CAPITOLO 3
Il
mio nome è Lagharta
Era
come se adesso il suo sogno più grande si fosse avverato.
Come
aver superato la prova più difficile di tutti, ed essere
arrivata al
premio finale. La sensazione di avere fra le mani qualcosa di
più
importante della sua stessa vita.
Sorrideva,
di quel sorriso che in passato riservava solo a suo padre, mentre
sentiva le lacrime premere per uscirle. Ma non c'era bisogno di
piangere.
Era
bellissimo. Proprio come nella fotografia di suo padre, forse di
più.
Quella
colonna sembrava fatta di un materiale sconosciuto. Mahel
lasciò
cadere la borsa con gli attrezzi in terra, delicatamente, e vi si
avvicinò.
Tiepida,
per via del sole, liscia al tatto, una sensazione piacevole come
stoffa pregiata. Dura come marmo, ma non era marmo. Senza contare
quei riflessi iridescenti di cui si colorava quando il sole la
colpiva. Di certo non era qualcosa di “umano”.
Guardandosi
attorno, capì come mai adorava tanto quella foto, quel
posto: il
contesto stesso di quella colonna in mezzo al boschetto, in quello
spazio d'erba lasciata all'incuria, lasciava senza fiato.
Gli
alberi secolari di cui era formato il boschetto erano così
alti,
così possenti, che sembravano guardie gigantesche. Le fronde
che
scivolavano lentamente a terra, senza toccarne mai il fondo,
sibilavano di dolci rumori quando il vento vi passava attraverso. E i
raggi del sole che riuscivano a filtrare attraverso il labirinto di
foglie era sempre un misto di colori: gialla, bianca, a volte verde
per via del riflesso dell'erba e delle foglie. Quando scendeva il
tramondo forse erano anche rosa, o anche rosse.
Ma
non poteva aspettare il tramonto, non aveva portato gli attrezzi
adatti.
-Bene...è
giunta l'ora-
Prima
di premere il click con il quale chiudeva la promessa ad i suoi
genitori, soprattutto a suo padre, esitò un attimo. Forse
stava
sognando, forse era tutta un'illusione. Tolse l'occhio dall'obiettivo
della macchina fotografica, non vide niente. Scosse la testa e
riprese posizione. No, non poteva crederci. Era lì, la
guardava, le
sorrideva. Con quel sorriso che lei non aveva dimenticato e non
poteva dimenticare. Le lacrime iniziarono a scenderle lente e
silenziose lungo le guance. E scattò.
-Ti
voglio bene papà...-
Michael
la guardava scuotersi nelle spalle, ferma nella posizione in cui
aveva scattato la foto. Non si muoveva, si limitava a scuotere le
spalle, ritmicamente, senza proferire un suono.
Guardava
la giovane e la colonna, senza capire. Poi, ripensandoci con
attenzione, pensando al luogo e alla promessa di Mahel, capì.
Le
si avvicinò, le toccò la spalla con la mano,
cercando di non
peggiorare le cose -Mahel...va tutto bene?- chiese il giovane,
sentendo sotto la sua mano singulti sconnessi -Mahel almeno
rispondimi. Cosa è successo...?-
Mahel
si voltò. Gli occhi pieni di lacrime, le dita che
stringevano forte
la macchina fotografica. Il suo corpo che tremava, senza ritegno,
un'enorme tristezza nascosta negli occhi. Michael la guardò
per un
istante, senza capire, non vedeva il motivo di quel pianto disperato.
Suo padre, il suo ricordo, non le avevano mai causato lacrime da quel
giorno. E allora perchè proprio adesso, che sicuramente era
più
vicino a lei che in qualsiasi altro momento? -Mahel che cos'hai?
Perchè piangi?-
-Papà...papà
mi ha sorriso Mick...- sussurrò la giovane, trattenendo i
singhiozzi. Michael le afferrò le spalle, guardandola negli
occhi,
disperato di non poter alleviare il suo dolore -Tuo...padre...?-
Mahel
gli si buttò fra le braccia, sfinita da quel dolore immenso,
senza
più preoccuparsi dei singhiozzi, delle lacrime o di quel
tremore che
l'aveva invasa sin nelle ossa -Michael...il mio papà sarebbe
fiero
di me, non è vero? Pensi che sarebbe orgoglioso di me?-
Michael
sorrise, intenerito da quella Mahel che da anni non vedeva in quelle
condizioni. Mai una lacrima, mai il musone, sempre con quel sorriso
sulle labbra che contagiava tutti, con quella sicurezza in
sé stessa
che spiazzava. Voleva solo essere all'altezza e sentirsi amata.
Così,
posandole una mano sui capelli e carezzandoli, mentre le labbra la
baciavano lieve sulla fronte, Michael rispose -Più di
qualsiasi
altra cosa al mondo-
Pianse
per ore, lasciandosi cadere in terra, cullata dalle braccia di
Michael.
Pianse
come da bambina, quando era in braccio al suo papà,
finchè non si
sentì soddisfatta e non sentì che il ricordo di
suo padre si era
fatto ancor più intenso.
