Febbre
#16
“L’oscurità inghiotte la luce, e
piega l’animo impuro dell’uomo.
Brilla nell’era, così come ordina la
canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere
solitario. Una luce nell’oscurità.”
Con gli occhi socchiusi, davanti alla specchiera del bagno,
la ragazza si stava lavando i denti.
Lo spazzolino andava su e giù, con movimenti lenti ma
costanti, sembrava un’azione fatta quasi controvoglia, forse perché erano da
poco le otto del mattino e aveva ancora sonno.
Aprì il rubinetto dell’acqua, ne versò un po’ nel bicchiere,
ma nel momento in cui lo avvicinò alla sua bocca, le parve di udire qualcosa. Chiuse il rubinetto, lo scroscio dell’acqua cessò così da
consentirle di sentire meglio.
Sentì il campanello di casa suonare. Non badò alla cosa, e
riprese a spazzolarsi i denti. Dopotutto, ci sarebbe andato il maggiordomo ad
aprire.
Tuttavia, successe ancora.
Non subito, diciamo. Dopo circa un minuto si sentì lo stesso
suono.
“Ma perché Gonza non va a
controllare?” pensò Kaoru Mitsuki,
e in quell’attimo, sgranando gli occhi davanti allo
specchio, le tornò la memoria.
“Domani la figlia di
mia sorella si sposa! E’ da molto che non vedo i miei familiari, e sono felice
di poterli riabbracciare. Starò via un solo giorno, nel frattempo ho preparato
delle razioni di cibo per la cena di stasera ed il pranzo di domani.”
Aveva detto Kurahashi, caricando
nel bagagliaio della macchina una valigia. Dopo aver salutato i due ragazzi,
acceso il motore dell’auto e spinto l’acceleratore, era partito, diretto verso
la propria terra natale.
Ecco, Gonza non aveva aperto perché semplicemente non c’era.
Così, uscendo di corsa dal bagno,
si precipitò giù per le scale, mentre quel campanello continuava a suonare
ininterrottamente, una, due, tre volte di fila.
Kaoru spalancò di getto l’uscio e successivamente anche le palpebre. Facendo ciò le labbra fecero la medesima cosa, e in questo modo lo spazzolino che
stringeva ancora tra i denti cadde a terra.
- Era ora. – sbottò seccato il vero padrone di casa, mentre
si accingeva ad entrare. Prima però le mise tra le braccia un sacchetto di
carta con tanto di coccarda e bigliettino appuntato su di essa.
– E’ per te. L’ho trovato sopra ai gradini qui fuori.
La ragazza restò stordita, e con la bocca ancora impastata
di dentifricio gettò frettolosamente un occhio al cartoncino, tuttavia a
scombussolarle la mattinata non era stato il pacchetto, bensì colui che glielo aveva consegnato, ovvero Kouga Saejima. Perplessa, cercò di articolare qualcosa – Ma, tu…? E
che… ore sono? – disse biascicando come meglio poteva.
Fece una smorfia disgustata perché la pasta del dentifricio sapeva di menta, e
quel forte gusto le stava bruciando il palato. Guardò
verso l’orologio attaccato alla parete della hall, e
quando scorse l’ora, quando appurò che si trattava di mattina allora sbigottì.
– Dimmi che non sei stato fuori tutta la notte e che
in realtà sei uscito solo per comprare il giornale!
- Ok, non sono
stato fuori tutta la notte. – rispose l’altro, ma per la verità sembrava
averlo detto così, tanto per esaudire la sua richiesta. Dopotutto, poteva mai Kouga,
uscire solo per comprarsi un giornale? Lui neppure perdeva tempo a leggerli!
Kaoru dapprima tirò un sospiro di
sollievo, successivamente rendendosi conto della beffa
si arrabbiò di brutto. - Non ci posso credere! Lo hai fatto sul serio? – aveva
perso praticamente ogni contegno.
Intervenne Zarba, che chiarì un
po’ meglio la situazione. – Quell’Orrore ci ha fatti
davvero penare. – e dal timbro della sua voce
fuoriuscì un fiume di puro sfinimento.
L’artista alzò gli occhi al cielo, scosse il capo, richiuse
la porta, e non appena si voltò, vide che sul pavimento c’era dell’acqua. Aggrottò
la fronte e con lo sguardo seguì la scia che la portò dritta al colpevole.
- Stai… gocciolando? - pronunciò disordinatamente, vedendo
l’intero cappotto di pelle bianca rilasciare acqua da ogni parte. Ebbene, Kouga era completamente
bagnato.
- La bestiola lo ha scaraventato in un lago. – dichiarò il Madougu, spiegando a modo suo il fattaccio.
Sempre più allibita lei sgranò gli occhi. – Che cosa?! – oramai la pazienza sembrava averla abbandonata. Era
stato fuori tutta la notte, e questo comunque le aveva
dato fastidio, ma vederlo rincasare per giunta anche bagnato, era veramente
troppo. – Se non ti asciughi subito prenderai un
malanno! Ma si può essere così sconsiderati? – Si
avvicinò subito al ragazzo per togliergli immediatamente di dosso quel soprabito,
ma egli preferì fare da solo.
In realtà, aveva un motivo in particolare.
- Và a prepararti o farai tardi al
lavoro. – ecco, era questo il motivo, tuttavia… sembrava essercene anche un
altro. Infatti, Kaoru notò che Kouga
aveva fatto molta attenzione a non rivolgerle lo sguardo. Ovviamente, le parve
un atteggiamento strano. Si spostò per cercare di guardarlo meglio in faccia,
ma lui non le rese il compito facile. Tutte le volte che la giovane Mitsuki provava ad avvicinarsi, il signorino volgeva il capo
altrove. Sì, ma perché faceva questo? Approfittò di una sua distrazione per
prenderlo con le mani nel sacco e scoprire la verità.
Kouga aveva le guance abbastanza
arrossate. Kaoru sbigottì ancora e lo guardò meglio:
- Sembri accaldato… – constatò, e nel momento in cui tentò di mettergli una
mano sopra la fronte, lui scostò il viso. A quel punto, date le circostanze, le
parve tutto più chiaro. – Ma tu hai la febbre!?
- Niente affatto. – tuonò immediatamente, senza dare troppo
peso alla cosa.
- Allora perché stai sulla difensiva?
-Non ho niente, è solo una delle
tue solite impressioni. – detto questo, Kouga fece
per aggirarla, ma avvertì un capogiro. Si sorresse vicino alla parete, per non
cadere, e fu in quel preciso istante che l’artista gli posò una mano sulla
fronte. A momenti sbiancò nel sentire quanto era calda.
- E’ bollente! – ribadì in preda al
panico.
Spazientito, lo spadaccino le scostò la mano.
- Ti ho detto che sto bene. Pensa
piuttosto a prepararti, o farai tardi al lavoro.
