito: - Con questo!
Si vide finire in faccia un vestito. Era di
seta, rosso come una vampa di fuoco incandescente, molto corto e
terribilmente scollato.
- E’… è… - non riuscì a trovare una
definizione adatta per descrivere l’abito.
- E’ rosso? Vuoi dire questo? Se
non ti piace il colore, c’è anche in blu, rosa, bianco… Forse lo preferisci di
cotone? Magari lo vuoi a fantasia, anziché tinta unita… Oppure…
La giovane Mitsuki decise una volta per tutte di farla smetterla. Oramai non ne poteva
proprio più di sentirle sparare parole a raffica.
- Non lo voglio né di seta né di cotone, né a fantasia e né tinta
unita! – tuonò, sbattendo un piede per terra in preda alla rabbia.
- E allora come lo vuoi?
- E’ questo il punto! Non lo voglio proprio! Rimettilo subito a posto!
Asami storse le labbra. – Se si tratta dei soldi, posso anticiparteli io… poi me li
ridai con calma.
- E non è neppure per i soldi! Io
una cosa simile non la metterò mai! – Kaoru additò
l’abito con l’indice, e lo fece con disprezzo, con orrore. Più
che altro era la profonda scollatura a farle ribrezzo. Immaginò di
presentarsi a Kouga con quel vestito indosso. E la scena non le piacque neppure un po’. Si sentì investire
da una vampata di calore bollente. Scosse con veemenza la testa come per
scrollarsi di dosso qualcosa. - Puoi scordartelo!
L’amica additò la parte incriminata: - E’ per via di questo
scollo? Ma se non si vede nemmeno!
- Guardalo bene… Sembra non avere
fine! Oltretutto mi sembra anche fin troppo trasparente.
Mettilo via!
Guardandola con indifferenza, la Shinohara
sollevò le spalle: - Pazienza – premise, forse nella speranza di farle cambiare
idea all’ultimo minuto – secondo me presentandoti in
camera sua con questo abito indosso, lo avresti steso.
- Tu sei matta! Completamente matta! – alzò gli occhi al
cielo, in preda alla disperazione. Oltretutto l’argomento le aveva messo addosso un certo imbarazzo. Asami doveva essere proprio matta, pensò per l’ennesima volta.
Uscirono dal negozio, entrambe con un muso lunghissimo.
Kaoru era arrabbiata con l’amica
perché anziché esserle stata d’aiuto aveva solo gettato benzina sul fuoco. Asami, al contrario, lo era perché la mora non aveva voluto
darle retta. Per lei era Kaoru la matta, e non
viceversa!
Si tenettero il muso svariati minuti, finché non accadde un
avvenimento improvviso che ribaltò le carte in tavola.
Ikuo, l’amico di Kaoru, trovandosi a passare da quelle
parte s’imbatté casualmente nelle due.
- Hey, Kaoru! – esclamò, facendo
una corsetta per avvicinarsi a lei.
La pittrice fu colta alla sprovvista. – Ikuo…?!
- Ci incontriamo sempre, eh?
- Già, è vero! Cosa fai da queste
parti?
- Nulla di particolare… Non mi andava di restare a casa, e
così ho deciso di fare due passi. In questo modo mi torna l’ispirazione!
- Stai forse dipingendo un quadro?
- A dire il vero, non l’ho ancora
iniziato… Mi manca per l’appunto l’ispirazione! – arrossì passandosi una
mano dietro la nuca. – E tu? Cosa
fai qui?
- Deve comperarsi un vestito per
stendere il suo… - Asami avrebbe detto sicuramente la
parola “ragazzo”, se soltanto Kaoru non le avesse
pestato un piede di proposito.
- Bucato! Devo stendere il bucato! – intervenne la giovane Mistuki, mentre si udiva la rossina
gemere in sottofondo per via dell’atroce dolore.
Ikuo non capì bene la faccenda.
Corrucciò le sopracciglia, confuso: - Scusa, ma cosa centra il bucato con
l’abito che devi acquistare?
La risposta che ricevette dalla compagna di corso, lo stordì
ancor di più: - Non avendo abiti da stendere, prima ne compro uno e poi lo
faccio! – Kaoru sorrise a trentadue denti, e l’altro
anche, ma ovviamente non si lasciò convincere da quella spiegazione
completamente assurda. Poi con lo sguardo osservò Asami.
