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Autore: Karyon    10/10/2010    4 recensioni
01.Morgan aveva la netta sensazione che il piccolo genietto avrebbe dimenticato Cartesio e le sue citazioni almeno per una sola, normale notte.
02.«Non mi dire: è l’opera originale scritta di prima mano da Catullo in persona?» Ironizzò l’agente di colore, con un grosso ghigno.
03. Reid lo seguì per il corridoio fino alla porta, poi solo allora prese coraggio per dirgli «V-vuoi stare qui?»
(Partecipa al Collection of Starlight)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Morgan, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Recitiamo tutti in coro: partecipa al “A year together” del Collection of Starlight, con prompt numero 78. Yoga e musica New Age (Ebbene sì).
 
Sono in supermega ritardo e mi cospargo il capo di cenere ma tra trasferimenti, esami, virus superintelligenti eccetera e anche – ammetto – mancanza di idee, sono scomparsa per un po’.
Per prima cosa volevo ringraziare chi ha recensito secoli fa: Slayers87 e Melmom, oltre che chi l’ha inserita tra seguiti/preferiti/ricordati: BlackCobra, iaia2392, lolitosa, Taila, takara, Alice89, LoLe, pralinedetective, Risa_chan,  _ToBeHappy_.
Grazie! Siete fin troppi per questa idea bislacca!
Purtroppo devo dire che la lentezza di questo e altri scritti sono dovuti al fatto che al momento non ho internet, quindi posso usare solo internet in giro per il globo (quindi stare pochissimo e pubblicare altrettanto). Mi spiace di questo inconveniente e spero di poterlo risolvere presto. Intanto, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che mi farete sapere.
Buona lettura!
 

 
Amarantine_ 23 Agosto

«
 Gli uomini saggi dovrebbero unire il proprio discorso nella propria mente e la propria mente nel loro intelletto. Si dovrebbe unire l’intelletto nella Mente Cosmica e la Mente Cosmica nel Tranquillo Sé ».
« Sorgete! Svegliatevi! Avvicinatevi ai saggi e imparate. Simile alla lama tagliente di un rasoio è quel percorso, così dice il saggio, poiché è duro da percorrere e difficile da attraversare ».
Kaṭha Upaniṣad 
III, 13-14
 