Pianse
reggendosi forte alla sua ultima speranza, nella speranza che non
dimenticasse mai nulla di lui e del loro tempo insieme. Pianse e
pianse, e arrivò il tramonto.
Guardando
la colonna di sottecchi, illuminata dalla luce calda e rassicurante
del tramonto, vide ciò che aveva visto nella foto di suo
padre. E
sorrise.
-Arrivederci
papà-
-Mahel...come
stai?- chiese Michael dopo qualche ora, quando i singhiozzi della
ragazza non furono che solo un ricordo, sentendo una gamba
addormentata e il profumo dei capelli di lei che gli inebriava la
testa -Va meglio adesso?-
Mahel
annuì con la testa, stringendosi ancora di più
nelle braccia di lui
-Scusami Mick...mi approfitto di te, pur non avendo avuto modo di
averti dato una risposta concreta-
Michael
scosse la testa e rise addirittura, frizionandole la testa con le
dita -Ma smettila. Non è da te preoccuparti di queste
inezie. Tu
lasciati andare qualche volta, non devi sempre preoccuparti per me-
Mahel
si strinse ancora di più nella maglia ormai asciutta di
Michael,
annuendo -Tu sei una delle persone più importanti della mia
vita.
Non so come farei senza di te...-
Michael
sapeva già quale sarebbe stata la risposta di Mahel alla sua
proposta, alla fine. Non si potevano forzare i sentimenti di quella
persona, lo sapeva bene. Nessuno vi era mai riuscito e sapeva che non
sarebbe stato giusto.
Perciò
la strinse forte a sé, annusando a fondo il profumo di bosco
e di
Mahel, portandoselo fino al cervello per non dimenticarlo mai.
Avrebbe potuto tentare di baciarla, di forzarla a fare qualsiasi
cosa, ma si limitò a stringerla forte e confortarla, ancora
una
volta, prima di lasciarla andare -Andiamo Mahel. Fammi un bel
sorriso-
Mahel
alzò lo sguardo, perdendosi negli occhi profondi di lui. E
sorrise
-Andiamo a casa Michael. A casa dalla mamma-
Michael
annuì e l'aiutò ad alzarsi.
Mettendo
via l'attrezzatura, Mahel fece cenno a Michael di avviarsi verso la
barca -Avviati pure, voglio rimanere solo qualche minuto qua. Da
sola-
-Sei
sicura?- chiese il ragazzo, preoccupato -Rimango qua se vuoi-
Mahel
scosse il capino, seria -Voglio solo dire addio a papà-
Michael
le si avvicinò e le baciò la fronte, per farle
coraggio -Ti do 10
minuti. Se non arrivi vengo a prenderti-
Mahel
annuì a quell'affermazione e lo guardò sparire
tra gli alberi.
Il
boschetto...la colonna...oddio, quanto aveva sognato tutto quello.
Sognava
sempre, quando era piccola, il momento in cui lei e suo papà
sarebbero andati nel boschetto a fotografare la colonna.
Sognava
di essere presa tra le braccia, sognava di volteggiare in mezzo a
quella radura odorosa e brillante di luci...sognava tante cose.
Ma
non era più il momento di sognare. Non era più
piccola.
Alzando
lo sguardo verso il cielo, coperto dalle fronde fitte degli alberi,
chiuse gli occhi e cercò di ricordare ogni cosa di suo padre
le
fosse possibile.
I
suoi occhi...le sue mani...la sua voce...
Tutto
di lui le mancava, ma adesso non piangeva più. Non poteva
più
piangere, perchè Michael le aveva detto che lui era
orgoglioso di
lei. E anche lei lo era.
Aveva
tenuto fede alla promessa, aveva fatto tutto ciò che poteva.
Adesso
poteva guardarsi indietro senza provare rimorso. Suo padre era
lì
con lei, nel suo cuore.
Scosse
la testa e si incamminò verso la barca.
Una
luce. Fioca e tiepida, la illuminava da dietro.
Mahel
si voltò, sorpresa, vedendo solo la colonna. Ancora
più iridescente
e trasparente di quel che non sembrava poco prima, vi si
avvicinò e
la guardò.
Non
aveva niente di diverso. Niente di speciale. Era solo una colonna.
Le
arrivava a metà vita, forse un po' più su, era
liscia e calda, la
spaccatura la divideva obliquamente, in modo netto e pulito. Su
questa spaccatura dei segni strani, in rilievo, piccolissimi e fitti,
che a guardarli da lontano sembravano formare un quadrato all'interno
dell'area centrale della colonna.
Mahel
li guardò distrattamente, carezzandone alcune parole forse,
cogliendone il senso. Si stupì di capire
ciò vi era scritto. E ancor di più di capire che
vi era scritto
proprio quello -Mahel?
Perchè vi è inciso il mio nome qua sopra...?-
Mahel guardava adesso
con più attenzione e cercò di leggere
attentamente ciò che vi era
scritto. Ma riusciva a capire poche parole, e non era neanche sicura
di capirle davvero.