– E lei chi è?
- E’ una mia amica.
- Ora non più. – bofonchiò la rossina
a voce bassa, facendo in modo che solo l’amica la sentisse. Quest’ultima
le sferrò una gomitata in pieno stomaco.
- E’ una gran simpatica! – disse con enfasi, continuando a
mantenere il solito sorriso tanto teso quanto nervoso.
- Asami Shinohara.
– si presentò, allungandogli educatamente una mano.
L’altro non fu da meno: - Ikuo Shiota, piacere di conoscerti!
Non appena le due mani si toccarono, la giovane fu colpita in pieno da una forte scossa. E
mentre Ikuo le sorrideva con garbo e cordialità, quella
smorfia la rincretinì a tal punto che le parve di udire le campane.
- Ehm… - lui, imbarazzato perché la donna non si decideva a
voler mollare la presa, sorrise timidamente – La mano… - disse
soltanto, e finalmente la Shinohara tornò con
i piedi ben piantati in terra.
- Scusa, scusami tanto! – sorrise nervosamente, si mordicchiò
il labbro inferiore, era agitata. Essendo la sua migliore amica, Kaoru capì al volo la situazione: La rossina
si era appena innamorata dell’avvenente artista.
Beh, più che innamorata, diciamo semplicemente invaghita.
Così, per farle un piacere, decise di spararla grossa: - Asami – premise, rivolgendole l’attenzione – se non sbaglio
tu stai cercando casa, non è così? – fece, inventandosi di sana pianta tutto
quanto. L’amica la guardò con perplessità, credendo che si fosse per davvero
ammattita, ma quando fece per replicare, l’altra
proseguì immediatamente: - Ikuo ha una casa vuota che
vorrebbe affittare. Perché non l’andate a vedere? – E dopo quella richiesta, la Shinohara
capì ogni cosa.
- Ma davvero? – disse con enfasi,
rivolta ad Ikuo – Che magnifica coincidenza! Mi
piacerebbe moltissimo, ma forse hai già impegni per adesso, dico
bene?
Cordialmente, il ragazzo fece segno di no con la testa. –
Per me va benissimo! Possiamo andarci anche ora, se vuoi.
Come poteva, quella rossina
scalmanata, farsi sfuggire un’occasione del genere?
Fece uno sfavillante sorriso, dopodichè aggiunse di colpo: -
Andiamoci subito!
- Perfetto! – Ikuo guardò poi Kaoru – Ti unisci anche
tu a noi?
- Oh, non posso! Devo tornare a casa… sai,
il lavoro! – mentì, dato che l’idea era proprio quella
di permettere ad Asami di restare sola con lui.
- Allora ci vediamo tra qualche giorno al corso. – esclamò
l’amico, mentre si rimetteva in cammino.
La rossa lo seguì subito, ma prima ancora di farlo,
voltandosi un attimino disse grazie all’amica usando
solo le labbra ma non la voce.
Kaoru lesse il labiale, e con i
pollici all’insù le augurò buona fortuna.
Quella sera non faceva particolarmente freddo.
Passeggiare era piacevole, anche farlo da soli non pesava affatto.
Tra un passo e l’altro il cellulare della ragazza iniziò a
squillare.
Lo prese dalla tasca dei pantaloni, e poi rispose.
- Ho bisogno di vederti. – disse una voce dal capo opposto.
- Kouga…? Sei tu? – Kaoru fu colpa alla sprovvista.
- Ai giardinetti pubblici, tra dieci minuti. Pensi di
farcela?
L’artista guardò l’orologio, poi annuì.
In effetti quella le era sembrata
una richiesta strana.
Cosa mai avrebbe dovuto dirle, il
signorino, di così importante da spingerlo perfino a farle una telefonata?
***
Erano scoccate le nove di sera.
Nel parco oramai non c’era più nessuno.
Kaoru ci aveva messo più del
previsto ad arrivare, ed infatti notò che Kouga la stava già aspettando.
Lo raggiunse di corsa, ancora con il fiatone e si fermò
d’innanzi a lui.
- Scusa il ritardo. – fece, respirando con affanno. Aveva
corso a perdifiato pur di arrivare puntuale. La verità è che non vedeva l’ora
di sapere cosa doveva chiederle. Dopo essersi ripresa, finalmente riuscì a
parlare con un tono di voce stabile. Ma per la verità,
lo fecero entrambi.
