Recitiamo
tutti in coro:
partecipa al “A
year together”
del Collection
of Starlight, con
prompt numero 78. Yoga e musica New
Age (Ebbene sì).
Sono
in supermega ritardo e mi
cospargo il capo di cenere ma tra trasferimenti, esami, virus
superintelligenti
eccetera e anche – ammetto – mancanza di idee, sono
scomparsa per un po’.
Per
prima cosa volevo ringraziare
chi ha recensito secoli fa: Slayers87
e Melmom, oltre che chi
l’ha
inserita tra seguiti/preferiti/ricordati: BlackCobra,
iaia2392, lolitosa, Taila, takara, Alice89, LoLe, pralinedetective,
Risa_chan, _ToBeHappy_.
Grazie!
Siete fin troppi per
questa idea bislacca!
Purtroppo
devo dire che la
lentezza di questo e altri scritti sono dovuti al fatto che al momento
non ho
internet, quindi posso usare solo internet in giro per il globo (quindi
stare
pochissimo e pubblicare altrettanto). Mi spiace di questo inconveniente
e spero
di poterlo risolvere presto. Intanto, spero che questo capitolo vi sia
piaciuto
e che mi farete sapere.
Buona
lettura!
Amarantine_
23 Agosto
« Gli
uomini saggi
dovrebbero unire il proprio discorso nella propria mente e la propria
mente nel
loro intelletto. Si dovrebbe unire l’intelletto nella Mente
Cosmica e la Mente
Cosmica nel Tranquillo Sé ».
«
Sorgete! Svegliatevi! Avvicinatevi ai saggi e imparate. Simile alla
lama tagliente
di un rasoio è quel percorso, così dice il
saggio, poiché è duro da percorrere
e difficile da attraversare ».
Kaṭha
Upaniṣad III,
13-14
Quando
picchiarono alla
porta in tono sommesso, Reid sbuffò via una ciocca di lunghi
capelli dagli
occhi, prima di alzarsi dal sottile tappetino steso sul pavimento
chiaro;
muovendosi a pieni nudi e nella maglia troppo grande per il suo fisico
sottile,
aprì la porta facendosi andare di traverso la saliva.
Morgan
si tolse gli
occhiali da sole con un ghigno ampio sul viso
«Ehilà, piccolo!»
«M-morgan?
Cosa ci
fai qui?» Balbettò Reid, facendo qualche passo
indietro.
Il
collega entrò,
guardandosi intorno con curiosità, poi fissò lo
sguardo su di lui come se lo
avesse appena visto «Non sapevo fossi un quarterback, ai
tempi del College» ironizzò,
notando la sua maglia.
Effettivamente
la
grossa maglia blu recava in giallo la scritta “UNLV
– Quarterback 99”.
Reid
sorrise «Il
mio primo anno di college l’ho iniziato a 13 anni, quindi
sarebbe stata una
cosa impossibile… Billy Rainolds era Quarterback della Las
Vegas University e
me la regalò; riuscivo ad indossarla come una
coperta!» Esclamò, mentre si
muoveva verso il frigorifero.
Morgan
inarcò un
sopracciglio: non che la cosa fosse molto cambiata, visto il fisico fin
troppo
smilzo del loro genio; comunque i suoi pensieri furono distolti da una
musica
di sottofondo molto bassa, ma gradevole che si spandeva per il piccolo
appartamento.
«E
questa?»
Forse
fu una sua
impressione, ma lo vide arrossire leggermente per
l’imbarazzo; poi ne fu
sicuro, quando la sua vocina farfugliante cambiò decisamente
argomento.
«Che
ci fai qui?»
Morgan
sospirò,
incrociando le braccia, però decise di assecondare
– almeno per il momento – la
sua mania di difendersi da chiunque.
«Sono
qui per darti
una buona notizia, piccoletto!» Annunciò, ridendo.
Reid
gli indirizzò
un’occhiata circospetta, poi prese del succo dal ripiano
più basso «Tieni, non
ho della birra, però ho succo di arancia pieno di vitamine
del gruppo B!»
Scherzò, guadagnandosi un’occhiataccia.
Alla
fine, Morgan se
ne versò mitemente un bicchiere – tanto per
evitare una filippica sulle
grandiose proprietà della vitamina B – poi
tornò a guardarlo «Sei reintegrato
in squadra» disse, ma la reazione non fu quella che si
aspettava; lo sguardo
basso e le labbra serrate del ragazzino, lo convinsero che qualcosa non
andasse.