Ma
quando un sibilo di vento gli sfiorò i capelli, come in una
carezza,
una voce di donna lesse le parole incise nella colonna facendola
sussultare:
La
notte di Luna Piena
Mahel,
dea della Vita, in onore al Dio del Cielo
salirà
sulle scale del Tempio di Saluss ed Exitio,
libererà
gli spiriti sopiti da mille anni
e
porrà fine alla Guerra di Gaia
Mahel
si voltò, spaventata, non vedendo niente. Ma quella
voce...quella
voce cos'era?
Si
rimise la borsa in spalla e si allontanò a passo svelto,
cercando di
convincersi che fosse stata solo la forza della sua immaginazione.
Ma
quella voce, di nuovo, prima che lei sparisse dallo spiazzo del
boschetto, la fermò.
Mahel...
La
ragazza sentì il sangue gelarsi nelle vene. Si
guardò attentamente
intorno, nello spazio visivo in cui riusciva a vedere non c'era
nessuno.
-Oddio...non
è che c'è un fantama...?-
Mahel...voltati,
Mahel...
La
giovane deglutì rumorosamente, spaventata. Cercò
di raccogliere
tutto il coraggio possibile, cercò di convincersi
mentalmente che
dietro di lei non c'era nessuno.
E
si voltò.
Per
poco non cadeva in terra dalla sorpresa: non c'era niente di
spaventoso. Anzi. Era bellissima, così schifosamente bella
che lei
si sentiva ancora più brutta del solito.
Una
donna, alta e snella, dai lunghissimi capelli azzurri. Carezzavano
l'erba del boschetto con tale leggerezza che non sembravano nemmeno
reali. E poi gli occhi, di quell'azzurro simile ai capelli,
così
splendenti e vivi. Brillavano quasi, alla luce del tramonto, di un
guizzo argentato che riusciva a vedere sin da così lontano.
Mahel
deglutì, di nuovo, in soggezione. Da dove era spuntata?
Sicuramente
se fosse stata lì intorno prima l'avrebbero notata. Era
impossibile
non guardarla, sembrava brillasse di luce propria.
Mahel
fece un passo verso di lei, intimidita -Chi sei...?-
La
donna sorrise, porgendole la mano. Mosse la bocca ma non ne
uscì
nessun suono.
-Oh...sei
forse muta?- chiese Mahel, avvicinandoglisi di un altro passo. La
donna annuì e sorrise -Mi...mi dispiace tanto. Ma tu...hai
sentito
anche tu una voce?-
La
donna, di nuovo, annuì -Non eri tu, vero?- chiese Mahel,
arrivandole
così vicino da porterla toccare -Ma dove ti eri nascosta
fino ad
ora...?-
Mahel
era sempre stata un tipo strano. E anche in quell'occasione non si
smentì. Chiunque a sentire quella voce si sarebbe
spaventato, ma non
da meno appena avesse visto la donna. Capelli azzurri, occhi che
brillavano come pietre preziose...non erano cose di questo mondo, no?
E allora perchè Mahel ne elogiava mentalmente la bellezza,
senza
rendersi conto che non erano qualcosa di umano?
-Per
caso sai chi è stato a parlarmi, prima?- la donna, a quelle
parole,
sorrise e le porse una mano, come a volerla invitare. Mahel
l'afferrò
delicamente, era così piccola e curata, dalla pelle talmente
candida
da sembrare surreale. Tiepida e liscia, sembrava non fosse fatta di
carne, ma dello strano materiale della colonna.
La
colonna...ora che ci pensava, dov'era la colonna?!
-Oddio,
la colonna dov'è?!- disse Mahel, cercando di ritirare la
mano via da
quella della donna. Non ci riuscì e la guardò
negli occhi -Dimmi,
tu sai dov'è?-
La
donna le sorrise e annuì.
Mi
chiamano spesso Colonna, quando vengono qua...
Mahel
spalancò gli occhi e la guardò. Poi
guardò la mano, di nuovo la
donna.
Zitta.
Forse confusa ma sicuramente terrorizzata -È...p uno
scherzo...?-
No,
Mahel, non è uno scherzo. Scusami se ti ho spaventata.
Mahel
si irrigidì, anche la sua mano diventò immobile e
fredda come il
ghiaccio -E allora com'è che ti sento se ti tocco, ma non se
non ti
tocco?-
In
questo mondo la mia “vera” forma è
quella di Colonna. Non ho
bocca, né parole.
Non
posso parlarti se non vengo a contatto con la tua mente...
Mahel
rabbrividì. Si guardò attorno, tutto era come
prima, tranne quella
donna. Che non era una donna, era una colonna. O forse la stava solo
prendendo in giro.
-Fammi
capire bene. In questo mondo, cioè nel mio,
tu sei una...colonna?-
Si.
Io non esisto in questo mondo.
Sono
venuta fin qua per cercarti, Mahel. Tu sei uno dei tre nomi della
Leggenda.
Il
nome che ho nel mio mondo, qua è il nome di ciò
che sono. E solo
grazie a questo ho potuto stabilire un contatto...