- Lavoro? Ma non ci penso nemmeno
ad andarci! – scosse con decisione il capo. Era irremovibile. – Anzi, adesso
chiamo e li avverto. – prese di corsa il cellulare, mentre il ragazzo la
guardava di sottecchi con evidente disapprovazione.
- E’ inutile – gli disse Zarba – non le farai mai cambiare idea.
L’umano sospirò, trovandosi d’accordo con le parole
dell’anello, ed azzittì.
- Per prima cosa – fece la ragazza, dopo
aver finito di parlare al telefono – ti devi asciugare. E anche alla svelta. – precisò, afferrandolo per il braccio
e trascinandolo su per le scale. Riuscì a fargli salire mezzo gradino. –
Avanti! – fece, esortandolo a seguirla. Cercò in tutti i modi di smuoverlo da
lì, ma non ottenne ciò che sperava. – Devi toglierti questi vestiti bagnati di
dosso, altrimenti rischierai di peggiorare soltanto la situazione!
- Fa’ come ti dice, Kouga. Ricorda
che un Cavaliere Mistico non può permettersi il lusso
di restare ammalato per giorni. – gli fece notare Zarba,
da brava guida. Grazie al suo provvidenziale aiuto, finalmente l’umano si
convinse a farsi assistere come si deve.
Non senza sbuffare, però!
Giunti al piano di sopra, entrarono in una camera. Era
quella di Kouga.
La luce del mattino che filtrava dalle vetrate di una
finestra, la rischiarava tutta, illuminandolo in ogni angolo. Fu in quel
momento che Kaoru si rese conto per la prima volta di
non averla mai vista così bene prima d’ora. Durante il suo arrivo nella villa, ci era entrata al massimo un paio di volte, e per di più
sempre di corsa.
Fece una breve panoramica, dopodichè cercò
di rendersi subito utile.
- Dove sono le asciugami?
- Dovrebbero essere in quel cassetto là in basso. – rispose
il giovane, rivolgendo un occhio al posto in questione.
L’artista si fletté verso terra mettendosi a rovistare nel
cassetto. Ma prima ancora di farlo, accantonò a terra il cartoccio misterioso
che a quanto pare conteneva un regalo per lei. Tanto
lo avrebbe spacchettato dopo.
Raccolse un telo bianco, ben stirato e piegato, dopodichè si
rialzò per voltarsi, ma quando accadde quasi sobbalzò nel trovarsi d’innanzi alla
schiena del ragazzo che adesso era scoperta.
Le risultarono subito evidenti quei
tagli così profondi, quelle cicatrici ormai consolidate e i lividi ancora
freschi che macchiavano la pelle. A Kaoru le si strinse il cuore.
Per un secondo trattene il respiro, dopodichè in silenzio
gli si avvicinò, e con la punta delle dita provò a sfiorare con estrema
delicatezza, quasi avesse paura di fargli male, una di
quelle cicatrici. Al tatto era ruvida, sporgente, e pensò chissà quanto dolore aveva
dovuto procurargli ancor prima di richiudersi.
Quel tocco senza preavviso lo fece sussultare. Si voltò
verso la sua bella, la guardò in viso, e nel porgergli il telo Kaoru disse soltanto: - Quelle creature non ti rendono la
vita facile. – Lo sguardo le divenne subito triste.
Kouga raccolse l’asciugamani,
nel vederla amareggiata a modo suo cercò di rassicurarla.
- Ogni livido si schiarisce, ogni ferita prima
o poi si rimargina. Io sono un Cavaliere del Makai.
Proteggere le persone è un mio compito, e quando ciò accade, non c’è nessuna
ferita che mi impedisca di svolgere il mio dovere.
Lei con benevolenza gli sorrise.
Kouga era fatto così. A lui
serviva soltanto salvare gli esseri umani per essere soddisfatto.
Rimase lì ferma, all’apparenza senza un motivo ben preciso.
Il figlio di Taiga la guardò con aria strana, ma senza aggiungere altro.
- Che c’è? Ho qualcosa sul viso? -
chiese l’artista, dopo essersi accorta di ciò.
- Devo cambiarmi. – rispose Kouga,
per farle capire che non poteva completamente svestirsi davanti a lei.
Al suono di quelle parole divenne rossa come non mai.
- Certo, capisco! – disse svelta, facendo ben attenzione a
non farsi prendere dall’imbarazzo. Ma
oramai quella vile sensazione le era già entrata dentro. – Vado subito via! –
Di corsa si apprestò a lasciare la camera. Richiuse la porta alle spalle,
dopodichè sollevò lo sguardo al cielo in preda alla vergogna.
Appurò inoltre di trovarsi ancora in pigiama.
Corse in un lampo a cambiarsi. Si vestì,
si pettinò, e poi nel ricordarsi del pavimento bagnato, scese di sotto.
Non essendoci Gonza, spettava a lei sbrigare le faccende di
casa.
Raccolse i capelli e li legò, poi si diresse nello
sgabuzzino vicino alla porta che dava accesso al cortile, lo aprì, afferrò
secchio e paletta e diede inizio all’operazione.
Passò più di una volta lo scopettone imbevuto di cera sul
pavimento. Pulì per bene tutta la hall, ogni angolo,
ogni centimetro. Nel farlo un pensiero volò a Gonza. Quel povero maggiordomo,
come faceva da solo ad occuparsi di una casa così grande?
Mentre cercava di darsi una
risposta, sentì dei passi provenire dall’alto.
Intravide Kouga scendere le scale,
e non appena egli fu sufficientemente vicino a lei, sbigottì e restò ferma ad
osservarlo. Il giovane anziché avere la solita divisa da Cavaliere, sopra ai pantaloni
neri rivestiti di pelle indossava una camicia di cotone interamente bianca.
- Perché mi guardi in quel modo? – le
chiese immediatamente.
Kaoru fece finta di non capire.
- In quale modo?
- Sembra che tu abbia visto un fantasma.
- Ma no! E’ solo una tua
impressione… Niente di più! – Di certo Kaoru non se
la sentiva di raccontargli il vero. Da parte sua, Kouga
finse di stare al gioco, e non indagò oltre. Ma quando
le passò d’innanzi, fu costretto a fermarsi di colpo. – Hey, tu! Dove stai andando?
- Vado ad allenarmi. – rispose con semplicità. Per lui
dopotutto era una cosa normale.
Ma di sicuro non per Kaoru!
La mora lo tirò per il braccio. – Non se ne parla nemmeno! Hai la febbre, te lo sei forse dimenticato? Devi restare a
letto.
- Scordatelo. Non lo farò mai. – la risposta del giovane Saejima sembrava non ammettere repliche,
quando ad un tratto, a fargli da bravo padre fu ancora una volta Zarba.
- Devo forse ripetertelo? Per una volta in vita tua, non
essere il solito testardo.