«Ehi,
cosa c’è che
non va? Sia il capo sezione Strauss che Hotch sono d’accordo:
sei pronto per
tornare» spiegò, anche se la sua intonazione
sembrava porre un cauto punto di
domanda alla fine della frase. In realtà non riusciva a
capire per quale motivo
fosse così reticente; dopo il caso Raphael, sia Gideon che
Hotchner avevano
creduto fosse meglio sospenderlo, dargli il tempo di riprendersi
psicologicamente dalle torture che aveva dovuto subire. Il
comportamento di
Reid denotava non solo una forte rabbia da impotenza per quello che era
accaduto,
ma anche paura di non essere all’altezza e una buona dose di
senso d’abbandono.
Morgan
conosceva
quella sensazione.
Proprio
per quello
aveva creduto che ottenere quel responso – soprattutto
ottenerlo di persona da
lui – potesse renderlo felice.
Ora,
invece, se lo
ritrovava di fronte a guardarlo con occhi furiosi e colpevoli al
contempo.
«Spencer?»
Lo
chiamò dopo un po’ per nome, come raramente faceva.
Ciò
nonostante
credeva fosse il caso di ridurre un po’ le distanze, in
quella situazione; ecco
perché aveva deciso di andare fino a Las Vegas. Ricordava
ancora le parole che
Gideon, spesso molto spesso, pronunciava: “Reid
è un genio, vede cose che nessuno – compreso me
– vede. Tuttavia è un ragazzo.
E’ pur sempre un ragazzo cresciuto troppo in
fretta”.
E
lo vedeva ora,
Morgan, il ragazzino che premeva per uscire da quel corpo e quella
mente
costretti a crescere troppo in fretta.
«E’
normale, sai…
avere paura» gli fece con voce bassa, avvicinandosi tanto da
sfiorarlo, ma
senza toccarlo.
Reid
annuì velocemente,
come se stesse pensando proprio a quelle esatte parole «E se
non sono più
lucido come prima? Se…» un guizzò
veloce di occhi e si passò velocemente la
lingua sulle labbra secche. «… e se metto in
pericolo qualcuno?»
Morgan
annuì «E’ un
pericolo che devi correre» cominciò a dire, prima
di sorridere al suo gemito
strozzato. «No, davvero. Ascoltami… noi
più di altri sappiamo che la mente ha
dei propri meccanismi per preservarsi dai pericoli. Sappiamo che la
mente
impara dal passato e si evolve, sappiamo che spesso la mente sbaglia».
Reid
alzò lo
sguardo a fissarlo «Ma se la mia mente sbaglia e io
ferisco… o uccido qualcuno,
non si può tornare indietro» fece, quasi
sussurrando, tanto che l’altro dovette
sporgersi per sentirlo. Gli appoggiò una mano sulla spalla
ossuta e strinse
delicatamente le dita «E’ per questo che ci siamo
noi. Ti conosciamo, sappiamo
cosa hai dovuto subire e non ti giudichiamo. Lavoriamo con la mente e
siamo
pronti a salvare anche la tua, nonostante sia bella
incasinata» aggiunse sarcastico,
scompigliandogli i capelli.
Reid
fece un debole
sorriso «Grazie…»
Morgan
lo guardò in
silenzio per qualche istante «Sono sicuro che comunque non
avrai molto bisogno
di noi. Sarai in grado di uscirne, lo hai sempre fatto» gli
fece seriamente.
Reid
sentì una
sensazione strana farsi strada in lui: un miscuglio di gratitudine,
felicità
con una spruzzata di orgoglio; non lo aveva mai ammesso neanche con se
stesso,
tuttavia aveva sempre ammirato Morgan per la incrollabile forza, mista
a
leggera arroganza di sottofondo. La trovava affascinante.
Sapere
che lui non
lo considerava solo un ragazzetto intelligente, ma sfigato, che passava
il suo
tempo su libri ammuffiti, lo rincuorava e lo metteva a disagio nello
stesso
tempo.
Stretto
praticamente tra Morgan e il lavabo, così vicini da potersi
sfiorare e con
quelle parole che ancora gli circolavano in testa, Reid non sapeva
esattamente
cosa dire o fare; appoggiò le lunghe dita sul ripiano dietro
di lui e spostò lo
sguardo sulla parete bianca alla sua destra.
Peccato
non fosse
così interessante da occupargli tutta la mente che stava
– decisamente –
vagando verso altri inconsci e incontrollabili pensieri.
Il
lungo e
disagevole minuto di silenzio fu interrotto proprio da Morgan che
esclamò «Ehi,
io questa canzone la conosco!»
Con
una certa
apprensione, Reid ricordò di non aver assolutamente spento
lo stereo, così come
non aveva sgomberato il salotto dalla sua sessione di yoga settimanale.