- Cosa volevi dirmi? – dissero in
coro, per poi stupirsi quasi subito di averlo fatto insieme.
Kaoru aggrottò la fronte e scosse
il capo: - Eri tu quello che doveva parlarmi, ricordi?
Kouga si trovò subito in
disaccordo. – Niente affatto. Sei stata tu a farmi venire qua.
Lo sguardo dell’artista si sgranò di colpo. Non poté impedirsi
di controbattere. – Io?! – Doveva esserci sicuramente un errore. Oppure, Kouga voleva farle
semplicemente uno scherzo?
No, una cosa così sarebbe stata impensabile. – Se tu non mi hai chiamato, ed io non ho chiamato te, allora chi…
- la voce improvvisa di Zarba le bloccò le parole in
gola.
- Fate attenzione! E’ qui! –
esclamò la guida, e con uno scatto lo spadaccino afferrò la ragazza per il polso
e la spinse dietro di sé.
Kaoru ebbe il tempo di guardarsi nelle
vicinanze. Scoprì che tutto intorno a loro stava assumendo una forma diversa.
Fissò il pavimento, e vide che anche quest’ultimo era
cambiato. Le pietre e quel poco di erbetta che prima
stava sotto ai suoi piedi, non c’erano più. Al loro posto era comparso un
pavimento liscio e freddo, uniforme e senza scalfitture.
Inoltre adesso si trovavano
racchiusi tra quattro mura, e non più all’aperto. Si strinse al braccio del
giovane, con tremore.
- Ma che sta succedendo?! – riuscì
finalmente a dire.
Kouga si guardò attorno con aria
circoscritta. Gettò uno sguardo all’anello, rapido ma essenziale.
- Cosa è successo, Zarba?
- Sicuramente è opera di un Orrore.
- Adesso dov’è?
- Non saprei dirtelo con precisione. Mi sembra lontano.
Molto lontano. Ma non è qui. Non percepisco nessun
pericolo, nelle vicinanze. Per il momento siete al sicuro. – Le parole
dell’anello erano piuttosto rassicuranti. Tuttavia l’umano continuava a
guardarsi intorno, con la mano pronta a sguainare la spada in caso di necessità
e senza mai abbassare la guardia, ma… accadde una cosa.
Improvvisamente Kaoru, staccandosi
da lui, iniziò ad osservare meglio quel luogo.
Lo faceva con molta attenzione, con interesse. Scavò a
lungo, nei meandri della propria memoria, perché lei in quel posto ci era già stata. E anche Kouga.
Poi i ricordi si riaccesero vividi più che mai, come una
fiammella che prende di colpo potenza: - Questo posto
è… - disse soltanto, perché qualcosa, giunta all’improvviso dal nulla, era comparsa
davanti a loro.
Kouga si avvicinò alla giovane,
con fare guardingo non smise di abbassare la guardia, ma poi anche in lui lo
stupore prese il sopravvento nell’assistere a quella scena che scorreva come le
immagini di un film davanti ai loro sguardi.
Fotogrammi tridimensionali si animavano, sembravano talmente
veri che quasi diedero l’impressione di esserlo. Si
muovevano come loro, parlavano come loro, si comportavano come loro,
semplicemente perché si trattava di loro.
Era un momento riemerso dal passato, ma non uno qualunque:
quello in cui Kaoru venne a sapere da Hal, l’Orrore con le sembianze di una sirena, che in realtà
per Kouga era solamente una misera esca con soli
cento giorni da vivere.
Parteciparono a quell’attimo stando ben attenti a non aprire
bocca. Non potevano. Erano come paralizzati, confusi, persi.
Fu come rivivere per una seconda volta quegli istanti. E mentre le immagini scorrevano nitide, nel rivederle Kaoru si posò entrambe le mani sul petto. Sentì il suo
cuore stringersi con una forza opprimente. Provò dolore, frustrazione, rabbia…
Tutti sentimenti che, durante quella fatidica sera, aveva
già provato sulla propria pelle.
E solo alla fine di quella presunta
proiezione, dopo un attimo di pesante silenzio, trovò la forza necessaria per
voltarsi verso il ragazzo.
Lo guardò dapprima, un velo di tristezza
faceva brillare i suoi occhi. - Tu, non mi mentiresti una seconda volta,
non è così?
Davanti a quel quesito, Kouga si
sentì irrigidire.