Quando picchiarono alla porta in tono sommesso, Reid sbuffò via una ciocca di lunghi capelli dagli occhi, prima di alzarsi dal sottile tappetino steso sul pavimento chiaro; muovendosi a pieni nudi e nella maglia troppo grande per il suo fisico sottile, aprì la porta facendosi andare di traverso la saliva.
Morgan si tolse gli occhiali da sole con un ghigno ampio sul viso «Ehilà, piccolo!»
«M-morgan? Cosa ci fai qui?» Balbettò Reid, facendo qualche passo indietro.
Il collega entrò, guardandosi intorno con curiosità, poi fissò lo sguardo su di lui come se lo avesse appena visto «Non sapevo fossi un quarterback, ai tempi del College» ironizzò, notando la sua maglia.
Effettivamente la grossa maglia blu recava in giallo la scritta “UNLV – Quarterback 99”.
Reid sorrise «Il mio primo anno di college l’ho iniziato a 13 anni, quindi sarebbe stata una cosa impossibile… Billy Rainolds era Quarterback della Las Vegas University e me la regalò; riuscivo ad indossarla come una coperta!» Esclamò, mentre si muoveva verso il frigorifero.
Morgan inarcò un sopracciglio: non che la cosa fosse molto cambiata, visto il fisico fin troppo smilzo del loro genio; comunque i suoi pensieri furono distolti da una musica di sottofondo molto bassa, ma gradevole che si spandeva per il piccolo appartamento.
«E questa?»
Forse fu una sua impressione, ma lo vide arrossire leggermente per l’imbarazzo; poi ne fu sicuro, quando la sua vocina farfugliante cambiò decisamente argomento.
«Che ci fai qui?»
Morgan sospirò, incrociando le braccia, però decise di assecondare – almeno per il momento – la sua mania di difendersi da chiunque.
«Sono qui per darti una buona notizia, piccoletto!» Annunciò, ridendo.
Reid gli indirizzò un’occhiata circospetta, poi prese del succo dal ripiano più basso «Tieni, non ho della birra, però ho succo di arancia pieno di vitamine del gruppo B!» Scherzò, guadagnandosi un’occhiataccia.
Alla fine, Morgan se ne versò mitemente un bicchiere – tanto per evitare una filippica sulle grandiose proprietà della vitamina B – poi tornò a guardarlo «Sei reintegrato in squadra» disse, ma la reazione non fu quella che si aspettava; lo sguardo basso e le labbra serrate del ragazzino, lo convinsero che qualcosa non andasse.
«Ehi, cosa c’è che non va? Sia il capo sezione Strauss che Hotch sono d’accordo: sei pronto per tornare» spiegò, anche se la sua intonazione sembrava porre un cauto punto di domanda alla fine della frase. In realtà non riusciva a capire per quale motivo fosse così reticente; dopo il caso Raphael, sia Gideon che Hotchner avevano creduto fosse meglio sospenderlo, dargli il tempo di riprendersi psicologicamente dalle torture che aveva dovuto subire. Il comportamento di Reid denotava non solo una forte rabbia da impotenza per quello che era accaduto, ma anche paura di non essere all’altezza e una buona dose di senso d’abbandono.
Morgan conosceva quella sensazione.
Proprio per quello aveva creduto che ottenere quel responso – soprattutto ottenerlo di persona da lui – potesse renderlo felice.
Ora, invece, se lo ritrovava di fronte a guardarlo con occhi furiosi e colpevoli al contempo.
«Spencer?» Lo chiamò dopo un po’ per nome, come raramente faceva.
Ciò nonostante credeva fosse il caso di ridurre un po’ le distanze, in quella situazione; ecco perché aveva deciso di andare fino a Las Vegas. Ricordava ancora le parole che Gideon, spesso molto spesso, pronunciava: “Reid è un genio, vede cose che nessuno – compreso me – vede. Tuttavia è un ragazzo. E’ pur sempre un ragazzo cresciuto troppo in fretta”.
E lo vedeva ora, Morgan, il ragazzino che premeva per uscire da quel corpo e quella mente costretti a crescere troppo in fretta.
«E’ normale, sai… avere paura» gli fece con voce bassa, avvicinandosi tanto da sfiorarlo, ma senza toccarlo.
Reid annuì velocemente, come se stesse pensando proprio a quelle esatte parole «E se non sono più lucido come prima? Se…» un guizzò veloce di occhi e si passò velocemente la lingua sulle labbra secche. «… e se metto in pericolo qualcuno?»
Morgan annuì «E’ un pericolo che devi correre» cominciò a dire, prima di sorridere al suo gemito strozzato. «No, davvero. Ascoltami… noi più di altri sappiamo che la mente ha dei propri meccanismi per preservarsi dai pericoli. Sappiamo che la mente impara dal passato e si evolve, sappiamo che spesso la mente sbaglia».
Reid alzò lo sguardo a fissarlo «Ma se la mia mente sbaglia e io ferisco… o uccido qualcuno, non si può tornare indietro» fece, quasi sussurrando, tanto che l’altro dovette sporgersi per sentirlo. Gli appoggiò una mano sulla spalla ossuta e strinse delicatamente le dita «E’ per questo che ci siamo noi. Ti conosciamo, sappiamo cosa hai dovuto subire e non ti giudichiamo. Lavoriamo con la mente e siamo pronti a salvare anche la tua, nonostante sia bella incasinata» aggiunse sarcastico, scompigliandogli i capelli.
Reid fece un debole sorriso «Grazie…»
Morgan lo guardò in silenzio per qualche istante «Sono sicuro che comunque non avrai molto bisogno di noi. Sarai in grado di uscirne, lo hai sempre fatto» gli fece seriamente.
Reid sentì una sensazione strana farsi strada in lui: un miscuglio di gratitudine, felicità con una spruzzata di orgoglio; non lo aveva mai ammesso neanche con se stesso, tuttavia aveva sempre ammirato Morgan per la incrollabile forza, mista a leggera arroganza di sottofondo. La trovava affascinante.
Sapere che lui non lo considerava solo un ragazzetto intelligente, ma sfigato, che passava il suo tempo su libri ammuffiti, lo rincuorava e lo metteva a disagio nello stesso tempo.
Stretto praticamente tra Morgan e il lavabo, così vicini da potersi sfiorare e con quelle parole che ancora gli circolavano in testa, Reid non sapeva esattamente cosa dire o fare; appoggiò le lunghe dita sul ripiano dietro di lui e spostò lo sguardo sulla parete bianca alla sua destra.
Peccato non fosse così interessante da occupargli tutta la mente che stava – decisamente – vagando verso altri inconsci e incontrollabili pensieri.
