Serie TV > Garo
Segui la storia  |       
Autore: Botan    18/10/2010    4 recensioni
“Là dove c’è luce, si annida sempre l’oscurità, nera come pece. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno conosciuto la paura dell’oscurità. Ma un giorno, grazie alla spada di un cavaliere capace di fendere le tenebre, gli esseri umani ritrovarono la luce della speranza.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Con gli occhi socchiusi, davanti alla specchiera del bagno, Kaoru si stava lavando i denti

                                        Febbre

                                          #16

 

 

 

 

 

“L’oscurità inghiotte la luce, e piega l’animo impuro dell’uomo.  

Brilla nell’era, così come ordina la canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere solitario. Una luce nell’oscurità.”

 

 

 

 

 

Con gli occhi socchiusi, davanti alla specchiera del bagno, la ragazza si stava lavando i denti.

Lo spazzolino andava su e giù, con movimenti lenti ma costanti, sembrava un’azione fatta quasi controvoglia, forse perché erano da poco le otto del mattino e aveva ancora sonno.

Aprì il rubinetto dell’acqua, ne versò un po’ nel bicchiere, ma nel momento in cui lo avvicinò alla sua bocca, le parve di udire qualcosa. Chiuse il rubinetto, lo scroscio dell’acqua cessò così da consentirle di sentire meglio.

Sentì il campanello di casa suonare. Non badò alla cosa, e riprese a spazzolarsi i denti. Dopotutto, ci sarebbe andato il maggiordomo ad aprire.

Tuttavia, successe ancora.

Non subito, diciamo. Dopo circa un minuto si sentì lo stesso suono.

Ma perché Gonza non va a controllare?” pensò Kaoru Mitsuki, e in quell’attimo, sgranando gli occhi davanti allo specchio, le tornò la memoria.

 

“Domani la figlia di mia sorella si sposa! E’ da molto che non vedo i miei familiari, e sono felice di poterli riabbracciare. Starò via un solo giorno, nel frattempo ho preparato delle razioni di cibo per la cena di stasera ed il pranzo di domani.

Aveva detto Kurahashi, caricando nel bagagliaio della macchina una valigia. Dopo aver salutato i due ragazzi, acceso il motore dell’auto e spinto l’acceleratore, era partito, diretto verso la propria terra natale.

 

Ecco, Gonza non aveva aperto perché semplicemente non c’era.

Così, uscendo di corsa dal bagno, si precipitò giù per le scale, mentre quel campanello continuava a suonare ininterrottamente, una, due, tre volte di fila.

Kaoru spalancò di getto l’uscio e successivamente anche le palpebre. Facendo ciò le labbra fecero la medesima cosa, e in questo modo lo spazzolino che stringeva ancora tra i denti cadde a terra.

 

- Era ora. – sbottò seccato il vero padrone di casa, mentre si accingeva ad entrare. Prima però le mise tra le braccia un sacchetto di carta con tanto di coccarda e bigliettino appuntato su di essa. – E’ per te. L’ho trovato sopra ai gradini qui fuori.

 

La ragazza restò stordita, e con la bocca ancora impastata di dentifricio gettò frettolosamente un occhio al cartoncino, tuttavia a scombussolarle la mattinata non era stato il pacchetto, bensì colui che glielo aveva consegnato, ovvero Kouga Saejima. Perplessa, cercò di articolare qualcosa – Ma, tu…? E che… ore sono? – disse biascicando come meglio poteva. Fece una smorfia disgustata perché la pasta del dentifricio sapeva di menta, e quel forte gusto le stava bruciando il palato. Guardò verso l’orologio attaccato alla parete della hall, e quando scorse l’ora, quando appurò che si trattava di mattina allora sbigottì. – Dimmi che non sei stato fuori tutta la notte e che in realtà sei uscito solo per comprare il giornale!

 

- Ok, non sono stato fuori tutta la notte. – rispose l’altro, ma per la verità sembrava averlo detto così, tanto per esaudire la sua richiesta. Dopotutto, poteva mai Kouga, uscire solo per comprarsi un giornale? Lui neppure perdeva tempo a leggerli!

 

Kaoru dapprima tirò un sospiro di sollievo, successivamente rendendosi conto della beffa si arrabbiò di brutto. - Non ci posso credere! Lo hai fatto sul serio? – aveva perso praticamente ogni contegno.

 

Intervenne Zarba, che chiarì un po’ meglio la situazione. – Quell’Orrore ci ha fatti davvero penare. – e dal timbro della sua voce fuoriuscì un fiume di puro sfinimento.

 

L’artista alzò gli occhi al cielo, scosse il capo, richiuse la porta, e non appena si voltò, vide che sul pavimento c’era dell’acqua. Aggrottò la fronte e con lo sguardo seguì la scia che la portò dritta al colpevole.

- Stai… gocciolando? - pronunciò disordinatamente, vedendo l’intero cappotto di pelle bianca rilasciare acqua da ogni parte. Ebbene, Kouga era completamente bagnato.

 

- La bestiola lo ha scaraventato in un lago. – dichiarò il Madougu, spiegando a modo suo il fattaccio.

 

Sempre più allibita lei sgranò gli occhi. – Che cosa?! – oramai la pazienza sembrava averla abbandonata. Era stato fuori tutta la notte, e questo comunque le aveva dato fastidio, ma vederlo rincasare per giunta anche bagnato, era veramente troppo. – Se non ti asciughi subito prenderai un malanno! Ma si può essere così sconsiderati? – Si avvicinò subito al ragazzo per togliergli immediatamente di dosso quel soprabito, ma egli preferì fare da solo.

In realtà, aveva un motivo in particolare.

 

- a prepararti o farai tardi al lavoro. – ecco, era questo il motivo, tuttavia… sembrava essercene anche un altro. Infatti, Kaoru notò che Kouga aveva fatto molta attenzione a non rivolgerle lo sguardo. Ovviamente, le parve un atteggiamento strano. Si spostò per cercare di guardarlo meglio in faccia, ma lui non le rese il compito facile. Tutte le volte che la giovane Mitsuki provava ad avvicinarsi, il signorino volgeva il capo altrove. Sì, ma perché faceva questo? Approfittò di una sua distrazione per prenderlo con le mani nel sacco e scoprire la verità.

Kouga aveva le guance abbastanza arrossate. Kaoru sbigottì ancora e lo guardò meglio: - Sembri accaldato… – constatò, e nel momento in cui tentò di mettergli una mano sopra la fronte, lui scostò il viso. A quel punto, date le circostanze, le parve tutto più chiaro. – Ma tu hai la febbre!?

 

- Niente affatto. – tuonò immediatamente, senza dare troppo peso alla cosa.

 

- Allora perché stai sulla difensiva?