- Io non lo sono. – sbottò il
signorino, gettandogli un’occhiata torva.
- Beh, a me sembra che tu ti stia comportando come un
bambino. Anzi, rettifico. Perfino un bambino darebbe molto più ascolto di te
alle parole di un anziano saggio.
- E saresti tu, l’anziano saggio? – quella di Kouga più che domanda voleva
essere una provocazione.
L’anello ovviamente lo intuì, ma anziché prendersela,
abbassando il tono della voce si vendicò sussurrandogli: - Ikuo
certamente avrebbe dato ascolto alle parole di Kaoru.
L’anello si sentì trafiggere con la sola forza di uno
sguardo. Kouga non aveva affatto
gradito quella frase. E Zarba mirava in un certo senso a farlo riflettere.
Ebbene, magicamente ci riuscì.
Lo spadaccino fece mezzo giro e ritornò sui suoi passi.
Mentre salivano le scale, Kaoru
incuriosita da quel repentino cambio di idea, fece al Madougu una domanda. – Mi dici cosa gli hai detto per convincerlo?
L’anello esalò un brioso sospiro. – Temo che se te lo
dicessi, lui non sarebbe affatto contento. Dico bene, Kouga?
- Smettetela voi due! Mi state facendo venire il mal di
testa.
- E’ colpa della febbre, se ti fa male la testa. – precisò
la ragazza, e dopo aver raggiunto la camera del Cavaliere
Mistico, praticamente lo costrinse a sedersi di peso sopra al letto. Poi si
guardò attorno. Sembrava cercare qualcosa. – Avrai sicuramente un termometro,
giusto?
- Solo Gonza sa dov’è.
Kaoru assunse un’espressione
pensierosa. Bisognava pur sempre misurare la febbre a quel burbero ragazzino,
no? Si posò una mano sul mento, e nel rovistare tra i meandri della propria
memoria trovò la soluzione.
Piegandosi sulle ginocchia, avvicinò la propria fronte a
quella di Kouga finché entrambe non entrarono in
contatto.
- Me lo ha insegnato mia madre. – gli spiegò successivamente – Quando ero piccola lei premeva la sua
fronte contro la mia per vedere quanto scottava. E la
tua scotta un bel po’.
Kouga si sentì lievemente a
disagio. Abbassò lo sguardo verso terra, e tutto il calore del corpo gli salì
al viso, ma di certo non per via della febbre. Poi rialzò il capo senza
riflettere, ed in quell’attimo si accorse di avere le
labbra quasi accostate a quelle della ragazza. Forse nemmeno quest’ultima lo aveva notato, intenta com’era a “misurargli”
la temperatura. Quando ebbe finito, e riprese
finalmente coscienza, vide che il signorino la fissava in modo strano. Non fece
neppure in tempo a chiedergli il perché, che finalmente capì in che
imbarazzante situazione i due si trovavano.
Schiuse le labbra, voleva dire qualcosa, ma non le uscì
nulla. Troppo il disagio, tant’è che le parve perfino
di avere anch’ella la febbre.
- Hai finito? – pronunciò a quel punto il ragazzo, con le
parole che gli uscirono proprio davanti alle sue labbra.
Frastornata com’era, non capì subito il senso della domanda.
- Finito… che cosa? – disse a stento, articolando ciò con un
tono basso.
Quanto avrebbe voluto, Kouga,
darle un bacio?
Non gli bastava fare granché, per riuscirci. Quella bocca era a portata di mano, un solo e semplice scatto in avanti sarebbe
stato sufficiente. Nulla di più semplice.
Tuttavia, avendo timore di attaccarle
l’influenza, si trattenne con la solita rigidità di sempre.
- Finirai anche tu con l’ammalarti, se mi stai
così vicina.
Kaoru si fece ancora più rossa. –
Hai ragione, scusami… – disse balbettando a fatica, e
così si staccò da lui. Tossicchiò bruscamente, non sapendo come fare per
allentare la tensione – E comunque, devi stare al
riposo. La febbre mi è parsa abbastanza alta. – Cercò di farlo distendere, ma
ci riuscì solo dopo svariati tentativi.
- Ci vorrebbe adesso la solita brodaglia che ti prepara Gonza quando stai male. – dichiarò d’un
tratto Zarba.
- E cosa sarebbe?
Il Madougu spiegò brevemente a Kaoru la cosa.
- Si tratta di un brodo curativo preparato con un’antica
ricetta del Makai, che si fa bere ai Cavalieri
Mistici per fargli recuperare in fretta la salute.
L’artista fu presa dallo sconforto. – Gonza non c’è, ed io
non conosco la ricetta.
- Ma io sì! – esclamò con decisione
l’anello. Poi si rivolse al suo proprietario – Se mi consegni
a lei, potrei farle da… guida! – scherzò simpaticamente il Madougu,
fino a che non si sentì sfilare dal dito.
Kaoru lo raccolse tra le mani, e
da quel momento cominciò l’operazione.
Zarba se ne stava posato sul
ripiano della cucina, accanto al lavello. Cercava di fare del suo meglio per
guidare la ragazza, ma il compito non era dei più semplici.
Come al solito lei non sapeva da
dove iniziare.
- Devi prendere un recipiente più grande,
altrimenti il brodo strariperà come un fiume in piena. – le fece notare
il Madougu.
- Questo va bene?
- Direi che può andare. Adesso
aggiungi un po’ d’acqua. Ma no! E’ troppa! Togline
almeno la metà. Poi ci vuole un pizzico di radice sulfurea. E’ quella nel
barattolo con il coperchio rosso. Mentre in quello blu si
trova il nettare di Gaia. Prendi anche quello, e… ah! Non scordarti del
succo di Vidra. E’ importante! E
poi ci vuole…
- Un attimo! – replicò Kaoru,
che poverina, faceva una gran fatica a seguire gli ordini del gioiello
magico. Aveva barattoli e boccette d’ogni tipo tra le mani. Si vedeva che
faceva perfino fatica a tenerli.
- Fa attenzione! – le disse Zarba, perché temeva già il peggio, ed in
effetti non ebbe tutti i torti.
Durante un solo secondo di distrazione, alla ragazza cadde
uno di quei tanti barattoli dalle mani. Lo afferrò al volo, prima ancora che
toccasse il pavimento.
- C’è mancato poco. – rispose a stento, tirando un sospiro
di sollievo, mentre Zarba alzò gli occhi al soffitto
come a dire “Dio mio ti ringrazio!”.
Li poggiò sul tavolo, dopodichè, dovendo
iniziare ne prese uno a caso.
- Quella è la radice sulfurea. Va aggiunta alla fine. – la
ammonì il Madougu.
- Allora quale ingrediente devo
mettere per primo?
- Il nettare di Gaia. Due cucchiai basteranno.
