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Autore: Botan    19/09/2010    5 recensioni
“Là dove c’è luce, si annida sempre l’oscurità, nera come pece. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno conosciuto la paura dell’oscurità. Ma un giorno, grazie alla spada di un cavaliere capace di fendere le tenebre, gli esseri umani ritrovarono la luce della speranza.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gonza non riusciva proprio a dormire

                                        Passato

                                           #15

 

 

 

 

 

“L’oscurità inghiotte la luce, e piega l’animo impuro dell’uomo.  

Brilla nell’era, così come ordina la canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere solitario. Una luce nell’oscurità.”

 

 

 

 

 

Gonza non riusciva proprio a dormire.

Si girava e rigirava di continuo tra le lenzuola, nonostante avesse preso la solita tisana rilassante che beveva tutte le sere puntualmente prima di andare a letto.

Doveva esserci qualcosa che non gli faceva prendere sonno. Qualcosa che neppure una tisana possente come quella riusciva a farlo cadere tra le braccia di Morfeo.

Poi successe all’improvviso, e per lui fu come essere colpito in pieno da una saetta piovuta di colpo dal cielo. Si alzò con uno scatto mettendosi a sedere in mezzo al lettino. Aveva l’espressione sconvolta, come di chi senza preavviso si era ritrovato a ricordare qualcosa dimenticato da anni.

Si rimise in tutta fretta gli occhialini, dopodichè scese dal letto. Erano le due di notte passate, ma lui doveva ugualmente bussare alla porta del suo signorino. Questione di vita o di morte.

 

Kouga udì all’improvviso dei colpetti. Si svegliò di soprassalto con una certa agitazione, ma quando vide che Zarba stava tranquillamente riposando al chiuso nella sua teca, capì che nell’aria non c’era puzza di Orrori. Si alzò, diretto verso l’anta sbarrata, e l’aprì.

 

- Gonza…?! – disse, con una certa sorpresa, intravedendo la faccia dell’uomo agghindata di tutto punto dalla solita ed immancabile papalina che faceva pendant con il resto del pigiama.

 

- Signorino! Ho capito! – esclamò con fare eclatante. Pareva avere scoperto chissà quale tesoro. – Seguitemi! – aggiunse subito, mentre Kouga sembrava essere sempre più confuso da tutto ciò.

 

Si avviarono verso il fondo di quel piano rialzato dove solo molti metri più in là c’era uno stanzino. E quando lo raggiunsero entrambi, il fedele Kurahashi finalmente esclamò: - Ho capito chi è Shiro Yomoda!

Quella rivelazione così inaspettata portò Kouga a trattenere meccanicamente il fiato. Sgranò gli occhi, poi celere andò verso l’uomo che stava rovistando in una delle scatole del piccolo sgabuzzino.  

- Chi è?!riuscì solamente a dire, l’emozione non gli permise di fargli aggiungere dell’altro.

 

- Dovrebbe esserci qui una sua foto… - fece in un primo momento, poi si grattò la fronte come per farsi tornare la memoria – Spero solo di non averla buttata per sbaglio. – Continuò la ricerca senza sosta. Guardò prima in un posto, poi nei restanti, e ancora, frugò nelle pagine di alcuni libri accatastati in un angolo, pensando che la foto potesse essere finita lì tra quei fogli, messa proprio da lui mentre faceva pulizia, però all’apparenza non c’era nulla.

 

Ormai Kouga non poteva più aspettare: lui doveva sapere.

E subito.

- Gonza! – esclamò, per richiamare la sua attenzione. Il tono della voce pareva dire “avanti, dimmi chi è!”.

L’uomo si rialzò, posizionandosi bene gli occhialini sul naso finì di tenerlo sulle spine:

- Era un allievo di vostro padre.

 

Il ragazzo deglutì, mandando giù di colpo divenne pallido. - Voleva diventare anch’egli un Cavaliere Mistico?!

 

Vista l’espressione palesemente sconcertata, Gonza si apprestò a raccontargli ogni cosa, partendo dall’inizio.

- Ben 28 anni fa, Taiga scelse come discepolo e quindi suo futuro successore Barago, ma in realtà c’era un’altra persona che lo aveva pregato insistentemente di prenderlo con sé, sottoporlo all’allenamento e farlo diventare un Cavaliere del Makai. Dopo le pressanti richieste di quel giovane che all’epoca aveva solo quindici anni, egli rifiutò perché sosteneva che non avesse i requisiti necessari per portare sulle spalle un simile fardello. E quando vostro padre gli comunicò il suo verdetto, quel giovane sparì definitivamente dalla circolazione, senza lasciare più traccia.

 

Quando Gonza ebbe finito, calò improvvisamente il silenzio. Dopo quella sconcertante rivelazione, adesso il figlio di Taiga aveva le idee più chiare. Tutto sembrava combaciare alla perfezione.

Il Mistico Patto sancito da quel prete novizio ben venti anni orsono, faceva come non mai ritornare i conti. Finalmente le cose si cominciavano a vedere sotto una luce differente. Finalmente i tasselli di quel complesso rompicapo stavano tornando al proprio posto. Certo, era solo l’inizio, ma sicuramente meglio quello che il nulla assoluto.

EbbeneShiro Yomoda aveva quindi un movente per agire in quel modo: La vendetta.

Rinunciare al paradiso per avere semplicemente una rivalsa nei riguardi di colui che lo aveva rifiutato.

E per tutto questo tempo, Kouga ne era stato all’oscuro. Non sapeva che il padre avesse negato a quello sconosciuto di diventare suo discepolo, e pensò oltretutto che se il genitore anziché scegliere Barago avesse preso con sé l’altro, forse a quest’ora egli sarebbe stato ancora in vita. Per qualche secondo sentì una nota di malinconia prendere in lui il sopravvento. Si fece forza, come aveva sempre fatto, e riprese in mano l’argomento.

- Non si è davvero più visto?