«Cavolo…»
sibilò,
mentre Morgan si avviava sulla scena incriminata curioso come un
bambino.
«E
cosa abbiamo
qui?» Esclamò, con un ghigno enorme sul viso
scuro, alla vista del tappetino
chiaro e di vari manuali su argomenti sospetti sparpagliati sul
pavimento.
Reid
alzò gli occhi
al cielo «N-non sono proprio niente!» Proruppe,
cercando di superarlo.
Morgan
lo afferrò
per la maglia larga e scosse il capo «Nonono, tu non puoi
ascoltare Eden Ahbez
e dirmi che non è niente!»
Fece ancora, godendosi un mondo la sua espressione da pesce fuor
d’acqua, rosso
come il sole al tramonto.
Senza
badare ai
suoi leggeri pigolii senza nesso logico, si abbassò ad
afferrare uno dei libri
e lesse «Jnana Yoga, il sentiero della conoscenza?»
inarcò un sopracciglio e si
girò a guardarlo. «Non ti facevo tipo da yoga,
genietto…»
Reid
s’impose di
non arrossire, o quanto meno di non superare la soglia della decenza,
poi
sbuffò «E’ un’ottima filosofia
di vita! Secondo lo Jnana Yoga, la causa delle
sofferenze umane e l’ignoranza metafisiche che agisce come un
velo di Maya sull’uomo,
oscurandogli la verità, ossia
la sua
stessa condizione di uomo e contemporaneamente
“divinità” o Essere infinitivo.
Attraverso il cammino della conoscenza, l’uomo riesce quindi
a capire di essere
un tutt’uno con quella che gli uomini chiamano
divinità, che io vedo anche come
infinita possibilità dell’uomo
stesso…» snocciolò, pescando il tono da
saccente
che tirava fuori quando si sentiva particolarmente in imbarazzo.
Morgan
ascoltò, nel
frattempo che sfogliava il volume che mostrava anche un certo numero di
posizioni e immagini che giudicava davvero scomode, poi
annuì «Non c’è bisogno
di essere a disagio, piccolo» chiarì, facendolo
sussultare.
«Non
sono a
disagio» replicò piccato l’altro, anche
se il tono non sembrava essere molto
convincente.
Morgan
alzò il capo
a guardarlo «D’accordo, diciamo che non mi
interesso proprio di yoga… anche se
la musica è davvero interessante»
commentò, mentre una dolce voce femminile
intonava note molto musicali e rilassanti.
Reid
annuì, quasi
illuminandosi dall’interno «Sì
è bellissima! Questa è…»
«Amarantine di Enya» lo
interruppe Morgan
saputo, ricevendo uno sguardo perplesso in risposta. «Ehi, ti
ho già detto di
non sottovalutarmi! Non sei l’unico ad amare la musica new
age…» replicò,
fingendosi infastidito giusto per guardarlo arrossire nuovamente e
scusarsi.
Detto
fatto e
l’agente sbuffò, roteando gli occhi scuri
«Ma sei un caso disperato… ti prendo
in giro!» Replicò, bloccandosi per un attimo
mentre scorreva i libri
incastonati nel ripiano sullo stereo: gliene aveva parlato, durante i
suoi
soliti sproloqui da professore, di quei libri; erano tutti quelli che
sua madre
– Diana Reid – gli leggeva da piccolo, quando
vivevano soli e la malattia si
era già impadronita della sua mente, consumandola poco a
poco.
Spesso
gli capitava
di soffermarsi sulla sua vita e chiedersi a cosa aveva dovuto
rinunciare, un
ragazzino come lui, nella sua infanzia; probabilmente era il suo
carattere
possessivo che lo portava a pensarlo, ma – nonostante quello
che aveva subito
da Carl Buford in passato – continuava ad arrabbiarsi
maggiormente per la vita
di Reid. Anche se conosceva la sua capacità di sopportare
pressoché qualsiasi
cosa.
Dopo
qualche
minuto, sentì Reid schiarirsi la gola, per poi buttarsi
«Come mai sei venuto di
persona a dirmelo?»
Morgan
scrollò le
spalle «Mi trovavo da queste parti…»
«Dalla
Virginia o
da Chicago?» Ironizzò l’altro, con un
sorriso nervoso: dopotutto ci voleva un’ora
per raggiungere Las Vegas da Chicago e quasi due ore dal BAU in
Virginia.
Non
poteva aver
compiuto un viaggio simile solo per avvisarlo del suo immediato
reintegro in
squadra.
Il
viso di Reid si
trasformò per qualche istante nel’espressione
preoccupata di Hotch sui
comportamenti inusuali, e sospetti, del loro collega; il dubbio che la
droga di
Tobias Henkel avesse contagiato anche lui e la sua capacità
di raziocinio li
aveva tormentati tanto che, per una volta, nessuno era sicuro di cosa
fare.