Come poteva, lui, risponderle di no, dato che lo aveva fatto
ancora e lo stava continuando a fare?
Non parlarle dei suo problemi,
nasconderle una serie di eventi che per lungo tempo non lo avevano lasciato in
pace… sì, quello era mentire, e di questo ne era consapevole. Sicuramente lo
aveva fatto per il bene della giovane, ma si trattava pur sempre di menzogne. E ciò era evidente.
Quanto male provò dentro Kouga,
neppure lui seppe comprenderlo. Un Cavaliere conteso tra la bugia
e la verità, tra il desiderio di raccontarle ogni cosa per non farla soffrire
in futuro, e quello di tacere per evitarle sofferenza nel presente.
Ma loro adesso si trovavano nel
passato. E perfino lo stesso Kouga,
una volta desiderò di poter tornare indietro per non nasconderle più la verità.
Ma ora? Cosa
avrebbe scelto?
Quale strada avrebbe imboccato?
Da una parte la verità, e dall’altra la menzogna.
Era ad un bivio, adesso.
Dapprima abbassò il capo, poi lo sguardo. Non disse nulla, rimase muto, come sempre.
Kaoru schiuse le labbra, forse per
pronunciare le prime sillabe del suo nome, ma per l’ennesima volta Zarba la interruppe.
- Sta arrivando! – esclamò a gran voce, avendo percepito
chiaro e tondo la presenza del nemico.
Kouga estrasse la spada dal fodero,
l’Orrore si materializzò alle sue spalle, ma lo spadaccino fece appena in tempo
a voltarsi.
Si parò dal colpo portando la lama davanti al viso, e
facendo forza sulle gambe ricacciò la creatura all’indietro.
- Allontanati da qui! – ordinò subito a Kaoru,
e quest’ultima con il cuore che le batteva
all’impazzata, cercò di indietreggiare fino all’angolo dello stanzone.
Da quel momento in poi, finalmente la battaglia poté
iniziare.
Si muoveva con agilità, Cronox,
l’Orrore che poteva spostarsi nel tempo a proprio piacimento.
Appariva e scompariva ad intermittenza da un capo all’altro
della stanza. Per Kouga tenergli gli occhi puntati
addosso non era affatto semplice.
Non sapeva prevedere in che punto si sarebbe fermato, ma faceva
del suo meglio per tenerlo incollato ai proprio occhi.
Attaccarlo, sarebbe stato un inutile dispendio di energie.
Perciò aspettò con impazienza che la creatura smettesse
di prenderlo in giro fino a quando Cronox ebbe pietà
di lui e lo fece.
Certo, non con buone intenzioni! Poteva, d’altronde, una
bestia demoniaca assetata di sangue avere compassione verso colui
che gli stava dando la caccia?
Si fermò materializzandosi in un punto preciso. E quando Kouga giunse ad
individuarlo, perse di colpo il respiro.
L’Orrore si era fermato d’innanzi al volto basito di Kaoru. L’artista deglutì, cercò di fare con cautela un
passo indietro, ma le spalle urtarono una gelida parete che non le lasciava via
di fuga.
Il Cavaliere del Makai corse
subito verso di lei, ma con un movimento del braccio, Cronox
gli scaraventò addosso una potente scarica di energia.
Kouga finì dritto verso il muro, e da lì ruzzolò a
terra. Emise un gemito di dolore che cercò a malapena di contenere in gola.
Quel colpo lo aveva tramortito nel peggiore dei modi, tanto
che al primo tentativo di rimettersi in piedi, finì nuovamente al
suolo.
- Perché stai tremando, ragazza? –
le sibilò la bestia che, a guardarla bene, aveva quasi un aspetto umano, o
forse un po’ meno mostruoso degli altri. – Io non voglio farti del male, sai? -
Le dita lunghe ed ossute si accostarono alla guancia di Kaoru
che paralizzata si strinse le mani al petto.
- Non toccarla! – urlò Kouga, esamine
al suolo, mentre cercava per l’ennesima volta di rimettersi in piedi. Strinse i
denti dal dolore, gli dolevano dorso e braccia, e in più si rese conto in quel
momento di avere le gambe semiparalizzate.