Versò la giusta dose nella pentola, e
sempre sotto consiglio di Zarba, si preparò a
raccogliere il succo di Vidra.
Prese la boccetta, ma quando il tappo sfilò via, un odore
nauseabondo le arrivò dritto sotto il naso.
- E’… è disgustoso! – si tappò la
bocca per evitare di inalare quell’aroma aspro e
pungente. E sempre con la mano davanti alla bocca
aggiunse: - Quanto devo versarne?
- Quindici gocce andranno bene.
- Ma non saranno troppe? Mi chiedo
come farà Kouga ad ingoiare questa roba.
- A quello ci penseremo dopo. Occupiamoci
prima di portare a termine il lavoro, possibilmente senza… - Zarba aveva parlato troppo presto. Le parole gli
furono interrotte dal frastuono di una bottiglia fatta cadere accidentalmente
sul pavimento. Guardò i vetri sparsi ovunque, e finì
la frase - …rompere niente, per l’appunto. – Gettò un’occhiataccia seccata alla
giovane, e quest’ultima sorrise nervosamente. Ciò che
fece l’anello, fu semplicemente emettere un sospiro. – Temo che sarà una lunga,
lunghissima giornata!
***
Finalmente ci era riuscita. Dopo
un’oretta tra i fornelli, la famigerata brodaglia era pronta. Certo, la cucina assomigliava ad un campo di battaglia, ma
questo oramai era pressoché scontato.
E lo fu anche la reazione di Kouga
che, come già anticipato da Kaoru, quando si vide
porgere sotto al mento una tazza ricolma di liquido
verde e maleodorante, fu preso dalla nausea.
Allontanò la ciotola, rimettendola tra le mani della ragazza.
-Scordatelo. – disse soltanto.
L’altra lo riprese seduta stante: -
E’ per il tuo bene! E poi, sono sicura che non avrà un
pessimo sapore.
- Allora mi spieghi come mai tieni una mano davanti alla
bocca?
L’artista si rese conto, proprio come le aveva fatto appena notare Kouga, di
avere le dita ben ancorate alle labbra. Ovviamente, per non sentire l’odore di
quella roba.
- Quando la prepara Gonza non fai
tutti questi capricci. – gli ricordò Zarba, posizionato sul dito medio della mano di Kaoru.
- Perché quella che prepara lui non puzza
in questo modo.
L’artista guardò di sottecchi l’anello.
- Io te l’ho detto che quindici
gocce di quel succo di Vidra mi sembravano troppe.
- Quindici?! – Kouga aggrottò le
sopracciglia con fare a dir poco sconvolto. – Lo sai bene che ne occorrono al massimo cinque.
Il Madougu si lasciò sfuggire un sogghigno. – Suvvia, Kouga. In
questo modo ti rimetterai più in fretta. In un paio d’ore tornerai come nuovo.
Non è la fine del mondo! – e nel ricevere un’occhiata
sprezzante da parte dell’umano, capì che in realtà per lui lo era.
- Ad ogni modo – s’immise Kaoru,
senza perdersi d’animo. – devi prenderla. - afferrò il
cucchiaio piazzandoglielo d’innanzi alla faccia – Forza, apri la bocca!
L’altro fece cenno di no con la testa. Inoltre, non gli piaceva affatto l’idea di essere imboccato.
– Non sono un bambino. – puntualizzò stizzito. Ma lo divenne ancor di più la ragazza.
Gli mise nuovamente la ciotola tra le mani. Ormai avevo
smarrito la pazienza.
- E allora mangia da solo! Purchè tu lo faccia!
- Provala prima tu. – le rispose il signorino. E come previsto, la mora inorridì al sol pensiero.
Osservando la brodaglia verdastra, calda e fumante, le tornò la nausea. Scosse
con sicurezza il capo. Lei non avrebbe mandato giù neppure un goccio di quel
brodo stomachevole.
Ma quando si apprestò a spalancare
le labbra per comunicargli la questione, Kouga le
infilò il cucchiaio dritto in bocca.
D’istinto si trovò costretta a mandare giù, ed il volto le
divenne subito paonazzo.
Quella roba non si limitava solo a fare schifo, di più! Era assolutamente ed innegabilmente riprovevole! Sapeva di
muffa per via delle radici sulfuree, di terra per colpa del nettare di Gaia, e
di rospo per via del succo di Vidra che, per
l’appunto, era una fattispecie di anfibio gigante del Makai.
Fu colta subito dal vomito, così portò entrambe le mani
sopra alla bocca, e cercò di non risputare tutto all’esterno.
Impiegò un po’ per riprendersi. E
quando finalmente ebbe la possibilità di parlare, per Kouga
non ci fu scampo.
- Sei più riprovevole di questa
brodaglia! – gli strillò, in preda ad una crisi di nervi. – Io ce l’ho messa tutta per prepararla, perché mi sta a cuore la
tua salute, ma tu sei davvero un’insensibile! – disse tutto
d’un fiato, e in qualche modo quelle parole lo colpirono.
Kaoru uscì di
corsa da quella camera. Non ci sarebbe restata neppure un
secondo di più.
Era arrabbiata, e faceva anche bene ad esserlo.
Nel corridoio si sentì una vocina emettere un colpetto di
tosse.
Si trattava di Zarba, che nel
frattempo le stava ancora attaccato al dito.
- Che sbadata! – pronunciò
la mora, sbattendosi una mano sulla fronte – Ti riporto subito dal quel
dispettoso.
L’anello la bloccò.
- Non ce né bisogno. Ogni tanto fa bene cambiare un po’
aria! Oltretutto, credo che adesso Kouga
non sia dell’umore adatto per potermi sopportare. Sai, dopo la faccenda
delle gocce…
- Per me hai fatto benissimo! Se la
meritava una bella lezione. Forse la smetterà di fare il testone.
- Chi? Kouga? – Zarba scoppiò a ridere – Ragazza mia, lo conoscono da anni,
e ti assicuro che non lo farà mai! Sono pronto a
scommettere, se vuoi! E se perdo, inviterò Silva a
cena. – ebbe l’ardire di pronunciare. E quelle parole,
poco dopo, gli costarono care.
Guardava con aria stupita la ciotola vuota, Kaoru. Sbirciò sotto al letto,
credendo che Kouga ne avesse rovesciato lì il
contenuto, ma non trovò nulla. Poi spostò lo sguardo in direzione di Zarba.
- Hai detto che lo avresti fatto,
giusto?
Il Madougu tossicchiò a più
riprese. Aveva perso la scommessa che tra l’altro era stato
lui solo a lanciare, quindi si sentì doppiamente stupido. – Vedremo. –
disse solo, e non aggiunse altro. Invitare a cena Silva? No, questo per lui
andava contro ogni principio. Eppure per non rimetterci la faccia e tener fede all’impegno, lo avrebbe dovuto fare. Prima o poi, certamente! Ma forse
più poi che prima.