 

Gonza a malincuore fu obbligato ad annuire. – Forse, dopo un simile rifiuto, per lui restare in questa città non aveva più senso. Ricordo, oltretutto, che teneva in particolar modo a diventare il successore di vostro padre. Era il suo più grande desiderio. Una volta mi confidò perfino che pur di calzare quell’armatura d’oro avrebbe affrontato a mani nude un intero esercito di Orrori. – sorrise nel ripensare a ciò, poi strinse gli occhi tra due fessure come per elaborare qualcosa - Oggi dovrebbe avere quarantatré anni. – disse, dopo aver fatto un rapido calcolo.

 

- Tu lo conoscevi bene?

 

- L’ho visto diverse volte. Veniva qui ogni giorno per incontrare Taiga, per supplicarlo. E puntualmente se ne andava, ma lo faceva con pazienza. Era un tipo che sapeva aspettare, calmo e tenacie al tempo stesso. Ma lo ricordo soprattutto perché mi faceva venire l’allergia. – confessò, abbozzando un sorriso. – Quando vostro padre lo portò a casa per la prima volta, mi attaccò il raffreddore. Successivamente, tutte le volte che veniva a fargli visita, la mia allergia ricompariva all’improvviso. Ricordo che passai una settimana veramente terribile! E credo che sia stato per questo motivo se ho avvertito un pizzicore al naso la prima volta in cui, la scorsa settimana, avete pronunciato il suo nome. Dopo tutti questi anni, devo ammettere che mi fa ancora un certo effetto.

 

Era sì un particolare strano, ma di sicuro per Kouga lo era ancora di più l’intera storia.

E poi, un quesito prese a rodergli dentro: Come avrebbe fatto a trovare quel misterioso uomo, dato che sembrava irraggiungibile?

Inoltre, era Shiro Yomoda a manipolare di persona sia Orrori sia Chimere?

Era Shiro Yomoda che durante quella sera lo aveva colpito con l’Ottava Stella del Makai?

Ma la cosa che aveva per Kouga più importanza, riguardava altro: sotto l’armatura del gemello malvagio di Garo, si celava in realtà Shiro Yomoda?

 

 

 

Chiusa nella sua stanza, con gli occhi aperti da circa cinque minuti forse per via del trambusto fatto da Gonza, Kaoru si grattò la testa, emise uno sbaglio e poi scese dal letto.

Sul pianerottolo udì distintamente delle voci. Guardandosi intorno, si avviò verso il fondo del piano sovrastante, girò l’angolo, nel buio più completo, e cominciò a seguire il suono di quel chiacchiericcio. E mentre lo faceva, si rese conto per la prima volta di non essersi mai spinta così oltre all’interno di quell’enorme caseggiato.

Si preparò a voltare l’angolo, ma quando lo fece urtò qualcosa. Un ammasso di ferro duro e spigoloso che la fece cascare in terra. Accusò il colpo emettendo un flebile gemito, e poi dopo essersi massaggiata il suo povero fondoschiena dolorante, per riflesso sollevò lo sguardo in alto, verso la cosa che aveva urtato. Un fascio di luce tenue emanata da un quarto di luna che brillava nel cielo illuminava i contorni di quell’oggetto in una maniera spettrale, e quando Kaoru lo vide, la sua reazione fu immediata: una smorfia attonita di spavento le comparve sul viso e nel medesimo attimo Kouga e Gonza udirono un grido di puro terrore.

Si precipitarono fuori, nel bel mezzo dell’andito oscuro, quando il ragazzo vide Kaoru riversa al suolo non ci pensò su neppure una volta a raggiungerla.

Si chinò di corsa verso di lei, posandole entrambe le mani sulle spalle cercò di attirare la sua attenzione chiamandola più volte per nome.

Ma fu solo quando Gonza si decise ad accendere le luci dell’andito, che la mora finalmente gli rivolse lo sguardo.

- KoKouga…? – balbettò, e tremava tutta.

 

- Cosa ti è successo? – le disse rapidamente, sembrava addirittura più scosso di lei.

 

- Ecco… - alzò la testa verso quella cosa che l’aveva fatta urlare in una maniera indecorosa, ed arrossì per la vergogna. – Era… solo un’armatura. – constatò, smettendo di trattenere il fiato. Fece un lungo sospiro e si sentì sollevata.

 

Il Cavaliere Mistico volse il capo all’indietro, verso l’oggetto in questione. Che cosa centrava adesso quella vecchia armatura? Sembrò d’acchito non comprendere il perché della frase, fino a che fu la ragazza stessa, ripresasi dallo spavento, a chiarire bene la faccenda: - Ci sono andata a sbattere, e quando l’ho vista al buio pensavo che fosse una di quelle orrende creature.

L’altro emise un profondo sospiro, poi il cuore nel suo petto riprese a battere normalmente.

- Ti sei fatta male? – chiese in seguito, per accertarsi che stesse bene.

 

Fece segno di no con la testa perché le parole sembravano essersi fermate in gola.

Poi sollevandosi da terra guardò prima Kouga e successivamente Gonza.

- Perché vi siete alzati a quest’ora?

 

- Perdonatemi, signorina! – il maggiordomo le si avvicinò con un’aria davvero mortificata – Forse ho fatto troppo rumore, prima. Ma essendomi ricordato di…

 

- Si è ricordato di non avere chiuso bene le finestre, e nel farlo ha svegliato anche me. – lo precedette Kouga, poi lanciò un’occhiata al fedele Kurahashi, per fargli cenno di tacere. Quest’ultimo assentì, fremendo leggermente.

 

- E’ vero! Sapete, deve essere l’età che avanza… Ormai non sono più giovane come un tempo. – ed una smorfia di rassegnazione gli comparve in viso. Poi con un inchino si congedò per tornare nel suo alloggio. Semplicemente non voleva commettere altri passi falsi.

 

Kaoru lo seguì con gli occhi, in seguito riprese di scatto a fissare il ragazzo. Era perplessa.

- Gonza mi è sembrato un po’ strano, non trovi anche tu?

 

Kouga si sentì anche se solo per un momento raggelare. Trovò alla svelta una risposta, per non appesantire ulteriormente la situazione.