Il lungo e disagevole minuto di silenzio fu interrotto proprio da Morgan che esclamò «Ehi, io questa canzone la conosco!»
Con una certa apprensione, Reid ricordò di non aver assolutamente spento lo stereo, così come non aveva sgomberato il salotto dalla sua sessione di yoga settimanale.
«Cavolo…» sibilò, mentre Morgan si avviava sulla scena incriminata curioso come un bambino.
«E cosa abbiamo qui?» Esclamò, con un ghigno enorme sul viso scuro, alla vista del tappetino chiaro e di vari manuali su argomenti sospetti sparpagliati sul pavimento.
Reid alzò gli occhi al cielo «N-non sono proprio niente!» Proruppe, cercando di superarlo.
Morgan lo afferrò per la maglia larga e scosse il capo «Nonono, tu non puoi ascoltare Eden Ahbez e dirmi che non è niente!» Fece ancora, godendosi un mondo la sua espressione da pesce fuor d’acqua, rosso come il sole al tramonto.
Senza badare ai suoi leggeri pigolii senza nesso logico, si abbassò ad afferrare uno dei libri e lesse «Jnana Yoga, il sentiero della conoscenza?» inarcò un sopracciglio e si girò a guardarlo. «Non ti facevo tipo da yoga, genietto…»
Reid s’impose di non arrossire, o quanto meno di non superare la soglia della decenza, poi sbuffò «E’ un’ottima filosofia di vita! Secondo lo Jnana Yoga, la causa delle sofferenze umane e l’ignoranza metafisiche che agisce come un velo di Maya sull’uomo, oscurandogli la verità, ossia  la sua stessa condizione di uomo e contemporaneamente “divinità” o Essere infinitivo. Attraverso il cammino della conoscenza, l’uomo riesce quindi a capire di essere un tutt’uno con quella che gli uomini chiamano divinità, che io vedo anche come infinita possibilità dell’uomo stesso…» snocciolò, pescando il tono da saccente che tirava fuori quando si sentiva particolarmente in imbarazzo.
Morgan ascoltò, nel frattempo che sfogliava il volume che mostrava anche un certo numero di posizioni e immagini che giudicava davvero scomode, poi annuì «Non c’è bisogno di essere a disagio, piccolo» chiarì, facendolo sussultare.
«Non sono a disagio» replicò piccato l’altro, anche se il tono non sembrava essere molto convincente.
Morgan alzò il capo a guardarlo «D’accordo, diciamo che non mi interesso proprio di yoga… anche se la musica è davvero interessante» commentò, mentre una dolce voce femminile intonava note molto musicali e rilassanti.
Reid annuì, quasi illuminandosi dall’interno «Sì è bellissima! Questa è…»
«Amarantine di Enya» lo interruppe Morgan saputo, ricevendo uno sguardo perplesso in risposta. «Ehi, ti ho già detto di non sottovalutarmi! Non sei l’unico ad amare la musica new age…» replicò, fingendosi infastidito giusto per guardarlo arrossire nuovamente e scusarsi.
Detto fatto e l’agente sbuffò, roteando gli occhi scuri «Ma sei un caso disperato… ti prendo in giro!» Replicò, bloccandosi per un attimo mentre scorreva i libri incastonati nel ripiano sullo stereo: gliene aveva parlato, durante i suoi soliti sproloqui da professore, di quei libri; erano tutti quelli che sua madre – Diana Reid – gli leggeva da piccolo, quando vivevano soli e la malattia si era già impadronita della sua mente, consumandola poco a poco.
Spesso gli capitava di soffermarsi sulla sua vita e chiedersi a cosa aveva dovuto rinunciare, un ragazzino come lui, nella sua infanzia; probabilmente era il suo carattere possessivo che lo portava a pensarlo, ma – nonostante quello che aveva subito da Carl Buford in passato – continuava ad arrabbiarsi maggiormente per la vita di Reid. Anche se conosceva la sua capacità di sopportare pressoché qualsiasi cosa.
Dopo qualche minuto, sentì Reid schiarirsi la gola, per poi buttarsi «Come mai sei venuto di persona a dirmelo?»
Morgan scrollò le spalle «Mi trovavo da queste parti…»
«Dalla Virginia o da Chicago?» Ironizzò l’altro, con un sorriso nervoso: dopotutto ci voleva un’ora per raggiungere Las Vegas da Chicago e quasi due ore dal BAU in Virginia.
Non poteva aver compiuto un viaggio simile solo per avvisarlo del suo immediato reintegro in squadra.
Il viso di Reid si trasformò per qualche istante nel’espressione preoccupata di Hotch sui comportamenti inusuali, e sospetti, del loro collega; il dubbio che la droga di Tobias Henkel avesse contagiato anche lui e la sua capacità di raziocinio li aveva tormentati tanto che, per una volta, nessuno era sicuro di cosa fare.
Ma alla fine sapevano che la scelta era sua; doveva essere sua per il semplice motivo che da un vortice simile non ci si esce senza una volontà personale molto forte.
Così l’intera squadra aveva preso il comune accordo di controllarlo a vista, guidandolo da lontano nelle scelte migliori; torturandosi quasi, Morgan aveva deciso di assecondare l’idea di Gideon, tuttavia usando la sua solita sfrontatezza.
Doveva comunque fare qualcosa a modo suo o sarebbe impazzito.
«Ero già nei paraggi per una serata galante, ragazzino» si decise a dire dopo troppi secondi di silenzio, guardandolo poi annuire troppo velocemente. «Purtroppo non avevo considerato di fare così tardi… tornare a Chicago sarà un vero inferno» commentò causalmente, lanciando un’occhiata all’orologio da polso che segnava le undici e mezza di sera.
Reid lo seguì per il corridoio fino ala porta, poi solo allora prese coraggio per dirgli «V-vuoi stare qui?» pronunciò, titubante. «Dopotutto hai fatto tardi per avvisarmi del lavoro…» aggiunse velocemente, quasi senza prendere aria.
Morgan si passò una mano sui corti capelli rasati e scrollò le spalle «Se non ti infastidisce avere qualcuno in casa…» commentò, mentre richiudeva la porta di ingresso.
Reid scrollò il capo, poi un sorrisetto gli spuntò sul viso «Così vediamo chi ne sa di più di musica new age!» Esclamò, puntando lo stereo del salotto.
Morgan ghignò di rimando «Così mi farai vedere qualche posizione yoga per… com’era? Comprendere le infinite possibilità dell’uomo stesso?» Replicò, facendogli il verso; poi, quando già il genietto di casa provò a girarsi, magari per mandarlo al diavolo, si sedette a gambe incrociate sul pavimento con la sua migliore espressione diligente.
«Quando inizia la lezione?»
 