 

-Non ho niente, è solo una delle tue solite impressioni. – detto questo, Kouga fece per aggirarla, ma avvertì un capogiro. Si sorresse vicino alla parete, per non cadere, e fu in quel preciso istante che l’artista gli posò una mano sulla fronte. A momenti sbiancò nel sentire quanto era calda.

- E’ bollente! – ribadì in preda al panico.

 

Spazientito, lo spadaccino le scostò la mano.

- Ti ho detto che sto bene. Pensa piuttosto a prepararti, o farai tardi al lavoro.

 

- Lavoro? Ma non ci penso nemmeno ad andarci! – scosse con decisione il capo. Era irremovibile. – Anzi, adesso chiamo e li avverto. – prese di corsa il cellulare, mentre il ragazzo la guardava di sottecchi con evidente disapprovazione.

 

- E’ inutile – gli disse Zarba – non le farai mai cambiare idea.  

L’umano sospirò, trovandosi d’accordo con le parole dell’anello, ed azzittì.

 

- Per prima cosa – fece la ragazza, dopo aver finito di parlare al telefono – ti devi asciugare. E anche alla svelta. – precisò, afferrandolo per il braccio e trascinandolo su per le scale. Riuscì a fargli salire mezzo gradino. – Avanti! – fece, esortandolo a seguirla. Cercò in tutti i modi di smuoverlo da lì, ma non ottenne ciò che sperava. – Devi toglierti questi vestiti bagnati di dosso, altrimenti rischierai di peggiorare soltanto la situazione!

 

- Fa’ come ti dice, Kouga. Ricorda che un Cavaliere Mistico non può permettersi il lusso di restare ammalato per giorni. – gli fece notare Zarba, da brava guida. Grazie al suo provvidenziale aiuto, finalmente l’umano si convinse a farsi assistere come si deve.

Non senza sbuffare, però!

 

 

 

 

 

Giunti al piano di sopra, entrarono in una camera. Era quella di Kouga.

La luce del mattino che filtrava dalle vetrate di una finestra, la rischiarava tutta, illuminandolo in ogni angolo. Fu in quel momento che Kaoru si rese conto per la prima volta di non averla mai vista così bene prima d’ora. Durante il suo arrivo nella villa, ci era entrata al massimo un paio di volte, e per di più sempre di corsa.

Fece una breve panoramica, dopodichè cercò di rendersi subito utile.

- Dove sono le asciugami?

 

- Dovrebbero essere in quel cassetto là in basso. – rispose il giovane, rivolgendo un occhio al posto in questione.

L’artista si fletté verso terra mettendosi a rovistare nel cassetto. Ma prima ancora di farlo, accantonò a terra il cartoccio misterioso che a quanto pare conteneva un regalo per lei. Tanto lo avrebbe spacchettato dopo.

Raccolse un telo bianco, ben stirato e piegato, dopodichè si rialzò per voltarsi, ma quando accadde quasi sobbalzò nel trovarsi d’innanzi alla schiena del ragazzo che adesso era scoperta.

Le risultarono subito evidenti quei tagli così profondi, quelle cicatrici ormai consolidate e i lividi ancora freschi che macchiavano la pelle. A Kaoru le si strinse il cuore.

Per un secondo trattene il respiro, dopodichè in silenzio gli si avvicinò, e con la punta delle dita provò a sfiorare con estrema delicatezza, quasi avesse paura di fargli male, una di quelle cicatrici. Al tatto era ruvida, sporgente, e pensò chissà quanto dolore aveva dovuto procurargli ancor prima di richiudersi.

Quel tocco senza preavviso lo fece sussultare. Si voltò verso la sua bella, la guardò in viso, e nel porgergli il telo Kaoru disse soltanto: - Quelle creature non ti rendono la vita facile. – Lo sguardo le divenne subito triste.

 

Kouga raccolse l’asciugamani, nel vederla amareggiata a modo suo cercò di rassicurarla.

- Ogni livido si schiarisce, ogni ferita prima o poi si rimargina. Io sono un Cavaliere del Makai. Proteggere le persone è un mio compito, e quando ciò accade, non c’è nessuna ferita che mi impedisca di svolgere il mio dovere.

 

Lei con benevolenza gli sorrise.

Kouga era fatto così. A lui serviva soltanto salvare gli esseri umani per essere soddisfatto.

 

Rimase lì ferma, all’apparenza senza un motivo ben preciso. Il figlio di Taiga la guardò con aria strana, ma senza aggiungere altro.

- Che c’è? Ho qualcosa sul viso? - chiese l’artista, dopo essersi accorta di ciò.

 

- Devo cambiarmi. – rispose Kouga, per farle capire che non poteva completamente svestirsi davanti a lei.

 

Al suono di quelle parole divenne rossa come non mai.

- Certo, capisco! – disse svelta, facendo ben attenzione a non farsi prendere dall’imbarazzo. Ma oramai quella vile sensazione le era già entrata dentro. – Vado subito via! – Di corsa si apprestò a lasciare la camera. Richiuse la porta alle spalle, dopodichè sollevò lo sguardo al cielo in preda alla vergogna.

Appurò inoltre di trovarsi ancora in pigiama.

Corse in un lampo a cambiarsi. Si vestì, si pettinò, e poi nel ricordarsi del pavimento bagnato, scese di sotto.

Non essendoci Gonza, spettava a lei sbrigare le faccende di casa.

Raccolse i capelli e li legò, poi si diresse nello sgabuzzino vicino alla porta che dava accesso al cortile, lo aprì, afferrò secchio e paletta e diede inizio all’operazione.

 

Passò più di una volta lo scopettone imbevuto di cera sul pavimento. Pulì per bene tutta la hall, ogni angolo, ogni centimetro. Nel farlo un pensiero volò a Gonza. Quel povero maggiordomo, come faceva da solo ad occuparsi di una casa così grande?

Mentre cercava di darsi una risposta, sentì dei passi provenire dall’alto.

Intravide Kouga scendere le scale, e non appena egli fu sufficientemente vicino a lei, sbigottì e restò ferma ad osservarlo. Il giovane anziché avere la solita divisa da Cavaliere, sopra ai pantaloni neri rivestiti di pelle indossava una camicia di cotone interamente bianca.

 

- Perché mi guardi in quel modo? – le chiese immediatamente.

 

Kaoru fece finta di non capire.

- In quale modo?

 

- Sembra che tu abbia visto un fantasma.

 

- Ma no! E’ solo una tua impressione… Niente di più! – Di certo Kaoru non se la sentiva di raccontargli il vero. Da parte sua, Kouga finse di stare al gioco, e non indagò oltre. Ma quando le passò d’innanzi, fu costretto a fermarsi di colpo. – Hey, tu! Dove stai andando?

 

- Vado ad allenarmi. – rispose con semplicità. Per lui dopotutto era una cosa normale.

Ma di sicuro non per Kaoru!

La mora lo tirò per il braccio. – Non se ne parla nemmeno! Hai la febbre, te lo sei forse dimenticato? Devi restare a letto.