- Ha esagerato con la tisana che beve ogni sera. – disse, poi si incamminò verso la propria camera.

 

- Può essere, ma… si è agitato da un momento all’altro quando tu lo hai interrotto. – annotò perplessa, mentre rifletteva sull’accaduto. Non si era neppure accorta di averlo seguito involontariamente. Continuò con le illazioni: - Oltretutto la sua risposta mi è parsa alquanto forzata. – si posò una mano sotto al mento, come per riflettere, e d’un tratto ebbe la folgorazione. Guardò Kouga dritto in faccia stringendo gli occhi tra le fessure delle palpebre: - Non è che mi state nascondendo qualcosa?

 

Un altro brivido colpì il Cavaliere. - Non ne vedo il motivo. – fece sbrigativo. L’altra prese fiato e aprì la bocca, riuscì a dire solamente un “ma” perché Kouga le fece notare una cosa: - Hai deciso forse di restare qui, stanotte? – Nell’udire quelle parole, Kaoru prese a guardarsi intorno, e finalmente appurò con stupore di trovarsi nella stanza da letto del giovane.

Le sue guance divennero di un rosso cocente, acuto. E anche dentro si sentì prendere immediatamente fuoco. Era così imbarazzata che a momenti le girava perfino la testa.

- Io… - biascicò, ma distolse il viso per non mostrare il proprio imbarazzo. Non sapeva come rispondere a quella domanda. Cioè, lei sapeva cosa dire, sapeva che doveva andarsene da lì, però non riusciva più a riprendere il controllo dei propri movimenti.

Ma Kouga… sì, nel dirle “ hai deciso di restare qui stanotte?” in realtà le aveva dato l’opportunità di scegliere, oppure voleva solamente, a modo suo, scherzare?

Il cuore prese a batterle con una certa foga nel petto, tant’è che ebbe l’impressione di avercelo in gola.

 

- Vi faccio notare che sto cercando di dormire. Se devi restare, decidilo alla svelta. – esclamò inaspettatamente una voce. Veniva da una teca di legno dalla forma rettangolare e ben sigillata, messa sul comò nei pressi del letto. In altre parole, l’umile dimora di Zarba.

 

Sentendo ciò, Kaoru riuscì a scuotersi, così tornando in sé alla svelta arrivò ad emettere una risposta definitiva: - Io vado! – disse con enfasi, frettolosamente, e in un men che non si dica, carica di vergogna, fuggì.

 

 

 

 

 

                                                                                             ***

 

 

 

 

 

- Ma no! Dici sul serio?

 

- Ma sì, ti dico che è vero!

 

- E lui che ha detto?

 

- Nulla, ma avrà sicuramente pensato che io volessi rimanere lì, ne sono sicura.

 

La rossina si scostò dalla fronte un ciuffo di capelli ramati. - Sarà stato entusiasmante!

 

- Entusiasmante? – Kaoru fece una smorfia di dissenso – Io direi imbarazzante! Che figura… - commentò, ripensando all’accaduto avvenuto la sera prima.

L’artista stava per l’appunto raccontando il fattaccio alla sua migliore amica. E quest’ultima, anziché darle un sostegno morale, sembrava addirittura farle una sorta di predicozzo.

 

- Mi fai rabbia, Kaoru! Al posto tuo io avrei approfittato di quella situazione senza lasciarmela per nulla al mondo scappare. – Asami sembrava veramente adirata con lei.

 

- Ma io non sono come te! – appuntò subito, stizzita. – E poi, dici così solo perché in quella ridicola situazione non c’eri tu. Voglio proprio vedere se avresti avuto il coraggio di farlo… – Kaoru si incrociò le braccia al petto, poi la guardò con aria imbronciata.

 

- Sei veramente strana… Da quanto tempo state insieme? Cinque, sei mesi? Vivete sotto lo stesso tetto, ma in camere separate. A te sembra normale una cosa del genere? No che non lo è! E non capisco il tuo lui che cosa stia aspettando… Non ci vuole molto a prenderti di peso e a farti restare là! 

 

- Tu la fai sempre facile…

 

- Perché lo è! - L’amica sventolò una mano come per dire che per lei quella era solo una baggianata. – Lui non fa il primo passo? Bene, fallo tu! Non ci vuole chissà quale coraggio a dire “amore, da stasera io resto qua!” – fece, recitando la parte di Kaoru a pennello. – E non venirmi a dire che a te l’idea di passare la notte insieme al tuo ragazzo non ti faccia piacere, eh! Perché con un tipo come lui, nemmeno se mi minacci ci credo! Oltretutto, una coppia normale non impiegherebbe tutto questo tempo per fare il grande passo. Insomma, avete pure la possibilità di condividere lo stesso tetto! Si tratta di dormire insieme, abbracciati teneramente l’uno all’altra, nulla di più semplice e logico!– Asami forse aveva alzato un pochino la voce. Anzi, la voce l’aveva alzata, ma non di certo un pochino! E trovandosi in un luogo pubblico, l’altra le coprì immediatamente la bocca con entrambe le mani.

 

- Abbassa la voce! Siamo in un negozio, te lo sei forse scordato?!

 

- Quanti tabù, Kaoru! – replicò la rossa, riuscendo a liberarsi la bocca. Si guardò rapidamente in giro – Questo posto è vuoto, se non te ne sei accorta. – le sottolineò. 

 

- Ma a me imbarazza comunque parlarne!

 

Asami si strinse nelle spalle e scosse la testa: - Sei proprio irrecuperabile. – commentò, mentre dava con interesse uno sguardo a dei vestiti che penzolavano dalle gruccette di un appendino.   

 

- Non sono sfacciata, tutto qui. Non è poi la fine del mondo, no? Prima o poi quel momento arriverà da solo, senza nessuna forzatura.

 

- Certo, ma se siamo fortunati, arriverà tra qualche decennio! – esasperata, si posò entrambe le mani sui fianchi - Secondo me dovresti essere più intraprendente.

 

La mora le rivolse con interesse l’attenzione: - E in che modo?   

 

La risposta le arrivò praticamente subito: - Con questo!