Mahel
scosse la testa. Probabilmente era inciampata senza accorgersene e
adesso stava sognando. Si, non poteva essere altrimenti.
Perciò
decise di stare a quello strano sogno che sapeva di incubo per un
altro po'.
-Cioè
tu non sei una colonna...ma ti chiami Colonna?-
La
donna annuì, dolce.
Mahel,
io non posso obbligarti a venire con me
Le
leggi del mio mondo me lo proibiscono, la Leggenda stessa lo
proibisce.
Però
solo tu puoi aiutarmi a salvare il mio mondo, Gaia.
Mahel
ci pensò un attimo. Gaia...dove aveva già sentito
questo nome?
-Io
ti posso aiutare...ma tu non puoi portarmi via contro la mia
volontà...?-
La
donna annuì di nuovo, mostrandole però una faccia
seria.
La
Mahel della Leggenda sceglie da sola di salire sulle gradinate del
Tempio.
Io
non ho il potere di portarti dall'altra parte.
Non
capiva del tutto cosa volesse dire quella donna, né come lei
potesse
essere uno strumento così importante. Perciò
scosse la testa, anche
se era un sogno doveva essere sincera con quella donna dallo sguardo
triste.
-Non
posso venire con te. Non saprei come fare e anche lo sapessi non
voglio lasciare la mamma da sola. Mi dispiace...-
La
donna scosse la testa e sorrise.
Non
scusarti. Non devi, dopotutto devi scegliere tu.
E
poi le Leggende non sono mai accurate. Ho aspettato un secolo per
vederti.
Adesso
mi assopirò di nuovo, in attesa della venuta di Mahel.
Cancellerò i tuoi ricordi di questo posto. E spero che tu sia
felice...
Mahel
vide la donna lasciarle le mani e afferrarle il volto, sorridendo. Le
sue labbra scandirono piano le parole “scusami” e
si posarono
sulla fronte.
Un
bacio, così straziante, che Mahel sentì il suo
cuore stringersi in
una morsa dolorosa -Mi dispiace tanto...-
Quando
la donna scosse la testa, come a indicarle che non importava, una
luce bianca e accecante le avvolse entrambe. Era fredda e girava
intorno a loro, strattonandole ovunque. Mahel si strinse alla donna,
mantenendo il contatto fisico per poterle parlare -Che cosa
succede...? Colonna, che cosa sta accadendo?-
Mahel
non ti staccare da me. Non aver paura, andrà tutto bene.
-Colonna...Colonna!-
Mahel sentì qualcosa colpirla alla testa e Colonna la
lasciò
andare, in quel turbinio di luce e vento gelido. Poi il vento
cessò.
Colonna
era accanto a Mahel, la scuoteva cercando di farle riprendere
conoscenza. Ma Mahel non si muoveva, si limitava a respirare
regolarmente. Era svenuta.
Accanto
a Colonna, improvvisamente, una figura. Un'altra donna.
Alta
come Colonna, dai capelli lunghi quanto i suoi, biondi e fini. Gli
occhi bianchi, forse era cieca, labbra carnose e rosee, il tutto
racchiuso in un volto dalla bellezza anche superiore a quello di
Colonna.
Quando
Colonna sentì dei passi dietro di lei si voltò e
rimase sgomenta.
Si
alzò, guardando fissa negli occhi quella figura, poi si
inginocchio
davanti a lei, baciandole le mani, piangendo. L'altra ragazza si
abbassò, le carezzò la testa, sorrise.
-Colonna...hai
fatto un ottimo lavoro, in questi cento anni. Adesso puoi tornare
dalle tue sorelle, nel nostro mondo, non c'è più
alcun bisogno che
tu rimanga qua-
Colonna
guardò verso Mahel e poi verso quella donna -Tranquilla, mi
occuperò
io di lei. Anche io, come te, penso che sia lei...-
Avvicinandosi
le mani al cuore, una piccola luce dorata le fuoriuscì dal
petto,
prendendo poi forma di un piccolo pendente d'oro a forma di chiave,
che porse a Colonna -Torna indietro, avverti la Sibilla. Stanotte ci
sarà la Luna Piena...-
Colonna
annuì, mettendosi la chiave al collo. Prima di andare,
però, guardò
per un'ultima volta verso Mahel e la donna, nuovamente, la
rassicurò
-Lei starà bene. E decidera con le sue forze se compiere il
suo
Destino o meno...-
Colonna
chiuse gli occhi poco convinta e, dopo aver mosso impercettibilmente
le labbra, sparì nel nulla. Al suo posto riapparve la
colonna. Non
vi erano più incisi i caratteri della Leggenda ed era
tornata ad
essere una semplice colonna di marmo, bianca e sciatta.
L'aura
di fiaba di quel posto era sparita per sempre.
La
donna, china su Mahel, le carezzò la testa, dolce -Ti
procurerò un
sacco di guai. Ma tu devi aver fiducia in me ed in te stessa- un
bacio lieve, sulla fronte -Ci rivedremo, Mahel...è una
promessa-
Il
corpo della donna si gonfiò di luce bianca e
scoppiò, in mille e
mille luci più piccole bianche e brillanti.