Dunque, per la precisione Kaoru era tornata nella camera del ragazzo dopo circa
un’oretta. Lo aveva fatto perché mossa dal rimorso di averlo lasciato solo e
febbricitante nella stanza. Ma quando nel dischiudere appena
l’anta, lo aveva intravisto dormire, si era decisa ad entrare trovando per
l’appunto e con stupore la ciotola pulita. La raccolse, per portarla
via, e in quel frangente si accorse di quel pacchetto trovato da Kouga davanti ai gradini della abitazione,
che recava a chiare lettere il suo nome. Non aveva ancora avuto tempo e modo di
aprirlo. A dire il vero se ne era assolutamente
dimenticata.
Lo prese tra le mani, e come prima cosa si affaccendò a
leggere il biglietto che riportava a caratteri cubitali la seguente scritta: “Per Kaoru. Da
parte della tua amica Asami”
Nel vedere la firma della rossina,
le affiorò un gran bel sorriso sulle labbra. Era molto curiosa di vedere il
contenuto del sacchetto. E così, senza neppure
pensarci su una sola volta, iniziò a spaccottarlo,
ma… quando tirò fuori la sorpresa, per lei fu uno shock.
Sbiancò di colpo nel vedere quel famoso abito rosso rubino e
dalla profonda scollatura trovarsi ora lì, tra le sue mani. Era meglio se fosse rimasto al negozio, pensò all’istante.
Lo rimise frettolosamente nel sacchetto, e per la vergogna
gettò l’involucro sotto al letto.
Asami questa volta aveva superato
ogni limite.
Scese giù di corsa nel salottino dove aveva lasciato il
cellulare, e con rabbia compose il numero dell’amica.
- Qui Asami Shinohara,
la dea dell’amore nonché crocerossina delle giovani
coppie innamorate! Chi parla? – enunciò
con un timbro di voce festante. Era allegra, e anche molto. L’esatto contrario
di Kaoru che, incollerita come non mai, se la mangiò
di colpo: - Adesso ti metti pure a scherzare?!
- Ah, sei tu Kaoru!
- Ma ti sei forse ammattita?! Come
hai potuto farmi una cosa simile?!
La Shinohara a momenti si sentì fracassare
l’udito. - Beh, dovevo pur sdebitarmi in qualche modo, no?
- Con un regalo così costoso? Tu sei matta!
-Allora ammetti che alla fine ti piace, eh? – la rossa si
lasciò sfuggire una risata maliziosa.
- Niente affatto! Lo dicevo per il
prezzo…non posso accettarlo! Oltretutto, sai già che non lo metterò mai.
E poi non mi sembra che tu abbia un debito con me.
- E invece sì, mia cara Kaoru. E’ merito tuo se l’altra sera sono uscita con Ikuo, ricordi?
- Lo avevo dimenticato, accidenti! – rispose, dimostrando
così di avere come ogni bravo artista sempre la testa tra le nuvole. – Com’è
andata?
- Oh, direi bene! – rispose sospirando, e sembrò che ci
fosse anche dell’altro, e infatti alla fine disse –
anche se per tutto il tempo non ha fatto altro che parlare di te.
- Ma che sciocchezze dici? Sarà
stata la tua impressione. – Kaoru cercò di
dissuaderla, anche se per la verità forse lo aveva capito anche lei che ad Ikuo stava più che simpatica.
- Sarà- premise Asami,
e poi come una saetta riprese il discorso di prima. A suo parere, molto più
interessante. – Te l’ho mandato oggi perché sapevo che il maggiordomo era fuori
città. Me lo avevi accennato l’altra sera, ricordi?
La figlia di Yuuji non afferrò il
significato di quelle parole. – E allora?
- Beh, essendo soli in una casa così grande, avrete la via
libera.
Finalmente il concetto Kaoru
lo aveva capito, ma non ne fu particolarmente entusiasta.
- Toglitelo dalla testa!
- Ma dai! Guarda che tutto può succedere quando si ha campo libero, tienilo bene a mente!
Presentati davanti a lui con quell’abito, e cadrà
letteralmente ai tuoi piedi!
- Non lo farò mai! Puoi anche metterti a piangere, se vuoi.
Tanto è inutile. – Kaoru camminava nervosamente,
andando avanti e indietro per tutto il soggiorno. Quell’andirivieni
frenetico, aveva fatto venire al povero Zarba un
tremendo mal di testa.
- Per favore, potresti fermarti un attimino?
Mi sta venendo la nausea. – le disse cortesemente.
- C’è qualcuno lì con te? Ho sentito una
strana voce… - replicò subito la Shinohara.
Kaoru fece cenno all’anello di
tacere. – Forse ci sarà qualche interferenza…!
- Ad ogni modo, provatelo almeno! Solo per farmi contenta, dai! Magari vedendotelo addosso ti farà un altro
effetto, chissà!
L’altra si fece pensierosa. – Non ti prometto niente. Magari
più tardi se ho tempo… Ma la mia idea resta sempre la
stessa.
Asami sospirò a bassa voce. – Ok, come vuoi tu. – bofonchiò,
poi prima di riattaccare le confidò una cosa – Domani rivedrò Ikuo! Gli ho chiesto con una scusa se potevo rivedere
meglio l’appartamento. Prega per me, amica mia!
- Anche se non te lo meriti, credo
che lo farò! – rispose l’artista, e stavolta fu lei a prenderla in giro. –
Fammi sapere poi com’è andata, ok?
- Contaci! E… naturalmente fammelo
sapere anche tu! Non vedo l’ora di conoscere tutti i dettagli! – Ovviamente Asami si stava riferendo alla questione legata all’abito e
a tutto il resto. Kaoru lo intuì
senza pretese, e facendosi prendere dalla rabbia, per dispetto le chiuse
il telefono in faccia.
- Non conosce ostacoli! – esclamò, alzando disperata gli
occhi al cielo. Ma la disperazione più grossa le venne quando
si ricordò in che stato aveva lasciato poco prima la cucina.
Doveva assolutamente rimettere ogni cosa a suo posto. E pur di non subire l’ira di Kouga,
lo fece all’istante.
Lavò ed asciugò i mestoli e le scodelle sporche. Pulì il
ripiano dell’angolo cottura, spazzò il pavimento raccogliendo tutto ciò che le
era caduto a terra durante la preparazione della brodaglia.
Rimise ogni cosa a suo posto. Dalla prima all’ultima.
E non appena ebbe finito, con la
fronte sudaticcia, si posò una mano in cima alla testa, in segno di stanchezza.
Aveva la schiena a pezzi, le dolevano gambe e braccia, tant’è che riuscì a stento a
raggiungere il salottino. Si lasciò cadere sopra al divano, e si distese per
riprendere fiato ed energia.