Ma
alla fine
sapevano che la scelta era sua; doveva essere sua per il semplice
motivo che da
un vortice simile non ci si esce senza una volontà personale
molto forte.
Così
l’intera
squadra aveva preso il comune accordo di controllarlo a vista,
guidandolo da
lontano nelle scelte migliori; torturandosi quasi, Morgan aveva deciso
di
assecondare l’idea di Gideon, tuttavia usando la sua solita
sfrontatezza.
Doveva comunque
fare qualcosa a modo
suo o sarebbe impazzito.
«Ero
già nei
paraggi per una serata galante, ragazzino» si decise a dire
dopo troppi secondi
di silenzio, guardandolo poi annuire troppo velocemente.
«Purtroppo non avevo
considerato di fare così tardi… tornare a Chicago
sarà un vero inferno»
commentò causalmente, lanciando un’occhiata
all’orologio da polso che segnava
le undici e mezza di sera.
Reid
lo seguì per
il corridoio fino ala porta, poi solo allora prese coraggio per dirgli
«V-vuoi
stare qui?» pronunciò, titubante.
«Dopotutto hai fatto tardi per avvisarmi del
lavoro…» aggiunse velocemente, quasi senza
prendere aria.
Morgan
si passò una
mano sui corti capelli rasati e scrollò le spalle
«Se non ti infastidisce avere
qualcuno in casa…» commentò, mentre
richiudeva la porta di ingresso.
Reid
scrollò il
capo, poi un sorrisetto gli spuntò sul viso
«Così vediamo chi ne sa di più di
musica new age!» Esclamò, puntando lo stereo del
salotto.
Morgan
ghignò di
rimando «Così mi farai vedere qualche posizione
yoga per… com’era? Comprendere
le infinite possibilità
dell’uomo stesso?» Replicò,
facendogli il verso; poi, quando già il
genietto di casa provò a girarsi, magari per mandarlo al
diavolo, si sedette a
gambe incrociate sul pavimento con la sua migliore espressione
diligente.
«Quando
inizia la
lezione?»
N/A
Come
scrivere una cosa
mezza angst, con un prompt simile e terminarla nel modo più
OOC che esista.
Io
mi sono
divertita molto, nonostante sia meno “docta” delle
altre, però ammetto già di
mio che forse sono un bel po’ fuori carattere. Voi che ne
dite?
In
attesa di pomodori,
alcune informazioni:
-
Le
due frasi iniziali sono traduzioni delle varie frasi,
“parabole” in un certo
senso, o storie che compongono il Kaṭha Upaniṣad (in questo caso
capitolo tre,
versetti 13-14) di un libro sullo Jnana Yoga.
-
Lo
Jnana yoga è uno dei “yoga” classici,
diciamo. “Il sentiero della conoscenza”
mi sembrava il più indicato per Reid.
-
La
spiegazione che cita Reid riprende sia lo
Jnana Yoga che Schopenhauer e la sua filosofia sul velo di
Maya (che poi il
filosofo ha preso proprio dalle filosofie orientali).
-
La
musica new
age è musica considerata rilassante e adatta
proprio a esercizi di
meditazione e spiritualismo. Enya è considerata una di
queste e la sua canzone
“Amarantine” è tra le più
belle, decisamente.
-
Prima
che qualcuno lo dica: sì, immagino che Reid non sia
granché religioso, avendo
lui una mente scientifica. Tuttavia è anche un filosofo
(ricordiamo la sua
quasi laurea), quindi credo che il suo interesse possa sfociare nella
ricerca
dei vari “sistemi vitali” propri di certe filosofie.
-
Che
la Virginia e Chicago siano a una e due ore da Las Vegas è
parola di Google
maps.
-
L’università
di Las Vegas è chiamata UNLV e i suoi colori sono giallo e
azzurro. Almeno il
sito universitario dice così.
-
L’episodio,
come avrete capito, dovrebbe porsi subito dopo il caso Raphael. Ho
immaginato
che Hotchner e Gideon avessero deciso per una sospensione. Inoltre, che
già
tutti sospettassero l’abuso di droga e che quindi cercassero
di non lasciarlo
troppo solo.
Detto
ciò, spero
non faccia taaanto schifo. Mi spiace per il ritardo, ma avviso
già che sarà più
o meno sempre così. Spero comunque di accorciare i tempi
(quando le gentili
segretarie della Casa Studenti mi daranno l’ok per internet,
si intende).
Grazie
e alla prossima. ♥
|