La creatura del Makai si fermò, ma
riprese a parlare. – Io ho la capacità di viaggiare attraverso il tempo. Posso
farti vedere che cosa accadrà nel tuo futuro e darti la possibilità di
viaggiare a tuo piacimento attraverso lo spazio. Posso quietare ogni tuo
dubbio, farti conoscere ogni cosa, se tu lo desideri.
- Ogni cosa? – ribadì la mora, e
l’espressione del suo volto mutò improvvisamente. Sembrava essere quasi
interessata alle parole di quel mostro orripilante.
- Tu non vuoi che accada ancora tutto questo, vero? – Cronox schioccò le dita, ed in un attimo riapparve per
l’ennesima volta la scena vista poc’anzi dai due
umani. L’artista si sentì confusa. Invasa da una girandola di
sensazioni negative, le parole dell’Orrore non avevano fatto altro che
crearle nuovi dubbi. Cronox lesse sopra a quel viso
bianco una forte incertezza. Poi le allungò una mano, e con voce calma disse – Se
vuoi sapere la verità, vieni con me! Afferra la mia
mano, ed io fugherò ogni tuo dubbio.
Kaoru non sapeva cosa fare. Da un
lato voleva sì conoscere la realtà dei fatti, e magari viaggiando nel tempo
avrebbe potuto farlo di persona, ma… lei sapeva anche che non doveva per
nessuna ragione al mondo fidarsi di un Orrore. Tuttavia,
Cronox nel fissarla incessantemente negli occhi,
sembrava quasi averla ipnotizzata. Le iridi bianche del mostro le avevano fatto perdere contatto con la realtà. Ma
quando la ragazza si preparò ad abbassare la mano, la voce inaspettata di Kouga la ricondusse alla ragione.
- Non farlo, Kaoru! – gridò, e fu
a quel punto che lei tirò a sé l’arto.
- Giovane umana, perchè? Preferisci vivere senza sapere la
verità?
Kaoru guardò dritta negli occhi la
bestia. - Preferisco vivere. E se accetto, tu non me
lo lasceresti fare! - Lo fece con coraggio, audacia.
Il suo era uno sguardo di sfida.
Cronox emise un profondo sospiro.
Poi sotto sotto ostentò un sorriso.
- Beh, ad ogni modo non ti permetterò comunque
di sfuggire alla morte! – le lanciò con ferocia un’occhiata. Ma
quando fece per sollevare pericolosamente il braccio verso di lei, dalle
tenebre una luce prese a brillare con fervore.
- Io non credo proprio! – esclamò a sorpresa la voce del
lupo dorato dell’Est, Garo.
Afferrò per il collo Cronox, e lo
tirò a sé. Diede a Kaoru il tempo di allontanarsi da
lì, e compiere il suo dovere da Cavaliere del Makai.
La Garoken trapassò con sveltezza il nemico.
Quest’ultimo si agitò scalpitando le gambe. Il
Cavaliere d’Oro gli strinse ancor di più la mano attorno al collo, riuscendo in
questo modo a soffocarlo. Cronox tentò il tutto per
tutto: unì entrambe le mani attorno all’avambraccio del suo assalitore, ma l’animetallo dorato che rivestiva quell’armatura
gliele ustionò.
Strepitò un’ultima volta, emettendo un agonizzante lamento,
e quando alla fine cessò di vivere, anche il suo potere finì, riportando i due umani
nel presente.
Una volta lasciato il mondo del
passato, Kouga abbandonò anche la sua armatura. E in
quel preciso istante, con le gambe che gli dolevano ancora, cadde a terra sfinito.
Kaoru gli si avvicinò subito e lo soccorse.
- Kouga! Kouga!
– disse a più riprese, china su di lui. Lo rivide riaprire gli occhi e poi
contrarre la fronte dal dolore.
- Sto bene. – rispose a malapena. Tentò di sollevarsi, ma un
gemito tradì il suo malessere.
Vedendo la situazione, l’artista cercò di darsi subito da
fare.
- Chiamo Gonza e gli dico di venirci a prendere! – afferrò di corsa il cellulare dalla tasca, ma la mano del giovane, posatasi
sopra al braccio le impedì di farlo.
- Tra qualche minuto passerà tutto.
- Ma…
Intervenne anche Zarba.
- Kouga ha ragione, Kaoru. Si tratta di un effetto temporaneo. Durerà al
massimo un paio di minuti.
La mora sospirò, così rimise in tasca il cellulare e rimase
seduta accanto a lui.
