I Dettagli Importanti, Le Brevi
Confessioni, I Piccoli regali
La porta del vagone era rimasta di nuovo spalancata.
Marco si guardò intorno con aria cospiratrice e, constatando che nessuno stava per
avvicinarsi, la chiuse con uno scatto deciso. Il fracasso dei binari giunse più
attutito e con un sorrisetto soddisfatto si abbandonò al sedile annuendo
leggermente come ad approvare sé stesso.
Amelia trattenne con fatica un sorriso che stava nascendo incontrollato.
Tirò fuori dalla borsetta un burro cacao alla pesca e se lo
spalmò sulla bocca guardando il paesaggio sovrappensiero. Premette il labbro
superiore su quello inferiore per omogeneizzare lo strato del burro cacao.
«Hai sempre le labbra
screpolate?» disse Marco. Amelia non era del tutto certa che fosse una domanda.
Probabilmente era una delle sue solite considerazioni. Lui era una persona
molto attenta ai dettagli, specie se questi riguardavano una donna. Molte
volte, come tutti gli uomini, non aveva piena facoltà di comprensione degli atteggiamenti
delle donne. Ma questo non significava che gli sfuggissero.
Era attento ad un sussurro come ad un urlo, ad una pausa troppo lunga come ad
un boato, al tic di una mano come ad un gesto plateale.
Marco era quel genere di uomo che a letto percepiva ogni
reazione del corpo di una donna, e ad esso si adattava, traducendo dei semplici
brividi e vibrazioni involontarie in indicazioni precise che gli spiegavano con
esattezza come compiacere la sua amante.
E di questo Amelia era sicura, non solo perché l’aveva sempre intuito, ma anche
per testimonianza diretta delle sue donne. Donne prese da tutto il liceo, di
ogni genere. Bionde o more. Alte o basse. Formose o Magrissime. Donne che
Amelia stessa aveva spinto verso il suo amichetto.
«Sì» disse con un sorriso
non proprio spontaneo «Ma metto sempre il labello. Per labbra da baciare» rise
e lo guardò con occhi scherzosi.
Marco si limitò ad alzare un sopracciglio e a piegare in su
gli angoli della bocca. Poi fece una domanda che non centrava niente. Ogni tanto
lo faceva.
Amelia era certa che quando accadeva era perché la domanda da un bel po’gli rimbalzava
tra la bocca e gli occhi. Per usare l’espressione che usava lui.
«come va con Giorcelli?»
Brutto argomento.
Amelia sentì la propria faccia trasfigurarsi. Era sempre
lei, con gli angoli della bocca tesi leggermente verso l’alto e gli occhi
leggermente stretti, ma non c’era più nulla di scherzoso sul suo viso. Forse un
solo muscolo in più si era teso, o rilassato. Forse la luce era leggermente
cambiata, e batteva sulle iridi in modo diverso. Forse una contrattura minima
della fronte. Qualcosa di impercettibile mutava la sua espressione, in modo che
se si fossero sovrapposte due istantanee della sua faccia, l’una precedente e
l’altra successiva al mutamento, tutti i tratti del volto si sarebbero
sovrapposti perfettamente immutati nella loro posizione.
Eppure il cambiamento d’umore era lampante, se non a tutti,
almeno per Marco.
«Come al solito» iniziò «Un secondo sembra tutto perfetto, e
il secondo dopo mi tratta come merda»
Marco la ascoltava in religioso silenzio, con quel modo
quasi irritante di non intervenire mai fino a quando il suo interlocutore non
aveva finito. E il più delle volte anche dopo che aveva finito, con un silenzio
tanto insistente da spingerla ad aggiungere qualche dettaglio. Qualcosa che
aveva trascurato. O che semplicemente non si sentiva di dire. Il più delle
volte era qualcosa di stupido. «Praticamente non mi bacia mai» continuò lei,
ripensando a Kate e a quanto appassionatamente doveva baciare Marco per averlo
colpito in quel modo «Non mi dice “ti amo” da… San
Valentino credo» un sorriso amaro cercava inutilmente di suggerire un
certo distacco da quella situazione «e sono tre mesi che mi dice che appena
entrerò in università lui mi mollerà perché non crede nei rapporti a distanze»
Marco la fissava in silenzio, aspettando una conclusione che
Amelia non pensava di dare. E poi il silenzio fu troppo «Ormai me ne sono fatta
una ragione, dopo tre mesi di continue frecciatine e cattiverie uno se la fa
per forza».
A quel punto le frasi di circostanza erano d’obbligo.
“Non ti preoccupare” oppure “andrà tutto bene”. Era un rito
a cui era difficile sfuggire, e quelle erano frasi che solitamente il
confidente si sforzava di dire, e l’interessato fingeva di apprezzare.
I rapporti umani il più delle volte si riducono a pura
formalità e a convenzioni sociali.
Ma Amelia e Marco non erano convenzionali.
Sentì la mano del ragazzo avvicinarsi al suo polso.
Durante la sua confessione, Amelia aveva giocherellato tutto
il tempo con un elastico nero che portava sempre al braccio. Lo usava per
legarsi i capelli in caso di emergenza. Marco lo sfilò dal polso sottile della
ragazza facendo attenzione a non toccarla più del necessario.
Amelia lo guardò smarrita.
Lui lo indossò al braccio mettendolo di fianco a una fascia
nera che portava avvolta in due giri. La sciolse e la consegnò alla ragazza che
non esitò ad indossarla sul polso rimasto nudo.
Di giri ne dovette fare tre e le sembrò troppo spessa e
appariscente per il suo braccino bianco. «Ti fa cagare» disse il ragazzo
osservando il polsino casareccio.
«No!» esclamò lei, forse con troppo vigore «No davvero, mi
piace tanto»
E le piaceva seriamente, perché sapeva benissimo che Marco
non si toglieva mai quel polsino. L’aveva da sempre, e mai a nessuno aveva
concesso uno scambio di quel genere, nonostante i molti scambi di braccialetti
ed elastici che avvenivano con le sue donne.
Quello era una costante di Marco. Era il suo preferito.
Qualcosa di solo suo.
Per questo la ragazza si sentì sciogliere di commozione.
Lo guardò con un sorriso tenero.
«Grazie»
«Sei il mio angelo custode… devi
stare sempre con me»
«Ok, ora basta, che mi commuovo» Amelia si sporse in avanti e
per una volta si concesse di darli un bacio innocente su quella guancia così
famigliare.
Pochi secondi dopo il treno si fermò a Pavia.
Note di Mile:
OOOK, è un po’ breve come capitolo, e in teoria dovrebbe essere uno dei più
emozionanti della “giornata” a parte un possibile capitolo di rating rosso
verso la fine.
Sto scrivendo un
po’ a rilento per via dell’università,
anche se vivere da soli ha i suoi vantaggi, ci si ritrova molto meno tempo di
quanto si possa immaginare.
Come al solito vi
invito a lasciare un commentino, anche minimo e anche negativo, e vi ringrazio
per il vostro tempo.
Mi dispiace un po’ che
ci siano così poche persone che leggono e ancor meno che recensiscono, ma
comunque mi hanno fatto molto piacere tutte le recensioni.
Grazie di cuore.
Mile