 

Si vide finire in faccia un vestito. Era di seta, rosso come una vampa di fuoco incandescente, molto corto e terribilmente scollato.

- E’… è… - non riuscì a trovare una definizione adatta per descrivere l’abito.

 

- E’ rosso? Vuoi dire questo? Se non ti piace il colore, c’è anche in blu, rosa, bianco… Forse lo preferisci di cotone? Magari lo vuoi a fantasia, anziché tinta unita… Oppure…

 

La giovane Mitsuki decise una volta per tutte di farla smetterla. Oramai non ne poteva proprio più di sentirle sparare parole a raffica.   

- Non lo voglio né di seta né di cotone, né a fantasia e né tinta unita! – tuonò, sbattendo un piede per terra in preda alla rabbia.

 

- E allora come lo vuoi?

 

- E’ questo il punto! Non lo voglio proprio!  Rimettilo subito a posto!

 

Asami storse le labbra. – Se si tratta dei soldi, posso anticiparteli io… poi me li ridai con calma.

 

- E non è neppure per i soldi! Io una cosa simile non la metterò mai! – Kaoru additò l’abito con l’indice, e lo fece con disprezzo, con orrore. Più che altro era la profonda scollatura a farle ribrezzo. Immaginò di presentarsi a Kouga con quel vestito indosso. E la scena non le piacque neppure un po’. Si sentì investire da una vampata di calore bollente. Scosse con veemenza la testa come per scrollarsi di dosso qualcosa. - Puoi scordartelo!

 

L’amica additò la parte incriminata: - E’ per via di questo scollo? Ma se non si vede nemmeno!

 

- Guardalo bene… Sembra non avere fine! Oltretutto mi sembra anche fin troppo trasparente. Mettilo via!

 

Guardandola con indifferenza, la Shinohara sollevò le spalle: - Pazienza – premise, forse nella speranza di farle cambiare idea all’ultimo minuto – secondo me presentandoti in camera sua con questo abito indosso, lo avresti steso.

 

- Tu sei matta! Completamente matta! – alzò gli occhi al cielo, in preda alla disperazione. Oltretutto l’argomento le aveva messo addosso un certo imbarazzo. Asami doveva essere proprio matta, pensò per l’ennesima volta.   

 

Uscirono dal negozio, entrambe con un muso lunghissimo.

Kaoru era arrabbiata con l’amica perché anziché esserle stata d’aiuto aveva solo gettato benzina sul fuoco. Asami, al contrario, lo era perché la mora non aveva voluto darle retta. Per lei era Kaoru la matta, e non viceversa!

 

Si tenettero il muso svariati minuti, finché non accadde un avvenimento improvviso che ribaltò le carte in tavola.

Ikuo, l’amico di Kaoru, trovandosi a passare da quelle parte s’imbatté casualmente nelle due.

 

- Hey, Kaoru! – esclamò, facendo una corsetta per avvicinarsi a lei.

 

La pittrice fu colta alla sprovvista. – Ikuo…?!

 

- Ci incontriamo sempre, eh?  

 

- Già, è vero! Cosa fai da queste parti?

 

- Nulla di particolare… Non mi andava di restare a casa, e così ho deciso di fare due passi. In questo modo mi torna l’ispirazione!

 

- Stai forse dipingendo un quadro?

 

- A dire il vero, non l’ho ancora iniziato… Mi manca per l’appunto l’ispirazione! – arrossì passandosi una mano dietro la nuca. – E tu? Cosa fai qui?

 

- Deve comperarsi un vestito per stendere il suo… - Asami avrebbe detto sicuramente la parola “ragazzo”, se soltanto Kaoru non le avesse pestato un piede di proposito.

 

- Bucato! Devo stendere il bucato! – intervenne la giovane Mistuki, mentre si udiva la rossina gemere in sottofondo per via dell’atroce dolore.

 

Ikuo non capì bene la faccenda. Corrucciò le sopracciglia, confuso: - Scusa, ma cosa centra il bucato con l’abito che devi acquistare?

La risposta che ricevette dalla compagna di corso, lo stordì ancor di più: - Non avendo abiti da stendere, prima ne compro uno e poi lo faccio! – Kaoru sorrise a trentadue denti, e l’altro anche, ma ovviamente non si lasciò convincere da quella spiegazione completamente assurda. Poi con lo sguardo osservò Asami. – E lei chi è?

 

- E’ una mia amica.

 

- Ora non più. – bofonchiò la rossina a voce bassa, facendo in modo che solo l’amica la sentisse. Quest’ultima le sferrò una gomitata in pieno stomaco.

 

- E’ una gran simpatica! – disse con enfasi, continuando a mantenere il solito sorriso tanto teso quanto nervoso. 

 

- Asami Shinohara. – si presentò, allungandogli educatamente una mano.

 

L’altro non fu da meno: - Ikuo Shiota, piacere di conoscerti!

Non appena le due mani si toccarono, la giovane fu colpita in pieno da una forte scossa. E mentre Ikuo le sorrideva con garbo e cordialità, quella smorfia la rincretinì a tal punto che le parve di udire le campane.

 

- Ehm… - lui, imbarazzato perché la donna non si decideva a voler mollare la presa, sorrise timidamente – La mano… - disse soltanto, e finalmente la Shinohara tornò con i piedi ben piantati in terra.

 

- Scusa, scusami tanto! – sorrise nervosamente, si mordicchiò il labbro inferiore, era agitata. Essendo la sua migliore amica, Kaoru capì al volo la situazione: La rossina si era appena innamorata dell’avvenente artista.

Beh, più che innamorata, diciamo semplicemente invaghita.

Così, per farle un piacere, decise di spararla grossa: - Asami – premise, rivolgendole l’attenzione – se non sbaglio tu stai cercando casa, non è così? – fece, inventandosi di sana pianta tutto quanto. L’amica la guardò con perplessità, credendo che si fosse per davvero ammattita, ma quando fece per replicare, l’altra proseguì immediatamente: - Ikuo ha una casa vuota che vorrebbe affittare. Perché non l’andate a vedere? – E dopo quella richiesta, la Shinohara capì ogni cosa.