Di,
nuovo, in quel boschetto, tornò a regnare la pace.
-Mahel!
Mahel ma cosa...Mahel!- Michael era tornato indietro, in quanto erano
passati più di dieci minuti da quando l'aveva lasciata sola.
E l'aveva ritrovata. Sola e svenuta.
Le
corse intorno preoccupato, l'alzò lievemente da terra, le
guardò il
volto, la testa. Non c'erano segni di botte, che fosse inciampata in
modo stupido come al suo solito?
Gli
venne da sorridere e iniziò a schiaffeggiarla -Mahel...Mahel
svegliati-
La
giovane non accennava a riaprire gli occhi, perciò Michael
la prese
in braccio e ritornò verso la barca, scuotendo la testa,
pensando in
che strano modo Mahel potesse essere caduta questa volta.
Non
aveva idea di quel che era successo, né vedeva
ciò che Mahel,
seppur svenuta, stringesse in mano. Era una pietra, tonda e liscia,
di un colore opaco e indefinito.
Purtroppo
per lui non lo avrebbe saputo mai.
Mahel
si risvegliò nella barca, la testa gli pesava e gli occhi
bruciavano
tantissimo.
Michael
non fece domande, si limitava a remare e guardarla, sorridendo
-Meglio?-
Mahel
si alzò a sedere e annuì, tenendosi la testa con
le mani. Ormai era
il tramonto inoltrato, forse era addirittura tardi per tornare a
casa. Non le importava.
Si
convinse che ciò che era successo nel boschetto era stato
solo un
sogno, magari dovuta ad una caduta.
E
poi la vide. Quella sfera, che al sole brillava di una debole luce
azzurrina.
Cercò
di rimanere impassibile, ma Michael notò il suo sguardo
stranito
-Cosa c'è Mahel? È successo qualcosa...?-
Mahel
non poteva raccontare ciò che aveva visto, non le avrebbe
creduto
nessuno. Tutt'ora lei non riusciva a crederci, però doveva
per forza
essere successo. Ora ne era convinta: non si trattava di un sogno.
Non sapeva perchè, ma era così.
Guardò
Michael, cercando di essere il più tranquilla possibile. Fu
la prima
volta che ci riuscì in tutta la sua vita -Niente Mick.
Pensavo che
mamma sarà preoccupatissima-
Michael
le sorrise, constatando con gli occhi di essere ormai a pochi metri
da terra -Ti accompagnerò io. Vedrai che tua mamma
capirà. Non è
mica successo niente, no?-
Mahel
annuì, poco convinta.
Doveva
indagare. Non poteva rimanere con il dubbio di ciò che era
successo
al Lago.
Quella
notte sarebbe tornata al boschetto, in un qualche modo, sarebbe
andata da Colonna e avrebbe chiesto ulteriori spiegazioni.
Voleva
sapere cos'era la Leggenda, cos'era Gaia e chi era lei.
Ormai,
aveva deciso.
In
effetti sua madre non si era arrabbiata. Non aveva detto niente. Si
era solo limitata a ridere al racconto di lei svenuta per terra a
seguito di una sua eclatante caduta e l'aveva abbracciata,
perchè
ormai la promessa era stata mantenuta.
Quando
fu il momento di andare a letto, però, sua madre la
fermò sulle
scale.
-Mahel...qualcosa
non va?-
Ecco,
la domanda. Mahel sapeva che sua mamma si sarebbe resa conto di
qualcosa, la “odiava” per quello. Riusciva sempre a
capire quando
le nascondeva qualcosa.
-No
mamma, perchè?- bluffava, lo sapevano bene entrambe -Sono
solo
stanca-
-Sei
sicura, tesoro? Non è che Michael ha fatto qualcosa e tu non
vuoi
dirmelo?-
Primo
strike. Come diavolo faceva a saperlo -Beh...forse-
-Beh,
che Michael ci avrebbe provato prima o poi era scontato. O forse
è
successo qualcosa al boschetto? Per caso ti ha colpito la colonna?-
Secondo
strike. Ma per caso leggeva nel pensiero quella donna?! -Per Michael
beh...sono rimasta un po' stupita di ricevere un bacio- sua madre la
guardò ad occhi sgranati, mormorando un “bravo
figliolo” o
qualcosa del genere -Per quanto riguarda la colonna...si, mi ha
stupita. Non sembrava neanche...umana-
Ecco,
era stupida. Come poteva dire “umana” di una
colonna? -Mahel,
tesoro...forse volevi dire che non sembra qualcosa
di umano,
vero?-
-Si,
mamma, scusami...- Mahel si morse il labbro, non riusciva a mettere
insieme frasi che non l'avrebbero messa nei guai -Sai com'è,
la
botta...-
Sua
madre sorrise -Mahel ricordi di quando ho iniziato a scrivere?-
Mahel
scosse la testa -No mamma, non ricordo. Quando?-
E
iniziò a raccontare...
A
pochi anni dal matrimonio con tuo padre, esattamente un anno prima
che scoprissi di essere incinta di te, feci un sogno molto strano.