 

- Scordatelo. Non lo farò mai. – la risposta del giovane Saejima sembrava non ammettere repliche, quando ad un tratto, a fargli da bravo padre fu ancora una volta Zarba.

 

- Devo forse ripetertelo? Per una volta in vita tua, non essere il solito testardo.

 

- Io non lo sono. – sbottò il signorino, gettandogli un’occhiata torva.

 

- Beh, a me sembra che tu ti stia comportando come un bambino. Anzi, rettifico. Perfino un bambino darebbe molto più ascolto di te alle parole di un anziano saggio.

 

- E saresti tu, l’anziano saggio? – quella di Kouga più che domanda voleva essere una provocazione.

L’anello ovviamente lo intuì, ma anziché prendersela, abbassando il tono della voce si vendicò sussurrandogli: - Ikuo certamente avrebbe dato ascolto alle parole di Kaoru.

L’anello si sentì trafiggere con la sola forza di uno sguardo. Kouga non aveva affatto gradito quella frase. E Zarba mirava in un certo senso a farlo riflettere.

Ebbene, magicamente ci riuscì.

Lo spadaccino fece mezzo giro e ritornò sui suoi passi.

Mentre salivano le scale, Kaoru incuriosita da quel repentino cambio di idea, fece al Madougu una domanda. – Mi dici cosa gli hai detto per convincerlo?

 

L’anello esalò un brioso sospiro. – Temo che se te lo dicessi, lui non sarebbe affatto contento. Dico bene, Kouga?

 

- Smettetela voi due! Mi state facendo venire il mal di testa.

 

- E’ colpa della febbre, se ti fa male la testa. – precisò la ragazza, e dopo aver raggiunto la camera del Cavaliere Mistico, praticamente lo costrinse a sedersi di peso sopra al letto. Poi si guardò attorno. Sembrava cercare qualcosa. – Avrai sicuramente un termometro, giusto?

 

- Solo Gonza sa dov’è.

 

Kaoru assunse un’espressione pensierosa. Bisognava pur sempre misurare la febbre a quel burbero ragazzino, no? Si posò una mano sul mento, e nel rovistare tra i meandri della propria memoria trovò la soluzione.

Piegandosi sulle ginocchia, avvicinò la propria fronte a quella di Kouga finché entrambe non entrarono in contatto.

- Me lo ha insegnato mia madre. – gli spiegò successivamente – Quando ero piccola lei premeva la sua fronte contro la mia per vedere quanto scottava. E la tua scotta un bel po’.

 

Kouga si sentì lievemente a disagio. Abbassò lo sguardo verso terra, e tutto il calore del corpo gli salì al viso, ma di certo non per via della febbre. Poi rialzò il capo senza riflettere, ed in quell’attimo si accorse di avere le labbra quasi accostate a quelle della ragazza. Forse nemmeno quest’ultima lo aveva notato, intenta com’era a “misurargli” la temperatura. Quando ebbe finito, e riprese finalmente coscienza, vide che il signorino la fissava in modo strano. Non fece neppure in tempo a chiedergli il perché, che finalmente capì in che imbarazzante situazione i due si trovavano.

Schiuse le labbra, voleva dire qualcosa, ma non le uscì nulla. Troppo il disagio, tant’è che le parve perfino di avere anch’ella la febbre.

- Hai finito? – pronunciò a quel punto il ragazzo, con le parole che gli uscirono proprio davanti alle sue labbra.

 

Frastornata com’era, non capì subito il senso della domanda.

- Finito… che cosa? – disse a stento, articolando ciò con un tono basso.

 

Quanto avrebbe voluto, Kouga, darle un bacio?

Non gli bastava fare granché, per riuscirci. Quella bocca era a portata di mano, un solo e semplice scatto in avanti sarebbe stato sufficiente. Nulla di più semplice.

Tuttavia, avendo timore di attaccarle l’influenza, si trattenne con la solita rigidità di sempre.

- Finirai anche tu con l’ammalarti, se mi stai così vicina.

 

Kaoru si fece ancora più rossa. – Hai ragione, scusami… – disse balbettando a fatica, e così si staccò da lui. Tossicchiò bruscamente, non sapendo come fare per allentare la tensione – E comunque, devi stare al riposo. La febbre mi è parsa abbastanza alta. – Cercò di farlo distendere, ma ci riuscì solo dopo svariati tentativi.

 

- Ci vorrebbe adesso la solita brodaglia che ti prepara Gonza quando stai male. – dichiarò d’un tratto Zarba.

 

- E cosa sarebbe?

 

Il Madougu spiegò brevemente a Kaoru la cosa.

- Si tratta di un brodo curativo preparato con un’antica ricetta del Makai, che si fa bere ai Cavalieri Mistici per fargli recuperare in fretta la salute. 

 

L’artista fu presa dallo sconforto. – Gonza non c’è, ed io non conosco la ricetta.

 

- Ma io sì! – esclamò con decisione l’anello. Poi si rivolse al suo proprietario – Se mi consegni a lei, potrei farle da… guida! – scherzò simpaticamente il Madougu, fino a che non si sentì sfilare dal dito.

Kaoru lo raccolse tra le mani, e da quel momento cominciò l’operazione.

 

 

 

 

 

Zarba se ne stava posato sul ripiano della cucina, accanto al lavello. Cercava di fare del suo meglio per guidare la ragazza, ma il compito non era dei più semplici.

Come al solito lei non sapeva da dove iniziare.

 

- Devi prendere un recipiente più grande, altrimenti il brodo strariperà come un fiume in piena. – le fece notare il Madougu.

 

- Questo va bene?

 

- Direi che può andare. Adesso aggiungi un po’ d’acqua. Ma no! E’ troppa! Togline almeno la metà. Poi ci vuole un pizzico di radice sulfurea. E’ quella nel barattolo con il coperchio rosso. Mentre in quello blu si trova il nettare di Gaia. Prendi anche quello, e… ah! Non scordarti del succo di Vidra. E’ importante! E poi ci vuole…

 

- Un attimo! – replicò Kaoru, che poverina, faceva una gran fatica a seguire gli ordini del gioiello magico. Aveva barattoli e boccette d’ogni tipo tra le mani. Si vedeva che faceva perfino fatica a tenerli.

 

- Fa attenzione! – le disse Zarba, perché temeva già il peggio, ed in effetti non ebbe tutti i torti.

 

Durante un solo secondo di distrazione, alla ragazza cadde uno di quei tanti barattoli dalle mani. Lo afferrò al volo, prima ancora che toccasse il pavimento.

- C’è mancato poco. – rispose a stento, tirando un sospiro di sollievo, mentre Zarba alzò gli occhi al soffitto come a dire “Dio mio ti ringrazio!”.

 

Li poggiò sul tavolo, dopodichè, dovendo iniziare ne prese uno a caso.