 

- Ma davvero? – disse con enfasi, rivolta ad Ikuo – Che magnifica coincidenza! Mi piacerebbe moltissimo, ma forse hai già impegni per adesso, dico bene?

 

Cordialmente, il ragazzo fece segno di no con la testa. – Per me va benissimo! Possiamo andarci anche ora, se vuoi.

 

Come poteva, quella rossina scalmanata, farsi sfuggire un’occasione del genere?

Fece uno sfavillante sorriso, dopodichè aggiunse di colpo: - Andiamoci subito!

 

- Perfetto! – Ikuo guardò poi Kaoru – Ti unisci anche tu a noi?

 

- Oh, non posso! Devo tornare a casa… sai, il lavoro! – mentì, dato che l’idea era proprio quella di permettere ad Asami di restare sola con lui.

 

- Allora ci vediamo tra qualche giorno al corso. – esclamò l’amico, mentre si rimetteva in cammino.

La rossa lo seguì subito, ma prima ancora di farlo, voltandosi un attimino disse grazie all’amica usando solo le labbra ma non la voce.

Kaoru lesse il labiale, e con i pollici all’insù le augurò buona fortuna.

 

 

Quella sera non faceva particolarmente freddo.

Passeggiare era piacevole, anche farlo da soli non pesava affatto.

Tra un passo e l’altro il cellulare della ragazza iniziò a squillare.

Lo prese dalla tasca dei pantaloni, e poi rispose.

 

- Ho bisogno di vederti. – disse una voce dal capo opposto.

 

- Kouga…? Sei tu? – Kaoru fu colpa alla sprovvista.

 

- Ai giardinetti pubblici, tra dieci minuti. Pensi di farcela?

 

L’artista guardò l’orologio, poi annuì.

In effetti quella le era sembrata una richiesta strana.

Cosa mai avrebbe dovuto dirle, il signorino, di così importante da spingerlo perfino a farle una telefonata? 

 

 

 

 

 

                                                                                       ***

 

 

 

 

 

Erano scoccate le nove di sera.

Nel parco oramai non c’era più nessuno.

Kaoru ci aveva messo più del previsto ad arrivare, ed infatti notò che Kouga la stava già aspettando.

Lo raggiunse di corsa, ancora con il fiatone e si fermò d’innanzi a lui.

- Scusa il ritardo. – fece, respirando con affanno. Aveva corso a perdifiato pur di arrivare puntuale. La verità è che non vedeva l’ora di sapere cosa doveva chiederle. Dopo essersi ripresa, finalmente riuscì a parlare con un tono di voce stabile. Ma per la verità, lo fecero entrambi.

 

- Cosa volevi dirmi? – dissero in coro, per poi stupirsi quasi subito di averlo fatto insieme.

 

Kaoru aggrottò la fronte e scosse il capo: - Eri tu quello che doveva parlarmi, ricordi?

 

Kouga si trovò subito in disaccordo. – Niente affatto. Sei stata tu a farmi venire qua.

 

Lo sguardo dell’artista si sgranò di colpo. Non poté impedirsi di controbattere. – Io?! – Doveva esserci sicuramente un errore. Oppure, Kouga voleva farle semplicemente uno scherzo?

No, una cosa così sarebbe stata impensabile. – Se tu non mi hai chiamato, ed io non ho chiamato te, allora chi… - la voce improvvisa di Zarba le bloccò le parole in gola.

 

- Fate attenzione! E’ qui! – esclamò la guida, e con uno scatto lo spadaccino afferrò la ragazza per il polso e la spinse dietro di sé.

 

Kaoru ebbe il tempo di guardarsi nelle vicinanze. Scoprì che tutto intorno a loro stava assumendo una forma diversa. Fissò il pavimento, e vide che anche quest’ultimo era cambiato. Le pietre e quel poco di erbetta che prima stava sotto ai suoi piedi, non c’erano più. Al loro posto era comparso un pavimento liscio e freddo, uniforme e senza scalfitture.

Inoltre adesso si trovavano racchiusi tra quattro mura, e non più all’aperto. Si strinse al braccio del giovane, con tremore.

- Ma che sta succedendo?! – riuscì finalmente a dire.

 

Kouga si guardò attorno con aria circoscritta. Gettò uno sguardo all’anello, rapido ma essenziale.

- Cosa è successo, Zarba?

 

- Sicuramente è opera di un Orrore.

 

- Adesso dov’è?

 

- Non saprei dirtelo con precisione. Mi sembra lontano. Molto lontano. Ma non è qui. Non percepisco nessun pericolo, nelle vicinanze. Per il momento siete al sicuro. – Le parole dell’anello erano piuttosto rassicuranti. Tuttavia l’umano continuava a guardarsi intorno, con la mano pronta a sguainare la spada in caso di necessità e senza mai abbassare la guardia, ma… accadde una cosa.  

Improvvisamente Kaoru, staccandosi da lui, iniziò ad osservare meglio quel luogo.

Lo faceva con molta attenzione, con interesse. Scavò a lungo, nei meandri della propria memoria, perché lei in quel posto ci era già stata. E anche Kouga.

Poi i ricordi si riaccesero vividi più che mai, come una fiammella che prende di colpo potenza: - Questo posto è… - disse soltanto, perché qualcosa, giunta all’improvviso dal nulla, era comparsa davanti a loro.

Kouga si avvicinò alla giovane, con fare guardingo non smise di abbassare la guardia, ma poi anche in lui lo stupore prese il sopravvento nell’assistere a quella scena che scorreva come le immagini di un film davanti ai loro sguardi.

Fotogrammi tridimensionali si animavano, sembravano talmente veri che quasi diedero l’impressione di esserlo. Si muovevano come loro, parlavano come loro, si comportavano come loro, semplicemente perché si trattava di loro.

Era un momento riemerso dal passato, ma non uno qualunque: quello in cui Kaoru venne a sapere da Hal, l’Orrore con le sembianze di una sirena, che in realtà per Kouga era solamente una misera esca con soli cento giorni da vivere.