- Hai lavorato sodo. – commentò Zarba.
La ragazza alzò la mano e guardò l’anello con uno sguardo
accidioso. Non riusciva più a muovere un muscolo. – Sono distrutta. Ma non potevo lasciare la cucina in quello stato.
- Se soltanto io avessi avuto mani e
piedi, ti avrei dato molto volentieri una mano. – fece il Madougu, e questa volta non sembrava scherzare.
- Tu non hai un corpo, Zarba?
- In effetti, prima di sottoscrivere il contratto con Taiga,
ne avevo uno. – confessò, e la ragazza
divenne subito curiosa.
- Dimmi com’eri, allora, dai! Sono curiosa di saperlo!
- Se ci tieni così tanto, allora te
lo racconterò! – L’anello magico cominciò a parlarle di
quando viveva nel Makai, libero e spensierato.
A quell’epoca non aveva padroni, quindi poteva
muoversi liberamente, come meglio voleva. Poi un giorno il sommo Amon tramite un incantesimo lo imprigionò in un anello per
concedergli l’opportunità di diventare la guida di un Cavaliere
Mistico. Certo, Zarba avrebbe potuto anche rifiutare,
tuttavia essendo un tipo curiosa per natura, accettò
volentieri la proposta. Oltretutto, in questo modo avrebbe trascorso una vita
piena di avventure, che non lo avrebbero mai fatto
annoiare. E lui, dopotutto, non desiderava altro.
L’anello continuò il racconto, ma ben presto
si rese conto che Kaoru si era addormentata. Sospirò,
poi sorrise, e rimase lì in silenzio a vegliare su di lei come un bravo
guardiano.
***
Oramai sveglio, aveva disceso le
scale apposta per raggiungere l’ala del palazzo riservata ai Cavalieri Mistici.
Adesso Kouga stava meglio. Decisamente.
Dopo aver bevuto -controvoglia- quel riprovevole
intruglio, sembrava essere tornato come nuovo.
Passò velocemente davanti all’entrata del
salottino, e nel farlo intravide Kaoru dormire
beatamente distesa sul divano.
Entrò, avvicinandosi con lentezza la
raggiunse. Vide che la ragazza teneva in una mano ancora uno degli
stracci che aveva adoperato per spolverare la cucina. Con estrema calma,
cercando di fare il più piano possibile, tolse il panno e poi si sentì all’improvviso
chiamare.
- Ehilà, Kouga! – esclamò Zarba, ovviamente a voce bassa. Il giovane per un secondo
trasalì. – Noto con piacere che le quindici gocce del succo di Vidra ti hanno fatto bene!
- Già. – rispose lui solamente, per non dare soddisfazione
all’anello. Poi si soffermò sul visino assopito della giovane Mitsuki. Rimase in silenzio ad osservarla con dolcezza, e
probabilmente sarebbe rimasto a farlo per chissà quanto tempo, finché la voce
del Madougu non attirò la sua attenzione.
- Ha lavorato veramente molto. Era stanchissima, finché alla
fine dopo essersi seduta si è addormentata. – fece, epoi con gentilezza aggiunse - In futuro diventerà
un’ottima moglie. Certo, di strada ne ha tanta da percorrere, però devi essere
fiero di lei.
Sorrise piacevolmente, Kouga. – Lo
sono già. – disse, e lo fece con una voce serena, tranquilla. Certo, se Kaoru lo avesse sentito con le proprie orecchie, di sicuro
si sarebbe stupita. Però stava riposando beatamente,
quindi non ci furono sorprese per lei.
Mentre continuava ad osservarla, il
giovane Cavaliere dell’Est vide che aveva l’indice della mano sinistra fasciato
da un cerotto.
Le prese delicatamente la punta di quelle dita, e Zarba gli spiegò l’accaduto.
- Si è ferita mentre raccoglieva da
terra i vetri di una bottiglia rotta. Sai, era molto
preoccupata per te.
Nel sapere ciò, Kouga fu pervaso
da una benevola sensazione. A parte Gonza e, naturalmente i suoi genitori, nessun’altro gli aveva voluto così
bene.
Le riappoggiò pian pianino le dita
sul ventre, poi osservò l’anello di fidanzamento che le aveva regalato e lo
lambì con l’indice. Kaoru non se lo toglieva mai,
ormai era diventato una parte di lei. E mentre il ragazzo pensava a ciò, provò il bisogno di
compiere un gesto inatteso: le diede con dolcezza una carezza sul capo.
Aveva lo sguardo perso sopra a quel viso. Sembrava
contemplarla in assoluto silenzio, ma in realtà era il battito del suo cuore a
parlare per lui.
- Stai cambiando, Kouga. – fece
all’improvviso Zarba- Grazie a questo piccolo pulcino
spennacchiato, hai smesso di essere burbero e
scontroso con tutti, e ti stai sciogliendo.
- Tu invece resterai un chiacchierone a
vita. – replicò l’altro, ma solo per gioco.
- Probabile… però io mi piaccio così, quindi la cosa non mi
dispiace. Piuttosto… che ne diresti di riprendermi con te? Mi sto un tantino
annoiando.
In effetti il Madougu
se ne stava lì da un bel po’ di ore.
Kouga accontentò
la sua richiesta, e facendo molta attenzione a non svegliare Kaoru, cercò di sfilarle l’anello dal dito. Ci
riuscì, ma quando fece per rialzarsi, la ragazza riaprì gli occhi.
A dire il vero, non si rese subito conto di Kouga. Era ancora intontita dal sonno.
Soltanto dopo essersi stropicciata gli occhi per benino, si destò
del tutto.
Fissò il Cavaliere del Makai, poi
mettendosi a sedere contrasse le sopracciglia: - Ma tu… che ci fai qui?
- Ho visto che dormivi, per cui
sono passato a controllare.
L’artista emise l’ennesimo sbaglio.
- Dovevo essere proprio stanca… Per quanto tempo ho dormito?
- Circa tre ore. – confermò il Madougu.
- Eeh? Così
tanto?
- Scommetto che se Kouga non ti
avesse svegliato, forse avresti continuato a dormire
come un ghiro.
Kaoru arrossì,
poi istintivamente fissò il giovane Saejima
dritto negli occhi. Qualcosa in effetti non le
quadrava.
- Che ci fai in piedi? Non dovresti
essere a letto?
- Sono guarito.
- Questo lo decido io. – appuntò l’altra, successivamente
si alzò per toccargli la fronte con la mano, ma forse ancora intontita dal
sonno, o forse perché lo aveva fatto troppo velocemente, barcollando si sentì
precipitare all’indietro.
Kouga la mantenne in piedi avvolgendole
un braccio attorno alla schiena.
- Se vuoi, puoi tornare a riposare.
– disse, mentre i due si ritrovarono vicini.