- Quella è la radice sulfurea. Va aggiunta alla fine. – la ammonì il Madougu.

 

- Allora quale ingrediente devo mettere per primo?

 

- Il nettare di Gaia. Due cucchiai basteranno.

 

Versò la giusta dose nella pentola, e sempre sotto consiglio di Zarba, si preparò a raccogliere il succo di Vidra.

Prese la boccetta, ma quando il tappo sfilò via, un odore nauseabondo le arrivò dritto sotto il naso.

- E’… è disgustoso! – si tappò la bocca per evitare di inalare quell’aroma aspro e pungente. E sempre con la mano davanti alla bocca aggiunse: - Quanto devo versarne?

 

- Quindici gocce andranno bene.

 

- Ma non saranno troppe? Mi chiedo come farà Kouga ad ingoiare questa roba.

 

- A quello ci penseremo dopo. Occupiamoci prima di portare a termine il lavoro, possibilmente senza… - Zarba aveva parlato troppo presto. Le parole gli furono interrotte dal frastuono di una bottiglia fatta cadere accidentalmente sul pavimento. Guardò i vetri sparsi ovunque, e finì la frase - …rompere niente, per l’appunto. – Gettò un’occhiataccia seccata alla giovane, e quest’ultima sorrise nervosamente. Ciò che fece l’anello, fu semplicemente emettere un sospiro. – Temo che sarà una lunga, lunghissima giornata!

 

 

 

 

 

                                                                                      ***

 

 

 

 

 

Finalmente ci era riuscita. Dopo un’oretta tra i fornelli, la famigerata brodaglia era pronta. Certo, la cucina assomigliava ad un campo di battaglia, ma questo oramai era pressoché scontato.

E lo fu anche la reazione di Kouga che, come già anticipato da Kaoru, quando si vide porgere sotto al mento una tazza ricolma di liquido verde e maleodorante, fu preso dalla nausea.

Allontanò la ciotola, rimettendola tra le mani della ragazza. -Scordatelo. – disse soltanto.

 

L’altra lo riprese seduta stante: - E’ per il tuo bene! E poi, sono sicura che non avrà un pessimo sapore.

 

- Allora mi spieghi come mai tieni una mano davanti alla bocca?

 

L’artista si rese conto, proprio come le aveva fatto appena notare Kouga, di avere le dita ben ancorate alle labbra. Ovviamente, per non sentire l’odore di quella roba.

 

- Quando la prepara Gonza non fai tutti questi capricci. – gli ricordò Zarba, posizionato sul dito medio della mano di Kaoru.

 

- Perché quella che prepara lui non puzza in questo modo.

 

L’artista guardò di sottecchi l’anello.

- Io te l’ho detto che quindici gocce di quel succo di Vidra mi sembravano troppe.

 

- Quindici?! – Kouga aggrottò le sopracciglia con fare a dir poco sconvolto. – Lo sai bene che ne occorrono al massimo cinque.

Il Madougu si lasciò sfuggire un sogghigno. – Suvvia, Kouga. In questo modo ti rimetterai più in fretta. In un paio d’ore tornerai come nuovo. Non è la fine del mondo! – e nel ricevere un’occhiata sprezzante da parte dell’umano, capì che in realtà per lui lo era.

 

- Ad ogni modo – s’immise Kaoru, senza perdersi d’animo. – devi prenderla. - afferrò il cucchiaio piazzandoglielo d’innanzi alla faccia – Forza, apri la bocca!

 

L’altro fece cenno di no con la testa. Inoltre, non gli piaceva affatto l’idea di essere imboccato.

– Non sono un bambino. – puntualizzò stizzito. Ma lo divenne ancor di più la ragazza.

 

Gli mise nuovamente la ciotola tra le mani. Ormai avevo smarrito la pazienza.

- E allora mangia da solo! Purchè tu lo faccia!

 

- Provala prima tu. – le rispose il signorino. E come previsto, la mora inorridì al sol pensiero. Osservando la brodaglia verdastra, calda e fumante, le tornò la nausea. Scosse con sicurezza il capo. Lei non avrebbe mandato giù neppure un goccio di quel brodo stomachevole.

Ma quando si apprestò a spalancare le labbra per comunicargli la questione, Kouga le infilò il cucchiaio dritto in bocca.

D’istinto si trovò costretta a mandare giù, ed il volto le divenne subito paonazzo.

Quella roba non si limitava solo a fare schifo, di più! Era assolutamente ed innegabilmente riprovevole! Sapeva di muffa per via delle radici sulfuree, di terra per colpa del nettare di Gaia, e di rospo per via del succo di Vidra che, per l’appunto, era una fattispecie di anfibio gigante del Makai.

Fu colta subito dal vomito, così portò entrambe le mani sopra alla bocca, e cercò di non risputare tutto all’esterno.

Impiegò un po’ per riprendersi. E quando finalmente ebbe la possibilità di parlare, per Kouga non ci fu scampo.

- Sei più riprovevole di questa brodaglia! – gli strillò, in preda ad una crisi di nervi. – Io ce l’ho messa tutta per prepararla, perché mi sta a cuore la tua salute, ma tu sei davvero un’insensibile! – disse tutto d’un fiato, e in qualche modo quelle parole lo colpirono.

Kaoru uscì di corsa da quella camera. Non ci sarebbe restata neppure un secondo di più.

Era arrabbiata, e faceva anche bene ad esserlo.

Nel corridoio si sentì una vocina emettere un colpetto di tosse.

Si trattava di Zarba, che nel frattempo le stava ancora attaccato al dito.

- Che sbadata! – pronunciò la mora, sbattendosi una mano sulla fronte – Ti riporto subito dal quel dispettoso.

 

L’anello la bloccò.

- Non ce né bisogno. Ogni tanto fa bene cambiare un po’ aria! Oltretutto, credo che adesso Kouga non sia dell’umore adatto per potermi sopportare. Sai, dopo la faccenda delle gocce…

 

- Per me hai fatto benissimo! Se la meritava una bella lezione. Forse la smetterà di fare il testone.

 

- Chi? Kouga? – Zarba scoppiò a ridere – Ragazza mia, lo conoscono da anni, e ti assicuro che non lo farà mai! Sono pronto a scommettere, se vuoi! E se perdo, inviterò Silva a cena. – ebbe l’ardire di pronunciare. E quelle parole, poco dopo, gli costarono care.  

 

 

 

Guardava con aria stupita la ciotola vuota, Kaoru. Sbirciò sotto al letto, credendo che Kouga ne avesse rovesciato lì il contenuto, ma non trovò nulla. Poi spostò lo sguardo in direzione di Zarba.

- Hai detto che lo avresti fatto, giusto?