Parteciparono a quell’attimo stando ben attenti a non aprire bocca. Non potevano. Erano come paralizzati, confusi, persi.

Fu come rivivere per una seconda volta quegli istanti. E mentre le immagini scorrevano nitide, nel rivederle Kaoru si posò entrambe le mani sul petto. Sentì il suo cuore stringersi con una forza opprimente. Provò dolore, frustrazione, rabbia… Tutti sentimenti che, durante quella fatidica sera, aveva già provato sulla propria pelle.

E solo alla fine di quella presunta proiezione, dopo un attimo di pesante silenzio, trovò la forza necessaria per voltarsi verso il ragazzo.

Lo guardò dapprima, un velo di tristezza faceva brillare i suoi occhi. - Tu, non mi mentiresti una seconda volta, non è così?

 

Davanti a quel quesito, Kouga si sentì irrigidire.

Come poteva, lui, risponderle di no, dato che lo aveva fatto ancora e lo stava continuando a fare?

Non parlarle dei suo problemi, nasconderle una serie di eventi che per lungo tempo non lo avevano lasciato in pace… sì, quello era mentire, e di questo ne era consapevole. Sicuramente lo aveva fatto per il bene della giovane, ma si trattava pur sempre di menzogne. E ciò era evidente.

Quanto male provò dentro Kouga, neppure lui seppe comprenderlo. Un Cavaliere conteso tra la bugia e la verità, tra il desiderio di raccontarle ogni cosa per non farla soffrire in futuro, e quello di tacere per evitarle sofferenza nel presente.

Ma loro adesso si trovavano nel passato. E perfino lo stesso Kouga, una volta desiderò di poter tornare indietro per non nasconderle più la verità.

Ma ora? Cosa avrebbe scelto?

Quale strada avrebbe imboccato?

Da una parte la verità, e dall’altra la menzogna.

Era ad un bivio, adesso.

 

Dapprima abbassò il capo, poi lo sguardo. Non disse nulla, rimase muto, come sempre.

 

Kaoru schiuse le labbra, forse per pronunciare le prime sillabe del suo nome, ma per l’ennesima volta Zarba la interruppe.

- Sta arrivando! – esclamò a gran voce, avendo percepito chiaro e tondo la presenza del nemico.

Kouga estrasse la spada dal fodero, l’Orrore si materializzò alle sue spalle, ma lo spadaccino fece appena in tempo a voltarsi.

Si parò dal colpo portando la lama davanti al viso, e facendo forza sulle gambe ricacciò la creatura all’indietro.

- Allontanati da qui! – ordinò subito a Kaoru, e quest’ultima con il cuore che le batteva all’impazzata, cercò di indietreggiare fino all’angolo dello stanzone.

Da quel momento in poi, finalmente la battaglia poté iniziare.

 

Si muoveva con agilità, Cronox, l’Orrore che poteva spostarsi nel tempo a proprio piacimento.

Appariva e scompariva ad intermittenza da un capo all’altro della stanza. Per Kouga tenergli gli occhi puntati addosso non era affatto semplice.

Non sapeva prevedere in che punto si sarebbe fermato, ma faceva del suo meglio per tenerlo incollato ai proprio occhi. Attaccarlo, sarebbe stato un inutile dispendio di energie. Perciò aspettò con impazienza che la creatura smettesse di prenderlo in giro fino a quando Cronox ebbe pietà di lui e lo fece.

Certo, non con buone intenzioni! Poteva, d’altronde, una bestia demoniaca assetata di sangue avere compassione verso colui che gli stava dando la caccia?

Si fermò materializzandosi in un punto preciso. E quando Kouga giunse ad individuarlo, perse di colpo il respiro.

L’Orrore si era fermato d’innanzi al volto basito di Kaoru. L’artista deglutì, cercò di fare con cautela un passo indietro, ma le spalle urtarono una gelida parete che non le lasciava via di fuga.

Il Cavaliere del Makai corse subito verso di lei, ma con un movimento del braccio, Cronox gli scaraventò addosso una potente scarica di energia. Kouga finì dritto verso il muro, e da lì ruzzolò a terra. Emise un gemito di dolore che cercò a malapena di contenere in gola. Quel colpo lo aveva tramortito nel peggiore dei modi, tanto che al primo tentativo di rimettersi in piedi, finì nuovamente al suolo. 

- Perché stai tremando, ragazza? – le sibilò la bestia che, a guardarla bene, aveva quasi un aspetto umano, o forse un po’ meno mostruoso degli altri. – Io non voglio farti del male, sai? - Le dita lunghe ed ossute si accostarono alla guancia di Kaoru che paralizzata si strinse le mani al petto.

 

- Non toccarla! – urlò Kouga, esamine al suolo, mentre cercava per l’ennesima volta di rimettersi in piedi. Strinse i denti dal dolore, gli dolevano dorso e braccia, e in più si rese conto in quel momento di avere le gambe semiparalizzate.  

 

La creatura del Makai si fermò, ma riprese a parlare. – Io ho la capacità di viaggiare attraverso il tempo. Posso farti vedere che cosa accadrà nel tuo futuro e darti la possibilità di viaggiare a tuo piacimento attraverso lo spazio. Posso quietare ogni tuo dubbio, farti conoscere ogni cosa, se tu lo desideri.

 

- Ogni cosa? – ribadì la mora, e l’espressione del suo volto mutò improvvisamente. Sembrava essere quasi interessata alle parole di quel mostro orripilante.

 

- Tu non vuoi che accada ancora tutto questo, vero? – Cronox schioccò le dita, ed in un attimo riapparve per l’ennesima volta la scena vista poc’anzi dai due umani. L’artista si sentì confusa. Invasa da una girandola di sensazioni negative, le parole dell’Orrore non avevano fatto altro che crearle nuovi dubbi. Cronox lesse sopra a quel viso bianco una forte incertezza. Poi le allungò una mano, e con voce calma disse – Se vuoi sapere la verità, vieni con me! Afferra la mia mano, ed io fugherò ogni tuo dubbio.