Sarà
stata la vista della colonna nel boschetto, ebbene si, ci sono andata
prima di te e tuo padre, sarà stata la stanchezza di quella
lunga
giornata di lavoro, prima ero un'impiegata, ma sognai di una ragazza
dai lunghi capelli castani e dagli occhi color smeraldo.
Somigliava
proprio a te, a ben pensarci. Era più o meno della tua
età...
Ebbene,
questa ragazza si perse nel boschetto. Si chiamava Mahel. Nel
boschetto c'è quella strana colonna che sembra fatta di
luce, così
la definiva tuo padre, quella ragazza piangeva sopra quella colonna.
All'improvviso
le incisioni sopra la colonna iniziarono a brillare e lo spiazzo nel
boschetto divenne pieno di luca. Una voce di donna rassicurava la
ragazza, che piangeva ancora.
Sai
Mahel...è stato grazie a quel sogno che iniziai a scrivere.
In
realtà non posso dirti con certezza il confine tra
ciò che
realmente sognai e ciò che romanzai quando buttai
giù il mio
romanzo, ma il protagonista maschile era lo stesso ragazzo che
salvò
la Mahel del sogno. Un ragazzo quasi ventenne, coraggioso, prepotente
e bello da impazzire.
Quando
mi svegliai presi senza pensarci due volte la mia decisione.
Iniziai
a buttare giù un qualcosa, che prese vita come un racconto.
La Mahel
del mio sogno aveva acquistato, nella scrittura, un po' di anni in
più. Solo il protagonista era rimasto tale e quale al
ragazzaccio
del mio sogno.
E
sai una cosa...? Ora che ci penso, visto che tu hai definito
“umana”
la colonna, mi viene in mente che...beh, nel sogno la colonna
acquistava le sembianze di una splendida donna dagli occhi ed i
capelli azzurrini. Non ti pare strano?
Sua madre la
baciò sulla fronte,
augurandole buona notte.
Mahel rimase qualche
secondo
interdetta a metà scalinata, con un pensiero un po' curioso
in
mente. Lei al boschetto aveva visto la colonna e, subito dopo, una
donna dagli occhi ed i capelli azzurrini. Il mondo che la colonna
proteggeva era Gaia, secondo la Leggenda che le aveva sussurrato
all'orecchio, e Gaia era il mondo dei racconti di sua madre.
Una domanda la scosse
profondamente,
come un fulmine: possibile che il mondo di fiaba
“creato” o
“sognato” che fosse da sua madre, esistesse
realmente?!
Sgattaiolando fuori dalla
sua stanza,
con un passo talmente felpato da non sembrare neanche suo, Mahel si
guardava attorno furtiva. E ascoltava.
Sua madre dormiva
beatamente, nella
stanza adiancente alla sua, respirando regolarmente e, a volte,
borbottando qualche parola sconnessa.
Mahel rise, accertandosi di
avere la
polaroid ben assicurata al collo, legata al cordoncino. Nelle tasche
del giubbotto alcune pellicole. Non sapeva perchè, ma
sentiva che ne
avrebbe avuto bisogno.
Si fermò davanti
alla camera di sua
madre, poggiandovi la fronte sopra. Sentiva una strana ansia dentro
di sé, una strana tristezza.
Come
se temesse, o forse sapesse,
che non sarebbe tornata a casa.
-Mamma...io sto andando al
boschetto.
Ci...ci vediamo presto...-
Mahel, con una strana morsa
allo
stomaco, scese le scale, aprì la porta e la richiuse dietro
di sé,
senza far rumore.
Nella sua stanza, sua madre
aprì gli
occhi e, silenziosamente, si mise a piangere.
L'aria fredda del mattino
le entrava
fin nelle ossa. Erano le tre di notte, forse le quattro.
Al molo tutto era
silenzioso e
immobile, l'acqua da cristallina e luminosa era adesso nera e
impenetrabile. E poche luci elettriche che circondavano il lago erano
troppo fioche e deboli per illuminare tutta la superficie del Lago
fino al boschetto.
Mahel si fece coraggio e
decise di
scassinare un lucchetto delle barche.
Ne scelse una a caso, la
prima della
fila, ma con sua sorpresa il lucchetto era mezzo aperto: Mick. Vista
la sua “accuratezza” nel lavoro, era sicuramente
stata colpa
della fretta con cui rimetteva tutto a posto.
Fortuna per lei,
aprì il lucchetto e
si avviò verso la colonna.
Il silenzio era
così profondo che
riusciva a sentire i suoi stessi pensieri.
Erano troppe le domande da
fare a
Colonna. Chi era? Cosa stava accadendo a Gaia? E dov'era Gaia? Per
caso aveva avuto a che fare con sua madre...?
Troppe domande. Troppa
confusione.
Guardò la pietra
che quel pomeriggio
si era ritrovata in mano, che in quella tenebra di primo mattino
sembrava un comune sasso. Se la mise in tasca e la chiuse, credendo
che potesse essere importante. Poi incastrò i remi sulla
barca e si
buttò indietro, guardando il cielo.