Imbarazzata, gli rivolse l’attenzione. - Meglio di no. – disse, poi ebbe modo di
posargli una mano sulla fronte. – Hai ragione… non scotta
più.
- Sono libero, quindi?
- Direi di sì, però forse sarebbe meglio che tu non… -
riuscì a dire solo questo. Il ragazzo la lasciò di colpo per allontanarsi. – Dove stai andando?
- Ad allenarmi. – rispose soltanto.
- Di già?! Ma
se sei appena guarito! – sbottò, ma oramai Kouga era
sufficientemente lontano, quindi dubitò che avesse potuto sentirla.
Dopo essersi risvegliata del tutto, salì le scale per poi
dirigersi nella camera del ragazzo.
Gli rifece il letto, proprio come le aveva insegnato a fare sua madre da bambina, e solo verso la fine,
quando ogni lembo delle lenzuola si trovava perfettamente al suo posto, con la
coda dell’occhio intravide un pezzo di quel sacchetto di carta che lei stessa
aveva frettolosamente occultato, sbucare da lì sotto. Si chinò verso terra per
tirarlo fuori ed estrasse il vestito.
Quel pezzo di seta rossa le finì così tra le mani.
Era leggero, e sotto la luce artificiale
della camera, sembrava ancor più risplendere. Se
lo rigirò tra le mani, lo guardò e riguardò più volte.
Asami le aveva perlomeno
chiesto di provarlo. Solo questo. Dopotutto, che cosa mai sarebbe potuto
accadere?
Si mordicchiò il labbro inferiore. Tesa, lo era. Si guardò
furtivamente intorno. Kouga, indaffarato con i suoi
soliti allenamenti, di certo non sarebbe salito per ora. E così, dopo
un’incessante tergiversare, finalmente decise di compiere il grande
passo.
Si levò le scarpe, dopodichè sfilò via maglietta e pantaloni,
gettò i suoi soliti indumenti a terra. Li avrebbe raccolti dopo.
L’abito non aveva cerniere o chiusure di nessun tipo, per cui andava indossato così, come si calza di solito una
semplice canotta. Infilò prima la testa, dopodichè
fece passare una alla volta le braccia, e tirò giù la stoffa, fino alle
ginocchia. Sistemò bene ancora qualche lembo, ed infine si guardò allo
specchio.
Inutile, per lei, non farsi prendere dallo stupore
immediato. Quella veste la faceva sembrare un’altra
persona. Forse per via del colore, certamente importante,
oppure per il modello stesso, e… per non parlare soprattutto delle
caratteristiche. Ovviamente la prima cosa che fece nel guardare la sua
immagine riflessa, fu puntare gli occhi sulla parte alta del vestito. Ovvero lo scollo. Beh, una volta indossato,
non le sembrò poi così profondo. Certo, ad esserlo, lo era, però perlomeno
riusciva a coprire le parti giuste, ecco. Tuttavia, per lei era veramente
troppo. Diciamo solo che Kaoru non si sentiva ancora
pronta per indossare qualcosa di simile.
Fece mezza torsione con il busto, affinché potesse guardarsi
anche le spalle, e dopo di sicuro lo avrebbe sfilato via per tornare ad
indossare i suoi soliti ma sempre amati e comodi abiti, però non ne ebbe il tempo.
L’anta della stanza si aprì di botto, lasciando lei e
l’altro senza fiato.
Soprattutto l’altro.
Kaoru trasalì nel vederlo. Kouga non sarebbe dovuto tornare così presto, ecco perché
si era concessa il lusso di provare il vestito nella sua camera.
Istintivamente, la prima cosa che fece fu coprirsi il petto
con le mani nel vano tentativo di occultare lo scollo.
Per qualche momento non le riuscì di
spiccicare parola, tale era lo sbalordimento.
- Ecco… - disse in preda al panico, non sapendo come
iniziare, cosa dire o fare. Non riusciva neppure a guardarlo
in faccia, tant’era la vergogna. – Questo, era
nel pacchetto di stamattina… E’ un regalo di Asami. – miracolosamente riuscì a completare la frase, non
senza avvertire tremori in tutto il corpo. E dopo aver
pronunciato quelle parole, tutto il calore del suo corpo sembrò salirle al
viso.
In quell’istante desiderò
ardentemente di sprofondare.
Ancora davanti alla porta, Kouga
era rimasto lì in assoluto silenzio, perché incapace anch’egli di parlare. Cosa mai avrebbe potuto dire, in quella circostanza? Nulla, perché semplicemente quella stessa circostanza lo aveva
colto impreparato. Infondo, lui era salito un
attimo in camera per prendere un telo pulito, non di certo per assistere a
quanto il suo sguardo, ancora lievemente perso, gli stava mostrando.
Tutto ciò che fece, forse senza neppure volerlo, fu portare
la gamba destra in avanti.
Il gesto portò Kaoru a divenire preda dell’agitazione. Sempre per paura che il
giovane potesse accorgersi dello scollo, per mantenere le giuste distanze
arretrò di un passo.
Dietro di lei, a terra si trovava la custodia elegante
dell’abito. La investì col piede, e credendo di aver urtato
chissà che cosa, finì col perdere l’equilibro.
Andandole subito incontro, il ragazzo l’afferrò affinché non
scivolasse all’indietro, e… finì col venire trascinato anch’egli.
Cascarono, ma per fortuna non a terra. Il letto attutì la
caduta, ammorbidendola.
Ma la situazione che da li a breve
si venne a creare, fu devastante.
Kouga sollevò il viso portandolo
esattamente poco più sopra quello di Kaoru.
- Tutto ok? – disse, e poco dopo
non riuscì ad aggiungere altro.
In che pericolosa situazione si erano
mai andati a cacciare?
La ragazza non aprì bocca. In quel momento non capì
assolutamente niente. Oltretutto, una parte della scolatura durante lo scontro si
era leggermente spostata. Certo, non in una maniera tale da lasciar intravedere
chissà cosa, però restava comunque un particolare che
di certo non sarebbe potuto passare inosservato.
Le sembrò di trasformarsi in una statua di pietra. Anzi, in
quel momento avrebbe voluto esserlo per davvero. Ma
che altro poteva fare, trovandosi in una simile circostanza?
Come piombo, calò irrimediabilmente il silenzio.
Si sarebbe potuto sentire volare una mosca, se ve ne fossero
state.
Il fatto di trovarsi lì, tra le lenzuola bianche, stesi sul
letto l’uno contro l’altra, non rendeva le cose facili. Al contrario, le faceva
diventare estremamente complicate.
Per un qualche tipo di riflesso condizionato, Kaoru dischiuse le labbra. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma
le parole non le uscirono. Era troppo confusa per pronunciare qualsiasi cosa. E
poi si rese conto di un particolare che prima d’ora le era sfuggito. Teneva una
mano accostata al torace di Kouga. E
nel prenderne atto, inevitabilmente poté ascoltare attraverso essa l’irregolare
battito del suo cuore. Doveva essere agitato, forse più di lei, e quel pensiero
la fece diventare ancora più rossa.