- Ti sei ferito perché volevi proteggermi. – antepose, e lo
sguardo le divenne di colpo triste. Stava per dire che
la colpa di tutto ciò era sua, tuttavia riuscì a dire solo–
E’…
- Non lo è. – la precedette il giovane, azzittendola seduta
stante.
- Un Orrore capace di viaggiare attraverso il tempo… In
tutta la mia carriera non ne no mai incontrati. – commentò
il Madougu, che poco dopo si sentì sollevare verso
l’alto.
- Come ha fatto a contattarci? – lo interrogò il suo
proprietario, con un’aria perplessa in viso, almeno quanto quella di Kaoru.
E anche quest’ultima
esternò la propria confusione: - Sapeva i numeri di telefono di entrambi, e poi
ha perfino imitato le nostre voci.
- Vi ha costretti a venire qua con
l’inganno.
La ragazza gettò un occhio all’anello, dopodichè assenti
brevemente:
- Sì, ma… a dire il vero, sono rimasta un
po’ perplessa dalla telefonata di Kouga. – mosse gli
occhi verso il ragazzo in persona – Tu non mi chiami praticamente
mai. – bofonchiò alterando la voce. Più che dichiarazione, la sua sembrava
essere una critica.
- Se non ho nulla da dirti, non
vedo perché dovrei farlo. – il signorino come al
solito non aveva capito granché.
Kaoru sospirò sbuffando, poi
scosse la testa come per ribadire “ma devo sempre
dirti tutto io?”, e infine bofonchiò ancora: - Tra due persone che si vogliono
bene, scambiarsi una telefonata anche solo per dire un semplice “ciao”, oppure
un “cosa stai facendo? Dove sei adesso, mi manchi”, è
più che normale!
Zarba non fu capace di
trattenersi, così si lasciò sfuggire un borbottio
simile ad una risata.
La moretta lo fulminò quasi subito con uno sguardo. – Che
hai da ridere?! Non mi sembra di aver detto niente di
ridicolo.
- Infatti non ridevo per te, ma per
un attimo ho provato ad immaginare un “mi manchi” pronunciato da Kouga! Non lo fa quando state
insieme, figuriamoci attaccato ad un telefono.
Eh sì, quell’anello chiacchierone
non aveva torto, anzi! Pensò la giovane Mitsuki.
Da quando lei e Kouga si erano
messi insieme, lui non aveva detto o fatto un qualche tipo di smielata
romanticheria nei suoi confronti. Con le parole ci sapeva
fare pochissimo, mentre con i fatti… beh, lì era ancora peggio. E pensò che addirittura la sua amica Asami
potesse avere ragione a riguardo. Fortuna però che quella riflessione le passò
subito.
Sentendosi preso di mira dai due, lo stesso Kouga avendo riacquistato il pieno uso delle gambe, si
rimise finalmente in piedi.
- Vedo che i nostri discorsi ti hanno fatto bene! – scherzò
il Madougu, ma ben presto, per la troppa loquacità
ricevette la solita ammonizione.
- Faresti meglio a tacere se non vuoi che recida il
contratto e ti rimpiazzi. – Kouga aveva usato un tono
un pochino acidulo. Evidentemente doveva essere parecchio arrabbiato.
Zoppicava ancora, forse perché per porre fine alle battute
si era rimesso in piedi prima del previsto, e Kaoru
questo lo aveva capito subito.
Così, raggiungendolo gli prese il
braccio e poi se lo passò attorno al collo, per aiutarlo a non zoppicare.
Prima ancora che il ragazzo poté dire la sua, l’artista lo
anticipò: - Non dire che riesci a camminare anche da
solo, perché tanto non ti credo. – puntualizzò. E in
questo modo, fu costretto a proseguire gran parte del tragitto appoggiato a
lei.
Mentre camminavano al chiar di luna verso casa, la giovane improvvisamente
cominciò a pensare a quanto successo durante la sera.
Avrebbe voluto riprendere la questione lasciata in sospeso mentre si trovavano bloccati nel passato, ma era
confusa.
Lei aveva fatto una domanda in particolare a lui.
Ma lui non aveva fatto in tempo a
risponderle.
Però, un quesito prese a gironzolarle
nella mente. Se Zarba non lo
avesse interrotto, a quel punto Kouga che cosa le
avrebbe risposto?
Forse, era questo il punto: Lui non le avrebbe risposto.
Come quindi interpretare quel silenzio?