 

Il Madougu tossicchiò a più riprese. Aveva perso la scommessa che tra l’altro era stato lui solo a lanciare, quindi si sentì doppiamente stupido. – Vedremo. – disse solo, e non aggiunse altro. Invitare a cena Silva? No, questo per lui andava contro ogni principio. Eppure per non rimetterci la faccia e tener fede all’impegno, lo avrebbe dovuto fare. Prima o poi, certamente! Ma forse più poi che prima.

 

Dunque, per la precisione Kaoru era tornata nella camera del ragazzo dopo circa un’oretta. Lo aveva fatto perché mossa dal rimorso di averlo lasciato solo e febbricitante nella stanza. Ma quando nel dischiudere appena l’anta, lo aveva intravisto dormire, si era decisa ad entrare trovando per l’appunto e con stupore la ciotola pulita. La raccolse, per portarla via, e in quel frangente si accorse di quel pacchetto trovato da Kouga davanti ai gradini della abitazione, che recava a chiare lettere il suo nome. Non aveva ancora avuto tempo e modo di aprirlo. A dire il vero se ne era assolutamente dimenticata.  

Lo prese tra le mani, e come prima cosa si affaccendò a leggere il biglietto che riportava a caratteri cubitali la seguente scritta: “Per Kaoru. Da parte della tua amica Asami

Nel vedere la firma della rossina, le affiorò un gran bel sorriso sulle labbra. Era molto curiosa di vedere il contenuto del sacchetto. E così, senza neppure pensarci su una sola volta, iniziò a spaccottarlo, ma… quando tirò fuori la sorpresa, per lei fu uno shock.

Sbiancò di colpo nel vedere quel famoso abito rosso rubino e dalla profonda scollatura trovarsi ora lì, tra le sue mani. Era meglio se fosse rimasto al negozio, pensò all’istante.

Lo rimise frettolosamente nel sacchetto, e per la vergogna gettò l’involucro sotto al letto.

Asami questa volta aveva superato ogni limite.

 

Scese giù di corsa nel salottino dove aveva lasciato il cellulare, e con rabbia compose il numero dell’amica.

 

- Qui Asami Shinohara, la dea dell’amore nonché crocerossina delle giovani coppie innamorate!  Chi parla? – enunciò con un timbro di voce festante. Era allegra, e anche molto. L’esatto contrario di Kaoru che, incollerita come non mai, se la mangiò di colpo: - Adesso ti metti pure a scherzare?!

 

- Ah, sei tu Kaoru!

 

- Ma ti sei forse ammattita?! Come hai potuto farmi una cosa simile?!

 

La Shinohara a momenti si sentì fracassare l’udito. - Beh, dovevo pur sdebitarmi in qualche modo, no?

 

- Con un regalo così costoso? Tu sei matta!

 

-Allora ammetti che alla fine ti piace, eh? – la rossa si lasciò sfuggire una risata maliziosa.

 

- Niente affatto! Lo dicevo per il prezzo…non posso accettarlo! Oltretutto, sai già che non lo metterò mai. E poi non mi sembra che tu abbia un debito con me.

 

- E invece sì, mia cara Kaoru. E’ merito tuo se l’altra sera sono uscita con Ikuo, ricordi?

 

- Lo avevo dimenticato, accidenti! – rispose, dimostrando così di avere come ogni bravo artista sempre la testa tra le nuvole. – Com’è andata?

 

- Oh, direi bene! – rispose sospirando, e sembrò che ci fosse anche dell’altro, e infatti alla fine disse – anche se per tutto il tempo non ha fatto altro che parlare di te.

 

- Ma che sciocchezze dici? Sarà stata la tua impressione. – Kaoru cercò di dissuaderla, anche se per la verità forse lo aveva capito anche lei che ad Ikuo stava più che simpatica.

 

- Sarà- premise Asami, e poi come una saetta riprese il discorso di prima. A suo parere, molto più interessante. – Te l’ho mandato oggi perché sapevo che il maggiordomo era fuori città. Me lo avevi accennato l’altra sera, ricordi?

 

La figlia di Yuuji non afferrò il significato di quelle parole. – E allora?

 

- Beh, essendo soli in una casa così grande, avrete la via libera.

 

Finalmente il concetto Kaoru lo aveva capito, ma non ne fu particolarmente entusiasta.

- Toglitelo dalla testa!

 

- Ma dai! Guarda che tutto può succedere quando si ha campo libero, tienilo bene a mente! Presentati davanti a lui con quell’abito, e cadrà letteralmente ai tuoi piedi!

 

- Non lo farò mai! Puoi anche metterti a piangere, se vuoi. Tanto è inutile. – Kaoru camminava nervosamente, andando avanti e indietro per tutto il soggiorno. Quell’andirivieni frenetico, aveva fatto venire al povero Zarba un tremendo mal di testa.

 

- Per favore, potresti fermarti un attimino? Mi sta venendo la nausea. – le disse cortesemente.

 

- C’è qualcuno lì con te? Ho sentito una strana voce… - replicò subito la Shinohara.

 

Kaoru fece cenno all’anello di tacere. – Forse ci sarà qualche interferenza…!

 

- Ad ogni modo, provatelo almeno! Solo per farmi contenta, dai! Magari vedendotelo addosso ti farà un altro effetto, chissà!

 

L’altra si fece pensierosa. – Non ti prometto niente. Magari più tardi se ho tempo… Ma la mia idea resta sempre la stessa.

 

Asami sospirò a bassa voce. Ok, come vuoi tu. – bofonchiò, poi prima di riattaccare le confidò una cosa – Domani rivedrò Ikuo! Gli ho chiesto con una scusa se potevo rivedere meglio l’appartamento. Prega per me, amica mia!

 

- Anche se non te lo meriti, credo che lo farò! – rispose l’artista, e stavolta fu lei a prenderla in giro. – Fammi sapere poi com’è andata, ok?

 

- Contaci! E… naturalmente fammelo sapere anche tu! Non vedo l’ora di conoscere tutti i dettagli! – Ovviamente Asami si stava riferendo alla questione legata all’abito e a tutto il resto. Kaoru lo intuì senza pretese, e facendosi prendere dalla rabbia, per dispetto le chiuse il telefono in faccia.

 

- Non conosce ostacoli! – esclamò, alzando disperata gli occhi al cielo. Ma la disperazione più grossa le venne quando si ricordò in che stato aveva lasciato poco prima la cucina.

Doveva assolutamente rimettere ogni cosa a suo posto. E pur di non subire l’ira di Kouga, lo fece all’istante.

 

Lavò ed asciugò i mestoli e le scodelle sporche. Pulì il ripiano dell’angolo cottura, spazzò il pavimento raccogliendo tutto ciò che le era caduto a terra durante la preparazione della brodaglia.

Rimise ogni cosa a suo posto. Dalla prima all’ultima.

E non appena ebbe finito, con la fronte sudaticcia, si posò una mano in cima alla testa, in segno di stanchezza.