Trovò la forza per riuscire a fissarlo dritto negli occhi,
mentre quel silenzio si faceva sempre più pressante.
E adesso? Cosa
sarebbe accaduto?
Mio Dio! Quei due erano sufficientemente grandi per
sapersela sbrigare da soli. Avevano l’età giusta, e soprattutto si volevano
bene per davvero.
In più, in casa non c’era nessuno. Esattamente come sostenuto
da Asami.
Sì, erano soli. Completamente.
Inoltre perché mai continuavano ancora a dormire in camere
separate?
Perché nessuno dei due trovava il
coraggio per proporre all’altro di “traslocare” e condividere lo stesso letto?
Potevano farlo benissimo, avevano
le cosiddette carte in regola.
Però, si trattava pur sempre di Kouga e Kaoru.
Un ragazzo ed una ragazza molto diversi da tutti gli altri.
Inoltre, nessuno dei due prima d’ora aveva avuto l’ardire di
sfiorare l’argomento.
Ciò nonostante, già…
Qualcosa avrebbe forse potuto scatenare in loro una
scintilla immediata. E questo perchè entrambi si trovavano
a stretto contatto l’uno contro l’altra.
Quale occasione migliore di quella?
Inoltre, a differenza di Kaoru, Kouga era un ragazzo. Solo uno sciocco non ne avrebbe approfittato.
Ma Kouga,
era pur sempre Kouga.
Ed anche se a lui sembrava tutto
così nuovo, non si sarebbe mai azzardato ad alzare un dito verso di lei.
Era sì turbato, ma per via di quell’imbarazzante
situazione. Inoltre aveva letto nello sguardo della
sua ragazza una lieve traccia di paura. Evidentemente ella
non si sentiva pronta a compiere un passo così grande. Ecco
perché non aveva fatto altro che rimanere immobile, come un esserino
spaurito ed indifeso.
C’era troppo disagio tra i due, troppe
paure. Era un continuo crescendo di insicurezza,
turbamento, imbarazzo per una situazione inimmaginabile.
E poi…
Il rumore di un’auto giunse in loro aiuto.
Disturbati da ciò, a quel punto tutta
la tensione scemò di colpo. Kouga si rimise in piedi
e guardò fuori della finestra.
Gonza era ritornato dal suo viaggio.
Approfittando del momento, Kaoru
si alzò mettendosi a sedere sopra al letto, e con una mano tappò lo scollo di quell’abito. Cercò inoltre di nascondere il proprio viso
spostando lo sguardo di lato. Non se la sentiva proprio, dopo quanto successo,
di guardare il ragazzo in faccia. E quando quest’ultimo si avviò verso l’uscita, un pensiero lo trattenne.
Si voltò appena in direzione di Kaoru,
lì per lì sembrava essere confuso. Dischiuse le labbra come a voler dire
qualcosa, ma si arrestò dal continuare.
Lasciò la camera e sparì portando con sé anche ciò che
avrebbe voluto dirle.
Con il cuore ancora pieno di confusione, nel vederlo andar
via la figlia di Yuuji si raggomitolò sopra quel
letto. Sembrava un piccolo gattino accucciato.
Strinse con una mano un lembo di quelle lenzuola bianche, e
poi inspirò. Avevano l’odore di pulito, erano fresche
e soprattutto accoglienti.
Lì Kaoru si sentiva veramente al
sicuro.
Ma se ne rese conto solo in quell’attimo.
Quando ormai era troppo tardi.
Ebbene, se non fosse stato per quel suo carattere troppo
rigido e riflessivo, se Kouga anziché ragionare con
il cervello lo avesse fatto con il cuore, forse le cose sarebbero andate
diversamente, e lui avrebbe trovato il modo per dirle
che se voleva, allora poteva restare a dormire in quella camera.
E se soltanto lui lo avesse trovato,
quel coraggio, solo a quel punto, Kaoru, gli avrebbe
risposto di sì.
Fine episodio
I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:
Ecco il
capitolo da molti di voi tanto atteso che ci mostra un Kouga
febbricitante ed una Kaoru indaffarata più che mai!
Se l’inizio può sembrare comico, la fine
del capitolo lascia un po’ l’amaro in bocca. Mentre
rileggevo le ultime righe, ho sentito quasi un vuoto dentro.
Kouga
e Kaoru sono proprio diversi da tutti gli altri.
Quasi intoccabili!
Ok,
passiamo alle risposte!
Per Sho Ryu Ken: Eeh… anche io vorrei poter vedere le
espressioni che faccio fare a Kouga…!
Comunque lo sappiamo tutti, Zarba
è un chiacchierone che ama stuzzicare il suo proprietario, e questo aspetto mi
piace tantissimo…! Concordo con te, Asami
è proprio come Rei. Il suo modo di essere, in certe situazioni, mi
ritorna sempre utile. Secondo me, se messa in mezzo a Kouga
e Kaoru, può scatenare il putiferio!
Ricorda che
non sono solo io a far risplendere la luce di Garo… bensì siete anche voi che con il vostro affetto incitate me
a farla risplendere!
Per _Elentari_:
Come dobbiamo fare con
questo Kouga che non vuole proprio imparare? La
risposta a ciò arriverà molto, molto presto! ^_^
Per DANYDHALIA: Il faccia a faccia
penso sia inevitabile, vista la situazione, e infatti ci sarà, non nel prossimo
capitolo, ma ci sarà! E’ vero, a volte le bugie si dicono anche a fin di bene,
però ci sono persone che preferiscono non essere ingannate, soprattutto da coloro che amano e di cui si fidano ciecamente… ma non
aggiungo altro perché altrimenti rischio di lasciarmi scappare qualche altro
particolare interessante!
Per stelly89_s: E qua ritorniamo sempre al solito
detto che recita “l’amore non è bello se non è litigarello”!
Secondo me è sacrosanto! Tranquilla, non preoccuparti
di nulla, quando puoi leggere e commentare lo fai, altrimenti non fa nulla. La fanfic da qui non si
muove, quindi goditela con calma!
Bene, direi che per ora è tutto!
Se riesco, vorrei aggiornare prima
dell’uscita del Red Requiem… Speriamo!
Botan
ANTICIPAZIONI:
Il territorio del Nord si ritroverà
misteriosamente invaso da un traffico di Orrori. Kaoru, grazie anche all’aiuto di Ikuo, scamperà ad un incombente pericolo, ma i problemi per
lei non finiranno. Un avvenimento inaspettato metterà la ragazza a dura prova.
Spetterà a Kouga, e al provvidenziale intervento di
Rei, cercare una soluzione.
Prossimo episodio: #17 Possessione