N/A
Come scrivere una cosa mezza angst, con un prompt simile e terminarla nel modo più OOC che esista.
Io mi sono divertita molto, nonostante sia meno “docta” delle altre, però ammetto già di mio che forse sono un bel po’ fuori carattere. Voi che ne dite?
In attesa di pomodori, alcune informazioni:
-          Le due frasi iniziali sono traduzioni delle varie frasi, “parabole” in un certo senso, o storie che compongono il Kaṭha Upaniṣad (in questo caso capitolo tre, versetti 13-14) di un libro sullo Jnana Yoga.
-          Lo Jnana yoga è uno dei “yoga” classici, diciamo. “Il sentiero della conoscenza” mi sembrava il più indicato per Reid.
-           La spiegazione che cita Reid riprende sia lo Jnana Yoga che Schopenhauer e la sua filosofia sul velo di Maya (che poi il filosofo ha preso proprio dalle filosofie orientali).
-          La musica new age è musica considerata rilassante e adatta proprio a esercizi di meditazione e spiritualismo. Enya è considerata una di queste e la sua canzone “Amarantine” è tra le più belle, decisamente.
-          Prima che qualcuno lo dica: sì, immagino che Reid non sia granché religioso, avendo lui una mente scientifica. Tuttavia è anche un filosofo (ricordiamo la sua quasi laurea), quindi credo che il suo interesse possa sfociare nella ricerca dei vari “sistemi vitali” propri di certe filosofie.
-          Che la Virginia e Chicago siano a una e due ore da Las Vegas è parola di Google maps.
-          L’università di Las Vegas è chiamata UNLV e i suoi colori sono giallo e azzurro. Almeno il sito universitario dice così.
-          L’episodio, come avrete capito, dovrebbe porsi subito dopo il caso Raphael. Ho immaginato che Hotchner e Gideon avessero deciso per una sospensione. Inoltre, che già tutti sospettassero l’abuso di droga e che quindi cercassero di non lasciarlo troppo solo.
Detto ciò, spero non faccia taaanto schifo. Mi spiace per il ritardo, ma avviso già che sarà più o meno sempre così. Spero comunque di accorciare i tempi (quando le gentili segretarie della Casa Studenti mi daranno l’ok per internet, si intende).
Grazie e alla prossima. ♥
                                                                                       

   
 
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