-Toh- sbottò
tranquilla, sbadigliando
-Stasera c'è luna piena...-
Si rialzò
stiracchiandosi,
guardandosi intorno. Non sentiva il profumo del boschetto e vedeva le
luci del molo in lontananza.
Doveva essere ormai proprio
in mezzo
al Lago.
Dal fondo del lago, delle
bollicine
d'aria salirono fino alla superficie, incuriosendo Mahel per via di
quel rumore pacato in mezzo al mare di silenzio.
In quelle profonde tenebre,
un
qualcosa si stava muovendo. Qualcosa di enorme, a grandissima
velocità.
Un qualcosa il cui occhio
era grande
quasi quando la barca di Mahel.
Quando vide le bollicine
accanto alla
barca, Mahel si fermò e prese ad osservare la superficie
liscia del
lago. Era così scura che non vedeva altro che quelle
bollicine.
Si susseguivano ad
intervalli
regolari, come se qualcuno o qualcosa stesse respirando.
Quel pensiero la fece
rimanere ferma
ed immobile -Cosa...cosa c'è qua sotto...?-
Non appena le sue labbra
mormorarono
quelle parole, un qualcosa di enorme scivolo dalle
profondità
dell'acqua fino in superifice.
Un pesce, una
balena...qualsiasi cosa
fosse era enorme. E aveva i denti.
Un gorgoglio indistinto si
spanse per
tutto il perimetro, lasciando Mahel senza parole e immobile sulla
barca -Cosa...cosa diavolo è?!-
Cercò di
mantenere la calma, giusto
per un paio di secondi, poi prese i remi in mano e iniziò
forsennatamente a raggiungere il molo del boschetto.
“Mi
ucciderà” pensava “Mi mangerà
in un boccone solo, io e la barca
gli entriamo giusti giusti” e continuava a remare,
terrorizzata.
Alla
“bestia” non piacque quel
movimento brusco e, previo gorgoglio, guizzò nell'acqua
lasciandone
fuori solo la pinna dorsale.
Era enorme come una balena,
dalla
pelle rugosa, nera anche questa.
Gli occhi sembravano
brillare di una
strana luce gialla, mentre la guardava, e anche le pinne dorsale e
laterale erano colorate di una strana fluorescenza verde-azzurrina.
Ora, se guardava bene
nell'acqua, si
vedeva distintamente una luce correre a velocità
spropositata verso
il boschetto, come a volerla precedere.
Quello che successe poi fu
un lampo.
La bestia balzò
fuori dall'acqua
spingendosi sopra la barca, che finì in pezzi.
Mahel venne letteralmente
sbalzata in
aria, senza possibilità di scampo: se il lancio era
abbastanza lungo
da portarla al boschetto, sarebbe morta per via dello schianto, se
fosse atterrata in acqua, sarebbe stata digerita dalla bestia in
qualche ora.
In entrambi i casi, era
morta.
Però
sentì qualcosa prenderla per la
vita, un braccio forse, una strana calma si impossessò di
lei. Come
se sapesse di essere al sicuro.
Davanti ai suoi occhi
passò
velocemente una luce rosata. Poi sentì la terra sotto ai
piedi.
-Stai bene?- una voce
maschile,
gioviale e attraente -Puoi scendere-
Mahel cadde con il sedere a
terra,
aveva ancora gli occhi chiusi -Non sono morta?-
Il proprietario della voce
rise -No,
non sei morta. Sei ancora viva-
Mahel aprì gli
occhi e si ritrovò
davanti un ragazzo.
Un ragazzo alto, dai
capelli neri e
gli occhi scuri. La luce rosata che aveva intravisto poco prima si
posò accanto al suo viso, mostrando a Mahel che il giovane
aveva gli
occhi blu.
-Ti ringrazio di avermi
salvata. Non
so cosa sia quella bestia là...-
-Quello è un
Theko, un mammifero
acquatico. Una delle bestie più pericolose di tutte-
-Un...Theko?-
Una
vocetta femminile ridacchiò. Mahel si guardò
attorno, ma non vide
nessuno. Solo quella lucetta rosata -Suddai, sai che in questo
mondo i Theko non esistono...-
-In questo...un momento,
voi siete di
Gaia?- Mahel spalancò gli occhi e afferrò il
braccio del giovane
davanti a lei -Dimmi, qual'è il tuo nome?-
Il ragazzo
scostò il braccio, con
aria sospetta -Tu conosci Gaia?-
-Una ragazza...Colonna...mi
ha detto
di Gaia-
-Colonna...ho capito...-
Il ragazzo si
accucciò davanti a lei,
mostrandole un viso bellissimo e degli occhi ancora più
belli. La
guardò per un istante e poi rise tra sé e
sé -Il mio nome è
Lagharta. E tu dovresti essere Mahel, non è così?-
Mahel si sentì
morire.
Non amava i racconti di sua
madre,
anzi non amava leggere in particolare, ma quel nome lo conosceva
bene. Ricordava dove lo aveva sentito. E ne rimase sconvolta.