Ebbe paura.
Troppe cose non le quadravano, troppe stranezze giudicava veramente… strane. Ma
forse, si trattava per l’appunto solo di stranezze, nulla più. Probabilmente
era lei ad ingigantire quelle anomalie. Forse era la paura di provare ancora
dolore che le faceva pensare e vedere cose che in realtà non esistevano.
Però quel silenzio, la non
risposta…
Tutto ciò la faceva sentire confusa.
Anche durante quella notte, dopo la sconvolgente rivelazione
di Hal, quando Kaoru gli
aveva chiesto una conferma Kouga
era rimasto in silenzio.
Ebbene, tornando nel presente, ancora
una volta quel ragazzo aveva deciso di nasconderle qualcosa?
Si sentì gelare al sol pensiero.
Gli rivolse di sottecchi uno sguardo, ed il cuore prese a batterle forte.
Dio, e quanto ne era innamorata!
E alla fine si convinse.
No, Kouga Saejima
non le avrebbe mai più mentito.
No, lui non l’avrebbe fatto.
Fine episodio
I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:
Approfitto della
giornata di riposo per inserire il nuovo capitolo. Vorrei avere più tempo
libero da poter dedicare alla GSS, ma purtroppo mi devo
accontentare di questo poco che ho. Se dipendesse da
me ci lavorerei da mattina a sera, meglio sera perché si crea un’atmosfera
veramente magica che regala tranquillità ed ispirazione, ma per via del lavoro
non sempre riesco a fare le ore piccole… Ad ogni modo, pur di portare avanti
questa storia sono certa che mi getterei nel fuoco, perché grazie ad essa sto
conoscendo persone VERAMENTE MERAVIGLIOSE che non avevo MAI incontrato prima.
Mi riferisco a voi, tutti voi che seguite la fanfiction,
vi emozionate, ridete e gioite, ma soprattutto l’amate come me, e amate Garo, continuate a farlo anche a distanza di anni, quando ormai molta gente che si riteneva fan alla
fine lo ha dimenticato.
Per _Elentari_:
Carissima Elentari, quando dici “periodo difficile” so esattamente
cosa intendi. Ed è proprio per questo motivo che se
vuoi, io ci sono. Per qualsiasi cosa, sappi che sono presente, perché non
vorrei mai e poi mai che una persona come te debba
attraversare momenti brutti. Se soltanto potessi, ti
giuro che farei del tutto per cancellarli. E non devi
ringraziarmi, anzi! Sono io che ti dico “grazie” perché mi fa piacere sapere
che una persona come te segua con estremo affetto
questa storia. Per me è un vero onore averti come lettrice! Un enorme bacione!
Per Sho Ryu Ken: Sapevo che avresti detto così riguardo la frase del chap 14! E, proprio come Kaoru, sto
cercando di fare lo stesso, ma come sai non è sempre così facile. Tuttavia
quando è Garo ad illuminarci, tutto si semplifica!
Per DANYDHALIA: Ma che bellooooo!!! Un’altra fan di Garo!!! Sono felicissimaaaaaaaaa!!!!!!! ^____^
Per prima cosa
ti dico soltanto che quando ho finito di leggere la tua recensione avevo le
lacrime agli occhi, sul serio: Troppi complimenti non me li merito! E poi, non siete voi a dover ringraziare me, bensì devo
farlo io, perché mi date la forza per andare avanti, mi spronate a metterci
l’anima ed il cuore in questa storia, il merito è solo ed esclusivamente
vostro! Se ci fosse veramente un modo per far leggere
la storia ad Amemiya, cercherei di fare il possibile,
e non ti nascondo che sarebbe per me un sogno che diventa realtà poter lavorare
con lui…! Ad ogni modo, farò del mio meglio per portare a termine la GSS,
contaci! E certo, mi andrebbe moltissimo fare
quattro(ma anche di più) chiacchiere con te! Quando
vuoi, sai dove trovarmi!
Ci risentiamo
al prossimo aggiornamento!
Botan
ANTICIPAZIONI:
Gonza starà via per un po’ lasciando le
redini della casa in mano a Kaoru e a Kouga che in questo modo si ritroveranno da soli. Sarà una
giornata movimentata, soprattutto quando spetterà a Kaoru prendersi cura di un Kouga
improvvisamente ammalato.
Prossimo episodio: #16 Febbre