Aveva la schiena a pezzi, le dolevano gambe e braccia, tant’è che riuscì a stento a raggiungere il salottino. Si lasciò cadere sopra al divano, e si distese per riprendere fiato ed energia.

 

- Hai lavorato sodo. – commentò Zarba.

 

La ragazza alzò la mano e guardò l’anello con uno sguardo accidioso. Non riusciva più a muovere un muscolo. – Sono distrutta. Ma non potevo lasciare la cucina in quello stato.

 

- Se soltanto io avessi avuto mani e piedi, ti avrei dato molto volentieri una mano. – fece il Madougu, e questa volta non sembrava scherzare.

 

- Tu non hai un corpo, Zarba?

 

- In effetti, prima di sottoscrivere il contratto con Taiga, ne avevo uno. – confessò, e la ragazza divenne subito curiosa.

 

- Dimmi com’eri, allora, dai! Sono curiosa di saperlo!

 

- Se ci tieni così tanto, allora te lo racconterò! – L’anello magico cominciò a parlarle di quando viveva nel Makai, libero e spensierato. A quell’epoca non aveva padroni, quindi poteva muoversi liberamente, come meglio voleva. Poi un giorno il sommo Amon tramite un incantesimo lo imprigionò in un anello per concedergli l’opportunità di diventare la guida di un Cavaliere Mistico. Certo, Zarba avrebbe potuto anche rifiutare, tuttavia essendo un tipo curiosa per natura, accettò volentieri la proposta. Oltretutto, in questo modo avrebbe trascorso una vita piena di avventure, che non lo avrebbero mai fatto annoiare. E lui, dopotutto, non desiderava altro.

L’anello continuò il racconto, ma ben presto si rese conto che Kaoru si era addormentata. Sospirò, poi sorrise, e rimase lì in silenzio a vegliare su di lei come un bravo guardiano.

 

 

 

 

 

                                                                                          ***

 

 

 

 

 

Oramai sveglio, aveva disceso le scale apposta per raggiungere l’ala del palazzo riservata ai Cavalieri Mistici. Adesso Kouga stava meglio. Decisamente. Dopo aver bevuto -controvoglia- quel riprovevole intruglio, sembrava essere tornato come nuovo.

Passò velocemente davanti all’entrata del salottino, e nel farlo intravide Kaoru dormire beatamente distesa sul divano.

Entrò, avvicinandosi con lentezza la raggiunse. Vide che la ragazza teneva in una mano ancora uno degli stracci che aveva adoperato per spolverare la cucina. Con estrema calma, cercando di fare il più piano possibile, tolse il panno e poi si sentì all’improvviso chiamare.

 

- Ehilà, Kouga! – esclamò Zarba, ovviamente a voce bassa. Il giovane per un secondo trasalì. – Noto con piacere che le quindici gocce del succo di Vidra ti hanno fatto bene!

 

- Già. – rispose lui solamente, per non dare soddisfazione all’anello. Poi si soffermò sul visino assopito della giovane Mitsuki. Rimase in silenzio ad osservarla con dolcezza, e probabilmente sarebbe rimasto a farlo per chissà quanto tempo, finché la voce del Madougu non attirò la sua attenzione.

 

- Ha lavorato veramente molto. Era stanchissima, finché alla fine dopo essersi seduta si è addormentata. – fece, epoi con gentilezza aggiunse - In futuro diventerà un’ottima moglie. Certo, di strada ne ha tanta da percorrere, però devi essere fiero di lei.

 

Sorrise piacevolmente, Kouga. – Lo sono già. – disse, e lo fece con una voce serena, tranquilla. Certo, se Kaoru lo avesse sentito con le proprie orecchie, di sicuro si sarebbe stupita. Però stava riposando beatamente, quindi non ci furono sorprese per lei.

Mentre continuava ad osservarla, il giovane Cavaliere dell’Est vide che aveva l’indice della mano sinistra fasciato da un cerotto.

Le prese delicatamente la punta di quelle dita, e Zarba gli spiegò l’accaduto.

 

- Si è ferita mentre raccoglieva da terra i vetri di una bottiglia rotta. Sai, era molto preoccupata per te.

 

Nel sapere ciò, Kouga fu pervaso da una benevola sensazione. A parte Gonza e, naturalmente i suoi genitori, nessun’altro gli aveva voluto così bene.

Le riappoggiò pian pianino le dita sul ventre, poi osservò l’anello di fidanzamento che le aveva regalato e lo lambì con l’indice. Kaoru non se lo toglieva mai, ormai era diventato una parte di lei. E mentre il ragazzo pensava a ciò, provò il bisogno di compiere un gesto inatteso: le diede con dolcezza una carezza sul capo.

Aveva lo sguardo perso sopra a quel viso. Sembrava contemplarla in assoluto silenzio, ma in realtà era il battito del suo cuore a parlare per lui.

 

- Stai cambiando, Kouga. – fece all’improvviso Zarba- Grazie a questo piccolo pulcino spennacchiato, hai smesso di essere burbero e scontroso con tutti, e ti stai sciogliendo.

 

- Tu invece resterai un chiacchierone a vita. – replicò l’altro, ma solo per gioco.

 

- Probabile… però io mi piaccio così, quindi la cosa non mi dispiace. Piuttosto… che ne diresti di riprendermi con te? Mi sto un tantino annoiando.

 

In effetti il Madougu se ne stava lì da un bel po’ di ore.

Kouga accontentò la sua richiesta, e facendo molta attenzione a non svegliare Kaoru, cercò di sfilarle l’anello dal dito. Ci riuscì, ma quando fece per rialzarsi, la ragazza riaprì gli occhi.

 

A dire il vero, non si rese subito conto di Kouga. Era ancora intontita dal sonno.

Soltanto dopo essersi stropicciata gli occhi per benino, si destò del tutto.

Fissò il Cavaliere del Makai, poi mettendosi a sedere contrasse le sopracciglia: - Ma tu… che ci fai qui?

 

- Ho visto che dormivi, per cui sono passato a controllare.

 

L’artista emise l’ennesimo sbaglio.

- Dovevo essere proprio stanca… Per quanto tempo ho dormito?   

 

- Circa tre ore. – confermò il Madougu.

 

- Eeh? Così tanto?

 

- Scommetto che se Kouga non ti avesse svegliato, forse avresti continuato a dormire come un ghiro.

 

Kaoru arrossì, poi istintivamente fissò il giovane Saejima dritto negli occhi. Qualcosa in effetti non le quadrava.

- Che ci fai in piedi? Non dovresti essere a letto?

 

- Sono guarito.

 

- Questo lo decido io. – appuntò l’altra, successivamente si alzò per toccargli la fronte con la mano, ma forse ancora intontita dal sonno, o forse perché lo aveva fatto troppo velocemente, barcollando si sentì precipitare all’indietro.

Kouga la mantenne in piedi avvolgendole un braccio attorno alla schiena.