Lagharta era il nome
dell'eroe dei
racconti di sua madre.
***
Questo capitolo è il primo di una lunga serie di
difficoltà tecniche xD forse perchè è
uno di quelli più lunghi o forse perchè introduco
il mondo di Gaia ed i suoi protagonisti. La madre di Mahel in
particolare mi fa una tenerezza infinita. Lei sa che sta succedendo
qualcosa, ma purtroppo sa anche di non poterla fermare. Per quanto
riguarda il padre, visto che in molti l'avete chiesto, NON spiego la
sua morte solo perchè non è importante al fine
del racconto. Immaginate il perchè come più vi
aggrada.
Io, come al solito, anzichè prolungarmi in spiegazioni,
preferisco buttarmi sui RINGRAZIAMENTI ^^
Dust_and_Diesel:
tu sei troppo gentile =D ti sei addirittura disturbata a mandarmi non
1, non 2 ma addirittura 3 mail =D me felise!!! Spiacente di deluderti,
Michael con questo capitolo ha abbandonato la scena. L'ho liquidato
abbastanza male in verità, nel racconto originale di qualche
anno fa Mahel gli diceva addio. Qua no, ma penso sia meglio. Per come
ho impostato Michael in questa nuova stesura avrebbe fermato Mahel con
tutte le sue forze, impedendomi di andare avanti col racconto XD
però in realtà io sono molto affezionata al
personaggio di Michael, perchè per certi versi mi somiglia.
Beh, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e che tu continui
a seguirmi fino alla fine =) un bacione =*
fruttina89:
ti ringrazio per la puntualizzazione, le ripetizioni in effetti sono il
mio punto debole =( ci provo a evitarle, ma alla fine ci ricarso xD e
anche in questo capitolo sono numerosissime, solo che non riesco a
farne a meno. Perdo il filo del racconto e mi blocco, perciò
per adesso scrivo come penso sia meglio al momento, in un secondo
momento mi metterò a ricontrollare quel che ho scritto. Fra
qualche mese forse, perchè adesso voglio solo finire la
storia xD ti ringrazio comunque per il tuo supporto e la tua gentilezza
^^ per la saga del pugnale mi sto informando e forse
riuscirò ad avere tutti i libri entro fine ottobre ^^ non
vedo l'ora! Un ennesimo grazie, ti mando un bacione =*
Kuroshi_Tsukishiro:
sto iniziando a diventare più schizzata io o è
solo una mia impressione? xD a parte la domanda personale sul
mio stato mentale, mi dispiace. Michael se ne andrà dopo
questo capitolo U-U triste ma vero. Niente MichaelxMahel, te ne devi
fare una ragione xD ma penso che il finale ti riserverà
molte sorprese. Mi piace molto quel che scrivi, lo dico a costo di
diventare ripetitiva, ma apprezzo tantissimo il tuo parere sulla mia
storia ^^ non vedo l'ora di sapere cosa ne pensi di questo mio nuovo
capitolo. Intanto ti mando un bacione =*
Fairy_chan88:
tu sai già come finisce, più o meno, ne parlavamo
un paio di anni fa, quando la storia era ancora in progettazione.
Adesso invece sta prendendo forma e sta sviluppandosi in qualcosa che,
spero, ti possa piacere. In cuor mio spero che un giorno ci
reincontreremo davanti ad una tazza di the/caffe/gelato e riparleremo
dei vecchi tempi. Magari di nuovo amiche come una volta, anche se non
"fondamentali" come hai detto tu quando ci siamo parlate. Mi manca la
mia sorellina ^^ ti mando un bacione =*
Dark_Blame:
se non fosse stato per il tuo commento, neanche avrei continuato xD
giuro. Chiedi pure a Kuroshi, ero troppo depressa. Ma il
perchè NON te lo dico U-U comunque sia hai ragione, sono
sdolcinata in questi capitoli. Ma questa è la Mahel del
mondo "reale" che nel corso della storia evolverà diventato
un'eroina un pò particolare, ma sempre con un cuore umano.
Per quanto riguarda Michael, l'ho già detto, ma sparisce da
questo capitolo. Così come è venuto, se ne
sparisce xD mi è dispiaciuto un pò metterlo da
parte, fino ad ora era il mio personaggio preferito, ma nella storia
non avrebbe trovato modo di esistere. E voglio che la storia vada sulla
linea tracciata tanti anni fa. Mi devi ancora dire però
quale sport fai U-u sono curiosa! Mi aspetto di rivedere un tuo parere
e, nella speranza, ti mando un bacione =*
Un grazie
speciale al mio amico Gennino che ha letto tutta la
storia perchè io gli ho rotto xD ed al mio LinusVanPelt che continua a leggere
anche solo per farmi un favore. Vi adoro!!!
Ringrazio anche tutti quelli che leggono, coloro che hanno messo la
storia fra le seguite e tra le preferite ^^ siete molto gentili, vi
ringrazio davvero dal più profondo del cuore. Vi aspetto al
prossimo capitolo e vi mando, come sempre, un bacio =*
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