Kaoru non sapeva cosa fare. Da un lato voleva sì conoscere la realtà dei fatti, e magari viaggiando nel tempo avrebbe potuto farlo di persona, ma… lei sapeva anche che non doveva per nessuna ragione al mondo fidarsi di un Orrore. Tuttavia, Cronox nel fissarla incessantemente negli occhi, sembrava quasi averla ipnotizzata. Le iridi bianche del mostro le avevano fatto perdere contatto con la realtà. Ma quando la ragazza si preparò ad abbassare la mano, la voce inaspettata di Kouga la ricondusse alla ragione.

 

- Non farlo, Kaoru! – gridò, e fu a quel punto che lei tirò a sé l’arto.

 

- Giovane umana, perchè? Preferisci vivere senza sapere la verità?

 

Kaoru guardò dritta negli occhi la bestia. - Preferisco vivere. E se accetto, tu non me lo lasceresti fare! - Lo fece con coraggio, audacia. Il suo era uno sguardo di sfida.

 

Cronox emise un profondo sospiro. Poi sotto sotto ostentò un sorriso.

- Beh, ad ogni modo non ti permetterò comunque di sfuggire alla morte! – le lanciò con ferocia un’occhiata. Ma quando fece per sollevare pericolosamente il braccio verso di lei, dalle tenebre una luce prese a brillare con fervore.

 

- Io non credo proprio! – esclamò a sorpresa la voce del lupo dorato dell’Est, Garo.

Afferrò per il collo Cronox, e lo tirò a sé. Diede a Kaoru il tempo di allontanarsi da lì, e compiere il suo dovere da Cavaliere del Makai.

La Garoken trapassò con sveltezza il nemico. Quest’ultimo si agitò scalpitando le gambe. Il Cavaliere d’Oro gli strinse ancor di più la mano attorno al collo, riuscendo in questo modo a soffocarlo. Cronox tentò il tutto per tutto: unì entrambe le mani attorno all’avambraccio del suo assalitore, ma l’animetallo dorato che rivestiva quell’armatura gliele ustionò.

Strepitò un’ultima volta, emettendo un agonizzante lamento, e quando alla fine cessò di vivere, anche il suo potere finì, riportando i due umani nel presente.

Una volta lasciato il mondo del passato, Kouga abbandonò anche la sua armatura. E in quel preciso istante, con le gambe che gli dolevano ancora, cadde a terra sfinito.

Kaoru gli si avvicinò subito e lo soccorse.

- Kouga! Kouga! – disse a più riprese, china su di lui. Lo rivide riaprire gli occhi e poi contrarre la fronte dal dolore.

 

- Sto bene. – rispose a malapena. Tentò di sollevarsi, ma un gemito tradì il suo malessere.

 

Vedendo la situazione, l’artista cercò di darsi subito da fare.

- Chiamo Gonza e gli dico di venirci a prendere! – afferrò di corsa il cellulare dalla tasca, ma la mano del giovane, posatasi sopra al braccio le impedì di farlo.

 

- Tra qualche minuto passerà tutto.

 

- Ma

 

Intervenne anche Zarba.

- Kouga ha ragione, Kaoru. Si tratta di un effetto temporaneo. Durerà al massimo un paio di minuti.  

 

La mora sospirò, così rimise in tasca il cellulare e rimase seduta accanto a lui.

- Ti sei ferito perché volevi proteggermi. – antepose, e lo sguardo le divenne di colpo triste. Stava per dire che la colpa di tutto ciò era sua, tuttavia riuscì a dire solo– E’…

 

- Non lo è. – la precedette il giovane, azzittendola seduta stante.

 

- Un Orrore capace di viaggiare attraverso il tempo… In tutta la mia carriera non ne no mai incontrati. – commentò il Madougu, che poco dopo si sentì sollevare verso l’alto.

 

- Come ha fatto a contattarci? – lo interrogò il suo proprietario, con un’aria perplessa in viso, almeno quanto quella di Kaoru.

E anche quest’ultima esternò la propria confusione: - Sapeva i numeri di telefono di entrambi, e poi ha perfino imitato le nostre voci.

 

- Vi ha costretti a venire qua con l’inganno.

 

La ragazza gettò un occhio all’anello, dopodichè assenti brevemente:

- Sì, ma… a dire il vero, sono rimasta un po’ perplessa dalla telefonata di Kouga. – mosse gli occhi verso il ragazzo in persona – Tu non mi chiami praticamente mai. – bofonchiò alterando la voce. Più che dichiarazione, la sua sembrava essere una critica.

 

- Se non ho nulla da dirti, non vedo perché dovrei farlo. – il signorino come al solito non aveva capito granché.

 

Kaoru sospirò sbuffando, poi scosse la testa come per ribadire “ma devo sempre dirti tutto io?”, e infine bofonchiò ancora: - Tra due persone che si vogliono bene, scambiarsi una telefonata anche solo per dire un semplice “ciao”, oppure un “cosa stai facendo? Dove sei adesso, mi manchi”, è più che normale!

 

Zarba non fu capace di trattenersi, così si lasciò sfuggire un borbottio simile ad una risata.

La moretta lo fulminò quasi subito con uno sguardo. – Che hai da ridere?! Non mi sembra di aver detto niente di ridicolo.

 

- Infatti non ridevo per te, ma per un attimo ho provato ad immaginare un “mi manchi” pronunciato da Kouga! Non lo fa quando state insieme, figuriamoci attaccato ad un telefono.

 

Eh sì, quell’anello chiacchierone non aveva torto, anzi! Pensò la giovane Mitsuki.

Da quando lei e Kouga si erano messi insieme, lui non aveva detto o fatto un qualche tipo di smielata romanticheria nei suoi confronti. Con le parole ci sapeva fare pochissimo, mentre con i fatti… beh, lì era ancora peggio. E pensò che addirittura la sua amica Asami potesse avere ragione a riguardo. Fortuna però che quella riflessione le passò subito.