 

- Se vuoi, puoi tornare a riposare. – disse, mentre i due si ritrovarono vicini.

 

Imbarazzata, gli rivolse l’attenzione. - Meglio di no.disse, poi ebbe modo di posargli una mano sulla fronte. – Hai ragione… non scotta più.

 

- Sono libero, quindi?

 

- Direi di sì, però forse sarebbe meglio che tu non… - riuscì a dire solo questo. Il ragazzo la lasciò di colpo per allontanarsi. – Dove stai andando?

 

- Ad allenarmi. – rispose soltanto.

 

- Di già?! Ma se sei appena guarito! – sbottò, ma oramai Kouga era sufficientemente lontano, quindi dubitò che avesse potuto sentirla.

 

 

Dopo essersi risvegliata del tutto, salì le scale per poi dirigersi nella camera del ragazzo.

Gli rifece il letto, proprio come le aveva insegnato a fare sua madre da bambina, e solo verso la fine, quando ogni lembo delle lenzuola si trovava perfettamente al suo posto, con la coda dell’occhio intravide un pezzo di quel sacchetto di carta che lei stessa aveva frettolosamente occultato, sbucare da lì sotto. Si chinò verso terra per tirarlo fuori ed estrasse il vestito.

Quel pezzo di seta rossa le finì così tra le mani.

Era leggero, e sotto la luce artificiale della camera, sembrava ancor più risplendere. Se lo rigirò tra le mani, lo guardò e riguardò più volte.

Asami le aveva perlomeno chiesto di provarlo. Solo questo. Dopotutto, che cosa mai sarebbe potuto accadere?

Si mordicchiò il labbro inferiore. Tesa, lo era. Si guardò furtivamente intorno. Kouga, indaffarato con i suoi soliti allenamenti, di certo non sarebbe salito per ora. E così, dopo un’incessante tergiversare, finalmente decise di compiere il grande passo.

Si levò le scarpe, dopodichè sfilò via maglietta e pantaloni, gettò i suoi soliti indumenti a terra. Li avrebbe raccolti dopo.

L’abito non aveva cerniere o chiusure di nessun tipo, per cui andava indossato così, come si calza di solito una semplice canotta. Infilò prima la testa, dopodichè fece passare una alla volta le braccia, e tirò giù la stoffa, fino alle ginocchia. Sistemò bene ancora qualche lembo, ed infine si guardò allo specchio.

Inutile, per lei, non farsi prendere dallo stupore immediato. Quella veste la faceva sembrare un’altra persona. Forse per via del colore, certamente importante, oppure per il modello stesso, e… per non parlare soprattutto delle caratteristiche. Ovviamente la prima cosa che fece nel guardare la sua immagine riflessa, fu puntare gli occhi sulla parte alta del vestito. Ovvero lo scollo. Beh, una volta indossato, non le sembrò poi così profondo. Certo, ad esserlo, lo era, però perlomeno riusciva a coprire le parti giuste, ecco. Tuttavia, per lei era veramente troppo. Diciamo solo che Kaoru non si sentiva ancora pronta per indossare qualcosa di simile.

Fece mezza torsione con il busto, affinché potesse guardarsi anche le spalle, e dopo di sicuro lo avrebbe sfilato via per tornare ad indossare i suoi soliti ma sempre amati e comodi abiti, però non ne ebbe il tempo.

L’anta della stanza si aprì di botto, lasciando lei e l’altro senza fiato.

Soprattutto l’altro.

Kaoru trasalì nel vederlo. Kouga non sarebbe dovuto tornare così presto, ecco perché si era concessa il lusso di provare il vestito nella sua camera.

Istintivamente, la prima cosa che fece fu coprirsi il petto con le mani nel vano tentativo di occultare lo scollo.

Per qualche momento non le riuscì di spiccicare parola, tale era lo sbalordimento.

- Ecco… - disse in preda al panico, non sapendo come iniziare, cosa dire o fare. Non riusciva neppure a guardarlo in faccia, tant’era la vergogna. – Questo, era nel pacchetto di stamattina… E’ un regalo di Asami. – miracolosamente riuscì a completare la frase, non senza avvertire tremori in tutto il corpo. E dopo aver pronunciato quelle parole, tutto il calore del suo corpo sembrò salirle al viso.

In quell’istante desiderò ardentemente di sprofondare.

 

Ancora davanti alla porta, Kouga era rimasto lì in assoluto silenzio, perché incapace anch’egli di parlare. Cosa mai avrebbe potuto dire, in quella circostanza? Nulla, perché semplicemente quella stessa circostanza lo aveva colto impreparato. Infondo, lui era salito un attimo in camera per prendere un telo pulito, non di certo per assistere a quanto il suo sguardo, ancora lievemente perso, gli stava mostrando.

Tutto ciò che fece, forse senza neppure volerlo, fu portare la gamba destra in avanti.

Il gesto portò Kaoru a divenire preda dell’agitazione. Sempre per paura che il giovane potesse accorgersi dello scollo, per mantenere le giuste distanze arretrò di un passo.

Dietro di lei, a terra si trovava la custodia elegante dell’abito. La investì col piede, e credendo di aver urtato chissà che cosa, finì col perdere l’equilibro.

Andandole subito incontro, il ragazzo l’afferrò affinché non scivolasse all’indietro, e… finì col venire trascinato anch’egli.

Cascarono, ma per fortuna non a terra. Il letto attutì la caduta, ammorbidendola.  

 

Ma la situazione che da li a breve si venne a creare, fu devastante. 

 

Kouga sollevò il viso portandolo esattamente poco più sopra quello di Kaoru.

- Tutto ok? – disse, e poco dopo non riuscì ad aggiungere altro.

In che pericolosa situazione si erano mai andati a cacciare?

La ragazza non aprì bocca. In quel momento non capì assolutamente niente. Oltretutto, una parte della scolatura durante lo scontro si era leggermente spostata. Certo, non in una maniera tale da lasciar intravedere chissà cosa, però restava comunque un particolare che di certo non sarebbe potuto passare inosservato.

Le sembrò di trasformarsi in una statua di pietra. Anzi, in quel momento avrebbe voluto esserlo per davvero. Ma che altro poteva fare, trovandosi in una simile circostanza?

Come piombo, calò irrimediabilmente il silenzio.

Si sarebbe potuto sentire volare una mosca, se ve ne fossero state.

Il fatto di trovarsi lì, tra le lenzuola bianche, stesi sul letto l’uno contro l’altra, non rendeva le cose facili. Al contrario, le faceva diventare estremamente complicate.

Per un qualche tipo di riflesso condizionato, Kaoru dischiuse le labbra. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma le parole non le uscirono. Era troppo confusa per pronunciare qualsiasi cosa. E poi si rese conto di un particolare che prima d’ora le era sfuggito. Teneva una mano accostata al torace di Kouga. E nel prenderne atto, inevitabilmente poté ascoltare attraverso essa l’irregolare battito del suo cuore. Doveva essere agitato, forse più di lei, e quel pensiero la fece diventare ancora più rossa.

Trovò la forza per riuscire a fissarlo dritto negli occhi, mentre quel silenzio si faceva sempre più pressante.

E adesso? Cosa sarebbe accaduto?

Mio Dio! Quei due erano sufficientemente grandi per sapersela sbrigare da soli. Avevano l’età giusta, e soprattutto si volevano bene per davvero.

In più, in casa non c’era nessuno. Esattamente come sostenuto da Asami.

Sì, erano soli. Completamente.

Inoltre perché mai continuavano ancora a dormire in camere separate?

Perché nessuno dei due trovava il coraggio per proporre all’altro di “traslocare” e condividere lo stesso letto?

Potevano farlo benissimo, avevano le cosiddette carte in regola.  

Però, si trattava pur sempre di Kouga e Kaoru.

Un ragazzo ed una ragazza molto diversi da tutti gli altri.

Inoltre, nessuno dei due prima d’ora aveva avuto l’ardire di sfiorare l’argomento.

Ciò nonostante, già…

Qualcosa avrebbe forse potuto scatenare in loro una scintilla immediata. E questo perchè entrambi si trovavano a stretto contatto l’uno contro l’altra.

Quale occasione migliore di quella?

Inoltre, a differenza di Kaoru, Kouga era un ragazzo. Solo uno sciocco non ne avrebbe approfittato.   

Ma Kouga, era pur sempre Kouga.

Ed anche se a lui sembrava tutto così nuovo, non si sarebbe mai azzardato ad alzare un dito verso di lei.

Era sì turbato, ma per via di quell’imbarazzante situazione. Inoltre aveva letto nello sguardo della sua ragazza una lieve traccia di paura. Evidentemente ella non si sentiva pronta a compiere un passo così grande. Ecco perché non aveva fatto altro che rimanere immobile, come un esserino spaurito ed indifeso.

C’era troppo disagio tra i due, troppe paure. Era un continuo crescendo di insicurezza, turbamento, imbarazzo per una situazione inimmaginabile. 

E poi…

Il rumore di un’auto giunse in loro aiuto.

Disturbati da ciò, a quel punto tutta la tensione scemò di colpo. Kouga si rimise in piedi e guardò fuori della finestra.

Gonza era ritornato dal suo viaggio.

Approfittando del momento, Kaoru si alzò mettendosi a sedere sopra al letto, e con una mano tappò lo scollo di quell’abito. Cercò inoltre di nascondere il proprio viso spostando lo sguardo di lato. Non se la sentiva proprio, dopo quanto successo, di guardare il ragazzo in faccia. E quando quest’ultimo si avviò verso l’uscita, un pensiero lo trattenne.

Si voltò appena in direzione di Kaoru, lì per lì sembrava essere confuso. Dischiuse le labbra come a voler dire qualcosa, ma si arrestò dal continuare.  

Lasciò la camera e sparì portando con sé anche ciò che avrebbe voluto dirle.

 

Con il cuore ancora pieno di confusione, nel vederlo andar via la figlia di Yuuji si raggomitolò sopra quel letto. Sembrava un piccolo gattino accucciato.

Strinse con una mano un lembo di quelle lenzuola bianche, e poi inspirò. Avevano l’odore di pulito, erano fresche e soprattutto accoglienti.

Kaoru si sentiva veramente al sicuro.

Ma se ne rese conto solo in quell’attimo.

Quando ormai era troppo tardi. 

 

Ebbene, se non fosse stato per quel suo carattere troppo rigido e riflessivo, se Kouga anziché ragionare con il cervello lo avesse fatto con il cuore, forse le cose sarebbero andate diversamente, e lui avrebbe trovato il modo per dirle che se voleva, allora poteva restare a dormire in quella camera.

E se soltanto lui lo avesse trovato, quel coraggio, solo a quel punto, Kaoru, gli avrebbe risposto di sì.

 

 

 

                                                                Fine episodio

 

 

                                                           

 

 

 

 

 

 

 

I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:

 

Ecco il capitolo da molti di voi tanto atteso che ci mostra un Kouga febbricitante ed una Kaoru indaffarata più che mai!

Se l’inizio può sembrare comico, la fine del capitolo lascia un po’ l’amaro in bocca. Mentre rileggevo le ultime righe, ho sentito quasi un vuoto dentro.

Kouga e Kaoru sono proprio diversi da tutti gli altri. Quasi intoccabili!

Ok, passiamo alle risposte!

 

 

 

Per Sho Ryu Ken: Eeh… anche io vorrei poter vedere le espressioni che faccio fare a Kouga…! Comunque lo sappiamo tutti, Zarba è un chiacchierone che ama stuzzicare il suo proprietario, e questo aspetto mi piace tantissimo…! Concordo con te, Asami è proprio come Rei. Il suo modo di essere, in certe situazioni, mi ritorna sempre utile. Secondo me, se messa in mezzo a Kouga e Kaoru, può scatenare il putiferio!   

Ricorda che non sono solo io a far risplendere la luce di Garobensì siete anche voi che con il vostro affetto incitate me a farla risplendere!

 

Per _Elentari_: Come dobbiamo fare con questo Kouga che non vuole proprio imparare? La risposta a ciò arriverà molto, molto presto! ^_^

 

Per DANYDHALIA: Il faccia a faccia penso sia inevitabile, vista la situazione, e infatti ci sarà, non nel prossimo capitolo, ma ci sarà! E’ vero, a volte le bugie si dicono anche a fin di bene, però ci sono persone che preferiscono non essere ingannate, soprattutto da coloro che amano e di cui si fidano ciecamente… ma non aggiungo altro perché altrimenti rischio di lasciarmi scappare qualche altro particolare interessante!   

 

Per stelly89_s: E qua ritorniamo sempre al solito detto che recita “l’amore non è bello se non è litigarello”! Secondo me è sacrosanto! Tranquilla, non preoccuparti di nulla, quando puoi leggere e commentare lo fai, altrimenti non fa nulla. La fanfic da qui non si muove, quindi goditela con calma! 

 

 

Bene, direi che per ora è tutto!

Se riesco, vorrei aggiornare prima dell’uscita del Red Requiem… Speriamo!

Botan

 

 

 

ANTICIPAZIONI:

Il territorio del Nord si ritroverà misteriosamente invaso da un traffico di Orrori. Kaoru, grazie anche all’aiuto di Ikuo, scamperà ad un incombente pericolo, ma i problemi per lei non finiranno. Un avvenimento inaspettato metterà la ragazza a dura prova. Spetterà a Kouga, e al provvidenziale intervento di Rei, cercare una soluzione.

Prossimo episodio: #17 Possessione

 

 

 

 

 

 

 

 

                                  

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Garo / Vai alla pagina dell'autore: Botan