Sentendosi preso di mira dai due, lo stesso Kouga avendo riacquistato il pieno uso delle gambe, si rimise finalmente in piedi.

- Vedo che i nostri discorsi ti hanno fatto bene! – scherzò il Madougu, ma ben presto, per la troppa loquacità ricevette la solita ammonizione.

 

- Faresti meglio a tacere se non vuoi che recida il contratto e ti rimpiazzi. – Kouga aveva usato un tono un pochino acidulo. Evidentemente doveva essere parecchio arrabbiato.

Zoppicava ancora, forse perché per porre fine alle battute si era rimesso in piedi prima del previsto, e Kaoru questo lo aveva capito subito.

Così, raggiungendolo gli prese il braccio e poi se lo passò attorno al collo, per aiutarlo a non zoppicare. 

 

Prima ancora che il ragazzo poté dire la sua, l’artista lo anticipò: - Non dire che riesci a camminare anche da solo, perché tanto non ti credo. – puntualizzò. E in questo modo, fu costretto a proseguire gran parte del tragitto appoggiato a lei.

 

 

 

Mentre camminavano al chiar di luna verso casa, la giovane improvvisamente cominciò a pensare a quanto successo durante la sera.

Avrebbe voluto riprendere la questione lasciata in sospeso mentre si trovavano bloccati nel passato, ma era confusa.

Lei aveva fatto una domanda in particolare a lui.

Ma lui non aveva fatto in tempo a risponderle.

Però, un quesito prese a gironzolarle nella mente. Se Zarba non lo avesse interrotto, a quel punto Kouga che cosa le avrebbe risposto?

Forse, era questo il punto: Lui non le avrebbe risposto.

 

Come quindi interpretare quel silenzio?

Ebbe paura.

Troppe cose non le quadravano, troppe stranezze giudicava veramente… strane. Ma forse, si trattava per l’appunto solo di stranezze, nulla più. Probabilmente era lei ad ingigantire quelle anomalie. Forse era la paura di provare ancora dolore che le faceva pensare e vedere cose che in realtà non esistevano.

Però quel silenzio, la non risposta…

Tutto ciò la faceva sentire confusa.

Anche durante quella notte, dopo la sconvolgente rivelazione di Hal, quando Kaoru gli aveva chiesto una conferma Kouga era rimasto in silenzio.    

Ebbene, tornando nel presente, ancora una volta quel ragazzo aveva deciso di nasconderle qualcosa?

Si sentì gelare al sol pensiero.

Gli rivolse di sottecchi uno sguardo, ed il cuore prese a batterle forte.

Dio, e quanto ne era innamorata!

E alla fine si convinse.

No, Kouga Saejima non le avrebbe mai più mentito.

No, lui non l’avrebbe fatto.

 

 

 

                                                               Fine episodio

 

 

                                                           

 

 

 

 

 

 

 

I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:

 

Approfitto della giornata di riposo per inserire il nuovo capitolo. Vorrei avere più tempo libero da poter dedicare alla GSS, ma purtroppo mi devo accontentare di questo poco che ho. Se dipendesse da me ci lavorerei da mattina a sera, meglio sera perché si crea un’atmosfera veramente magica che regala tranquillità ed ispirazione, ma per via del lavoro non sempre riesco a fare le ore piccole… Ad ogni modo, pur di portare avanti questa storia sono certa che mi getterei nel fuoco, perché grazie ad essa sto conoscendo persone VERAMENTE MERAVIGLIOSE che non avevo MAI incontrato prima. Mi riferisco a voi, tutti voi che seguite la fanfiction, vi emozionate, ridete e gioite, ma soprattutto l’amate come me, e amate Garo, continuate a farlo anche a distanza di anni, quando ormai molta gente che si riteneva fan alla fine lo ha dimenticato.

 

 

 

Per _Elentari_: Carissima Elentari, quando dici “periodo difficile” so esattamente cosa intendi. Ed è proprio per questo motivo che se vuoi, io ci sono. Per qualsiasi cosa, sappi che sono presente, perché non vorrei mai e poi mai che una persona come te debba attraversare momenti brutti. Se soltanto potessi, ti giuro che farei del tutto per cancellarli. E non devi ringraziarmi, anzi! Sono io che ti dico “grazie” perché mi fa piacere sapere che una persona come te segua con estremo affetto questa storia. Per me è un vero onore averti come lettrice! Un enorme bacione!

 

Per Sho Ryu Ken: Sapevo che avresti detto così riguardo la frase del chap 14!  E, proprio come Kaoru, sto cercando di fare lo stesso, ma come sai non è sempre così facile. Tuttavia quando è Garo ad illuminarci, tutto si semplifica!

 

Per DANYDHALIA: Ma che bellooooo!!! Un’altra fan di Garo!!! Sono felicissimaaaaaaaaa!!!!!!! ^____^

Per prima cosa ti dico soltanto che quando ho finito di leggere la tua recensione avevo le lacrime agli occhi, sul serio: Troppi complimenti non me li merito! E poi, non siete voi a dover ringraziare me, bensì devo farlo io, perché mi date la forza per andare avanti, mi spronate a metterci l’anima ed il cuore in questa storia, il merito è solo ed esclusivamente vostro! Se ci fosse veramente un modo per far leggere la storia ad Amemiya, cercherei di fare il possibile, e non ti nascondo che sarebbe per me un sogno che diventa realtà poter lavorare con lui…! Ad ogni modo, farò del mio meglio per portare a termine la GSS, contaci! E certo, mi andrebbe moltissimo fare quattro(ma anche di più) chiacchiere con te! Quando vuoi, sai dove trovarmi!

 

 

 

Ci risentiamo al prossimo aggiornamento!

Botan

 

 

 

ANTICIPAZIONI:

Gonza starà via per un po’ lasciando le redini della casa in mano a Kaoru e a Kouga che in questo modo si ritroveranno da soli. Sarà una giornata movimentata, soprattutto quando spetterà a Kaoru prendersi cura di un Kouga improvvisamente ammalato.

Prossimo episodio: #16 Febbre

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

  

 

  

 

 

 

   
 
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